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PARTITO DEMOCRATICO: COME DECOLLERA'

Post n°25 pubblicato il 22 Settembre 2006 da gasfra
 

Messaggio N°141 28-05-2006 - 22:33Tags: BOLOGNA

 L’Officina delle IdeeGiornale di Bologna metropolitana

Direttore politico Paolo Salizzoni - Direttore responsabile Paolo Giuliani

Numero 13 – Anno II° - Maggio 2006  Mensile - Aut. Trib. Bologna n. 7530/05 del 11/04/2005Propr.: Paolo Salizzoni; Coordinatore: Romano Masetti; Stampato in proprio - Sede via E.Ferrari, 28 - 40138 Bologna - Email: officinaidee@virgilio.it 

   PARTITO DEMOCRATICO: COME FARLO DECOLLARE

Con un gruppo dirigente della Margherita Provinciale e Cittadina di Bologna già ampiamente scaduti?Analisi del voto?

Se non fosse sintomatico di una situazione politica gravemente compromessa all’interno della margherita bolognese forse questa convocazione potrebbe fare sorridere (di melanconia). Il coordinamento provinciale della Margherita di Bologna è non solo scaduto da tempo, ma ogni convocazione si caratterizza per la presenza di pochissimi membri, e l’oligarchia che si riunisce è composta da persone compiacenti rispetto ad una certa parte di partito (che non chiamiamo maggioranza perché se lo fosse non avrebbe tanta paura di andare a congresso per confrontarsi in modo diretto e democratico). Una oligarchia che basa le sue pretese di gestione del percorso del futuro partito unico autoincensandosi per il risultato ottenuto dalla coalizione alla Camera, quando noi rileviamo invece che il risultato della Camera è stato più una risposta dei cittadini che non un merito dei partiti, mentre rispetto al voto del Senato ogni partito farebbe bene a prendersi le proprie responsabilità. E il risultato ottenuto dalla Margherita bolognese al Senato è un NON RISULTATO.

Ad una distanza quasi siderale dal voto, i membri del coordinamento provinciale non sono stati chiamati ad analizzare il risultato elettorale della Margherita: un risultato che è inferiore a qualunque media regionale e nazionale, un risultato tanto basso che però è stato pagato dal partito emiliano romagnolo della Margherita con un prezzo molto alto: infatti non ha permesso di fare eleggere il 13° deputato ed il terzo senatore.

Abbiamo letto con interesse alcune recenti dichiarazioni di esponenti politici della Margherita bolognese e prendiamo atto della assoluta mancanza di rispetto anche verso il segretario Bacchi Reggiani: gli assessori parlano da segretari, e visto che a farlo è proprio l’ex segretario e visto che questo coordinamento provinciale era stato eletto insieme a lui, viene da pensare all’attuale coordinatore come ad un inconsapevole prigioniero politico. Il coordinamento provinciale convocato per domani 9 maggio serve per mettere il cappello sul partito dopo che le decisioni sono già state prese da altre persone e in altre sedi.

Noi pensiamo che la prospettiva del Partito Democratico sia troppo importante ed affascinante per mortificarla con il tentativo messo in atto da una parte di Margherita bolognese che desidera dirigerla e manipolarla al mero fine di garantire rendite personali.

A nostro avviso sono due le condizioni, fra le altre, perché l’operazione riesca con efficacia: una Margherita forte, convinta del ruolo che può svolgere nel nuovo Partito e consapevole del patrimonio riformista che può portare senza annacquamenti: in sostanza i “Cristiano -sociali” li abbiamo già visti perfettamente assorbiti dal PDS prima e dai DS dopo senza aver svolto alcuna funzione, al punto che appare del tutto improponibile anche l’adesione al P.S.E. in Europa. L’altra condizione che ci sta a cuore è l’avvio di un confronto culturale di base per verificare quale sintesi è possibile fra i vari riformismi da declinare comunque al plurale.

Per una tale azione occorre una dirigenza autorevole e credibile e non un assetto come quello attuale che, fra l’altro, non ha corrispondenza nelle mutazioni intervenute nel partito nel corso del tempo (questo coordinamento è stato eletto 3 anni fa!!). Pensiamo, pertanto, che solo il Congresso provinciale e cittadino possano ripristinare un comune denominatore ed attivare, credibilmente, il processo per addivenire alla formazione del Partito Democratico. Motivi tutti per i quali auspichiamo l’indizione dei Congressi come sola ed unica iniziativa democratica e capace di portarci con dignità nel futuro Partito Democratico. 

Bologna, Dl divisi: prodiani si nascondono dietro partito unico

Bologna, 11 Maggio (Agenzia Giornalistica “Velino”)

È l'ultima carta dei prodiani bolognesi: nascondere la loro gestione fallimentare del partito mettendosi in testa al corteo vociante che invoca "Partito democratico subito". In questa manovra hanno l'appoggio dell'ala più modaiola dei media, che preferiscono occuparsi delle future e meravigliose prospettive del nuovo partito unico che non della realtà del gruppo dirigente prodiano, che ha clamorosamente fallito sul territorio.

La Margherita in Emilia Romagna sta con Prodi ma non con i prodiani, bollati come "unti dal signore", imbattibili cacciatori di poltrone, incapaci di incanalare consensi e di sporcarsi le mani nel lavoro sul territorio. Sta di fatto che dove i prodiani hanno in mano il partito da anni - cioè a Bologna - i disastri sono talmente evidenti che e' diventato impossibile nasconderli. Così, mentre alle recenti elezioni politiche la Margherita avanzava a Reggio Emilia, a Modena e a Forlì, crollava a Bologna. Sul gruppo dei prodiani del capoluogo regionale grava la responsabilità di aver compromesso - raggiungendo il minimo storico in città a quota 7,2 per cento - il risultato dei Dl a livello regionale, fallendo l'obiettivo delle due cifre. Invece di analizzare il disastro e assumersi qualche responsabilità, dal coordinamento di Bologna, guidato da Giuseppe Bacchi Reggiani arriva invece il rilancio verso il Partito democratico a colpi di documenti. Una forzatura che non rispecchia il delicato compromesso che regge la Margherita a Bologna, che superò l'empasse affidando a un triumvirato (Bacchi Reggiani, Perrone, Peccenini) il compito di andare avanti fino a una fase congressuale che definisse una dirigenza votata ex-novo e condivisa.

A squadernare la situazione, dopo scambi polemici e documenti votati in riunioni con larghe assenze, specialmente della componente popolare, c'e' ora la lettera di Paolo Giuliani, predecessore di Bacchi Reggiani alla guida del partito bolognese. Un’analisi severa che fotografa una "situazione politica gravemente compromessa. Il coordinamento - si legge - e' scaduto da tempo e ogni convocazione si caratterizza per la presenza di pochissimi membri e l'oligarchia che si riunisce e' composta da persone compiacenti verso una sola parte del partito. Un'oligarchia che basa le sue pretese sul percorso del futuro partito unico".

E qui veniamo al punto politico, che emerge in modo particolare nella Magherita bolognese "gestita" dai prodiani, ma che percorre tutto il partito in regione. Giuliani dà voce a una linea maggioritaria dei diellini emiliano-romagnoli, anche se il coordinatore regionale Monari (area prodiana) non la condivide. La prospettiva del partito democratico, scrive Giuliani, "è troppo importante e affascinante per mortificarla con il tentativo messo in atto da una parte della Margherita bolognese, che desidera dirigerla e manipolarla al mero fine di garantire rendite personali". E mentre si inseguono sui giornali le interviste sull'argomento più alla moda, cioè il Partito democratico (l'ultima e' proprio quella di Monari), l'esito vero sembra volgersi verso un confronto congressuale, non più rinviabile per la Magherita bolognese.

Da “La Repubblica” 21/05/06

Dall’intervista a Franco Marini neo Presidente del Senato

....... Le culture cattolico-democratico, socialdemocratica e liberale possono e devono convivere con l’obiettivo ambizioso di coniugare la libertà con la giustizia sociale. Agli amici della Margherita mando questo messaggio: apritevi alla società, il comunismo è finito, ma tenete ferme le vostre idee e la vostra capacità di presenza. Il Partito Democratico nasce solo se questi tre filoni del pensiero riformista lavoreranno insieme in condizione di parità, con la stessa dignità e la stessa forza. E questo lo dico agli amici dei DS, che in qualche occasione mostrano la tentazione di ritenersi i più bravi. .......

Caro Filippo: occhio al qualunquismo!

Da “Il Corriere della sera” del 25/05/06   

Si, meglio le primarie e addio ai bilancini

Di Filippo Andreatta

...... se il punto di riferimento del nuovo Partito Democratico è il popolo delle primarie, allora l’unico modo per coinvolgerlo è quello di richiamarlo alle une per esprimersi direttamente, come hanno dimostrato di voler fare con passione e senso di responsabilità 4.311.139 elettori mettendosi in fila insieme e non contro ai partiti. .......

Recuperare finalmente quella fondamentale funzione che è la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica è doveroso. Ma non basta invocarla perché la buona politica nasce attorno a tre domande: fare politica per che cosa, fare politica per chi, fare politica attorno a chi. Altrimenti il rischio è qualunquismo.

Pierluigi Castagnetti, neo Vice Presidente della Camera ha dichiarato il 22/05/06 all’Agenzia giornalistica ADN Kronos che “partire dalla leaderschip (del partito Democratico) è il modo sbagliato. Se si invocano gli elettori, bisogna dire loro cosa sono chiamati a votare, quindi prima il progetto poi eventualmente parleremo di leaderschip.

PER FARE IL PARTITO DEMOCRATICO A BOLOGNA LA “MARGHERITA” NON DEVE PERDERE COLORE SOTTO L’OMBRA DELLA QUERCIA.

La preoccupazione dei vertici nazionali del partito per la forte flessione della “Margherita” in alcune aree metropolitane strategiche come Bologna, è cosa nota e risaputa. Ed anzi, sarebbe assai incomprensibile se questa preoccupazione non ci fosse.

Per Bologna c’è poi l’aggravante che essendo la nostra Provincia fra 1/5 ed 1/4 della popolazione regionale, il magro risultato della “Margherita” sotto le Due Torri ha trascinato al basso la media regionale facendoci perdere in Emilia-Romagna il terzo Senatore.

Quindi sarebbe spettato alla dirigenza locale chiedersi il perché di questa disfatta che confermava l’esito deludente delle amministrative del 2004.

Non si risolve il problema facendo le mosche cocchiere del Partito Democratico.

Il Partito Democratico vive ed esiste se culture diverse staranno insieme con pari dignità.

Occorre quindi prima interrogarsi sul perché a Bologna noi abbiamo un Consiglio comunale con venti consiglieri DS e tre della “Margherita” e sul perché, aspetto non casuale, su tre consiglieri in Provincia due sono dell’imolese e solo uno per il restante territorio provinciale.

Il percorso verso il Partito Democratico è un cosa molto seria, non un aiuto della “Margherita” a completare una festa dell’Unità.

La soluzione naturale è che il primo passo verso il Partito Democratico a Bologna, deve essere un Congresso fra gli iscritti della “Margherita” che ne definisca il percorso, i contenuti e le motivazioni. Anche in questo ci lasciamo battere dai DS.

Oppure qualcuno pensa che gli iscritti siano una “società incivile” da non ascoltare?

E sarebbe un’ottima scelta se al Congresso ci si arrivasse accompagnati da una persona designata dal livello nazionale.

Angelo Rambaldi

Romano Masetti

IL PARTITO DEMOCRATICO IN OFFERTA AI DS ?

Quella del Partito Democratico è un traguardo affascinante e va affrontato con tanto equilibrio, partecipazione, confronti culturali, valorizzazione dei diversi riformismi,senza egemonie.

Ma allora come mai succede che:

Il Signor Bacchi Reggiani , primus inter pares dei tre coordinatori al vertice della Margherita bolognese si dichiara subito d’accordo sulla proposta che affida il coordinamento del futuro Partito Democratico a Bologna al Segretario dei DS.

Il Sindaco Cofferati, in attesa di valutare bene i problemi di Bologna, studia scenari del tipo “cosa farò da grande” e si inventa mallevadore nazionale del nuovo Partito.

Piero Fassino, Segretario dei DS:, vuol chiedere a Prodi, in cambio della rinuncia ad entrare a far parte del Governo, di essere lui il coordinatore, a livello romano, di tutto ciò che si attiverà per il futuro partito.

Politica industriale.

L’Italia ha bisogno di riadattare il proprio modello produttivo: un buon punto di partenza è iniziare a ricordare la differenza tra finanza e industria.

La situazione economica del Paese continua ad essere incerta. Se da un lato i dati annuali e congiunturali sulla produzione e gli ordinativi industriali sono in sensibile aumento, dall’altro il commercio estero comunitario ed extra-comunitario riporta un peggioramento con un deficit in aumento, mentre i conti pubblici, lascito non troppo inatteso del precedente Governo, invitano alla prudenza. Dunque, pur restando in attesa del giudizio sui conti pubblici, assistiamo a due macro movimenti nell’economia italiana, da un lato una parziale ripresa dell’industria connessa ad un accenno di ripartenza della domanda interna e di taluni settori, dall’altro una perdita della competitività dei nostri prodotti sul mercato estero.

Rispetto a quest’ultimo fenomeno – ricordando che è fortemente condizionato dal modello produttivo di riferimento – vale affermare che,  come buon senso vuole, non deve essere cancellato, rimosso o snaturato, ma “semplicemente” riadattato.

Riadattare – che è parzialmente diverso da innovare ma lo è totalmente da salvare – significa apportare modifiche coerenti alle mutate esigenze, sfruttando tutte le opportunità connesse e offerte dalla nuova situazione. In tali termini, in estrema sintesi e con non poche forzature, va intesa la globalizzazione, e non, come qualcuno sostiene: “avere i comunisti cinesi alle porte, che dopo aver mangiato i propri di bambini, vengono in Italia per mangiarsi i nostri!”

Ma come è possibile riadattare?

Scegliendo quello che si vuole essere, prima ancora di fare.

E’ un dato di fatto che un cinese costa meno, ma lo è anche che un keniota costa meno di un cinese. Può sembrare assurdo, ma mentre l’India è acquistata dagli americani, inglesi, francesi, spagnoli, tedeschi, francesi e giapponesi (ma no dagli italiani), gli indiani comprano in Kenia tutta le principali catene di distribuzione, sfruttando, come si fa da mille anni, la legge dei vasi comunicanti: il denaro si sposta dove è più alta la convenienza. D’altronde, se lo stesso prodotto – a parità di condizioni – costa meno in un posto anziché in un altro, io in quanto consumatore, come mi comporto? E se quel prodotto non è un chilo di pane, ma un’automobile, o un televisione al plasma o una cucina, sono ancora così poco sensibile alla differenza di prezzo?

Quello che conta è quello che si intende essere. Dunque, occorre ripartire da una seria politica industriale del paese, la quale non significa più come nel 900 industrie pesanti, ma agilità, intuitività, preparazione e determinazione. L’Italia ha tutte le carte in regola, purché lo voglia. E da questo punto di vista il neo presidente del Consiglio Romano Prodi possiede di certo quella preparazione e quella visione di insieme richiesta.

Ma il problema è forse più profondo e di carattere cultural nazionale, e si perde in quelle pieghe formatesi nelle stratificazioni di codici, codicilli e comportamenti che poco hanno a che vedere e fare con la volontà politica di un Paese.

Comunque è certo che quello che il Paese non può più permettersi, è di aprire un giornale e trovarsi davanti, sulla stessa pagina, i dati di bilancio delle FS e Alitalia da un lato e quelli di Autostrade dall’altro. Poiché se da un lato i primi rimangono a carica dei contribuenti con conti in rosso da capogiro e servizi destinati a far concorrenza nel lungo solo alla Somalia, dall’altro fa pensare che un’impresa privata monopolista di fatto di un servizio pubblico – basato e fondato su concessione – abbia proceduto da sola ad una operazione che al di là di quello che si saprà entro il 16 giugno (termine posto dal Ministero dalle Infrastrutture per ricevere ed analizzare i documenti) porta alla famiglia Benetton un lauto guadagno.

In particolare, nel caso di Autostrade il guadagno sarebbe consistente relativamente all’investimento iniziale, ma diventa spropositato se lo si confronta al piano industriale contenuto e previsto dal contratto di concessione e per vari motivi solo parzialmente rispettato. Alché, viene da se che il problema non sta tanto nel guadagno dei Benetton o nella spagnolizzazione della società, quanto a monte, nella natura finanziaria dell’operazione. Di fatto i Benetton, in virtù del controllo azionario, hanno proceduto nell’operazione di fusione senza avvertire l’ANAS, concedente della concessione stessa. Come dire, hanno dato per scontato che anche per gran parte delle autostrade italiane valesse, come per la vendita di uno stabilimento balneare, il semplice accordo tra le parti. Forse al termine dei reciproci rimbalzi verrà confermata la correttezza dell’operazione, decretando la fusione con la spagnola Albertis per incorporazione di Autostrade in quest’ultima, ma rimarrà di certo anche qualcosa di incompiuto ed un senso di amaro in bocca per coloro che pagano il pedaggio dell’A14 dopo aver fatto la fila al casello.

Dunque, aspettiamo una Politica Industriale seria, capace di ridare slancio al Paese, consci che i giorni che ci aspettano saranno difficili e che richiederanno assai presto, al Paese intero, di interrogarsi innanzitutto su cosa Esso voglia essere. Solo allora, si potrà procedere con il fare, che sarà però questa volta consapevole e convincente.

Diego Forlano

COMMENTI E NO COMMENT

IL DIBATTITO SULLE PROPOSTE DEL COMUNE PER LA COLLINA.

La Repubblica, mercoledì 24 maggio:

“…. l’Assessore alla Sanità Giuseppe Paruolo, da sempre sensibile ai temi dell’urbanistica, si è zittito mentre stava commentando la vicenda (delle proposte dell’Assessore Merola sulla collina n.d.r.) quando si è accorto dell’arrivo in anticamera di Massimo Gibelli portavoce del Sindaco”.

SCOOP !!

Intercettazione di una telefonata fra l’Assessore alla Sanità ed il Presidente Natali:

“ Mi raccomando Paolo, avvertimi prima se alla riunione viene pure Gibelli”.

NUOVE CONVERGENZE E NUOVE DIVERGENZE.

Il Resto del Carlino, 25 maggio, intervista a Carlo Monaco (centro-destra):

“ Il mito del non far nulla è il vizio di una certa sinistra ambientalista” –

“ Cervellati, Bottino e Fanti?”. “Sono conservatori ad oltranza”!

Il Resto del Carlino, 25 maggio, intervista a Giacomo Venturi, Assessore Provinciale (DS):

“L’intangibilità totale della collina è una posizione debole”.

La Repubblica, 25 maggio, dichiarazione di Paolo Mengoli Direttore della Caritas:

“Attendo ancora che si faccia l’albergo popolare ed un piano alloggi serio per le nostre periferie, invece parliamo della foglia di fico del golf. Qui si manda l’acqua in salita ″

La Repubblica, 25 maggio, dichiarazione a “ l’Officina delle Idee “:

“ Occorre un dibattito senza preclusioni ideologiche “.

La Repubblica, 24 maggio,Paolo Natali, “Margherita”, sta già organizzando un vertice di maggioranza “.

IL PARTITO DEMOCRATICO CHE VOGLIAMO

Il Domani, 24 maggio:

Gianluca Quaranta di San Lazzaro di Savena dice: “ Può capitare che in un Comune su dieci Dirigenti siano tutti bravi diessini riformisti, ed in quello di fianco siano tutti bravi diellini riformisti, frasi che sicuramente faranno arrabbiare i centristi della Margherita”.

Se Gianluca Quaranta ci segnalerà un Comune, uno solo, della Provincia di Bologna in cui vi siano non dieci, ma tre o quattro Dirigenti diellini  gli regaleremo una raccolta dei discorsi politici dei due ultimi Coordinatori della “Margherita” bolognese.

 Bertoldo

 
 
 
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