Post N° 94

Post n°94 pubblicato il 23 Febbraio 2006 da Papermoon68
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Olè! - Prima parte

Mi rendo conto che molte volte nella mia vita sono incoerente ed essere incoerenti spesso vuol dire anche farsi adescare, come un topolino col formaggio, da qualcosa che ti piace, anzi che ti piace molto.
Amo viaggiare. Ritorno sempre a pezzi, con le ossa rotte, stanca da far paura, in crisi tachicardica per la tensione, con le occhiaie per non aver dormito bene su cuscini troppo molli o troppo duri ma sostanzialmente, quando mi si presenta l’opportunità di fare la valigia, cedo miseramente. Riesco a rimuovere temporaneamente la paura folle che ho di volare e parto.
"Ok, non farla lunga e racconta dove sei andata!"... ehm... in Spagna.
Certo che si fa presto a dire Spagna, bisogna arrivarci prima. Non so se capita anche a voi ma in aeroporto, all’imbarco, quando si deve passare il controllo di sicurezza, a me suonano sempre i campanelli. Ora questo è un mistero inspiegabile, tenendo conto che nel bagaglio a mano io costantemente porto un coltellino multiuso (perchè potrebbe sempre servire e se me lo trovano pazienza) e un paio di forbicine (è impossibile pensare che una donna si muova senza un paio di forbicine per unghie… impensabile, toglietemele se volete ma solo con la forza!). Questi sono sempre passati finora indenni, non capisco come mai mi devono fermare e perquisire invece la sottoscritta quando passa sotto il metal detector. Che cosa posso mai avere addosso che lo fa suonare? Non porto cinturoni da cow boy nè ho piercing all’ombelico. Secondo me è solo un fatto statistico, ogni tot di persone lo fanno suonare per far finta di perquisire e dimostrare che si danno da fare e, contro ogni statistica, suona sempre quando passo io.
Comunque stavolta ho incontrato una gentile poliziotta che sorridendo ha controllato che non portassi nascosto nei pantaloni un kalashnikov e poi sempre sorridendo mi ha chiesto di aprire la borsetta.
Sul contenuto medio della mia borsetta ho già precedentemente detto, mi soffermo solo a sottolineare che nelle fasi di viaggio essa si arricchisce di ulteriori elementi, ovviamente strettamente indispensabili.
La signorina non fece infatti una piega tirando fuori lo spray decongestionante per il naso ( mbè?! Non lo sapete che se il naso non è libero ti si tappano le orecchie sull’aereo e fa un male cane?!), i tre pacchetti di klenex, il travel-set di pronto soccorso e la piletta, però mi guardò con deciso stupore quando aprendo una tasca laterale la trovo piena zeppa di caramelle e cioccolatini.
E’ sicuramente provato che masticare qualcosa di dolce scioglie la tensione durante i voli aerei ma mi sentii lo stesso un po’ imbarazzata, le sorrisi e dissi la prima cosa che mi venne in mente: " Qualche bon bon!".
"Qualche"… insomma ci saranno stati 4 etti di dolciumi assortiti.
Comunque alla fine mi imbarcai. In poche ore sarei stata in Andalusia, la terra del sole, del flamenco, delle corride e delle nacchere. La terra del sole a dire la verità mi accolse con un cielo nuvoloso, ma sicuramente faceva meno freddo che qui da noi.
La cosa più sbagliata che si può fare la sera stessa in cui arrivi in un paese straniero è andare a cenare in un posto tipico. Questo perché tu arrivi stanco del viaggio, con ancora la tensione addosso e il panino schifoso che hai ingurgitato sull’aereo nello stomaco e non puoi, è dimostrato, andare in un ristorante tipico che cucina solo piatti tipici e pretendere di scegliere la cosa giusta, ovvero quella che non ti faccia venire un attacco di colite acuta nell’arco della successiva nottata.
Ma immancabilmente tutti commettono questo tragico errore. Presi dall’euforia dell’inizio della vacanza, vai nel posto più caratteristico e ordini un piatto.
Che ne so…sei in Spagna? Olè…coda di toro! Ora siamo realistici: chi sano di mente qui da noi andrebbe in un ristorante ad ordinare la coda di toro? D’accordo, voi direte in Italia non ci sarebbe nemmeno nel menù, ma se ci fosse?! La ordinereste?! Non credo proprio.
Comunque presi una bistecca alla griglia ( oohh… mica devo sempre essere io la più sfigata!), molto tenera per la verità.
L’Andalusia è bellissima, città come Siviglia o Cordoba ti tolgono davvero il fiato, certo il periodo migliore per visitarla sarebbe la primavera per vederle infiorate come si deve. Sulle strade e stradine si affacciano stupendi balconi in ferro battuto e mentre passeggi respiri il profumo della storia.
Gli spagnoli sono cortesi. E aggiungerei bellocci. Certo non sono tutti toreri alla "Sangue e arena" ma di calienti giovanotti dagli occhi scuri ne ho visti parecchi. Visti,  sottolineo solo visti, non fate i maliziosi.
Anche le senoritas peraltro non sono affatto male. Capelli neri, occhi altrettanto scuri, tante piccole Carmen che sicuramente riscontrerebbero un discreto successo, almeno se passeggiassero per Borgo San Dalmazzo.
A proposito sembra proprio che lì la Carmen sia un’eroina nazionale. Conoscete immagino la sua storia: donna simbolo della passionalità e del sangue caliente spagnolo, lei è contesa tra l‘amore di un poliziotto e di un torero e muore uccisa a coltellate (da chi dei due non l’ho mai capito in effetti). Comunque una sua statua è posta proprio di fronte alla Plaza de toros (il luogo dove si svolgono le corride) di Siviglia. Sta lì ad aspettare il suo torero che si fa onore nell’arena.
La corrida può essere compresa e amata solo da uno spagnolo credo. E’ uno spettacolo impari e un po’ sadico, ma vallo a dire a un sivigliano! Ti dicono "E’ la lotta dell’uomo contro il simbolo del male, l’uomo contro la natura"…storie! E’ una macellazione autorizzata, ma guai a toccargli la tauromachia, rischi grosso, più o meno come se qui da noi dessi dell’idiota a chi segue il calcio. Uhm... pensandoci bene…

Flamenco e nacchere, churros e manzanilla vi aspettano alla prossima puntata.

 
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Post N° 93

Post n°93 pubblicato il 12 Febbraio 2006 da Papermoon68
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E se domani…

…Capitasse qualcosa di strano? Perché talvolta capitano cose strane, davvero strane.
Che cosa dovrei pensare?
La riflessione di stasera è sulla casualità degli avvenimenti e sul destino delle persone. Qualcuno di certo ricorderà un film intitolato "Sliding doors" in cui la protagonista viveva due vite parallele che si scindevano dal momento in cui, per fato e per casualità appunto, riusciva, o viceversa non riusciva, a salire su un vagone della metropolitana.
Le due storie della sua vita da quel punto si svolgevano separatamente e portavano a due diverse conclusioni. Quanta casualità c’è nelle nostre vite? Quanto invece manovriamo il nostro destino?
Mi passano davanti tante scelte che ho dovuto fare e tante altre che invece non ho voluto fare, che ho insabbiato, rimandato e negato, nascondendomi dietro la prospettiva di prendere magari un altro treno come nel film.

Mi rendo conto che io tutto sommato non so se c’è un destino che preordina gran parte delle cose, ma fondamentalmente e intensamente voglio credere che esista. Così da poter pensare che ci sia per me un domani già scritto, nel bene e nel male.
Immagino la moltitudine di persone che commenterà questa mia affermazione sostenendo che assolutamente non può essere così la vita, che siamo noi a costruire la nostra strada e che il destino è solo una debole rinuncia a responsabilità individuali.
Che vi posso dire…forse.
Forse è così, ma a me piace pensare che un qualcosa ci sia di definito per me, su cui posso anche agire, ma solo recitando a braccio un copione già scritto.
Mi piace pensare a casualità che s’intrecciano, che ti fanno pensare, che ti fanno stupire, che ti fanno sorridere magari, che mettono ordine e disordine nella tua vita.

 
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Post N° 91

Post n°91 pubblicato il 26 Gennaio 2006 da Papermoon68
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Ecco a cosa serve!

Credo di aver già parlato qua e là di mia madre. Senza dubbio è una figura imponente nella mia vita, ma al di là di considerazioni sentimental-filosofiche sull’importanza e sul ruolo della mamma, farei un accenno a un suo rapporto problematico, conflittuale e decisamente mutevole… no, non con me , ma col pc di casa.
Premesso che all’inizio mia madre considerava il computer come una suppellettile poco decorativa, nell’ultimo anno ha deciso di imparare ad usarlo. Sotto minaccia di iscriversi a un corso dove l’alunno medio era un piercingato sedicenne che voleva imparare a crakkare i programmi, sono stata costretta ad insegnarle.
In fondo lei voleva imparare le cose di base, diceva, giusto a scrivere col pc per non tirar fuori la macchina da scrivere qualora ne avesse avuto bisogno.
Si presentò da allieva diligente con quaderno e matita per scriversi bene e comprendere con chiarezza le istruzioni che io ero pronta ad impartirle.
Pensai che l’uso di Word è alla portata dei ragazzini di una prima media e che quindi me la sarei cavata velocemente, ma mi venne qualche dubbio appena vidi che incominciava a scrivere sull’elegante quadernetto: "Accendere il computer".
Con molta calma e dopo vari "Aspetta che me lo scrivo", pensai di essermela cavata in fondo con poco, ma quando incominciò a sperimentare da sola la tastiera mi resi conto che i "Ah ma questo non me l’avevi detto…..Si che te l’avevo detto…. Be’ allora non ho capito perchè tu mi spieghi tutto così veloce che io non ci capisco niente! Era meglio se andavo al corso…" sarebbero stati più numerosi del previsto.
Comunque dopo un paio di mesi si può dire che aveva padronanza del mezzo: sapeva accendere, scrivere, salvare e, cosa fondamentale, chiudere. Come sempre accade quando tutto sembra filare liscio, un giorno che mi presentai a casa dei miei mi disse: "Voglio imparare a mandare le email …tutte le mie amiche lo sanno fare, solo io non sono capace!"
Ahia… capii subito che la cosa diventava più complessa, ma sotto l’ennesima minaccia del corso serale per hacker depressi, accettai di mostrarle come si fa.
Armata del solito quadernetto, mi guardava mentre le creavo un account in rete.
"Prima di tutto ci vuole un indirizzo, altrimenti le tue amiche dove ti scrivono?…. ecco…. ora ci vuole una password… che cosa mettiamo?". La scelta della password portò via una buona mezzora: il problema era trovarne una che non avrebbe dimenticato. La trovammo dopo lunghi ragionamenti, ma mi crollarono le braccia quando vidi che se la annotava sul quadernetto.
"Noooo, la password non si scrive mai da nessuna parte!!" …"Eh si brava …e se poi me la dimentico lo stesso?" Non ebbi la forza di replicare.
Partendo da un VAI ed arrivando a un RISPONDI riuscimmo a gestire i suoi primi passi in rete. Gli allegati, questo mondo sconosciuto, me li tenni per un altro momento (solo dopo alcune settimane scoprii che quelle carogne delle sue amiche le mandavano pure l’allegato della ricetta della torta di zucca!).
A parte l’apertura di qualche spam ("Non le devi aprire quelle che non conosci!!!…") e qualche mail magicamente cancellata ("Io non ho toccato niente!") e tenendo conto che ieri mi ha detto, mentre mi vedeva muovere la rotellina del mouse, "Ah ecco a cosa serve!", tutto sommato ora si gestisce benino e non fa grossi danni. Forse.

 
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Post N° 90

Post n°90 pubblicato il 21 Gennaio 2006 da Papermoon68
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L’amore adatto

Ci sono amori e amori. Premettiamolo. Io sono convinta che per ognuno di noi ci sia un amore adatto, nel senso che non è scontato che il sentimento che si prova per una persona sia universalmente uguale e universalmente valido. E’ scontato sottolineare che l’amore ha tante facce, diverse sfumature, che c’è chi lo interpreta in un modo e chi in un altro, ma è indispensabile se si vuole parlar d’amore.
Riflessione nuova per il mio blog il parlar d’amore, che nasce oggi da un giretto fatto per i blog altrui: ma quante persone parlano d’amore…!
Se l’amore fosse dell’acqua qualcuno si sazierebbe con una goccia mentre altri dovrebbero immergervisi per almeno sentirsi bagnati; se invece l’amore vero improvvisamente fosse aria quante persone morirebbero soffocate senza nemmeno l’ultimo respiro. Se l’amore eterno fosse il fuoco, be’ l’amore è forse il fuoco, credo che tutti finiremmo volentieri all’inferno. Se invece esistesse un criterio per distinguere l’amore adatto ad ognuno di noi saremmo tutti più felici.
Bisognerebbe inventare una macchina che, come quando ti fanno i raggi x, ad un certo punto della tua vita ti fotografi dentro e stabilisca qual è per te l’amore adatto:
"Non si preoccupi signora, cuore e polmoni tutti a posto…ah io le consiglierei una persona allegra che la ami per quello che è, senza troppe pretese perché tanto lei è testarda e non cambierà le sue abitudini. La dose di amore dev’essere accompagnata da una bella quantità di stima e di risate, perché se il suo amore non la trova divertente non funzionerà tanto bene. E mi raccomando dosi non eccessive, perché non dev’essere amata troppo, da vicino ma non troppo… non sarebbe adatto."
Io la brevetterei una macchina così. E voi?

 
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Post N° 89

Post n°89 pubblicato il 18 Gennaio 2006 da Papermoon68
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Festa di compleanno

Non ho mai amato le feste di compleanno, in primo luogo perché nessuno ne ha mai organizzata una per me e diciamocelo organizzarsi da soli una festa di compleanno non è il massimo della vita, il secondo motivo è che inesorabilmente i compleanni m’intristiscono, da quando avevo nove anni. Ad essere sinceri non tutti sono stati da canna del gas, ma sostanzialmente sono occasioni deprimenti e frustranti praticamente da sempre.
Fino ai 12 anni hai buone speranza di divertirti alla tua festa di compleanno se tua madre non ti obbliga ad invitare all’allegra merenda la compagnetta più antipatica della classe, solo perché è la figlia del medico di famiglia o perché la sua genitrice gioca a bridge con la tua. Dai 12 ai 15 di solito non festeggi più: la festicciola ti sembra una roba da bambini e per l'uscita con gli amici "c’è tempo", così frustrata e insoddisfatta ti accontenti del peluche che ti regala l'amica del cuore e ti struggi pensando che forse quel ragazzino che ti piace tanto ti farà gli auguri. Sogno immancabilmente deluso.
Dai 15 ai 18 le cose prendono due direzioni: alcune più emancipate si cimentano nella fatidica "pizza con gli amici", altre decisamente più leopardiane in sostanziale crisi esistenziale invece si struggono nelle giornate fatidiche riempiendo pagine di diario e cospargendo di lacrime la torta.
Dai 18 però le cose cambiano. Conquistata una maggiore autonomia ti senti padrona della tua vita e fino almeno ai 25 scialacqui i compleanni come acqua fresca, talvolta sdegnosamente fingendo di dimenticartene, talvolta raccattando qualche altro peluche dal fidanzato di turno ( no, brillanti mai solo peluche! Sob..)
Ma passati i 25… nelle donne passati i 25 scatta un orologio biologico che ti fa man mano prendere consapevolezza del tempo che passa ed aumenta in modo esponenziale l’odio verso i compleanni. Le feste diventano un "beviamo qualcosa al bar " ed è il massimo del divertimento di quella sera. E le cose inevitabilmente peggiorano dopo i 30.
Quando arrivi a compierne 37 e ti compri una tortina millefoglie, chiedendo specificamente alla commessa della pasticceria UNA candelina rosa … sei messa male.
E’ curioso come la grandezza della torta sia inversamente proporzionale al numero delle candeline… ci avete mai fatto caso?
Al di là di tutto ciò compiere gli anni è inevitabile e per carità stare con gli amici, con la persona amata, coi parenti ti allieta la giornata… forse.

P.S. Non è il mio compleanno….Dedicato a un amico. Auguri!!!

 
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Post N° 88

Post n°88 pubblicato il 15 Gennaio 2006 da Papermoon68
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Casa di bambola

Il bilancio dei regali natalizi è senza dubbio in passivo. Ho raggiunto nel corso degli ultimi due anni il consistente numero di: sei candele con relativi portacandele, due set completi di strofinacci e presine da cucina con stampati babbi natali, ramoscelli di vischio e renne e tre, dico ben tre, piatti decorati da panettone.
D’altronde l’oggetto per la casa va per la maggiore come regalo per la fascia d’età dei 30- 40 anni.
Ma quest’anno mi hanno regalato anche una bambola di pezza. In effetti avrei dovuto subito reincartarla, pronta per essere riciclata a qualche bimba al Natale prossimo, però mi è piaciuta e l’ho tenuta.
Ho la casa piena di ninnoli a pensarci bene, sono proprio la mia passione. Intendiamoci non parlo di gondolone di plastica con le lucine e il carillon che suona "O sole mio", ma di varie cosette carine, di altrettanto vari materiali, che ho "raccattato" in giro per il mondo oppure semplicemente che ho collezionato. Rametti di corallo sardo, gattini di ceramica, campanelli di vetro, una piccola grolla valdostana, uno scarabeo egizio e tanti altri ricordi. Gli animaletti Swarosky sono il pezzo forte, ne ho tanti e la cosa buffa è che iniziando questa raccolta ho risolto il problema del regalo di compleanno, di Natale o altro, per anni a un sacco di gente. "So che ti piacciono e allora…" era la frase ricorrente e in effetti la collezione si è arricchita. Ora li tengo tutti lì su un ripiano e ogni tanto mi diverto a spostare quel piccolo zoo.
Mi piacciono i miei ninnoli, fanno molto "casa di bambola", ma mi piacciono molto.

E’ un’abitudine di vecchia data. Già da ragazzina avevo la mania della bacheca: mi ero fatta regalare una piccola bacheca di legno fatta a casetta ed ogni volta che vedevo in una vetrina un oggettino in vetro o in ceramica volevo che me lo comprassero per mettercelo dentro. Ricordo la disperazione di un giorno in cui la signora che aiutava mia mamma a fare le pulizie la urtò incidentalmente e tutto franò rovinosamente a terra in mille pezzi.

Curioso come da una bacheca fatta a casetta si passi nel corso degli anni a una casetta fatta a bacheca.
Qualcuno conosce Ibsen... forse.

 
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Post N° 87

Post n°87 pubblicato il 11 Gennaio 2006 da Papermoon68
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Strane abitudini

A gentile richiesta:
(n.d.r. ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è del tutto casuale)

1) Se vado in un albergo m'impossesso del necessaire da toilette, saponettina, shampoo, bagnoschiuma, che poi rigorosamente non uso ma ripongo in un cassetto del bagno adibito unicamente a contenere la refurtiva. ( Se poi ci sono le pantofoline è un delirio...).

2) Se c'è sulla tavola un panino morbido lo rosicchio lungo la circonferenza ( oh le volevate strane o no?!).

3) Se mi compro qualcosa di sfizioso in un bel negozio, dico che è per un'amica e me lo faccio impacchettare.

4) Se proprio devo mangiare dell'uva sbuccio gli acini e tolgo i semini.

5) Se compro un giornale o una rivista all'edicola non prendo mai la prima copia ma vado a sfilarne una bella piegata e stiracchiata sotto.

A chi passare il testimone?! Oddio.... devo consultare la lista nera... datemi tempo! 

 
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Post N° 86

Post n°86 pubblicato il 03 Gennaio 2006 da Papermoon68
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Quel che fai a Capodanno...

Televisioni e giornali, ovvero ogni mass media degno di tal nome, si sono premurati ossessivamente di ricordare che il 55% degli italiani avrebbe trascorso il Capodanno in casa propria o in casa di parenti/amici, abbuffandosi con  il cenone casalingo e brindando alla mezzanotte nel più convenzionale dei modi.
Io ero in quel  55% .
La mia serata di San silvestro si è svolta nel rispetto della  tradizione. Premesso che la sottoscritta odia abbastanza i luoghi comuni girovaganti intorno al Capodanno e che potesse se ne andrebbe a dormire ben volentieri (Cfr. Post dell'anno scorso!), diciamo che quest'anno sono stata costretta da vincoli di sangue a festeggiare col parentado a casa dei miei genitori.
Tutto si è svolto regolarmente, con tanto di cotechino e lenticchie, c'è stato solo un piccolo momento di empasse quando ci siamo resi conto che eravamo già al dolce ed erano solo le 22.45... come tirare fino a mezzanotte?!
Ma l'ora fatidica è poi arrivata, senza infamia e senza lode, ho brindato e sono riuscita a resistere un'altra oretta prima di salutare, raccattare qualche avanzo per il giorno dopo e ritornare a casetta mia.
Quindi, direte voi, questo è stato il tuo Capodanno: tradizionale, sobrio ma tutto sommato piacevole.
Col cavolo!! La vera serata di Capodanno è incominciata dopo... esattamente al mio ritorno alla "home sweet home".
A farmi gli auguri di  Buon Anno, appena entrata dalla porta d'ingresso, mi sono venute incontro le mie pantofole, che allegramente galleggiavano leggiadre sull'acqua come simpatiche paperelle e cascatelle tintinnanti scendevano dai gradini quasi a inneggiare un soave walzer delle candele. Il tutto mentre allegramente i tacchetti delle mie scarpe avanzavano in sala da pranzo, con ritmato sciacquettio e mi facevano sentire un po' Gene Kelly in Singing in the rain... anche se a lui l'acqua non arrivava alle caviglie!
Acqua?! Quale acqua vi chiederete?!
L'acqua che inesorabilmente, implacabilmente, incurantemente che fosse la notte di San Silvestro, stava gocciolando da una guarnizione rotta del rubinetto collegato alla lavatrice (lo si è scoperto dopo ovviamente), il quale ben dalle sei di sera (ovvero da quando ero uscita) perdeva e nel giro di sette ore mi aveva allagato l'appartamento!!
Presa da semidisperazione fui tentata di lasciare il lago di Ginevra così come l'avevo trovato e andarmene a dormire, poi il mio senso di responsabilità e la paura che l'indomani i vicini del piano di sotto si accorgessero di qualche macchietta di umidità prevalsero e così, armata di stracci, tappetini e tutto ciò che c'era di assorbente, ho cominciato a fungere da idrovora umana.
Straccio, strizza... strizza, straccio... verso le cinque il Vajont era stato prosciugato e tutto sommato i danni non erano stati ingenti, se non si contano le ginocchia e le mani della padrona di casa. 
Quel che si fa a Capodanno... nessuno qui crede alle tradizioni popolari VERO?!

 
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Post N° 85

Post n°85 pubblicato il 23 Dicembre 2005 da Papermoon68
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Buon Natale!

Buon Natale a tutti quelli che si svegliano nel cuore della notte per scrivere un'idea.
Buon Natale a tutti quelli che non prendono in mano una penna da anni, ma hanno consumato i tasti della tastiera.
Buon Natale a tutti quelli che si raccontano, che si confessano e che si assolvono.
Buon Natale a tutti quelli che chattano. Buon Natale a tutti quelli che giocano.
Buon Natale a tutti quelli che si ricordano che dietro a questo schermo ci sono delle persone. Buon Natale a tutti quelli che non si ricordano che dietro a questo schermo ci sono delle persone.
Buon Natale a tutti quelli che s'incontrano. Buon Natale a tutti quelli che si vogliono bene perchè si sono guardati negli occhi.
Buon Natale a tutti quelli che si vogliono bene senza essersi mai guardati negli occhi.
Buon Natale a tutti quelli che comunicano, che si esprimono e che protestano.
E buon Natale a tutti voi che mi leggete e, simpaticamente, talvolta mi lasciate un vostro pensiero.

AUGURI dell'anno scorso ma validi anche oggi!

 
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Post N° 84

Post n°84 pubblicato il 21 Dicembre 2005 da Papermoon68
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Regali di Natale 2 : qualcosa di utile

"Niente". Questa è la risposta che ripetutamente mia madre dà alla mia annuale richiesta: "Che cosa vuoi per Natale?".
Calcolando che io ho 37 anni e che mi sento rispondere così da almeno venti, la ritengo ad oggi un’espressione poco originale. In realtà il dialogo non si completa così, perché subito dopo il "niente" scatta una mia successiva affermazione: "Intanto lo sai che ti regalo qualcosa, quindi faresti prima a dirmi che cosa vuoi" e una conseguente "Vabbe’ allora prendimi qualcosa di utile".
Mi fanno morire le persone che ti dicono di comprargli qualcosa di utile nell’immensa vacuità e frivolezza del natale consumistico in cui viviamo.
Cos’è un regalo utile? Un frullatore? Un Dvd? Forse un pigiama, oppure uno spazzolino da denti elettrico (garantisco per esperienza personale che taluni lo includono nella categoria "regali natalizi utili")?!
Con questo non mi schiero contro i regali utili, anzi… mi rendo conto che nel mondo di oggi, con le scarse risorse derivanti dai nostri stipendi, spesso fa comodo ricevere in regalo qualcosa che avremmo comunque dovuto comprarci… però…
Però a me mette in crisi una persona che mi dice di regalarle qualcosa di utile, innanzitutto perché non so cosa possa essere utile per lei, per esempio a me in questo momento farebbe comodo un nuovo divano ma non credo che qualcuno me lo regalerà per Natale, e poi non so ma l’aggettivo utile, se legato al regalo di Natale, mi suona come sinonimo di squallido e di poco fantasioso.
Infatti alla fine se posso devio sempre su un utile-dilettevole, solo che non è facile.
Ma ciò che è veramente difficile tutti gli anni è fare i regali ai genitori. Mia madre e mio padre sono le persone che fra tutte mi mettono più in crisi, perché come ho detto all’inizio la loro reazione a qualsiasi genere di regalo è sempre assolutamente negativa.
Se gli regalo una cosa costosa ho questo genere di risposta: "Ma sei diventata matta?! Guarda se dovevi spendere tutti sti soldi"… se gli dono un capo di abbigliamento, facciamo il caso di una maglia marrone : "Oh però… assomiglia alla maglia marrone che ho comprato il mese scorso". Un oggetto per la casa: "Ma siamo pieni di cestini e di barattoli". Un elettrodomestico d’avanguardia o un gadget tecnologico: "Ma io non lo so usare". Un regalo spiritoso è da giovani, un regalo tradizionale è da vecchi…e così via. Insomma è davvero impossibile centrare il regalo giusto.
Certo, io so che a loro fa piacere solo il fatto che io ci pensi, che gli faccia un dono, ma qualche volta, non dico sempre, vorrei anche azzeccarci.
Forse prima o poi riuscirò a fargli sapere che, se solo me la chiedessero, gli regalerei la luna… magari di carta.

 
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