Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi del 26/06/2022

Il M5S praticamente, non esiste più! Possiamo festeggiare!

Post n°1284 pubblicato il 26 Giugno 2022 da scricciolo68lbr

Il Movimento 5 Stelle è sparito: il sondaggio del Sole 24 Ore è devastante per Conte e Grillo.

È proprio vero che le belle notizie non viaggiano mai da sole. Solo pochi giorni fa si tirava un bel sospiro di sollievo, perché in Francia il Presidente Macron, ha perso la maggioranza sull’assemblea legislativa, grazie alle parziali vittorie di Melanchon e Le Pen.

Adesso, notizia di oggi, un è stato pubblicato un sondaggio che fa gelare il sangue ai vertici pentastellati. Il Movimento 5 Stelle scende al 6,9%, ‘Insieme per il futuro è dato al 4,7%. questo l’esito di una rilevazione di Winpoll-Il Sole 24 Ore in cui viene chiesto «Come voterebbe alle prossime elezioni politiche?» in uno scenario che contempla la presenza del nuovo partito fondato da Luigi Di Maio dopo la scissione. Per stimare «l’effetto Di Maio» - si legge sul quotidiano economico - agli intervistati è stato chiesto sia come avrebbero votato nel caso in cui non fosse presente il partito del ministro degli Esteri sia nel caso in cui ci fosse il suo partito, Insieme per il Futuro. Nel primo scenario il Movimento è stimato al 9,9 %. Il dato è inferiore di 2,4 punti percentuali rispetto alla media dei sondaggi della settimana 12-18 Giugno (Termometro Politico). Nel secondo scenario scende al 6,9%, mentre il partito di Di Maio è stimato al 4,7%. Numeri che rappresentano una brutta gatta da pelare per il duo Grillo-Conte.Il Movimento 5 Stelle scende al 6,9%, ‘Insieme per il futuro.

 

Guardando alle altre forze politiche nel centrodestra è ancora Fratelli d’Italia a guidare la coalizione con il 25,5% che gli consegna lo scettro di primo partito in Italia, davanti al Partito Democratico stimato al 20,5%. La Lega non decolla ed è ferma al 15m1% mentre Forza Italia è al 9,6%.

 

 
 
 

Il TAR della Lombardia cambia tutto!

Post n°1283 pubblicato il 26 Giugno 2022 da scricciolo68lbr

Dignità trascurata e sanzione sproporzionata”. Il Tar dà ragione a medici e infermieri no-vax sulla sospensione senza stipendio.

Novità importanti sulle sanzioni per medici e infermieri che hanno rifiutato di vaccinarsi contro il Covid. Il Tar della Lombardia ha rimandato alla valutazione della Consulta, ravvisandone la possibile incostituzionalità, la legge che lascia senza lavoro e senza stipendio i sanitari che non si sono inoculati. La legge prevede tale scenario nel caso in cui il personale sanitario in questione non sia ricollocabile dalle loro aziende in una mansione professionale anche inferiore ma in sicurezza rispetto ai contatti con le altre persone. Come riferisce il Corriere della Sera nel documento del tribunale si legge che tale provvedimento “si rivela sproporzionato rispetto alla realizzazione del fine di tutela della salute pubblica, in quanto l’esito del bilanciamento dei rilevantissimi interessi coinvolti, effettuato dal legislatore nell’esercizio dell’ampia discrezionalità politica, conduce ad un risultato implausibile”.

“È infatti eccedente il necessario limite di ragionevolezza in una regolamentazione che, seppure introdotta in una situazione emergenziale, trascura il valore della dignità umana, specie ove si consideri che la sospensione da qualunque forma di ausilio economico del dipendente non trova causa nel venir meno di requisiti di ordine morale. Uno stop totale allo stipendio rischia di creare un’irragionevole disparità di trattamento con tutti gli altri tipi di sospensione dal servizio di natura preventiva, quali appunto la sospensione cautelare del dipendente disposta nel corso di un procedimento disciplinare o penale, casi nei quali viene invece percepita una quota della retribuzione a titolo assistenziale” un altro passaggio di quanto stabilito dal Tar lombardo.

Per il Tar non si può “ragionevolmente sostenere che la mancata corresponsione di una misura di sostegno per tutto il periodo di durata della sospensione dal servizio sia un sacrificio tollerabile rispetto ai fini pubblici da perseguire. Al dipendente che (nell’esercizio della libertà di autodeterminazione nella somministrazione di un trattamento sanitario) scelga di non adempiere all’obbligo vaccinale, infatti, viene richiesto un sacrificio la cui durata non è in grado né di prevedere né di governare, visto che le misure precauzionali adottate dal legislatore non si prestano ad essere inquadrate entro una cornice temporale certa e definita, a causa dello sviluppo oggettivamente incerto e ricorrente dell’andamento della pandemia. La scelta legislativa di una preclusione assoluta alla percezione di una forma minima di sostegno temporaneo alla mancanza di reddito sembra essere andata di gran lunga oltre il necessario per conseguire l’obiettivo di tutela”. Una vittoria per quei sanitari che hanno scelto di non vaccinarsi e rischiavano di restare con un pugno di mosche in mano.

 

 

 
 
 

In Italia la politica è morta!

Post n°1282 pubblicato il 26 Giugno 2022 da scricciolo68lbr

Spiagge piene e seggi vuoti. Come da previsione l'affluenza alle 19 nei 59 comuni al ballottaggio crolla dal 38,46% del primo turno al 29,44%. E' insomma Caronte il vero protagonista di questa calda domenica al voto con una astensione già alta nella prima rilevazione delle 12, con il 15,43% contro il 17,50% del primo turno. Alle urne da questa mattina alle 7 e fino alle 23 oltre 2 milioni di cittadini per l'elezione dei sindaci in 65 comuni, 59 nelle regioni a statuto ordinario (di cui 1 inferiore a 15.000 abitanti), 6 nelle regioni a statuto speciale (di cui 1 inferiore a 15.000 abitanti). Il calo più significativo è quello di Catanzaro che perde circa 20 punti percentuali rispetto al 12 giugno. I votanti infatti sono stati 26,78%, mentre al primo turno erano andati ai seggi il 46,93%.

Tiene l'affluenza a Verona, con un leggero calo: 5 punti percentuali in meno: al 32,03 per cento, contro il 37,49 al primo turno. A Lucca e Carrara l'affluenza al voto per il ballottaggio per l'elezione dei sindaci è in calo. A Lucca ha votato il 29,65% degli aventi diritto contro il 33,01% del primo turno. A Carrara la percentuale dei votanti è 29,03%, oltre 5 punti percentuali in meno rispetto al primo turno, quando alla stessa ora era arrivata al 34,12%. Le Regioni più virtuose sono, invece, l’Abruzzo e la Basilicata, rispettivamente con il 38,68 e il 38,85%. Maglia nera al Molise con 17,19% degli aventi diritto, a seguire la Liguria con il 24,01% e la Campania con il 25,06%.

Gli occhi della politica restano tuttavia puntati su Verona, Catanzaro e Parma dove si giocano le sfide più importanti che decideranno gli equilibri e il peso delle coalizioni in vista delle politiche del 2023. In tutto sono 13 i capoluoghi sorvegliati speciali - oltre Parma, Verona e Catanzaro - i fari a urne chiuse si accenderanno, infatti, anche su Lucca, Piacenza, Viterbo, Frosinone, Alessandria, Cuneo, Monza, Como, Gorizia e Barletta. "Io punto sulla Toscana, Lucca e Carrara ci daranno delle soddisfazioni. Per il resto so che i nostri hanno fatto tutto il possibile", commenta Matteo Salvini, leader della Lega, dando ormai per persa Verona dove, è la stoccata, c'è stato "uno sbaglio clamoroso".

Sul fronte opposto si punta alla conquista proprio della città di Romeo e Giulietta, dove il mancato apparentamento dell'uscente Federico Sboarina (sostenuto da Fdi e Lega) con l'ex Flavio Tosi (Forza Italia), potrebbe consegnare al centrosinistra una città fortino del centrodestra. Dal Pd traspira cautela, ma l'obiettivo resta portare a casa almeno 6 capoluoghi su 13. Ad Arcore invece si osserva la città di Monza con il candidato di Forza Italia, Dario Allevi contro Paolo Pilotto, appoggiato dal centrosinistra. Il sogno di Berlusconi è quello di portare in città oltre alla Serie A anche il primo cittadino.

 
 
 

Una giornata da festeggiare!

Post n°1281 pubblicato il 26 Giugno 2022 da scricciolo68lbr

25 giugno 2022: Usa, la Corte Suprema cancella il diritto di aborto. Biden annuncia battaglia

Sebbene anticipata dalla clamorosa fuga di notizie del mese scorso, la decisione con la quale la Corte Suprema degli Stati Uniti ha cancellato, dopo quasi 50 anni, il diritto all'aborto su tutto il territorio nazionale, è deflagrata con forza dirompente sulla società e sulla politica Usa. A partire dai prossimi giorni, in circa metà degli Stati dell'Unione, soprattutto nel Sud e nel Midwest, l'aborto potrebbe essere dichiarato illegale o soggetto a restrizioni estreme, vietato anche nei casi di stupro e di incesto.

"È un giorno triste per la Corte e per il Paese", è stato il commento del presidente Joe Biden, dopo che la speaker democratica della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, aveva parlato di un "insulto" e di uno "schiaffo in faccia" alle donne e alla loro libertà di scelta.

Ad essere maggiormente colpite, secondo le previsioni, saranno le donne con redditi bassi o appartenenti alle minoranze, che non potranno permettersi le spese di viaggio e sanitarie per abortire in altri Stati dove l'interruzione di gravidanza è consentita. E certamente, riportando indietro le lancette della Storia, ritorneranno attuali le pratiche di aborto clandestino, con conseguenti rischi per la salute delle donne.

La decisione nel caso 'Dobbs v. Jackson Women's Health', quella dalla quale è scaturita la svolta antiabortista, era la più attesa di questa sessione della Corte ed era stata preceduta da furiose polemiche, dopo che a maggio una bozza della decisione, che ne anticipava le conclusioni, era stata pubblicata dai media.

All'attenzione dei nove giudici della Corte c'era una legge del Mississippi, che intende abolire quasi ogni forma di interruzione di gravidanza dopo 15 settimane di gestazione. La legge non era entrata in vigore, dopo che nei tribunali di grado inferiore era stato presentato appello, sostenendo che la legge violava quanto stabilito nella storica sentenza 'Roe v. Wade' del 1973, che aveva garantito il diritto all'aborto negli Stati Uniti su scala nazionale.

La spaccatura tra i giudici, che hanno votato con una maggioranza di 6 a 3, fotografa gli attuali rapporti di forza all'interno della Corte. Il giudice Samuel Alito, relatore della decisione, nella sua opinione conclusiva ha scritto che la sentenza del 1973, così come quella del 1992, che aveva confermato il diritto all'aborto a livello federale, erano sbagliate, perché "la Costituzione non fa alcun riferimento all'aborto e nessun diritto di questo tipo è implicitamente protetto da alcuna norma costituzionale". Ha prevalso l'orientamento 'originalista', che privilegia un'interpretazione della Costituzione aderente allo spirito del tempo in cui fu scritta. Difficile, quindi, rilevare in un Documento redatto nel 1787 un riferimento alle donne, meno che mai all'aborto.

Con Alito si sono schierati i giudici Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett. Questi ultimi tre, nominati dall'ex presidente Donald Trump e non a caso presi di mira da Biden nel suo discorso. Il presidente della Corte, John Roberts, anch'egli conservatore, si è limitato a confermare la legge del Mississippi che era al centro della decisione, senza pronunciarsi in maniera più ampia sul diritto all'aborto. A dissentire dalla maggioranza sono stati i giudici di orientamento liberal, Stephen Breyer, Sonia Sotomayor e Elena Kagan.

Poco prima che Biden si rivolgesse alla nazione per annunciare battaglia e chiedere al Congresso di "codificare" in legge i diritti garantiti dalla sentenza 'Roe v. Wade' del 1973, ora cancellati dalla Corte Suprema, era intervenuto Donald Trump. L'ex presidente, nuovamente sotto accusa in questi giorni per il tentativo di insurrezione del 6 gennaio 2021, ha celebrato la sentenza, definendola una "decisione di Dio". Ma privatamente, secondo indiscrezioni riportate dal New York Times, la riterrebbe "pessima per i Repubblicani".

Trump teme che la decisione della Corte susciti la rabbia dell'elettorato femminile dei vasti sobborghi Usa. Quello stesso elettorato che gli voltò le spalle e risultò decisivo per la vittoria nel 2020 di Joe Biden. Le ripercussioni politiche della svolta antiabortista rischiano allora di diventare determinanti nelle elezioni di midterm, con le quali i Repubblicani puntano a riconquistare la maggioranza del Congresso.

Oltre a Trump lo ha capito anche Biden, che consapevole dell'impossibilità di fare approvare una legge nazionale in tema di aborto, non disponendo di un numero sufficiente di voti al Senato, punta le sue carte sul voto di novembre per "ripristinare" il diritto all'aborto, oltre, naturalmente, che per mettere al sicuro l'agenda politica della sua Presidenza. "Sulle schede ci sarà il tema dell'aborto", ha detto il presidente, invitando gli americani ad eleggere deputati e senatori che traducano finalmente in legge un diritto che fino a venerdì era garantito solamente dalla giurisprudenza della Corte Suprema.

 

Biden spera così di far passare in secondo piano il tema dell'inflazione galoppante e dei costi alle stelle di benzina e generi alimentari, anch'essi potenzialmente decisivi nelle urne. Il termometro della polarizzazione politica ha raggiunto ormai livelli massimi, nonostante il consenso bipartisan sul sostegno all'Ucraina e la riforma in tema di armi da fuoco, la prima dal 1994, frutto di un compromesso al ribasso tra Democratici e Repubblicani, dopo le stragi di Buffalo e Uvalde.

 
 
 

Chi è Julian Assange?

Post n°1280 pubblicato il 26 Giugno 2022 da scricciolo68lbr

Julian Paul Assange (Townsville3 luglio 1971) è un giornalistaprogrammatore e attivista australiano, cofondatore e caporedattoredell'organizzazione divulgativa WikiLeaks. Nel 2010 è assurto ad ampia notorietà internazionale per aver rivelato tramite WikiLeaks documenti statunitensi secretati, ricevuti dalla ex militare Chelsea Manning, riguardanti crimini di guerra; per tali rivelazioni ha ricevuto svariati encomi da privati e personalità pubbliche, onorificenze (tra cui il Premio Sam Adams, la Medaglia d'oro per la Pace con la Giustizia dalla Fondazione Sydney Peace e il Premio per il Giornalismo Martha Gellhorn) ed è stato ripetutamente proposto per il Premio Nobel per la pace per la sua attività di informazione e trasparenza.

Julian Assange nel 2014

Dall'11 aprile 2019 è incarcerato nel Regno Unito presso la Prigione Belmarsh di Sua Maestà, prima per violazione dei termini della libertà su cauzione conseguente a controverse accuse di stupro della Svezia, poco dopo archiviate), e poi in relazione ad una sopraggiunta richiesta di estradizione fatta dagli Stati Uniti d'America per le accuse di cospirazione e spionaggio.
Tale detenzione - i cui presupposti erano già stati respinti nel 2015 dal Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla Detenzione Arbitraria, e rivelatasi anche avvenire in condizioni gravosamente severe - nonché le eventualità di estradizione e persecuzione a vita negli USA, hanno suscitato forte protesta e appelli per il rilascio da parte dell'opinione pubblica e di svariate organizzazioni per i diritti umani, fino all'attivarsi del relatore ONU sulla tortura, il quale nel novembre 2019 ha dichiarato che Assange deve essere rilasciato e la sua estradizione deve essere negata, dichiarazione successivamente fatta propria anche dal Consiglio d'Europa.

Ad inizio dicembre 2020 il relatore ONU sulla tortura, Nils Melzer, oltre a rinnovare l'appello per l'immediata liberazione di Assange, chiede che - in attesa della decisione sull'estradizione prevista per gennaio 2021 - questi venga almeno trasferito dal carcere a un contesto di arresti domiciliari.

Il 5 gennaio 2021 la giustizia inglese nega l'estradizione di Assange per motivi di natura medica, nello specifico per il bene della sua salute mentale poiché alto è il rischio di tendenze suicide.

Il 10 dicembre 2021 l'Alta corte di Londra ribalta la sentenza che negava l'estradizione.

Un ulteriore passo verso la consegna di Assange ai tribunali americani avviene il 14 marzo 2022: la Corte Suprema del Regno Unito respinge il ricorso presentato dai legali dell'australiano, lasciando l'ultima decisione al ministro dell'interno Patel.

Il 21 aprile 2022 la Westminster Magistrates’ Court di Londra ha emesso l’ordine formale di estradizione negli Usa per Julian Assange, durante l’udienza a cui l’attivista australiano ha assistito in videocollegamento.

Il 17 giugno il ministro dell’Interno britannico, signora Priti Patel, ha ordinato l’estrazione negli Stati Uniti di Julian Assange. Il via libera finale da parte della responsabile dell’Home Office, considerato scontato, arriva dopo che nel Regno Unito era stata completata la procedura giudiziaria sulla controversa vicenda dell’attivista australiano che rischia di scontare in un carcere Usa una pesantissima condanna, per aver contribuito a diffondere tramite la piattaforma online Wikileaks, documenti riservati contenenti anche informazioni su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan.

Il commento di WikiLeaks: “Un giorno buio per la libertà di stampa”.

È stato pubblicato un libro scritto da Stefania Maurizi, giornalista investigativa dal titolo: “Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks” (Chiare Lettere editore).

 
 
 

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                                  i
 
 

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