Creato da thefairyround il 30/12/2005

The Fairy Round

Il diario di una rapsodica psico-musicista

 

 

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Andare a tempo

Post n°197 pubblicato il 04 Novembre 2007 da thefairyround

Ricordate il mio incubo in cui la Maestra di strumento mi dava la multa perché attraversavo la strada troppo piano?
Si è evoluto.
Ieri notte ho sognato che ero piazzata in un parcheggio (di quelli con le righe blue), tra una smart rossa e bianca e una Ypsilon nera a suonare – tutti mi ignoravano e io concentratissima suonavo brani del rinascimento francese e inglese.
E’ arrivata la Maestra, vestita da vigile (si vede che nel frattempo l’hanno promossa), agitando il blocchetto delle multe e accusandomi di non andare abbastanza a tempo.
E’ preoccupante…..

 

Non per il fatto di andare a tempo. Ormai si sa che sono rapsodica… Ho i miei metodi di compensazione…
Ma il fatto che sospetto che sia l’andare a tempo nella vita che inizia a crearmi problemi.

Ho una cartelletta verde rana di dimensioni inquietanti dove ho ordinatamente raccolto tutti i brani che devo studiare per poterli suonare in concerto tra marzo e aprile.
Per non parlare di farli decentemente in prova.
Ma contemporaneamente devo correre come una pazza per mezza Italia per lavoro (quello che mi dà da mangiare).
E non so più come stare dietro a tutto.
A volte ho davvero l’impressione che il mondo stia suonando un “allegro assai” e io dietro con un "andantino".
Lui in 4/4 e io batto il tempo in 3.
Non è una bella sensazione.

Così viaggio portandomi sempre in giro questa cartelletta e approfittando di ogni minuto per ripassare a mente i brani, quando non posso suonarli.
Apro a caso… “Tu dicois”.. ok la so… “Daphne”… e le variazioni?! Poffarbacco!… le avevo scritte… dove cavolo le ho messe? “Quinta pars”… questa proprio no… ci ripenso tra qualche giorno…”Fortune my foe”… sì questa la so da secoli…

Intanto passano le pause pranzo, i viaggi in treno…
E mi rendo conto di come non solo per me sia difficile andare a tempo.
Perché per saper suonare (anche in maniera rapsodica come faccio io) credo che sia molto importante saper prima ascoltare. Non solo la musica, ma la vita.
Perché alla fine cosa suoniamo se non qualche briciola di vita?

Stralci di vita che si ascoltano canticchiando Landi (sempre lui!).

Lei – una ventina d’anni – bellina.
Dall’altro lato del cellulare un lui inconsapevole di cosa stava per cadergli addosso.
Lei la prende alla lontana. Lui le nega un’uscita serale con una scusa (a quanto pare) non delle migliori.
Sono partiti all’unisono. Ora lui è in contro tempo. E non recupera.
Ma cavolini di Bruxelles!” (riporto una versione censurata della conversazione)
Ci può stare che ora non ce la faccio più?! Ci può stare corpo di mille pipe?! Certo che ci può stare!

E ora si fa proprio come dico io, perché te sei proprio un gran babbione!
“…”
E io non ci credo più… perché io ho la mia dignità poffarbacco!
“…”
“…e sai cosa di dico? Sai cosa ti dico?! Vai con le tue allegre fanciulline che ti corrono dietro… Perché questo treno l’hai perso! Capito?! Io non ci sono più… Vai a farti un giro in tutti i gironi dell’inferno dantesco, e così capirai che c’è una bella differenza tra me e una cortigiana!
Clic.
Intanto Landi canta. “Hor grida mò ch’io sordo sto, ch’io son già stufo e m’ho provvisto altrove….!
E io penso che ci sono cose che proprio dovrei imparare nella vita.
Alla prossima persona che mi chiama e mi tira scema senza motivo anche io dirò: “E ci può stare che non ce la faccio più?! Certo che ci può stare!” e metto giù il telefono.
Tempo guadagnato. “Hor crepa mò ch’io non ti vuò…”.

Giorni dopo. Altro treno. Altra lei. Stessa età.
Seduta di fronte a me. Io con la cartellina verde rana.
Lei manda messaggini sorridendo.
Poi suona il telefono (il suo).
Lei inizia a giustificarsi.
No… è che ho mandato il messaggio a te… lo so che non era per te… no.. cosa hai capito… era per Giulia… era uno scherzo… mica era vero… No… no NO!
Clic. Silenzio. Sguardo sperso.
Lei richiama.
Davvero chiama Giulia era per lei… non c’è stato nulla con lui! Io penso solo a te….”.
Clic. Silenzio.
Lei fissa il telefono socnonsolata e poi commenta.
Non ci voleva… che casino che ho combinato? E ora?
Ora c’è che sei proprio andata fuori tempo, mi sa.
E Landi commenta (implacabile): “Invan lusinghi, invan prometti e giuri. Ch’il tradito mio cor più non ti crede…”.
L’animo rapsodico è bello ma quando si incasina lo fa alla grande.

Io passo attraverso una vita frenetica, in apnea, con una cartellina verde sotto braccio.
Una cartellina verde che sembra piena di segni senza senso, ma che dà senso alla vita.
Alla mia almeno.

E che il trucco sia solo quello di tenere il tempo?!
Be’.. solo… Chi mi spiega come si fa?
Lo chiederò a Landi una di queste sere….

 
 
 
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...grazie Ale! ;-)

 

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