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The Fairy Round

Il diario di una rapsodica psico-musicista

 

 

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Convegni e lezioni

Post n°86 pubblicato il 02 Giugno 2006 da thefairyround
Foto di thefairyround

Rieccomi dopo qualche giorno di super impegni, super lavoro che mi hanno tenuta lontana dal blog.
Settimana pienissima. Martedì convegno (con presentazione di lavoro), mercoledì formazione a un gruppo di docenti a Como, giovedì conservatorio e poi patrenza per raggiungere il babbo al mare in toscana.

Inziamo dalla parte lavorativo/musicale...
Quando ancora studiavo e leggevo gli atti dei convegni (ciui poi negli anni successivi avrei partecipato) mi immaginavo un mondo di gente pacifica, studiosa, seria (!!), che con calma e metodo preparava i contributi da presentare nel clima di più grande rispetto e confronto costruttivo.
E probabilmente ci sarà anche chi lavora così!
A me non è mai successo.
La cosa principale che accomuna tutti i convegni cui ho partecipato è stata la corsa finale per arrivare con il contributo pronto e in forma decente.
Ricordo il primo convegno... non ero ancora laureata. Sono andata da sola a presentare un poster... Mi era stato detto che bastava che appendessi il poster, e poi potevo anche chiudermi in bagno.
Invece sul treno per raggiungere la sede del convegno, incontrando per caso un altro partecipante (con cui poi finii a fare un corso di pattinaggio sul ghiaccio mesi dopo... ma questa è un’altra storia), scoprii che era previsto un mio bel discorso di presentazione in inglese. Che ovviamente non potevo fare dal bagno. E che, ancora più ovviamente, non avevo preparato!
E per fortuna che l’inglese lo so abbastanza bene... Ma non avevo mai parlato in pubblico... Iniziare a un convegno internazionale in inglese... Magari avrei preferito leggere i numeri della tombola alla festa degli alpini....
Alla fine era andato tutto bene... Ma che strizza.
Col tempo sono diventata tanto incosciente a parlare in pubblico quanto sono fifona a suonare in pubblico.
Questa volta io e la collega con cui ho lavorato alla ricerca da presentare martedì abbiamo finito di elaborare i dati venerdì... Poi abbiamo preparato le slide... E abbiamo passato il lunedì mattina a ritagliare caroncini (azzurri... bel colore) per appenderle. Sembrava di essere a una lezione di educazione artistica alle medie! E naturalmente tutte prese dal taglio artistico dei cartoncini abbiamo deciso che non valeva la pena di perdere tempo a rileggere più di tanto il contributo... Beata incoscienza, appunto!
Martedì comunque è andato tutto bene. Abbiamo solo avuto una serie di domande un po’ cattive e provocatorie, ma ci hanno assicurato che non era una cosa “personale” contro il nostro lavoro. Ognuno sfoga i propri malumori come può. Io suono i pezzi più “arrabbiati” che conosco pestando come una matta (chissà i vicini) quando sono arrabbiata... Agata canta l’aria “La regina della notte” di Mozart, altri criticano senza ragione il lavoro degli altri...
E ho anche avuto la soddisfazione di veder ricordata la festa degli alpini di cui sopra per un certo nonsoché di alcolico che sprigionava anche di prima mattina da un relatore ungherese...

Mercoledì corso di formazione a Como. Lavoro con questi docenti da tre anni (più o meno) quindi ci conosciamo bene. La cosa bella sono state le disquisizioni filosofiche nate ad un certo punto. Si passava da Quintilliano, alla Riforma, al “non ci sono più le mezze stagioni”, ai ragazzi che ti chiedono “prof. mi adotta?!”.
Forse una formatrice seria avrebbe arginato subito quete divagazioni, ma una con l’animo rapsodico non poteva farlo. E secondo me a volte questi momenti di libero flusso di coscienza servono più di tutte le teorie di questo mondo...

Giovedì conservatorio.
Avevo qualche remora.
Tra il convegno e Como ero riuscita a studiare pochissimo.
E mi chiedevo con che faccia – dopo tutti i discorsi su quanto mi interessa e quanto è importante per me la musica – presentarmi senza aver “fatto i compiti”.
Invece (i miracoli esistono?!) si vede che i miei trucchetti di recupero (uno per tutti: mi porto dietro la musica ovunque e appena ho un attimo la leggo e visualizzando come la suonerei... sembra una scemata ma serve!) hanno funzionato e la lezione è andata bene.
Oppure ho scioccato talmnete tanto la Maestra con il mio discorso della settimana scorsa che ora mi dirrebeb che sono brava anche se non azzeccassi neanche una nota! (speriamo che non sia così!).
Abbiamo suonato un brano bellissimo di Teleman. Io suonavo la parte del basso continuo (che in Telemnan non è proprio immediato come suonare, non so, l’ostinato della bergamasca...), e avevo qualche timore, perché per il mio animo rapsodico è una bella sfida. E siccome la prima viola la suonava la Maestra (che proprio non lo digerisce l’animo rapsodico) rischiavo un leggio in testa come minimo.
Ripeto è andata bene. Non era perfetto... Ma dopo averlo suonato io ho commentato (proprio dal cuore) “Pensavo peggio!” e la maestra (anche lei dal cuore, visto che le avevo già detto che non avevo studiato molto): “ANCHE IO!!!!!!!”. [risate].
L’altro momento divertente della lezione – da ricordare – è stato l’inzio. La Maestra era andata a portare qualche modulo in segreteria. La compagna di corso prima di me a fare fotocopie lascaindo archetto e musiche sul leggio. Così per non spostarle le cose ho messo le mie cose su un altro leggio, che era in un angolino così recondito dell’aula che entrando neanche si vedeva. E mi sono messa lì dietro ad accordare e ripassare.
Quando è arrivata la maestra si è messa a ridere e ha commentato: “Via! La prossima volta siediti anche sul cestino della spazzatura per suonare. E magari nell’anticamera del bagno è meglio!

Mi fermo qui e vado a fare un giro in barca (!!). Più tardi vi racconto l’imperdibile viaggio sulla “Freccia (spuntata) della Versilia”.

B.

 
 
 
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