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The Fairy Round

Il diario di una rapsodica psico-musicista

 

 

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Il tamburo

Post n°192 pubblicato il 07 Settembre 2007 da thefairyround

Che periodo! Sento tanta gente lamentarsi della ripresa dopo la pausa estiva…. E, paragonando le loro lamentele ai miei giorni frenetici, mi chiedo se sia solo nostalgia delle vacanze in sé oppure se sia l’essere subissati dal triplo del lavoro solito, quasi a recupero del “respiro” estivo.
Nel mio caso è valida la seconda opzione… Non so più neanche da che parte girarmi.
Prendiamo ad esempio la giornata di domani. Che, per inciso, è sabato, giorno in cui uno dovrebbe riposarsi (forse).
Mi alzo alle 6 per andare in quel di Gallarate a tenere 8 ore di laboratorio di psicologia della musica.
Da lì, con qualche corsa allucinante, mi sposto direttamente in zona Treviglio per suonare: due spettacoli uno alle 20.00 e uno alle 21.30. Da ripetersi la domenica. Il che vuole anche dire andare al laboratorio già con viola, arco, borsa con suppellettili varie (leggio, pece per l’arco, corde di riserva, spartiti…) al seguito.
E non è che il resto della settimana sia stato molto più tranquillo.
In più al concertino di sabato e domenica avremmo dovuto essere in tre, in quanto era stato pensato come replica di quello di giugno. Quindi con la stessa “formazione” (liuto e voce, viola da gamba e percussioni).
Peccato che Agata lunedì (5 giorni prima del concerto) abbia annunciato di non poter venire.
Il che ha voluto dire ripensare tutto il concerto per viola da gamba e percussioni, cambiando quindi i brani, e facendo salire di diverse tacche il punteggio verso la santificazione di Enrico (percussionista).
La ri-preparazione del concertino (che però posso dire non promette per nulla male anche in questa nuova versione alternativa – e creativa) ci ha anche posta davanti a un problema pratico non da poco.
Il tamburo.
Detto in altri termini: “Accidenti! Non abbiamo un tamburo da suonare al concerto”.
La volta scorsa ce lo eravamo fatti prestare per vie traverse (essendo un tamburo adatto alla musica rinascimentale un po’ diverso da quelli che si usano, che ne so, nelle bande o nei gruppi rock).
Questa volta ci voleva proprio.

Sentito qualche parere esperto, ieri pomeriggio abbiamo deciso di andare alla ricerca del tamburo, prima delle prove (anche perché le prove senza tamburo… già una volta avevamo sopperito utilizzando una versione rilegata de “Il talismano della felicità" di Ada Boni… ma per quanto suggestivo non era proprio ottimale).
Prima tappa: il solito negozio in centro (quello della tastiera e del set di percussioni – come ricorderà qualcuno).
Inizio poco promettente.
L’unico tamburo (una specie di Bodran) che poteva andare bene, aveva un suono non bello “tonfo” come volevamo noi, ma “tirato” e quasi acuto.
Nulla da fare.
Il commesso, molto gentile, ci consigli altri due negozi, specializzati in percussioni. E situato in vie di Milano che non avevo mai sentito nominare.
Quindi, altro problema.
Enrico non è di Milano, io ho notoriamente il senso dell’orientamento di una rapa lessa.
Ma il tamburo serviva proprio.
Così prima siamo andati a prenderci un mega gelato (non notevole come la coppa stracciatella della zia Peppa, ma niente male, devo dire), poi, cartina alla mano (e gelato nell’altra), ci siamo seduti in stile adolescenziale sui muretti del centro alla ricerca di queste vie e di un mezzo per raggiungerle.
Dopo qualche sforzo abbiamo individuato un possibile tram.
Andiamo alla fermata e lo vediamo passare… Corsa folle (sempre con il gelato in mano). Ma riusciamo a salire.
Che bravi.
Passiamo circa 5 minuti a complimentarci con noi stessi, prima di realizzare di aver preso sì il tram giusto, ma nella direzione sbagliata.

Scendiamo e aspettiamo pazienti il tram che va nella direzione opposta.

A parte la conducente che guidava il tram come se fosse stata una giostra di mirabilandia, siamo arrivati senza altri problemi.
Abbiamo perfino trovato il negozio giusto abbastanza in fretta.
Negozio fantastico e incasinatissimo. Un bell’ambiente. Pieno di percussioni.
Ci danno 2 bodran da provare.
Noi ci impossessiamo di un angolo e Enrico inizia a provare diverse combinazioni.
Non avendo un accordatore, e neanche la viola, avevo paura che il tamburo scelto potesse poi suonare “male” o essere proprio stonato rispetto allo strumento.
Non potendo fare altro, ho provato a cantare un pezzo (per di più in francese che conosco bene come i dialetti finnici – per cui il testo in versione fortemente rivista e liberamente rielaborata), per vedere come funzionava con il tamburo.
Non vi dico le facce dei proprietari (cubani) e degli altri clienti del negozio… Anche perché il tamburo era abbastanza sonoro, quindi per senire l’effetto non è che potevo cantare sottovoce….
Per poi realizzare (la saggezza è una gran dote) che ovviamente io per cantare prendevo la nota di base del tamburo e intonavo la melodia di conseguenza, per forza che veniva intonata….
Dopo una mezz’oretta di tentativi vari ed eventuali, dubbi, ipotesi, ripensamenti, abbiamo optato per il più grande dei tamburi proposti.
Contrattato sul prezzo con scarsissimi risultati – per riprendere il tram (nella direzione giusta questa volta) e avviati verso casa (e le prove).
Alla seconda fermata sale in tram un ragazzo con la chitarra – che si mette a cantare e a suonare.
Non era dio in terra, ma modulava bene. Ed era simpatico.
Continuava a cercare di coinvolgere tutti – su una canzone piuttosto sconosciuta.
Urlava: “Anche i peruviani dai”.
Tutti insieme – olltoghedder naou!
Anche lei signora nonna!”.
Io e Enrico ci siamo guardati e io subito: “Dai chiediamogli di venire a suonare con noi!”.
Ridendo come matti all’idea della scena…. Pavana rinascimentale francese fatta con chitarra acustica e cantata da uno che a metà di una strofa urla al pubblico “olltoghedder naou!!”.
Per me sarebbe stato fantastico. Forse un po’ alternativo, ma fantastico.
Forse ispirati da questo incontro (nulla succede per caso – Jung insegna) abbiamo pensato a una strofa introduttiva della pavana incriminata (quella francese che cantavo nel negozio, per la gioia di tutti) con variazioni ritmiche degne di un qualche festival rockettaro.
Non so se ce la faranno fare, ma a me garba molto!!!!

Poi le prove… Come dicevo più sopra non sono andate male. Anzi. Tenendo le dita debitamente incrociate dovrebbe uscire una cosa carina.
Se sopravvivo vi farò sapere.
Ma voi pensateci.
Me, Enrico, il tamburo e la viola. Ah, dimenticavo. Ci sono anche i sonaglietti.

 
 
 
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