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MENO MIMOSE, PIU' RISPETTO

Post n°107 pubblicato il 07 Marzo 2009 da lo_slavo

8 marzo, festa della donna. Una data significativa del calendario che ultimamente però è ridotta sempre più a consumistica ricorrenza: nel tripudio della banalizzazione commerciale d'obbligo sono il ramo di mimosa e la gita di ragazze o signore scatenate che festeggiano in discoteca l'emancipazione del sesso cosiddetto debole mettendo le mani negli slip dello spogliarellista di turno, palestrato e unto d'olio, che sembra un tacchino pronto per il Giorno del Ringraziamento.
Io non voglio credere che la Festa della donna sia questo. Io voglio sperare che  sia viva la vera essenza di un giorno che serve a tutti per ricordare la condizione di subordinazione in cui la donna è stata tenuta per secoli da una società maschilista che ha trovato giustificazione e supporto anche in parte dalla stessa religione cristiana. Non per essere banale, ma probabilmente le fantasiose teorie su cui si basa la narrazione del Codice Da Vinci non sono poi tanto lontane dalla realtà. Lontani i tempi arcaici della civiltà cretese dove la dea madre ed il suo ventre procreatore erano venerati e le donne libere, della Babilonia e dell'Egitto dove il sesso femminile era emancipato rispetto al mondo greco ed al romano. Con l'avvento del Cristianesimo, inteso non come vera parola di Cristo, ma come elaborazione e aggiustamento di chi ne ha trasmesso i messaggi e le regole (non sapremo mai quale davvero fosse la sua parola), col Medioevo e l'inquisizione, durante anni bui in cui una donna che fosse diversa dalle altre o si interessasse al sapere veniva bruciata sul rogo come strega, l'essere umano maschio si è costruito un mondo e regole a suo vantaggio. La donna, da madre ed essere divino in cui si sviluppa la vita, è stata relegata in un angolo oscuro della società degli Homo sapiens, ridotta ad un ruolo che non ritroviamo in natura in nessuna classe di viventi. Tutti o quasi gli esempi degli animali che ci circondano ci mostrano un sesso maschile che serve solo a fecondare l'ovulo della femmina.
Non voglio però neppure credere che le donne, che finalmente hanno ottenuto la parità che meritano, sia convinte che emancipazione significhi vivere del proprio corpo (adorato al punto da sottoporsi a plastiche e operazioni in onore dell'edonismo materialista dei nostri tempi). Non voglio credere che emancipazione sia lavorare in TV svestite oppure sedute su uno sgabello con le gambe accavallate mentre un gruppo di pitecantropi litiga commentando adrenalinicamente le prestazioni di 22 altri pitecantropi che si rincorrono su un campo di calcio. Non voglio credere che emancipazione sia cercare di far carriera mostrando il sedere al capo o peggio imitare certi comportamenti maschili come il turismo sessuale .  Eppure questo è il quadro che ci offre il mondo che ci circonda.
Allora care donne, l'emancipazione, la parità di diritti e dignità sono altro. E' importante essere rispettate ogni giorno dell'anno in quanto femmine, l'essere valutate per quello che si ha in testa e nel cuore, non per il sedere, le gambe o la misura di seno. Essere amate in quanto sorelle, figlie, compagne o madri, complemento indispensabile dell'altro sesso. Noi maschi esistiamo perchè una femmina ci ha generato. E la femmina ci ha generati perchè un altro maschio l'ha fecondata. Siamo esempi della perfezione di madre natura, siamo complementari e necessari l'un l'altro. E siamo piccoli, piccoli e insignificanti davanti alla grandezza dell'Universo, su questo nostro pianeta azzurro.
Allora meno mimose e più rispetto per tutte le donne, durante tutto l'anno. Perchè quel meraviglioso essere che si chiama femmina non venga schiacciato dalla prepotenza, violentato in un parco buio, o abbandonato da vecchio in una casa-lager, lontano dagli affetti e dal calore dei familiari.


Buon 8 marzo a tutti

 

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Commenti al Post:
elly19700
elly19700 il 12/03/09 alle 13:44 via WEB
Giusto! Meno mimose e più rispetto...i fiori verranno poi, solo dopo aver compreso il grande mondo femminile. Elena
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