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The Fairy Round

Il diario di una rapsodica psico-musicista

 

 

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Essenze, pioggia e Ermione

Post n°185 pubblicato il 20 Luglio 2007 da thefairyround

La giornata di ieri non era cominciata bene.
Diciamocelo.
Reduce da due ore di faticosissima discussione da cui ho imparato che spesso contro la stupidità umana c’è poco da fare, che arrabbiarsi non serve a nulla, e farsi il sangue amaro ancora meno, vagavo per riprendermi per il centro – chiedendomi cosa ci vengono a fare i turisti a Milano.
Colta da improvvisa ispirazione ho ricordato un post della zia Ody. Profumi. Storie di vita. Sfumature, essenze di vita.
E ho deciso che era il momento giusto per un profumo nuovo.
Qualcosa che dicesse di me - oggi.
Di come mi sento. Di come mi vedo quando provo a guardarmi vivere.
Credo fossero almeno 7 o 8 anni che non provavo a comprare un profumo.
E soprattutto mai da sola. C’era sempre un’aura protettiva con me – quasi uno schermo… la mamma, le amiche, una volta perfino un fidanzato criticone (e infatti quel profumo credo di non averlo mai usato alla fin fine).
Con titubanza ho puntato quello che visivamente mi sembrava affine. Essenza di Provenza… cose naturali, fiorite…
La signorina ha iniziato a parlarmi di un profumo al gelsomino e caprifoglio, ispirato a un temporale estivo. Di quelli che ti sorprendono di prima mattina, che donano colori, profumi e prospettive nuove. Freschezza, sorpresa, quasi una rinascita.
L’ho provato.
E devo dire che il feeling c’è stato.
Ed eccomi con un nuovo profumo…

Tornando a casa (molto soddisfatta, non neghiamolo) ho pensato che questo periodo tra le varie peculiarità si caratterizza per una curiosa coincidenza.
Mi sono trovata a vedermi assegnare 3 nomi diversi. Beatrice (… sempre la zia…), Camilla (ma questo è ironico) e l’ultimo… Ermione.
Non come quella di Harry Potter (che peraltro si scrive Hermione). Ma come quella di D’Annunzio – la pioggia nel pineto.

A rileggere con attenzione la poesia, e a pensare a quanto ho vissuto (e scritto) non ho potuto non notare coincidenze…
E anche sentirmi ancora più soddisfatta per la scelta del nuovo profumo.
Gelsomino e caprifoglio. La pioggia d’estate. La mattina.
Wow.

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove sui mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
sui ginestri folti
di coccole aulenti,
piove sui nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
sui nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
l'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come un foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancora trema, si spegne,
risorge, treme, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontane,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i malleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
sui nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

 
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