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20 gennaio, giorno di San Sebastiano: Improvvisamente l'Estate Scorsa

Post n°196 pubblicato il 20 Gennaio 2010 da Terpetrus
Foto di Terpetrus

 

Giorno di San Sebastiano, un santo che noi italiani conosciamo molto bene, perché è uno dei più rappresentati nell’arte rinascimentale e barocca, perciò è molto facile incontrarlo nelle chiese di tutto il Bel Paese.

San Sebastiano è senz’altro uno dei simboli più truci del Cattolicesimo, solo l’orrore assoluto della Croce lo supera.

San Sebastiano è una delle figure di martiri che meglio fa sospettare una vena sadica nella tradizione cattolica. Questo giovane seminudo trafitto da mille frecce, così spesso rappresentato nell’arte sacra, richiama facilmente bassi istinti di violenza e sadica tortura.

Ma la cosa non è così semplice. Infatti c’è da chiedersi perché  San Lorenzo, che fu cucinato sulla graticola, e Sant’Agnese, a cui furono amputati i seni prima di venire ammazzata, non hanno avuto altrettanto successo nella rappresentazione artistica.

Il fatto è che San Sebastiano è diventato, che ci crediate o no, il fantasma erotico di molti omosessuali nel corso dei secoli, tanto da trasformare il personaggio in una sorta di “santo gay”, anche se di fatto non è vero.

È noto che gran parte dei pittori del Rinascimento e del Barocco erano dei gran culattoni, o perlomeno lasciavano pensare a degli impulsi omosessuali assieme a quelli eterosessuali. Per esempio, uno come Rubens mi dà l’idea di una fondamentale bisessualità, dato che gli orsoni barbuti e baffuti che dipingeva non erano meno sensuali e formosi delle donnone giunoniche che indulgeva a dipingere.

L’immagine di un San Sebastiano, rappresentato come un giovane seminudo trafitto da tante frecce e legato a un palo, dava l’idea di un simbolo erotico omosessuale, e le frecce diventavano simboli fallici.

Emblematico è il San Sebastiano di Guido Reni, che ha sul volto un’espressione non certo di chi sta per morire, ma semmai di chi aspetta di poter venire…. E le pieghe del fazzolettino che gli cinge i lombi, se si notano bene, in mezzo alle gambe formano l’immagine di un gran cazzone in erezione…. Provare per credere! Andate a guardarvi il quadro!

Alla fine, la malizia moderna ha svelato l’inghippo torbido, e il maliziosissimo D’Annunzio ha pensato bene di scrivere un’opera dedicata a questo fantasma erotico gay: Il Martirio di San Sebastiano, in cui appunto San Sebastiano sarebbe stato martirizzato non semplicemente perché era cristiano, ma perché aveva rifiutato di concedersi alla libidine di un centurione romano voglioso…

Così San Sebastiano divenne un “santo gay”… ma la storia non finisce qui.

Il primo film a tematica omosessuale che abbia mai visto in vita mia è il famoso Suddenly Last Summer degli Anni Cinquanta, tradotto in italiano con il titolo Improvvisamente l’Estate Scorsa, interpretato da tre grandi attori: Elizabeth Taylor, nella parte del protagonista, che si chiama Elizabeth anch’essa, Montgomery Clift nella parte dello psichiatra che la cura, e Katharine Hepburn nella parte della perfida e gelosissima zia della protagonista.

Quando l’ho visto per la prima volta ero un ragazzino e quindi tante cose non le capivo.

Non sapevo, per esempio, che il film era tratto da una commedia di Tennessee Williams, famoso drammaturgo americano, notoriamente omosessuale.

Inoltre, tanti particolari del film li trovavo strani e assurdi, inspiegabili, non potendo leggerne i significati e inquadrarli nel contesto.

La vicenda era stranissima. Una ragazza, Elizabeth, viene ricoverata in un ospedale psichiatrico, in seguito alla morte del cugino Sebastian, a cui era molto legata, avvenuta in circostanze misteriose in un paesino della costa spagnola mediterranea durante una vacanza in Europa.

Elizabeth subisce l’odio feroce della zia, la madre di Sebastian, che la considera responsabile della morte del figlio, e che era legata da un rapporto morboso e ossessivo con il figlio, il quale era un personaggio veramente molto strano.

Sebastian era un poeta e una persona apparentemente molto spirituale, a tal punto che a suo tempo aveva persino cercato di diventare un monaco buddista. Celibe, disdegnava completamente ogni rapporto con le donne, cosa che la madre considerava,  o fingeva di considerare, una forma di castità, di vocazione spirituale.

Il figlio però aveva dei grossi problemi, se spesso portava la madre sulla scogliera vicino a casa loro, per farle vedere i falchi marini che predavano i cuccioli di tartaruga, per farle capire quanto crudele e insensibile sia la Natura, come a volerla spingere di accettare quello che lui non aveva il coraggio di confessarle: che la Natura aveva giocato un bruttissimo scherzo anche a lui, e l’aveva reso un “pervertito”. Quella era la mentalità del tempo e così si sentivano quasi tutti gli omosessuali costretti a vivere in quella condizione.

Non si poteva pretendere che ce l’avessero tutte in piccionaia….. e Sebastian non faceva eccezione.

Già le froce di oggi sembrano quasi tutte fuori come un balcone ancora adesso, figuriamoci negli Anni Cinquanta, quando era peccato anche solo nominare l’omosessualità!

Infatti, l’ho scoperto dopo, è per questo motivo che tutto il film mostra delle strane reticenze: Sebastian, nei flashback dei ricordi di Elizabeth, non viene mai visto in volto, e per tutto il film non viene mai detto che è omosessuale, solo lo si lascia intuire.

Perché? Semplicemente perché in quegli anni la censura aveva proibito che venissero distribuiti film in cui si parlava di omosessualità e che mostrasse in volto personaggi omosessuali! Ciò sarebbe stato considerato un’incitazione all’immoralità! Capite che razza di mentalità vigeva al tempo?

Comunque la storia si dipana sulle nevrosi di Elizabeth, che ha rimosso apparentemente il ricordo della traumatica morte di Sebastian, fino a quando la perfida zia esprime la volontà di farla lobotomizzare, e si intuisce che non è solo perché la odia e vuole punirla, ma ancora di più per renderla incapace di dire cose molto compromettenti sul conto del defunto Sebastian, il quale è ufficialmente morto “per un attacco di cuore”.

Alla fine Elizabeth, per evitare la lobotomia, è costretta a sottoporsi al pentotal, e raccontare come sono andate le cose.

Quello che salta fuori è orribile: Elizabeth racconta della loro vacanza in Spagna, e racconta di come Sebastian la usasse per richiamare con la sua avvenenza, l’attenzione dei poveri ragazzi della costa spagnola, in modo che lui poi li potesse spingere a prostituirsi a lui. In pratica, era un grandissimo cacciatore di marchette e un corruttore di minorenni, per il quale le donne erano solo strumenti da usare per ottenere i suoi porci comodi e buttare via quando non servivano più, come aveva fatto anche con sua madre, quando era diventata troppo vecchia per interessare ai suoi targets….

Ma proprio in quel paesino spagnolo, l’ambiguo Sebastian paga in una sola volta tutti i suoi errori.

Stanco di scoparsi i ragazzini spagnoli, e meditando di andare a scoparsi i ragazzi biondi della Danimarca, allontana malamente i poveracci che prima sfruttava sessualmente, e che non vogliono rinunciare a una sicura fonte di reddito per i loro stomaci affamati.

Fino a quando quei ragazzi si vendicano e perpetrano un’orribile vendetta: un giorno, mentre Sebastian ed Elizabeth si trovano per le vie assolate e deserte del paesino, arrivano i ragazzi con degli strani strumenti musicali ottenuti da pentole e stoviglie appiattiti e affilati, come una sorta di grottesca banda da baccanale.

Costringono Sebastian a scappare su per le vie del paese, fino a spingerlo in cima al monte, che strapiomba su una scogliere, e su cui sorgono le rovine di un antico tempio pagano: è la che si consuma appunto una sorta di sacrificio umano.

Elizabeth assiste impotente alla fine di Sebastian, e lo vede fuggire, vestito tutto di bianco, colore della purezza e della morte, colore delle vittime sacrificali come il bianco agnello di evangelica memoria, lo vede salire per le bianche strade del paese, in mezzo a case di un bianco accecante, verso le bianche rovine della bianca scogliera, sotto una luce bianca e accecante.

Alla fine, sopra ciò che sembra un altare pagano, Sebastian viene catturato e tenuto fermo mentre si compie il dramma, ed Elizabeth fugge terrorizzata a chiamare la polizia.

Più tardi, Sebastian viene ritrovato steso cadavere sull’altare, nudo e in un lago di sangue, il corpo pieno di tagli e ferite che l’hanno dissanguato.

Raccontando l’orribile fine di Sebastian, Elizabeth si libera del tuo fardello e sembra ora avere ritrovato un suo equilibrio, mentre invece è la madre di Sebastian che impazzisce, per non dover convivere con una verità che non aveva mai voluto accettare ed ammettere.

Solo con il passare degli anni, quando venni a sapere cosa era San Sebastiano nell’immaginario collettivo gay, mi sono reso conto che il dramma di Tennessee Williams era ispirato alla sua figura.

Solo allora mi sono stati chiari i simboli e la scena finale, che appare assurda nella nostra epoca.

Sebastian non è altro che la versione paganeggiante e carnale del San Sebastiano del Rinascimento, trasformata in vittima sacrificale di un rito pagano che inneggia alla forza della Natura che, tiranna inappellabile, decreta i suoi comandamenti. Così Sebastian fa la stessa fine delle tartarughe marine che per tanto tempo aveva osservato, presentendo di essere anche lui una vittima della vita.

Ma non è finita qui. Io credo di sapere anche qual è stato il posto che ha ispirato a Tennessee Williams la scena finale.

Nell’agosto 2006, ormai quattro anni fa, sono stato per la prima volta a Sitges, rinomato paesino della costa catalana, a 30 km da Barcellona, località ormai di fama mondiale come ritrovo di gay e lesbiche, che affluiscono da tutto il mondo soprattutto in estate, ma non solo.

Sitges è una delle più famose località gay  del mondo. Io non so se Tennessee Williams sia mai stato in Spagna, ma sarei molto sorpreso del contrario.

A parte il fatto che tutti o quasi i letterati gay di cultura anglosassone, siano essi inglesi o americani, hanno fatto almeno un viaggio nei paesi del Mediterraneo, per potere godere delle bellezze e dei piaceri locali, liberi di esercitare scambi sessuali con i disponibili locali, esattamente come faceva l’immaginario ed emblematico personaggio di Sebastian.

Ma sono state le strane coincidenze che ho visto, che mi hanno colpito……

Dunque, un giorno decido di esplorare meglio il paese, e andando lungo le spiagge, mi trovo a salire per una strada che sembra portare a una chiesa, a strapiombo su una scogliera….

Casualmente, ero vestito di bianco e rosso…. pinocchietto (“pirata” nella dicitura spagnola) bianchi con sottile banda rossa lungo i fianchi, t-shirt rosso scarlatto, berretto bianco, sandali infradito bianchi…. Mentre salgo sono abbagliato dal bianco che sembra il colore prevalente nella salita, da un lato il mare e dall’altro il paese bianco, fino a una chiesa bianca, bianchissima, in cima all’altura.

Arrivo in cima e noto che dietro la chiesa c’è un cimitero, dalle bianche mura…. Si chiama Cimitero di San Sebastiano! Nel piazzale della chiesa non c’è nessuno, solo un grande cane nero di fronte al portale, che forse attende il suo padrone.

Particolare che m’inquieta ancora di più, dato che già salendo verso la chiesa avevo l’impressione di trovarmi nella scena del film con Liz Taylor…. Il cane nero, nella mitologia britannica e slava, è un simbolo del Diavolo, o anche della Morte.

Faccio il giro attorno al cimitero e alla chiesa, e guardo la scogliera sottostante: c’è un sentiero che conduce esattamente sotto, sulla spiaggia, dove si trova una zona nudista, frequentata da moltissimi gay.

Una incredibile coincidenza, o fu quello il luogo che ispirò le scene spagnole del dramma di Williams?

Sarà che dopo aver saputo della storia di Lovecraft in Polesine vedo anche io strane coincidenze dappertutto…..

Mi piacerebbe poter avere il parere di un biografo……

 

 

 
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