Creato da fra87chicca il 05/06/2008

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Pensieri sconnessi

Post n°176 pubblicato il 30 Giugno 2009 da fra87chicca

C'è un momento imprecisato della mia infanzia che ho bene a mente.
Il momento in cui ero impotente. I pugni chiusi, il muso, e dovevo tenere la tempesta chiusa dentro altrimenti sarebbe stato peggio.

Un momento imprecisato, chissà quanti anni avevo. Ricordo solo di mia mamma e mia zia, che parlando dissero che mio padre avrebbe tanto desiderato un maschietto.

Pam. Da quel momento le gonnelline, i fiocchetti, nastrini e merletti scomparvero dal mio armadio.
Mi divertivo ad inseguire i conigli e le galline sparsi nei campi, tornavo a casa con dei pantaloni ridotti a brandelli, avevo cicatrici di gloria in ogni dove, alcune mi sono pure rimaste. E per carità se in tv c'erano dei film romantici fingevo di non interessarmi, quando invece li guardavo sognante.

Volevo accontentarlo, volevo renderlo felice di aver comunque avuto una femminuccia. Mi appassionai anche alla bicicletta. Per un paio di mesi ci provai ma fu un fiasco.
Non capivo da dove venisse questo mio modo di essere, il perchè dovessi per forza ricevere la benevolenza altrui.

Volevo essere "brava". Quindi non davo problemi. A scuola andavo discretamente, ma non litigavo, non esprimevo, non mi lamentavo. Praticamente cercavo di rendere i miei genitori orgogliosi di avere una figlia come me, che non usciva il sabato sera, che non beveva, non si drogava, non sprecava soldi in futilità. Volevo il loro orgoglio.
Col senno di poi, penso di aver fatto tutto questo semplicemente perchè non avevo nient'altro. Non avevo una personalità che spiccava, come invece nella maggior parte dei miei familiari, non avevo un senso di libertà, non avevo un carattere impetuoso come quello di mia sorella.
Ero piccola, non guardavo i ragazzi, mi piacevano i cartoni animati, e così è stato fino i 16 anni.

Ricordo che mia mamma si chiese se fossi normale. A Sedici anni una ragazzina che passa il sabato sera a guardare i cartoni animati.

Le poche volte che uscivo stavo dietro ad una mia amica che viveva di vodka, e conseguenzialmente di vomito.
La prima e unica volta che ho bevuto mi sono divertita, ma sapevo che era sbagliato.
Avevo una morale di ferro. Sembravo più una monaca che una ragazzina.

Cielo, mi ricordo che da piccola per sbaglio avevo strapazzato un pulcino, e questo il giorno dopo era morto... quella sera non so quanti rosari ho detto. Avevo paura di finire all'inferno.

Fatto sta che poi è accaduto. Marco è morto, e questo mi ha scosso dentro.
Eravamo amici, forse conoscenti, ma lo ricordo bene nei miei giochi d'infanzia.
Ricordo che per una settimana, la sera mi chiudevo in camera e mi chiedevo dove stessi andando comportandomi così.

Iniziai ad uscire, pensavo più a me stessa, ma ero ancora instabile, a volte troppo di qua, a volte troppo di la.
Ricordo quel periodo infame, mi sentivo nera, sporca, come se avessi una continua coltre di petrolio riversato su di me.
Odiavo il mondo.
Ricordo quando litigai con i miei, perchè d'estate volevo lavorare. Dissi che era perchè volevo frequentare una scuola d'arte, tutte balle, la verità era che dopo la maturità volevo andarmene di casa.
Ho sempre ricercato l'indipendenza. Sopratutto sentimentalmente parlando.

Stavo male? cazzi miei. Ero felice? cazzi miei.

Ale amava questa mia indipendenza. Non mi vedeva soffrire. Lo sapeva, ma non mi vedeva mai così. Forse perchè prima del mio, vedeva il suo dolore.

Una cosa che mi ha sempre caratterizzato era che sapevo prendermi cura degli altri. A 11 anni facevo la babysitter della mia cuginetta appena nata. Tra i miei amici più piccoli c'erano quei bambini che spesso si facevano molto male, allora li riportavo a casa e li medicavo come potevo.
La stessa cosa feci con lui. Mi prendevo cura del suo dolore.
Sapendo di essere indispensabile per lui, persi questa mia indipendenza.

Volevo compiacere agli altri, volevo prendermi cura degli altri, volevo esser brava agli occhi degli altri.

L'unico periodo in cui me ne sono strasbattuta dell'opinione altrui sono stati quei 3 mesi del 2006, dopo la maturità.
Giustificavo i miei comportamenti da sgualdrina dicendo che stavo male.
La verità era che scoprirmi bella, scoprirmi piacente, dopo 3 anni passati dietro ad uno stronzo che mi giudicava mediocre mi fece sentire bene.

Ho scoperto quel "Potere femminile" che credevo di non possedere.
Ed era bello perchè avevo più amiche di quante ne avessi mai avute. Nella sfortuna e fortuna, ad altre nello stesso periodo erano capitate situazioni dolorose, quindi ci consolavamo insieme.

E l'alcol era il mio migliore amico.
Non che volessi rovinarmi il fegato. Cercavo l'annebbiamento, il non-pensare, il non-ricordare.
E se ero in casa da sola, i ricordi si aprivano davanti a me, allora mi facevo del male da sola. Porto ancora i segni di quel dolore.

E non mi rendevo conto che in quei tre mesi stavo rovinando quello che il futuro infine mi avrebbe portato.
Perchè se c'è una cosa che ho imparato allora è che ogni errore che commetti alla fine in un modo o nell'altro lo paghi.

E il mio comportamento agli occhi di Filo a quel tempo lo pagai. Lo sto pagando ora.

Essendomi ritrovata in quella determinata situazione, non oso giudicare chi si comporta in quel modo. Se qualcuno dei miei amici beve, buon per lui, anzi, lo assisto se sta poi male. Se uno dei miei amici va a destra e a manca, beh lui si diverte no?

E poi dove mi ha portato il mio continuo badare ai giudizi altrui? mi ha portato a non avere una caratteristica mia, mi ha portato a non conoscermi, a non riconoscermi.

E ancora adesso faccio la brava. Non bevo, non scherzo o gioco più con i ragazzi, non vado ad imbroccare (ovviamente), non cerco di farmi notare, non faccio nulla per essere recriminata, eppure vengo giudicata sottilmente lo stesso.

A che pro quindi?

La nonna era l'unica che dissolveva quella coltre di petrolio. Adesso che è tornato, pesante, togliendomi il respiro, come posso dissiparlo?

 

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Commenti al Post:
lamiaborsarossa
lamiaborsarossa il 30/06/09 alle 09:54 via WEB
CIAO CARISSIMA. HAI SCRITTO ANCHE LA MIA VITA IN QUESTO POST. IO MI SENTO ESATTAMENTE COME TE. MA CAVOLO QUALCOSA DOVRà PUR ACCADERE. TI PREGO SPERA ANCHE TU. A ME è RIMASTA SOLO QUESTA CONVINZIONE: LA SPERANZA. BUONA GIORNATA.
 
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