The Fairy Round

Il giovedì, ormai lo saprete, è il giorno del pendolarismo Milano-Vicenza.
Oggi che era una giornata propizia per gli incontri si era capito da subito.

Esco di casa alle 6.40, mezza addormentata, con la viola, l'arco, la borsa... Sono quei momenti in cui ti chiedi [a] ma non potevo scegliere uno strumento più piccolo? [b] a parte questo, ma chi cavolo me lo fa fare?
Arranco verso la stazione. Aspetto un semaforo verde per attraversare e mi si avvicina un vecchietto che mi scruta attentamente.
Aiuto! Pensano i miei pochi neuroni svegli. Questo sarà un pazzo o un maniaco, come minimo. Invece risulta essere (a suo dire ma sembrava sincero) un ex-corista... Mi accompagna per un pezzo. Raccontandomi le sue glorie canore. Trovo anche la forza di sorridere.
Certo che andando in giro con la viola non ci si annoia mai...

Arrivo a Vicenza.... Un po' più sveglia...
In stazione non si cammina perché invasa da una mandria di studenti anglofoni con relative professoresse.
Cercano di fare i biglietti del treno,metà alla biglietteria "normale" e metà a quella automatica.
Non ci riescono. Avanzano ipotesi a dir poco fantascientifiche sul funzionamento di quella automatica. Sto per intervenire e dare una mano, quando la professoressa con tono di superiorità commenta (in inglese):"E poi gli italiani sono tutti stupidi e non possono neanche aiutarti perché tanto non sanno l'inglese".
Ah sì?!!!!! Be'... allora prego. Utilizziamo la prospettiva del long life learning e lasciamo l'anglofona ad imparare da sola come si usa la macchinetta. Tanto più che sono in ritardo.

Il giovedì è giorno di mercato,. e a parte il banchetto che vende pesce fritto, che alle 10 di mattina non è proprio il massimo della vita, si vedono persone incredibili. Ma dove si trovano a Milano crocchietti di vecchiette tipo Miss Marple che spettegolano agli angoli delle strade in dialetto, tutte felici e contente?
Oggi mi ha colpito una signora sui 50, che andava in giro in bicicletta con il cestino della stessa pieno di tulipani. Sembrava uscita da un film!

La lezione è andata bene! Ho portato un pezzo di Hume (1605), pezzo che eseguirò anche al saggio (sic!) del 30 p.v. (pensatemi fin d'ora - odio i saggi).

Treno del rientro. Mi siedo e inzio a leggere. A un certo punto sento due persone (che non vedo) che parlano a tutto volume. Lui sta cercando chiaramente di agganciare lei. Lei che è giapponese e cantante d'opera. Ricordo che in quella zona era seduto (quando ero entrata) solo un signore di una certa età, 70/75 anni. La cantante a sentire la voce avrà al massimo la mia età. Cavoli si lancia il signore!
E i due continuano. Poi lui se ne esce: "Ma dobbiamo cantare insieme. Sai io faccio rap, hip hop. E canto anche in un coro Gospel".
NO! Il signore di 70 anni che fa rap non me lo vedo proprio. Che se lo stia inventando? Mi immagino questo vecchietto, con i capelli bianchi, che balla hip-hop. No, è troppo buffo. Deve essere fuori come un balcone. Poi inzia  cantare davvero. Ciusca! Ha una voce nera bellissima...
Mi viene un dubbio. Mi alzo e faccio una gita turistica in bagno. Ah! Il vecchietto deve essere sceso senza che io me ne accorgessi. Il rapper è nero, giovane e probabilmente americano. Ora mi torna di più...
Torno a sedermi. Tutti nello scompartimento si lanciano sguardi perplessi. Il rapper continua a dare dimostrazioni della sua arte (è proprio bravo), passa dal gospel, al rap, all'hip-hop.
A un certo punto decide di fare un duetto con la cantante, su un pezzo scritto da lui. Cerca di insegnarle la parte da soprano.
Mi sembra di rivivere la mia prima lezione di solfeggio cantato, con il maestro che mi diceva "CANTA!" e io muta e terrorizzata. Qui è lo stesso. Questo canta la parte e dice a lei di ripetere. Lei dice: "nonononono - in treno io vergogno" (detto tra noi la capisco).
Sono andati avanti così fino a Milano.... Ero tentata di lanciare un giro di scommesse per vedere se lui sarebbe riuscito a farsi dare il numero di telefono da lei, o almeno a lasciargli il suo... Comunque alla fine nulla di fatto. Lei ha fatto una fuga magistrale e l'ha mollato senza duetto e senza numero di telefono. Povero. Il pezzetto era anche bellino!

Metropolitana. Continuano la serie degli incontri dettati dalla viola. Una delle prime cose che ho notato con piacere è che se vai in giro con uno strumento e incontri un altro musicista (o pseudo) ci si saluta. Ci si sorride. E' un tacito dirsi: "Ehi! siamo della stessa tribù noi!". Se poi vi capita un collega di strumento... Ogni volta che incrocio un violoncellista.... Grandi saluti. A volte si presentano anche! Una volta proprio in staizone, una violoncellista (senza strumento) mi ha aiutata a portare giù dalle scale valigia e strumento perchè: " ...se non ci si aiuta tra noi":
Ma che bello!
E oggi il top. Salgo sul vagone. Pieno. Un signore mi guarda. Guarda la viola. Sorride, si alza e mi offre il posto. "Perché bisogna aiutare i musicisti".
Quais quasi mi commuovevo! Non ho accettato il posto, ma mi si è illuminata la gironata!!

Morale della favola: andate in giro con la custodia di un violoncello e la vostra vita sarà più piena! (Scherzo!!!).

B.