TERRAhai un sangue, un respiro. Vivi su questa terra. Ne conosci i sapori, le stagioni, i risvegli, hai giocato nel sole....sei radice feroce, sei la terra che aspetta (Pavese) |
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Post N° 247
Post n°247 pubblicato il 16 Dicembre 2006 da unlumedaunnume
La mia famiglia non è mai stata ricca, mio padre muratore, mia madre casalinga di campagna che vuol dire mille mestieri insieme, mai avuti più soldi di quelli che bastano a fare una vita dignitosa, dando spazio alle cose importanti soltanto. Mi hanno insegnato a dare valore a cose molto piccole, ai gesti, ai regali da due soldi che venivano da qualcuno speciale, e sono felice che sia così. Natale consumistico non appartiene neanche a me, neppure l'albero opulento, lo facevo con mio padre, da piccola, lui coglieva un ginepro, lo portava e lo addobbavamo insieme. Mi ricordo che faceva la neve con l'ovatta. Quattro palline comprate al mercato dal mio vicino al primo albero, quattro perchè costavano tanto e lui dette la priorità al baccalà, altre palline ereditate dai figli della sorella di mio padre, prima che partissero per l'america quasi cinquant'anni fa. Ho ancora tutto, ma non lo riporterò quaggiù, quei ricordi mi fanno male, è una nostalgia bastarda quella che mi sento. L'albero di Natale quello opulento e pieno di cose luccicanti non mi appartiene. Col mio AMORE (se leggesse questa roba e vedesse che lo chiamo così avrebbe uno sturbo, credo, ma cazzo, questo è il mio blog!!) abbiamo fatto l'albero (chissà se si è accorto che ho ricominciato a farlo dopo averlo conosciuto) con una frasca, l'idea fu sua, con le arance essiccate al forno, ghirlande di popcorn, noci, e frutta secca, un albero antico, povero e profumato... Senza il mio AMORE quest'anno rifarò quell'albero, se mi andrà, all'ultimo momento. Non mi appartiene l'aberone con le lucine, non mi appartiene più di tanto nemmeno il presepio, da ragazzini lo facevamo in chiesa, io e mio padre andavamo nel bosco a raccogliere il muschio, conosceva un posto magico, dove ce n'era tantissimo e bello e folto... in un pomeriggio ne facevamo tanto da tappezzare un abside. Il prete ci faceva portare le statue, una ciascuno, con delicatezza, lui le scartava, ce le consegnava in mano e ci accompagnava. Se qualcuno provava a scherzarci i suoi occhi addosso erano una coltellata. A me piaceva il pescatore sul ponticello, con la camicia bianca e un cappello rosso che quasi cadeva sulla nuca... E mi piaceva e mi piace il nostro San Giusseppe, in ginocchio davanti al bambino, con una mano in testa, stupito in sé per l'accaduto... |
Inviato da: mipiace1956
il 16/05/2016 alle 15:29
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il 12/05/2016 alle 17:25
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