Creato da gb00053 il 21/03/2006

opinioni

liberi pensieri tratti da accaduti quotidiani

 

 

Post N° 161

Post n°161 pubblicato il 23 Luglio 2007 da gb00053
 
Foto di gb00053

Chissà perché la Fallaci strepitò tanto contro il progetto di realizzare una grande moschea nella val d'elsa a due passi da casa sua.

 
 
 

un grillo per la testa

Post n°160 pubblicato il 20 Luglio 2007 da gb00053
 

Ricordo che era umido e già quasi buio, ci infilammo in un piccolo alimentari in centro per farci preparare dei panini, era affollato e la signora mi faceva le moine da dietro un’enorme bologna, c’èra pure Tosten, un tedesco grasso e pazzoide che passava le vacanze da noi. Andammo in piazza ed era pieno di gente, mia madre stese un telo per terra per farmi sedere ma io preferii il mio sgangherato passeggino.
Intorno un sacco di persone in piedi o sedute a terra in gruppetti fumavano e chiacchieravano eccitate.
 Mi chiedevo se fosse una festa, o cosa.
 Il ricordo sfuma su un palcoscenico costruito con tubi innocenti, e l’immagine di un omino riccio che entra sbraitando con una vocetta stridula tra gli applausi dei “grandi” . Feci presto ad addormentarmi, un panino al prosciutto ancora in mano.
Doveva essere l’84-85 ed eravamo ad uno spettacolo di Beppe Grillo.
(Ma questo lo so ora).

Non so se si usi ancora trascinare figlioli infanti a tali manifestazioni, ma forse tra vent’anni ci potrebbe essere qualcun altro a raccontare in giro di aver dormito sul passeggino durante un esibizione del comico.
Già perché vent’anni son passati,e il tizio riccio va ancora in giro sbraitando contro tutto e tutti, con maglioncino d’ordinanza e toni da opera cinese. Il pubblico (tanto) al seguito.
Perché comunque Grillo è un dritto! la sa lunga lui! Non le manda a dire a nessuno! Attacca tutti di qualunque colore siano(?)! Ha le idee chiare su tutto, e le cose le dice come sono, non come ce le voglion far credere. Adesso poi s’è pure inventato sta figata del Vaffanculo Day, è proprio un genio… sarà solo l’ennesima ridicola  e inutile manifestazione del genere? Ma no, se non altro avremmo scoperto che “vaffanculo “ si può dire e non c’è vilipendio.
Si perché non è poi il fatto che Beppe sbraiti tanto che da fastidio, o che i suoi sbraitamenti abbiano un così grande seguito, anzi, è solo che dopo tanto clamore ci si aspetterebbe che uno faccia qualcosa.
Insomma,non gli piacciono quelle facce in parlamento che son sempre le stesse   e dicono le solite cose? Si candidasse no?se c’è riuscito Marrazzo dopo 2 secoli di strenua guerra alle frodi alle vecchiette, figuriamoci lui che è già ora testa,idee,e opinioni di un sacco di italiani . Io stessa ho sentito dire da insospettabili impiegati in pausa caffè frasi del tipo “gli inceneritori inquinano perché l’ha detto Beppe Grillo” . Veltroni gli fa un baffo a uno così .
Ma noi, lui no, mica si abbassa a tanto, mica scende in campo lui…Sta li arroccato sul palco, passivo strillone dell’ultimo scandalo al sole, monumento vivente di una satira stolta,  fintamente aggressiva, assolutamente non costruttiva, provocatoria quanto limitata all’onanistico piacere di chi la crea e di chi, ottuso, la sorbisce senza dargli scopo o effetto.

Con tutto il rispetto per coloro genuinamente e candidamente convinti che per far fallire le grandi compagnie petrolifere basti fare il pieno solo all’agip e usare skype sia un efficacissimo metodo per mettere in ginocchio telecom .

 
 
 

Post N° 159

Post n°159 pubblicato il 27 Giugno 2007 da gb00053
 
Foto di gb00053

Da pendolare quale sono ascolto quotidianamente ore e ore di radio,
 oggi mentre tornavo da lavoro mi sono sorbita in diretta il discorso di Veltroni...guai a girare la manopola ( troppo abitudinaria)  per distrarmi ho cominciato a fantasticare per libere associazioni di idee..

Questa la prima cosa che mi è venuta in mente...

     Poi però ho pensato che forse il Partito Democratico sarebbe stato utile per poter finalmente risolvere  certi dilemmi ...

Alla fine ho concluso che al massimo potrà illudere certe persone di aver trovato la via..
 

 
 
 

Post N° 158

Post n°158 pubblicato il 27 Giugno 2007 da gb00053
 

Scivolo per la tua sera come la stanchezza per la pietà
   di un declivio.
La notte nuova è come un'ala sopra i tuoi terrazzi.

Sei la Buenos Aires che avemmo, quella che negli anni
              si allontanò quietamente.
Sei nostra e festosa, come la stella che le acque
raddoppiano.
Porta finta nel tempo, le tue strade guardano il passato
più lieve.


Chiarore da dove cia arriva il mattino, sopra le dolci
  acque torbide.
Prima di illuminare la mia persiana il tuo basso sole
      rende felici le tue ville.

Città che si ascolta come un verso.
Strade con luce di patio.



(montevideo,
Jorge Luis Borges) 

 
 
 

Post N° 157

Post n°157 pubblicato il 22 Giugno 2007 da gb00053
 
Tag: novidad
 
 
 

Post N° 156

Post n°156 pubblicato il 19 Giugno 2007 da gb00053
 

Ecco un miliziano di Hamas catturare un suo fratello palestinese e sparargli nelle gambe per immobilizzarlo. Questa volta non è colpa di Israele. Eccone uno di Al Fatah entrare in un ospedale e finire a colpi di kalashnikov un nemico arabo ferito in un letto di dolore. Questa volta non è colpa di Israele. Ecco un drappello di soldati con la keffiah trascinare il cuoco di Abu Mazen per 15 piani giù dalle scale e minacciarlo di morte. Questa volta non è colpa di Israele. Ecco una pattuglia di Al Fatah ritirarsi dalla striscia di Gaza e, facendolo, non dimenticarsi di sparare un paio di missili su una scuola israeliana, con bambini israeliani dentro. E anche questa volta non è colpa di Israele. Sono tutti palestinesi. Tutti vittime dell'Occidente ricco e grasso? Tutti cittadini disperati con solo diritti e niente doveri? Tutti eroi della rivoluzione mediorientale come ancora oggi piace pensare alla nostra gauche caviar? La mattanza di Gaza spiazza gli intellettuali europei. La mattanza di Gaza crea problemi di coscienza neppure troppo piccoli. Perchè senza Israele, senza la Cia, senza l'imperialismo amerikano e senza l'indignazione della sinistra di piazza San Giovanni, i palestinesi si stanno uccidendo fra loro. Il problema sta persino nelle definizioni. Come la chiamiamo, guerra civile? Facciamolo pure, e alcuni giornali lo stanno già facendo per non irritare la sensibilità progressista dei lettori. Ma non è una guerra civile, tutt'al più è un golpe di quelli che andavano di moda in Sudamerica una ventina d'anni fa. Un golpe contro un governo eletto dal popolo, contro il tentativo (debole, balbettante, forse corrotto, ma tentativo) di dare delle regole democratiche certe a un'area in perenne ebollizione. Questa è la Jihad, la volontà precisa di infiammare un'area sotto la regìa del fondamentalismo islamico. Contestati quando sono arrivati, presi a pietrate quando hanno provato a mostrare i muscoli, condannati quando hanno mostrato la faccia cattiva davanti ai kamikaze di Hamas, alla fine gli israeliani se ne sono andati da Gaza. Esattamente come pretendeva l'Europa, esattamente come hanno scandito gli studenti italiani in keffiah in dieci, cento, mille manifestazioni di piazza. Tutti indignati a senso unico, tutti prigionieri del riflesso condizionato che voleva i palestinesi buoni e gli israeliani cattivi. Ecco il risultato: lasciati soli, i palestinesi regolano i loro conti come dopo un misterioso e feroce otto settembre. E adesso, a chi mettiamo la keffiah? Chi è l'eroe della storia che ripete se stessa da 60 anni? In queste ore persino i nostri pacifisti in servizio permanente effettivo sono in imbarazzo. Sconsigliamo vivamente ad Agnoletto, a Casarini, a Caruso e a qualche altro campione no global di provare a organizzare una marcia della pace a Gaza. Non ci sono israeliani da condannare, quindi la cosa non è fashion. E poi non si rischia solo qualche schiaffo, ma la vita. Meglio pontificare da qui. Meglio buttarla sulla sociologìa e sperare nell'Onu; una conferenza di pace non si nega a nessuno. Meglio far finta di non sapere, sotto la keffiah stinta e ormai priva di nemici da condannare, che già negli anni Trenta i nonni di Hamas gettavano i nonni di Al Fatah nelle fosse piene di scorpioni
(Giorgio Gandola 18.06.07)

 
 
 

Post N° 155

Post n°155 pubblicato il 18 Giugno 2007 da gb00053
 
Tag: novidad
Foto di gb00053

Erich Priebke ha raggiunto in motorino, con il suo avvocato Paolo Giachini, il posto di lavoro per il suo primo giorno.

 
 
 

Teletubbielandia

Post n°154 pubblicato il 30 Maggio 2007 da gb00053
 
Foto di gb00053

Sono colorati, rotondi e morbidi. Quando cadono emettono strani suoni e ridolini, hanno un vocabolario limitato a 4-5 termini in gergo parabambinesco. Strane antenne spuntano dalle loro teste mentre le pance si illuminano e diventano schermi per proiettare storie di felicità fanciullesca.

Vivono in un mondo fatto di prati verdi, fiori giganti, coniglietti brucanti, periscopi e inquietanti voci fuori campo.
Di tanto in tanto un sole sorridente fa su e giù nel cielo azzurro.

 

Sono i teleteubbies, pupazzoni animati che da quasi un decennio allietano i pomeriggi di bimbi dai tre anni in giù. Non si capisce perché, ma queste pere giganti vagamente umanizzate, ridicole lobotomizzate e farfuglianti riescono ad intrattenere anche il fanciullo più vivace.
 Ogni famiglia li conosce,  li cerca nei palinsesti, ne acquista le puntate in dvd o li scarica con sistemi peer to peer. I genitori li amano perché una puntata dei teletubbies significa un quarto d’ora di tranquillità con la prole ammaliata da storie di “tubbietoast” e “monopatti”. Senza contare la soddisfazione nel vedere il pargolo di casa sillabare i suoi primi “ciaaa-ciaaao” con l’espressione beata dei suoi idoli.

Questo almeno fino a ieri, quando abbiamo scoperto, grazie alla polacca Ewa Sowinska, che dentro tale programma apparentemente così inoffensivo, striscia una subdola istigazione alla omosessualità.
Pare che la suddetta “responsabile nazionale dei diritti dei bambini” in Polonia se ne sia resa conto esaminando il personaggio di Dinkie Winkie (quello viola, per essere chiari) che dice, indossa una borsa pur essendo “un ragazzo”. 
Una equipe di psicologi infantili è già stata riunita per condurre una approfondita inchiesta sulla serie tv.

in foto il “ragazzo” incriminato, in una posa che parla da sè...

 

 

 
 
 

Post N° 153

Post n°153 pubblicato il 25 Maggio 2007 da gb00053
 
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Proprio in questi giorni l’Iran ha confermato l’arresto di Haleh Esfandiari (Direttrice del Dipartimento Medio Oriente del Centro «Woodrow Wilson» di Washington) formalizzando anche l’accusa: aver tentato di rovesciare il sistema islamico al potere in Iran.
Esfandiari, che aveva lasciato  l'Iran nel 1979 dopo la rivoluzione khomeinista  era tornata alla fine del 2006 per visitare la madre malata. Lo scorso gennaio le venne sequestrato il passaporto, i parenti raccontano poi di numerosi interrogatori precedenti la sua scomparsa.
Adesso le autorità confermano la detenzione della donna 67enne nel carcere di Evin, la tv iraniana nel dare la notizia ha sostenuto che Esfandiari e il Centro Wilson hanno tentato di complottare per rovesciare il governo iraniano, ponendo in essere una rete «contro la sovranità del Paese».
Altre notizie riportano il sospetto che la donna possa essere una “spia israeliana”.

Chissà se Emergency e co. avrà tempo e modo di occuparsi della questione, dico, vista l’energia spesa per indignarsi dell’arresto di Hanefi da parte del governo Afgano.
Magari potremmo fare un forfait e dedicare la stessa eco mediatica del caso Hanefi a tre (3) altri prigionieri un po’ meno illustri: la Esfandiari (statunitense detenuta in Iran),  Alan Johnston (inglese rapito a Gaza) , Gilad Shalit ( Sabre, israeliano rapito al confine con la Striscia) .  
Mica per far delle polemiche, giusto così, per una par condicio della detenzione coatta,  magari anche per dire con un po’ di ingenuità che un essere umano detenuto ingiustamente va difeso da tutti  con tutte le forze.
Sia esso amico di Strada, degli Stati Uniti o di Israele.

 
 
 

Post N° 152

Post n°152 pubblicato il 20 Maggio 2007 da gb00053
 
Foto di gb00053

“Qual è il suo sogno adesso?”
“suonare tanto, tanto, tano Bach. Ovunque, in Francia, negli stati Uniti, in Italia, ovunque..”

  “ (…) Il nostro lavoro è già un sogno, il mio augurio può essere soltanto quello di scrivere ancora tante lettere di democrazia che sono i dischi. Dischi dischi e dischi…”

 Così Ramin Bahrami, “soldato delle note”, come lui stesso si è definito, chiude questa mattina  una suggestiva intervista dedicata al disco “l’arte della fuga” , esecuzioni di Bach inaspettatamente volate al 52° posto nella classifica POP .

In un dolcissimo italiano cadenzato e melodico, il trentenne musulmano di Teherann ha spiegato l’universalità del luterano compositore di Turingia, la modernità delle sue note rigorose, la semplicità con cui le sue armonie si possano prestare a rivisitazioni senza snaturarsi, e con la stessa amorosa passione ha parlato di politica, di tolleranza e rispetto, dei suoi concerti come “biglietti da visita per la pace” . Non nasconde neppure la sua opinione sul presidente iraniano e le sue teorie antisemite: “Gli ebrei sono come nostri fratelli maggiori. Nostri e dei cattolici, nutro per loro e la loro cultura un profondo rispetto” … “consiglierei ad Ahmadinejad di rileggersi Zarathustra, se comprendesse le sue parole di tolleranza e pacificazione, cambierebbe, e non parlerebbe più così”.

Probabilmente il consiglio rimarrà inascoltato, o non sortirà gli effetti sperati, però le note di Bach sono davvero bellissime e l’augurio che potremmo fare a lui e al mondo è quello di tornare a suonarle presto in un Iran democratico.

QUI
, nell'attesa, un altro, emerito "bacchista"(?)

 
 
 

giornalismo, etica ed etichette

Post n°151 pubblicato il 18 Maggio 2007 da gb00053
 
Foto di gb00053

Fino a ieri bisognava mettersi li e cercare. Spulciare le ansa, perdere la vista con i trafiletti, vagliare quotidiani e tiggì col fiuto affinato da ormai annosa consuetudine. Soddisfatta la ricerca il sollievo durava pochi attimi, perché poi toccava ritirar fuori assennatezza e buon senso per destreggiarsi in quegli intrighi di sostantivi fuorvianti e metafore piagnucolose che i nostri media usano per edulcorate e folkloristiche descrizioni degli scontri tra palestinesi . Ma anche questa è pratica d’uso comune per chi si interessa all’argomento.

 E per quanto i media si sforzino di convincerci che si tratti di scaramucce a colpi di arance e cerbottane, chi si interessa all’argomento sa che da settimane Hamas e Fatah si stanno scannando tra loro provocando morti su entrambe i fronti, salvo poi  trovare il tempo un paio di volte al giorno per lanciare qualche razzo in quel d’Israele, non sia mai si senta trascurato.
 Facendo un rapido conto a memoria direi che solo negli ultimi 3 giorni ne sono fioccati una ventina su Sderot, per rispetto sorvolerei sulle giovani vittime. Adesso la città è spopolata e le scuole chiuse. Ad ogni modo,  stamani andando a lavoro mi sono fermata al solito autogrill per il solito caffè. Butto un occhio sulla pila di quotidiani accanto alla cassa e subito noto la parola “Israele” scritta a caratteri troppo grandi perché possa trattarsi di buone notizie.

Repubblica titolava così : ISRAELE GIORNO DI RAID CONTRO GAZA
(ma si, in fondo noi abbiamo la festa del lavoratore gli inglesi il venerdi casual, loro il “giorno del raid”)
Poco più sotto, per traverso, ecco Il Messaggero:RAID ISRAELIANI, INFERNO A GAZA.
(Sderot deve essere stata un’oasi di tranquillità ultimamente)
Altre testate non portavano titoli meno fuorvianti. Solo in qualche occhiello e sottotitolo il vago riferimento al reiterato tiro a segno che ha provocato l’invio di carri armati sulla frontiera, mentre qua e là andando a orecchio si capisce che i carri sono penetrati solo di qualche chilometro oltre il confine verso i punti di origine dei lanci. Raro il riferimento al fatto che Sderot si sia ormai svuotata in un esodo verso l’interno del paese, fuori la portata dei qassam.

Ma naturalmente, quello che riesce a titolare L’Unità è irraggiungibile, nello stile del più bugiardo e becero antisionismo, come suo solito :

ISRAELE INVADE GAZA, MORTI E FERITI

 La proverbiale frittata rigirata

 E come volevasi dimostrare quando la parola “Israele” sta in prima pagina,
non è mai un buon segno

 
 
 

Post N° 150

Post n°150 pubblicato il 18 Febbraio 2007 da gb00053
 

Siamo tutti “finzi-contini”, strillava qualche giorno fa un articolo su un quotidiano nazionale. Il globo brucia attorno a noi e la società ignava continua per la sua strada presa in   giochi di inutile indifferenza, proprio come i giovani protagonisti del romanzo di Bassani che, mentre i peggiori sconvolgimenti agitavano l’europa, continuavano a giocare a tennis tra le mura inamovibili del maestoso giardino, fino a quando non fu troppo tardi .

Il paragone, azzeccato , nella fattispecie riguardava l’indifferenza diffusa verso i disastri ambientali che quotidianamente contribuiscono a cambiare il nostro piccolo pianeta, ma credo che una analoga riflessione si possa fare per molte problematiche, un po’ a tutti i livelli.
 Il terrorismo, le guerre, i soldati bambino, i kamikaze, le autobomba, le nuove BR, Chavez e Ahmadinejad, i ribelli ceceni, l’atomica coreana, la barba di Bin Laden, gli Tsunami, l’effetto serra , Hezbollah e le sue armi, Bush e suoi pruriti, Scaramella e il polonio,la genetica e gli embrioni, il Darfur, Abu Omar , il delta del Niger e chi lo vuol liberare…tutto ci attornia e tutto ci scivola via di dosso dopo la sigla del tiggì.
Ed è anche ovvio, certo. Siamo tutti legittimamente impegnati a rincorrere i propri affanni, a far quadrare i conti, i figli, la carriera. A far vedere che la nostra è una società moderna e funzionale, (come il giardino di Nicol, ma il telefono sul campo da tennis non squillò mai per dirle di fuggire), siamo indaffarati a riconoscere diritti a destra e manca guardandoci bene dal parlare di doveri, ci sforziamo di mostrare un spiritualità evoluta e rinnovata e non abbiamo idea di quanto i parroci in giro facciano di concreto. Rincorriamo il benessere dimenticandoci noi stessi. Facciamo mutui trentennali, senza porci il dubbio di avere certezze tanto lunghe.
Ci arrabattiamo, rincorriamo i nostri miraggi e poco importa se poggiamo i piedi su un fragile pavimento di legno sotto il quale ardono le fiamme.
Ci culliamo , certi che dai frammenti di dogmi infranti possano rinascere nuove certezze.
Da quarant’anni andiamo avanti spazzando via regole sotto il vento effimero dell’innovazione, per trovarci poi seduti su di un cumulo di macerie che chiamiamo “era moderna”,  “progresso”.
Salvo poi guardare dietro con una lacrima di coccodrillo verso ciò che si è voluto divorare .
Infatti sotto, sotto, un pochino ci siamo avveduti rispetto all’ingenuità “finzi-contina” e sappiamo perfettamente di vivere in un mondo attanagliato dalle tenebre, per questo, quando non ci mascheriamo della frenesia quotidiana, tentiamo di re-infilare nella nostra realtà Hi tech, qualcuna di quelle piccole eresie che si era voluta cancellare, opportunamente camuffata .
Il matrimonio è terribilmente fuori moda, ma certo dover rinunciare ai diritti di cui è promotore è difficile. Inventiamoci un simil-sposalizio, chiamiamolo con un nome trendy ed ecco il refresh d’immagine della vecchia istituzione.
Il posto fisso era un qualcosa d’innominabile e quasi vergognoso , ma effettivamente è dura andare avanti da un contratto all’altro, specialmente se non si è portati all’impegno, ma piuttosto vocati all’ozio retribuito. Occorrerà legislazione apposita.
  La RAI dedica il sabato sera a ballo liscio e pattini su ghiaccio, in rassicuranti revival di divertimenti “genuini”.

 La FIAT  ridisegna la 500.
 Fino ad arrivare a qualche giorno fa, quando  si è festeggiato il “ compleanno” di Carosello e migliaia di persone si sono affollate su siti e programmi radio-tv dedicati all’evento per commemorare quel dolce ricordo, si d’infanzia, ma anche di un epoca andata perduta.
Un epoca dove non era necessario dire tutto e il contrario di tutto. E neanche essere sempre contro qualcosa.
Un epoca in cui la ripresa economica, il posto fisso, la partita alla domenica, era realtà . Ben si capisce il fascino rapito che si possa subire.

Un epoca dove era “più semplice”.
Più semplice vivere, più semplice guardare al futuro, tutto il male era ormai già venuto, il peggio doveva venire, ma non si sapeva, a chi importava?
Più semplice votare, ché o eri così o eri cosà.
Più semplice fare Natale ché i regali erano meno e a  mezzanotte si andava a Messa
Più semplice anche fare i genitori, i si e i no erano ragionevoli,l’erba voglio non cresceva neppure nel giardino del re, papà era papà e a lui toccava aver sempre ragione, lo spazio adulti-bimbi era ben delimitato da quel siparietto serale che sanciva con le ultime gioie animate il termine della giornata .

No, non ci siamo reclusi in un giardino protetto e meraviglioso, ma  vi abbiamo rinchiuso il sogno di un’ era serena dove i sentimenti, il cibo e la politica erano “genuine” e i bimbi andavano a letto presto. Lo teniamo li, per scoperchiarlo ogni tanto, quando, sopraffatti dalla fatica, cerchiamo un immagine di calore confortevole.
Nella realtà però continuiamo, da bravi figli, a destabilizzare il mondo dei padri, nel tentativo di renderlo, non migliore, ma diverso, come se di per sé il fatto di andare avanti, di superare ogni giorno un nuovo limite possa significare evolvere e progredire .
Ancora si ha fame e sete, si fa sesso e ci si innamora, ci si ammala e si muore. Ma l’importante è farlo in maniera “diversa”, possibilmente trendy,o comunque che in nessuna maniera possa ricordare quel mondo obsoleto e “normale” che preferiamo incartare in nastri argentati e relegare  ai week- end da trascorrere in vecchie cascine dove “si fa il pane come una volta”.
Un gioco dei contrari in cui nessuno vince , una società schizofrenica che opera come  un pazzo architetto che nel progettare una costruzione del tutto innovativa,  prima tenti di sovvertire le leggi della geometria e della fisica e poi pianga vedendo l’edificio crollare e invidi gli edifici intorno, pacificamente stabili sulle loro piantine regolari.

Le emergenze del pianeta non si aggrappano a quella corazza di incoerenza che ci portiamo addosso, sgusciano via irrisolte , ammiriamo il passato come un fastoso mausoleo ma non riusciamo a farne tesoro, ad affermarne alcuni capisaldi, continuiamo ad affrontare il presente e il futuro mossi soltanto da un caparbio spirito di contraddizione.
 Il nostro povero mondo in mano a un pugno di adolescenti irriverenti .

 
 
 

Post N° 148

Post n°148 pubblicato il 17 Febbraio 2007 da gb00053
 
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"... Il vero problema è dato dal mondo degli adulti che da trent'anni ha rinunciato a educare, anzi ha teorizzato la non educazione e poi si meraviglia dei selvaggi che si ritrova in casa..."

(Giacomo Biffi, vescovo di Bologna, 1984.
Ma avrebbe potuto dirlo ierl'altro)

 
 
 

Il lettino di freud

Post n°147 pubblicato il 17 Febbraio 2007 da gb00053
 

VICENZA,17 FEB- "E' una grande giornata di lotta contro il governo, nella speranza che capisca e torni sui suoi passi", dice il deputato Prc Francesco Caruso. 

 A forza di dire lotta di qua e lotta di là ha finito per confondersi, mi sa. 
O è sdoppiamento di personalità o non ha capito che non fa più parte dell'opposizione e il "governo" è lui...

 
 
 

...NON AFFOLLIAMO LE GALERE, RIAPRIAMO I MANICOMI...

Post n°146 pubblicato il 16 Febbraio 2007 da gb00053
 
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All’alba del 12 febbraio le forze della repressione hanno attaccato numerosi compagni e organizzazioni del movimento comunista del nostro paese. L’operazione repressiva è stata condotta nelle città di Padova, Milano, Trieste e Torino.

L’accusa è, come al solito, associazione sovversiva con finalità di terrorismo.(…)

Questa azione è l’ennesimo atto di persecuzione contro chi rappresenta un punto di riferimento per le masse popolari, contro chi lotta per superare questo sistema borghese di sfruttamento e miseria e guerra.

La borghesia imperialista italiana, al soldo di quella USA, mette al servizio di quest’ultima il suo territorio e le sue risorse e le usa direttamente per massacrare i popoli oppressi in ogni angolo del mondo. Spende milioni di euro all’anno per spiare, pedinare, inquisire, sequestrare, montare inchieste e processi contro i comunisti, gli antifascisti, gli antimperialisti e gli anarchici.

(…)il marcio sistema capitalista diretto dalla borghesia non sta in piedi. È superato e distruttivo. Inevitabilmente contro questo sistema si svilupperà sempre più una resistenza delle masse popolari che si oppone al suo mantenimento. Inevitabilmente da questa resistenza nasceranno sempre più numerosi coloro che, oltre a resistere, si organizzano e lottano per il superamento del sistema capitalista e per l’instaurazione di nuovi paesi socialisti in rotta verso il comunismo!

La borghesia imperialista con i suoi cani da guardia si accanirà sempre più contro i partiti, le organizzazioni e i compagni che lottano e che non cedono alle sue minacce, ma non potrà impedire la rinascita del movimento comunista che avanza in tutto il mondo, che avanza anche grazie alla repressione e all’oppressione sulle masse popolari. Non potrà impedire la nascita e il rafforzamento di nuovi partiti comunisti.

Solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione!

Libertà per i compagni arrestati!

Viva la lotta per fare dell'Italia un nuovo paese socialista, unica via al superamento del sistema!

...I DELIRI QUA SOPRA NON PROVENGONO DAI BUI ANNI DI PIOMBO, MA DALL'ILLUMINATO 2007...
        PRECISAMENTE DAL SITO DEI C.R.A.C :
                                 Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo...

Con una mail si può anche dare il proprio appoggio all'appello contro la PERSECUZIONE DEI COMUNISTI nel nostro Stato

                        Il tutto in nome della Democrazia naturalmente...

...Punti di vista...

 
 
 

Italian graffiti

Post n°145 pubblicato il 10 Febbraio 2007 da gb00053
 

Dietro casa ho un bel parco di olivi secolari, intitolato ai martiri delle Foibe .
Una targa e una lapide di travertino poste al cancello principale ne dovrebbero ricordare l'assurda fine. 
Dico dovrebbero perchè una volta al mese la targa viene divelta e fracassata, i pezzi sparsi a piedi del piccolo monumento dove la scia nera di una bomboletta spray ha lasciato, senza che mai qualcuno la cancellasse, la scritta  tristemente famosa:  "10 100 1000 foibe" .

Peraltro, proprio sullo stesso parco si affaccia il cortile di un'istituto superiore sul cui muro, con lo stesso tipo di tecnica, è stata scarabocchiata l'inquietante minaccia "riapriremo i forni".

Bizzarre forme di par condicio .

 

 
 
 

Pensavo fosse amore invece era un calesse

Post n°144 pubblicato il 10 Febbraio 2007 da gb00053
 

Che cosa diavolo può fare una povera ragazza sotto un diluvio, che poco ha da invidiare all’uragano thomas,  ferma sul ciglio della strada, senza ombrello e con un quadrupede fradicio al guinzaglio?

a) perpetua un antico rito unno- longobardo di adorazione della pioggia per favorire la fertilità di quel particolare pezzo di marciapiede.

b) perpetua ancora un antico rito unno- longobardo, stavolta una prova di forza per sfidare il Dio del Raffreddore e dimostrare di essere degni di ricevere in dono il potere dello Starnuto Tonante.

c) tenta di vincere una scommessa contando il numero esatto di fiat 500 che sfrecciano in una strada mediamente trafficata, in una giornata qualunque, sotto un temporale, nell’arco di 57 minuti.

d) TENTA DI ATTRAVERSARE LA STRADA PER PORTARE SE STESSA E IL CAN BRETONE NEL CALDO ASCIUTTO DELLA PROPRIA MODESTA DIMORA!!!

Maledetti automobilisti!

Avevo un bisnonno un po’ matto (uno dei famosi ragazzi del’99)  che aveva una vera e propria venerazione per i cavalli. Era convinto che mai le rumorose automobili avrebbero potuto prendere il posto dei più romantici veicoli a trazione equina. Periodicamente ingaggiava sfide con vicini altolocati e motorizzati . Sfide che , haimè , finivano invariabilmente in disastrosa maniera. Pare che i cavalli dell’avo, non sopportando il fracasso delle quattro ruote, finivano per imbizzarrirsi  e nel tentativo di fuga bisnonno, calesse e talvolta anche autovettura si ritrovavano ignominiosamente fuori strada immersi in mezzo metro di fango.

Dannate scatolette fabbrica smog. Non era meglio carretto e somaro?

haem..forse no...


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Post N° 143

Post n°143 pubblicato il 07 Febbraio 2007 da gb00053
 
Foto di gb00053

Gerusalemme. “Posso apparire come la più improbabile delle sostenitrici della riconciliazione, dell’accettazione tra arabi e israliani con un sito chiamato ‘Arabi per Israele’”, sorride Nonie Darwish. Egiziana, autrice di un libro di cui si è discusso parecchio – la traduzione del titolo suona più o meno così: “Ora mi chiamano infedele. Perché ho rinunciato al jihad per l’America, Israele e la guerra al terrore” – e figlia del generale Mustafa Hafez, che fu inviato da Gamal Nasser come comandante della “resistenza armata” contro Israele tra il 1951 e il 1956, Darwish sembra ancora più “strana” se si pensa che proprio suo padre è stato ucciso dal primo raid mirato delle forze israeliane contro i Fedayeen nel luglio del 1956. Eppure, oggi è trattata come un’infedele. “Ci sono voluti anni per evolvermi rispetto all’educazione che ho avuto da piccola – racconta al Foglio – Come ogni bambina araba ho imparato a scuola come si diventa martiri nella guerra santa contro Israele e ogni giorno recitavo poesie jihadiste”. L’odio era facile, il terrorismo accettabile. “Ho accusato Israele per la morte di mio padre per anni – prosegue Darwish – Poi alla fine ho capito che Israele non era il principale colpevole, bensì la propaganda dell’odio insita in parte della cultura islamica”. Per questo è andata a vivere negli Stati Uniti: per scappare al clima di assedio in cui si sentiva braccata. Pensava di averla scampata, ma poi c’è stato l’11 settembre e ha capito che “non era un problema della mia cultura, ma anche della mia nuova casa: l’America”. Così Darwish ha deciso di non tacere più. Frequenta molti dissidenti arabi negli Stati Uniti, riconosce che molte, in realtà, sono donne, “perché gli uomini sono orgogliosi, e non riescono a dire facilmente che la loro cultura ha qualcosa di sbagliato – spiega – Le donne poi sono le principali vittime della sharia e quindi sono le prime, se possono, a denunciare le discriminazioni”. Ricorda anche le contraddizioni. Dodici anni fa suo fratello ebbe un infarto mentre si trovava a Gaza: sembrava non potesse farcela. Intorno molti chiedevano: “Dove lo portiamo al Cairo o a Gerusalemme?”. E tutti ripondevano: “Se volete salvarlo, portatelo all’ospedale Hadassah a Gerusalemme”. E Darwish che si indignava, “ma perché gli arabi scelgono di farsi curare negli ospedali di persone che disprezzano, che chiamano scimmie, maiali e nemici di Dio?”.
Vittime e democrazia
L’indignazione permane anche oggi. Soprattutto nei confronti del mondo intorno che non comprende quel che succede a livello culturale. Soprattutto nei confronti dell’Europa, verso la quale Darwish si definisce “depressa”. “Mi piacerebbe che gli europei fossero più orgogliosi della loro cultura – dice – perché se non c’è coscienza della proprià identità e spiritualità si crea un vuoto, e questo vuoto sarà immancabilmente rimepito da qualcosa. Spero che non sia l’islam radicale”, aggiunge con preoccupazione. Se l’Europa è deprimente, l’inattività del mondo arabo è per Darwish insopportabile. Nessuno chiede che cosa può fare per la pace, nessuno si assume le proprie responsabilità, “non fanno altro che interrogarsi sulle ‘reponsabilità di Israele e degli Stati Uniti’, vedendosi come vittime e mai come soggetti attivi”. Così non succede nulla, ognuno persegue i suoi interessi, la situazione nei Territori si deteriora ogni giorno che passa negli scontri tra palestinesi di Hamas e Fatah. Anzi, per loro la colpa – dopo la campagna irachena – è sempre più americana e dell’alleato a Gerusalemme. “Tra dieci anni ringrazieremo George W. Bush come l’eroe della democrazia in medio oriente”, dice con enfasi Darwish, perché “non si può negare che molti stati arabi si sono messi a discutere di democrazia per la prima volta”. E’ stato superato il punto di non ritorno. I tempi non saranno brevi, i morti saranno ancora tanti, “ma il punto è che gli iracheni, per esempio, non saranno mai più gli stessi. Dopo aver gustato un po’ di libertà, la possibilità di votare dopo il regime change, non accetteranno più un dittatore come Saddam”. E “il primo leader a insegnare il significato della democrazia è stato Bush”.
(Il foglio 06.02.07)

 
 
 

messico e nuvole

Post n°142 pubblicato il 01 Febbraio 2007 da gb00053
 
Foto di gb00053

Un paio di pomeriggi fa, complice una figlia appisolata, passando da un canale all’altro mi sono imbattuta in un ”ricomincio da tre” sepolto nella memoria. E come fu galeotto un profumo per un letterato famoso, così quelle scene e quell’attore mi hanno catapultata in un rovescio di ricordi.

Ricordi di un’epoca creativa e ricca di spunti, di ricerca, di meraviglia continua nell’affacciarsi sulle mille scatole d’argento che la vita mi porgeva .
Ricordi di un estate.

L’estate  del motorino. Del motorino e della casa di San Miniato.
 La ricorderò sempre così.
 Venduto il cavallo a un amico di famiglia e la bici tramite un annuncio gratuito, finalmente anch’io potevo sfrecciate su un piccolo scooter rosa acquistato di terza mano dietro consiglio di un fratello.
Affrancata da ogni dipendenza motoria, abbandonato l’autobus e l’implorazione di passaggi a genitori e amici, finalmente ero libera di correre via da casa verso più rosee destinazioni.
E dove avrei potuto correre su quelle due ruote instabili se non verso San Miniato?
 Il quartiere “dei palazzoni”, cubi di cemento multifamigliari accatastati in improbabili geometrie appena fuori da una delle più belle città toscane .
Il quartiere del mio amico pianista, Michel, il papero coi ricci.
Legatissimi fin dai tempi dell’asilo, vivemmo in quel periodo un’ amicizia profonda, costruita sulla nostra curiosità di adolescenti “strambi”. Un legame fatto di libri scambiati, di vecchie canzoni re-interpretate, di nuove scritte tra mille discussioni, di poesie, di politica, di filosofia (mentre lui cercava di convincermi della bontà dei greci, io rimanevo arroccata sulla mia nippo-filia) di ricordi di infanzia, e soprattutto di tanti, tanti VHS.
Se chiudo gli occhi e riguardo a quel periodo, la prima immagine che ritorna è un Troisi magrissimo infilato in una tutina nera . Fu grazie a Michel che lo conobbi così, rivedendo un vecchio sketch de “la smorfia”, e fu una folgorazione. Mi innamorai di quel personaggio all’istante , e da allora divorai kilometri di pellicola guardando e riguardando quelle mani sottili dalla gestualità particolare, tentando di capire le battute (tra dialetto, presa diretta, e naturale bofonchio dell’attore non era facile), ammirando la mimica del viso così espressiva, e quegli occhi, magnifici e tristi .
Un vero innamoramento mediatico da ragazzina romantica .
Ma non erano solo Troisi e le infinite discussioni sul finale de “il postino” (lui non lo avrebbe mai voluto così, mi arrabbiavo, troppo “politicizzato”) ad animarci i pomeriggi.
Dal vecchio video registratore uscivano fuori i primi sanguinolenti thriller di Dario Argento, la dubbia comicità di Nuti (per vendetta, subito dopo, pretendevo la visione di “mishima”), i cartoni di Lucky Luke o i sogni di Kurosawa .
 Proprio accanto alla TV campeggiava il pianoforte, nero e lucido, amore assoluto ( e un po’ invadente) del mio migliore amico. Se si sedeva davanti a quei tasti d’avorio ogni altra attività veniva rimandata, passavamo tutto il tempo a disposizione studiando i testi di vecchie canzoni ereditate dai genitori: De Andrè. De Gregori, Jethro Tull, Leonard Cohen, cercando di carpirne i significati, di sviscerarne la poesia, mentre le corde dello strumento venivano martoriate dagli infiniti tentativi di nuovi arrangiamenti . Raramente riuscivo a strapparlo da quel tipo di ricerca, quando la spuntavo era per fiondarmi sulla sua collezione di “Dylan Dog”, o di “Musica!”, mentre lui attingeva dal mio zaino i vari Benni, Pennac, Allende, Hesse o Kafka .

Non so cosa cercassimo con tanta ansia tra caratteri tipografici, vecchie VHS o vinili consumati .
Chissà quali verità o insegnamenti potevamo immaginare di trovarvi .
 Probabilmente era solo la spinta dei nostri 15 anni di ignoranza innocente, il tentativo di comprendere quel mondo così complicato attorno a noi, di catalogare e analizzare ogni elemento perché facesse meno paura .
 Adesso che è passato un decennio non so se ho davvero molti altri strumenti per capirmi e capire la realtà . Di certo, continuo a farmi portare lontano dai fotogrammi di un vecchio film.

A proposito,  ma come si chiamava quello che ha inventato la pennicillina?

 
 
 

tristescuoladellobbligo

Post n°141 pubblicato il 31 Gennaio 2007 da gb00053
 

Ha scelto la giornata della memoria della Shoah, che ricorda lo sterminio di sei milioni di ebrei, per svolgere davanti ai suoi allievi della IE del liceo Cavour di Torino una lezione  che avrebbe potuto ricevere l’applauso di Ahmadinejad, il professor Renato Pallavidini, 50 anni, docente di storia e filosofia. Anzichè ricordare l’immane distruzione degli ebrei in  Europa, il nostro professore, con un linguaggio indegno di un educatore, ha iniziato con un attacco virulento contro Israele, “ che in questo giorno fa solo propaganda  per rimanere impunito e giustificare tutte le porcate che ha fatto dal dopoguerra ad oggi, massacro dei palestinesi,guerra in Libano.... le milizie di hazbollah non sono una formazione terrorista ma un esercito partigiano di popolo, e quello che dice il presidente iraniano Ahmadinejad è sacrosanto”. Ma chi è il prof. Pallavidini ?

Si definisce nazional-comunista, un’etichetta che copre un cammino comune a quanti da posizioni di estrema destra nazi-fascista giungono ad abbracciare ideologie islamo-comuniste  senza abbandonare le convinzioni precedenti, un percorso comune anche a molti convertiti all’islam. Pallavidini non sarà diventato un fondamentalista islamico, ma il contenuto delle sue lezioni contiene gli stessi virus. Anche i suoi allievi lo descrivono come “oscillante  tra estrema destra e estrema sinistra, a seconda dei momenti” , quegli stessi allievi che, rientrati a casa, hanno raccontato tutto ai genitori. Alcuni dei quali, essendo il Pallavidini un illustre ignoto,  sono andati a cercare sue notizie su internet, scoprendo altri lati della sua biografia non meno preoccupanti. Ha scritto anche dei libri, il nostro, e frequenta i forum negazionisti, lasciando tracce interessanti, come quando, discutendo delle responsabilità di Israele, ha scritto “ mi viene proprio voglia di rileggere attentamente il Mein Kampf di Hitler, e lo consiglierò ai miei studenti ! “. La preside, ricevendo alcuni genitori, li ha informati di aver chiesto un’ispezione ministeriale e di avere informato il responsabile della direzione scolastica provinciale. Ha poi convocato il Pallavidini, verbalizzandone le dichiarazioni. “Sapevo di non essere di fronte ad un uditorio innocuo, ha dichiarato alla preside” -una sua allieva è figlia di una nota scrittrice ebrea torinese- e ha riconfermato tutto quanto, dando  l’impressione che nulla era accaduto per caso. Come se lo scandalo l’avesse volutamente cercato. Chissà, forse voleva entrare nei panni di un David Irving italiano, la pubblicazione più o meno clandestina di qualche libro nei quali saltare con disinvoltura da Mussolini a Lenin, passando via Hitler, non gli era stata sufficiente per raggiungere la notorietà, chissà quanta invidia per la carriera di altri storici, pure italiani, che con le sue stesse idee oggi godono del prestigio di importanti cattedre universitarie, firmano appelli, i giornali riportano le loro dichiarazioni, e lui niente, a 50 anni lo conoscono soltanto gli allievi del Liceo Cavour. Un obiettivo l’ha dunque raggiunto, adesso che sono in tanti a sapere che è lui quello delle “porcate” di Israele, quello che dice ai suoi studenti di leggersi il Mein Kampf, quello che sarà oggetto della “persecuzione” dall’ispezione ministeriale, chissà che goduria, il suo nome finalmente sui giornali e magari anche in TV ! Diventerà popolare, questo è sicuro, se era il suo obiettivo, tra neonazi, neo comunisti e fondamentalisti islamici, non gli mancherà certo il pubblico. Se le tenga le sue idee, una cosa però ci dispiace,carom professore, che lei sparga il suo veleno  mentre è in cattedra in una aula scolastica, un luogo nel quale non le dovrebbe essere permesso di entrare.
( LIBERO 31.01.07 A.PEZZANA)

 
 
 

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