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Cronache Familiari

Post n°37 pubblicato il 02 Ottobre 2006 da gasfra
 
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Messaggio N°152
Tags: FAMIGLIA CASA PROBLEMI
02-06-2006 - 10:25

immagine CRONACA

AFFARI ITALIANI CINQUEALLECINQUE IL PRIMO QUOTIDIANO ON LINE SU CARTA http://www.libero.it/affaritaliani/

 immagine Aumentano Irap e Irpef ?

Conti pubblici 

Per rispettare l’obiettivo del 2,8% per il rapporto deficit-Pil entro il 2007,

il governo di Romano Prodi dovrà varare una manovra bis entro il mese di

giugno. E’ questo l’invito del Commissario Ue agli Affari

Economici e Monetari, Joaquin Almunia.

immagine  Sui conti pubblici il governo comincia dall’abc. In attesa dei risultati della due diligence, il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, ha escluso l’introduzione di una manovra-bis e ha varato una direttiva che definisce i criteri e le priorità per il controllo e il monitoraggio costante ed efficace dell'andamento della spesa. In più ha messo al sicuro il gettito Irap per il 2006, con un decreto ad hoc varato dal Consiglio dei Ministri. Il governo ha anche aumentato l’Irpef e l’Irap in Liguria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania e Sicilia. Sul rischio stop ai cantieri, Padoa Schioppa è parso ottimista, non escludendo che "nelle prossime settimane si possano stanziare nuovi fondi per l'Anas”.

immagine Guido Rossi: “Situazione grave” CINQUEALLECINQUE Giovedì 1° giugno 2006 Uefa: “Le squadre italiane a rischio coppe”. Kakà verso il Real CRONACHE POLITICA BUSINESS SPORT AFFARI ITALIANI Difesa viola/ La Fiorentina cerca di trattenere i suoi gioielli: Della Valle incontrerà Toni dopo i Mondiali nel difficile tentativo di convincerlo a rinunciare all’Inter. Buone notizie dal procuratore di Pasqual: “Rimarrà al 100%”. Roland Garros/ Secondo turno, continua l’ecatombe di italiani a Parigi: dopo il leader Volandri, è ora la volta di Sanguinetti che si è arreso in tre set al numero 11 del mondo, il ceko Radek Stepanek. Ritorno in Italia/ Il Benfica non ha esercitato il diritto di riscatto di 5 milioni per Fabrizio Miccoli che torna alla Juventus. Lo scandalo pallone è più grave del previsto. Lo ha dichiarato il commissario straordinario della Figc Guido Rossi, che ha ammesso: “Credevo la situazione fosse molto più circoscritta”. Intanto dall’Uefa arriva un messaggio chiaro al calcio italiano. Il segretario generale Olsson ha avvertito: “Nessuno si augura delle coppe senza squadre italiane, ma l’ipotesi è possibile”. E Adriano Galliani ha dettato le condizioni per lasciare la presidenza della Lega Calcio: “Bisogna riscrivere regole condivise e trovare il manager giusto”. Dopo Sheva, anche Kakà disposto a lasciare il Milan. Destinazione Real Madrid.

immagine Lamberto Sposini: l’ex vicedirettore del Tg5 dice, “La Rai è meglio di Mediaset”. Ingrato Alberto di Monaco: il principe riconosce una figlia 14enne. Meglio tardi che mai

immagine Festa del 2 giugno, appello alla concordia del Capo dello Stato Napolitano: la Repubblica resti unita Dialogo e rispetto/ Il capo dello Stato Giorgio Napolitano, nel messaggio agli italiani in occasione del 2 giugno, rilancia i temi che aveva già fatto suoi dopo l’elezione: “Nulla è più necessario che un clima di operosità e di responsabile collaborazione”. E ha aggiunto: “Esprimere un sentimento di più intensa appartenenza e comunanza patriottica, non significa fare vuota retorica”. “In politica serve collaborazione”

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immagine  Su Fox Crime anatema contro il guru delle Bestie di Satana Il papà di Tollis ad Andrea Volpe: “Lo spirito di Fabio ti perseguiterà”

immagine  Scontro tra il Professore e i Ds sul caso delle cellule embrionali Staminali, Prodi boccia Mussi Ma D’Alema sta con il ministro Staminali/ I vescovi europei contro il ministro dell’Università Fabio Mussi: “Ribadiamo - afferma una nota della Comece, l’organismo che li rappresenta - la nostra obiezione contro il finanziamento da parte dell’Ue della ricerca che implichi la distruzione di embrioni umani”. Spaccatura tra laici e cattolici all’interno del Centrosinistra: Romano Prodi boccia Mussi, ma D’Alema sta con il ministro.

immagine Valentino e... la rossa a due ruote Ancora insieme: Valentino Rossi e la Yamaha hanno annunciato che il loro matrimonio proseguirà nel 2007. Il fenomeno di Tavullia sarà impegnato in prima persona a sviluppare la moto chiamata a entrare nella nuova era degli 800cc. Dopo due titoli iridati consecutivi, conquistati con il team di Brivio, il sodalizio prosegue, incurante delle voci di divorzio rilanciate dai media di mezzo mondo nei mesi scorsi. Come leggere questo rinnovo? Una scelta di vita da parte del fenomeno pesarese o cos’altro? In realtà la decisioni professionali di Valentinik si possono definire “obbligate”. I vertici Honda non gli hanno chiuso la porta in faccia, ma è altresì doveroso sottolineare che la nidiata di giovani campioncini su cui ha puntato la casa giapponese (Melandri, Pedrosa e Stoner) sta andando decisamente forte. Confermando così la bontà del progetto inaugurato dal patron Kanazawa, stufo di prendersi schiaffi in faccia, pardon in pista, da Rossi. Insomma, a breve non si possono ipotizzare ritorni di fiamma di questo tipo. Con la F1 poi il discorso è chiuso: il corridore di Tavullia e la Rossa si sono annusati e corteggiati, ma poi è finita lì. E indietro non si torna. Per queste ragioni era improbabile ipotizzare soluzioni in ottica 2007 al di fuori della Yamaha. L’unica strada percorribile avrebbe potuto essere legata alla Ducati, ma la moto di Borgo Panigale non dà abbastanza rassicurazioni di competitività oggi. Magari nel 2008. Ecco, quello potrebbe essere il momento per celebrare il matrimonio, l’ultima grande sfida di Valentino. Vincesse pure con la rossa a due ruote...

immagine Europa, sogno mai realizzato

In un saggio le profetiche tesi di De Gasperi: «L’economia comune non garantisce unione»

immagine

http://www.iltempo.it/approfondimenti/index.aspx?id=938848

di CARLO DE RISIO LA MAPPA del mondo, come è raffigurata in Cina, è molto differente da quella che conosciamo fin dai banchi di scuola e assume oggi un significato ben preciso, perfino minaccioso. Con i suoi circa dieci milioni di chilometri quadrati e un miliardo trecento milioni di abitanti, la Cina - grande potenza emergente - figura al centro della mappa: sulla destra, oltre la distesa del Pacifico, si distinguono i contorni del continente americano; sulla sinistra, piccola piccola, l’Europa, estrema propaggine, poco di più di una appendice, del continente euroasiatico. Sarà questa la dimensione dell’Europa («minore» in tutti i sensi: geopolitici, economici, produttivi), man mano che ci addentreremo nel terzo millennio, se gli europei, prendendo contezza del loro incerto destino, non imboccheranno decisamente la via di una vera unificazione? Si fa sempre molta retorica, nel vecchio continente, sull’europeismo, immancabilmente evocato da questo o quel governo, all’atto dell’insediamento: un rito ripetitivo che avviene anche da noi. Ma è un fatto che gli Stati Uniti d’Europa sono ancora un traguardo da raggiungere: troppi gli egoismi, le remore, i distinguo, i raffioranti nazionalismi da parte dei vari patner. Una rilettura dell’iter percorso dal processo di integrazione, offre motivi di riflessione. Se ne ricava la sensazione (se non la certezza) che i valori invocati fossero più sentiti e presenti nell’immediato dopoguerra - con le cicatrici della guerra ancora aperte - che non oggi. Merito indubbiamente della caratura politica e della levatura morale dei «padri fondatori», da Jean Monnet Robert Schuman, da Alcide De Gasperi a Konrad Adenauer. Una carrellata lungo sessant’anni di storia europea; una documentazione anche giuridico-istituzionale sulla evoluzione della idea dell’Europa, dalla Ceca al Mercato Comune, alla Comunità a 6, poi a 7, infine a 25: questa la circostanziata disamina compiuta da Emilio R. Papa, ordinario di storia contemporanea, con il libro «Storia dell’unificazione europea» Bompiani, 305 pagine, 11 euro. L’autore parte da lontano. Si occupa anche dal progetto - sbiadito dal tempo e per la verità poco conosciuto - di un anglofrancese, su base paritaria, proposta da Churchill, con i tedeschi già accampati a Parigi, e discussa dal Consiglio dei Ministri francese il 16 giugno 1940. La Francia era in ginocchio, ogni speranza perduta. Eppure, la proposta del Premier inglese venne respinta con sdegno al grido: «Non vogliamo diventare un Dominion inglese!». Lo sciovinismo di sempre, anche in quel drammatico frangente: lo stesso che, nel 1954, portò alla bocciatura, da parte dell’Assemblea Nazionale, al canto della «Marsigliese», della Comunità Europea di Difesa «che avrebbe postulato l’unità politica quale sua conseguenza naturale». Il vecchio Edouard Herriot, si presentò su una sedia a rotelle per dire: «La Comunità europea è la fine della Francia!». Un impasto di sciovinismo ed egoismo si è manifestato ancora nel 2005, con i francesi che hanno votato contro il Trattato per una nuova Costituzione europea. Dure a morire certe convinzioni anche al di là della Manica, poiché Winston Churchill non resisteva alla suggestione di considerare il Regno Unito e il Commonwealth come il «sesto continente», convinto che gli inglesi, in cuor loro, tra l’Europa e il «gran largo atlantico» propendano sempre per quest’ultimo. A parte il faticoso ingresso del Regno Unito nella Comunità, certe resistenze permangono, se Londra non ha accettato l’euro. È di questi giorni la commemorazione di Altiero Spinelli, un europeista che vedeva lontano. State a sentire che cosa scrive l’autore sulla visione dell’Europa che aveva Altiero Spinelli e soprattutto sul metodo per conseguire una effettiva unificazione del continente. «Spinelli smentì sempre, puntualmente, l’illusione di una comunità europea che potesse realizzarsi gradualmente soltanto attraverso un processo di integrazione economica, finendo col partorire fatalmente, come una sua meccanica "appendice", la unione politica. Un risultato quest’ultimo impossibile a conseguirsi "senza modificare strutture e metodi dei modi di decisione" e "senza bisogno di partecipazione popolare, né di grandi dibattiti politici, grazie all’opera della burocrazia comunitaria e alla sua collaborazione con le burocrazie nazionali ed alla volontà politica di alcuni ministri e primi ministri". Proprio quest’ultima, che Spinelli aborriva, fu tuttavia la linea politica che andò avanti». Anche De Gasperi «rilevò i limiti di un senso di marcia guidato da realizzazioni di sola unità economica e definì un grossolano errore dire che si comincia "dal più facile aspetto economico, per passare poi al più difficile risultato politico"». Parole profetiche e diagnosi ineccepibile che conserva, inalterata, tutta la sua attualità e che si può estendere alla «funzione unificanta» della moneta unica, da parte di dodici Paesi. Sui vantaggi e svantaggi della moneta unica la polemica non si è del tutto sopita: è innegabile che l’euro non ha prodotto alcuna «euforia economica», ha determinato una certa inflazione per l’aumento del costo della vita, mentre permane - non giustificato - un elevato tasso di cambio col dollaro, con i seri riflessi che ne derivano per le esportazioni. L’euro rimane soprattutto (caso unico nella storia) la moneta di uno «Stato virtuale», di uno Stato che non c’è, o che non c’è ancora. Il viatico per la formazione degli Stati Uniti d’Europa richiede dunque una determinazione «politica» nuova e sentita a livello delle opinioni pubbliche: il «no» della Francia e dell’Olanda al Trattato per una nuova Costituzione è stato più di un campanello d’allarme. Diversamente, le sfide del XXI secolo vedranno il vecchio continente soccombente o, nella migliore delle ipotesi, ridotto in uno stato di minorità.
mercoledì 31 maggio 2006

 
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