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Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi del 11/06/2022

L’inizio di una nuova civiltà?

Post n°1262 pubblicato il 11 Giugno 2022 da scricciolo68lbr
 

Margaret Mead: il femore rotto ci insegna cosa vuol dire “civiltà”. La cura di un femore rotto, e poi guarito, indica l'inizio della civiltà, diventa la “metafora” delle relazioni emozionali e sentimentali, quelli che passano per la cura reciproca.

I malati sono diventati un peso, nella odierna civiltà. Oggi gli ospedali sono divenuti aziende, che devono rispettare norme giuridiche ed economiche, al centro adesso hanno posto i bilanci, e i pazienti... che fine hanno fatto? In questi due anni di emergenza sanitaria, senza guardare se reale o fittizia, ciascuno avrà la propria idea, abbiamo visto che fatta esclusione per un certo discorso di terapia obbligatoria più o meno, la medicina preventiva è stata letteralmente defenestrata. Tante persone non hanno potuto più nemmeno essere seguite in fase di emergenza, perché per lo stato l’emergenza era un’a.tra, legata alla vendita dei sieri e così chi aveva risorse proprie ha potuto eseguire le analisi e gli accertamenti diagnostici che doveva, chi non aveva questa possibilità... beh insomma lo sappiamo come funzionano le cose nel nostro Paese. Insomma la sanità è in mano alle multinazionali ed alle case farmaceutiche, questo perché abbiamo perso di vista le cose importanti, perché siamo così concentrati sui nostri obiettivi, sempre più confusi tra il caos e il disordine dei giorni, che abbiamo smesso di prenderci veramente cura degli altri, abbiamo perso il senso della parola “comunità”.

Comunità intesa come persone unite attraverso l’insieme di tutte quelle norme naturali, sociali e spirituali, che tengono unito un popolo durante tutta la sua esistenza; comunità che si contrappone a quell’eterno vagare di oggi che ci vede come lupi solitari alla continua ricerca di qualcosa. Ed è proprio da questa consapevolezza che dovremmo ricominciare, ripartire dalle persone, che sono rimaste umane, e che proprio per questo rappresentano il primo segno di civiltà umana.

È questo il grande insegnamento che si nasconde dietro la lezione data dall’antropologa Margaret Mead, quello di prendersi cura degli altri, di trasformare un dolore individuale in un peso che chi ne viene schiacciato non si senta solo, ma diventi un peso collettivo che passa per la capacità di tendere la mano agli altri che restano indietro.

 

Il primo segno di civiltà di una cultura.

Margaret Mead è stata un’antropologa statunitense. Famosi sono stati i suoi studi antropologici ad inizio anni ’20 sugli adolescenti samoani. Proseguendo gli studi, la Mead si convinse che i disagi giovanili e gli orientamenti sessuali dipendevano più dalla cultura che dalla biologia. Insomma, i disagi adolescenziali delle giovani americane non si presentavano nelle coetanee delle isole Samoa: la Mead insomma, era una “avanti”, per dirla alla nostra maniera.

Una storiella interessante ci apre orizzonti interessanti ancora oggi, a 120 anni dalla nascita della grande antropologa. 

Durante una lezione tenuta da Margaret Mead, un suo studente le chiese secondo lei qual era il primo segno di civiltà di una cultura. Il ragazzo, così come i suoi colleghi, si aspettavano che l’antropologa menzionasse le armi, le pentole o le macine di pietra, tutte cose relative alla prima sopravvivenza.

E invece, Margaret Mead, diede una risposta inaspettata, che sicuramente ha aperto tutta una serie di riflessioni che si protraggono ancora fino a oggi. L’antropologa, infatti, rispose che il primo segno di civiltà di una cultura era un femore rotto, guarito poi grazie alla presenza degli altri.

L’insegnante, per spiegare la sua teoria, fece un paragone con il regno animale. Quando un lupo, o qualsiasi altro animale, si rompe una gamba, muore. Le possibilità che sopravviva affinché l’osso guarisca da solo, sono improbabili. Non può andare al fiume a bere o girovagare per cercare da mangiare. È immobile e in balia del destino, probabilmente diventerà cibo per altri predatori.

Se un essere umano si rompe il femore, invece, può guarire grazie alla presenza ed all’amore degli altri, grazie a tutte le persone che attorno a lui si riuniscono per guarirlo. Margaret Mead disse che aiutare qualcun altro in quella occasione, o in qualsiasi altro momento di difficoltà, segna l’inizio della civiltà.

Oggi, invece, nessuno più si riunisce attorno ad un malato che viene considerato un “peso”, che viene lasciato solo e senza più riferimenti. Anche i medici, una volta esseri che curavano in scienza e coscienza, oggi sono obbligati (ma solo se essi stessi lo vogliono...) protocolli, spesso sbagliati, che anziché fare guarire le persone, le uccidono. E quando questo accade abbiamo perso ciò che ci rende civili, umani.

Cosa ci insegnano le parole di Margaret Mead

La risposta di Margaret Mead è diventata con gli anni una vera e propria lezione di vita sulla cura degli altri, riferendoci non solo ai malesseri fisici, ma anche mentali. Ed è qualcosa su cui dovremmo riflettere soprattutto oggi, perché nella società frenetica e legata troppo spesso al Dio denaro, in cui viviamo, il malato viene allontanato dalla comunità, isolato, considerato un peso.

Il femore rotto, che in questo caso diventa la metafora delle persone che fanno parte della nostra vita, è un segnale di salvaguardia della comunità alla quale apparteniamo, dei punti di riferimento ai quali dobbiamo sempre appoggiarci, delle relazioni emozionali e sentimentali.

Quelle che dobbiamo costruire e ricostruire proprio attraverso la cura...

Per un animale è quasi impossibile sopravvivere alla rottura di un arto. Un femore rotto e guarito, invece, è indice di cura, di attenzione. Qualcuno si è occupato di un altro essere mentre non poteva camminare, lo ha accudito, gli ha portato da bere e da mangiare. Ha compiuto attività che di per se stesse sono poco pratiche e che non necessariamente danno un risultato immediato o un tornaconto.

Questa storiella, ci serve, soprattutto dopo il virus, a capire cosa voglia dire collettività, aiuto, cura, medici coscienziosi, politici onesti e servitori del proprio Paese. Ci fa comprendere quanto siano egoisti e stupidi certi atteggiamenti, ma soprattutto quanto siano antistorici. Prendersi cura l’uno dell’altro è quello che ha fatto la differenza nei secoli, nei millenni. Non la selce, o il fuoco, non la ruota o la spada. Il senso di aiuto che ci permette di costruire società e di tramandare il nostro sapere, la tutela dei più deboli e degli anziani, che sono comunque parte di quel grande organismo che è la tribù e che ci rende molto più forti. (Pensare che solo qualche tempo c’era chi voleva togliere agli anziani, il diritto di voto... giusto un Grilletto rincoglionito). La forza della comunità, che valeva milioni di anni fa, quando guardavamo spaventati nella savana e vedevamo luccicare gli occhi di un leopardo e ci facevamo forti del gruppo, vale oggi quando ci prendiamo cura volontariamente di qualcuno che è in ospedale.

Questo semplicissimo femore saldato, ci racconta per davvero chi siamo, da dove veniamo, ma soprattutto, dove vogliamo andare. Ci impone di prenderci cura di noi stessi, e degli altri, come abbiamo purtroppo smesso di fare. Oggi il nemico non è più tangibile come un leopardo affamato, ma è comunque là fuori pronto a ghermirci se abbassiamo la guardia: quel nemico siamo noi stessi, il nostro egoismo e la nostra incuria ferisce tutta una collettività di miliardi di persone.

Oggi ad essere spezzata è la nostra Terra el’umanita che la popola... e solo noi possiamo averne cura. Con la speranza che chi curiamo oggi, domani potrà, se mai ce ne sarà bisogno, ricambiare il favore...

 
 
 

ALL WE NEED IS LOVE!

Post n°1261 pubblicato il 11 Giugno 2022 da scricciolo68lbr
 

Un giorno, un uomo che tornava a casa incontrò tre Esseri sulla sua strada. Offrì a tutti ospitalità. Una voce rispose: "Puoi invitare solo uno degli Esseri, scegli tra: Abbondanza, Prosperità o Amore." L'uomo iniziò a meditare su ciò di cui aveva più bisogno in quel momento... Se avesse scelto l'Abbondanza, avrebbe finalmente potuto vivere come aveva sempre desiderato. Se avesse scelto la fortuna, prosperità, la sua vita si sarebbe alleggerita... ma l'amore gli ricordò una luce nel Cuore che era nell'oscurità per molte ragioni e da molto tempo... Dopo una lunga riflessione, l'uomo disse: "Scelgo l'amore." L'amore andò nella sua direzione, seguito da Abbondanza e Prosperità. "Ho solo invitato L'amore, perché anche voi venite da me?" domandò l'uomo. "Hai invitato L'amore, e ovunque vada, andiamo anche noi." Dove c'è Amore, c'è Abbondanza e Prosperità.

"L'amore è il ponte tra te e tutto il resto”.

(Rumi)

 
 
 

AL GIUDICE GIUSTO GLI INIQUI NON SFUGGIRANNO...

Post n°1260 pubblicato il 11 Giugno 2022 da scricciolo68lbr

« Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio. »   

(Matteo 13, 24-30

 

Poco più avanti Gesù ne fornisce la spiegazione ai discepoli che ne hanno fatto esplicita richiesta:

 

« Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del diavolo, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda! ».

Matteo 13, 37-42,

 
 
 

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Le parole contano
dille piano...
tante volte rimangono
fanno male anche se dette per rabbia
si ricordano
In qualche modo restano.
Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
                                  i
 
 

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