L'uomo senza qualità
Un comune caso di personalità multipla
"La vita di una singola persona forse non è altro che una piccola oscillazione intorno al più probabile valore medio di una serie."
R. Musil, "L'uomo senza qualità"
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Il fotografo
Post n°17 pubblicato il 09 Marzo 2013 da uomosenzaqualita
Il palmo a chiudere interamente il volto, null'altro. Una barriera, si direbbe, invalicabile; o, au contraire, un invito a esplorare quel paesaggio, e l'attesa in penombra di qualcuno che valichi finalmente il crinale, scivolando tra le dita divaricate ... Dépend de celai qui passe Que je sois tombe ou trésor Oue je parle ou me taise Ceci ne tient qu'a toi Ami, n'entre pas sans désir. Ma la geografia della mano è troppo attraente, invischia il viandante nel suo reticolo di strade ruvide, di scoscesi pendii e cupe forre. Qua e là s'allargano piane battute dal sole, visitate dal vento dell'ovest che porta parole, appena udibili in tanto ronzar di cicale. A tratti il cielo s'oscura, e i nembi arruffati minacciano liquidi onori; tutto è silenzio nell'aria sospesa. Solo allora i boschi di querce ai margini delle radure riprendono le loro nenie immemori, d'un tempo diverso e lontano; e le allodole di passo arrestano il volo per ascoltare le storie dei poeti morti, di fanciulle dai vasti occhi sotto lune sanguigne. Poi cala la notte, più fonda, più nera; larve s'affollano attorno ai grandi pozzi nella piana, per specchiarsi nell'acqua che lustra laggiù, tra muschi e capelli d'alga. E' un'acqua, quella, capace di rendere il volto a chi l'ha perduto, e fattezze d'uomo a chi è divenuto altra cosa; dicono i valligiani che non patisca immagine di vivo. "Stanotte a casa non ritorno”. La ricerca si fa difficile, i sentieri disegnano la trama d'un sogno impossibile, innescano labirinti ombreggiati da enormi foglie venate d'azzurro, avvezze a proteggere le creature silvestri, gli gnomi astuti che riparano suole coi loro martelletti d'argento. La marea di fredda luce gonfia e trabocca, protesa verso i golfi del cielo donde discende; e ancora il sibilo del vento coagula parole, mentre le nebbia che si annida nelle convalli aduna i suoi lembi "Mi volevi? Non è per vedermi di nuovo che hai percorso il mio regno? Eccomi, dunque." "Mi hanno detto che vuoi lasciarmi. Non farlo." "Ti affido alle potenze di luce. Qui è solo opaca bellezza". "Non amo la luce; e con la bellezzaa so costruire guglie altissime di castelli. "Devi correre libera per il mondo." "La mia libertà è nella catena secolare che mi lega a te, e a coloro che ti hanno preceduto." "Non ti spaventa il muso di porco dell'angoscia, quando ti senti le braccia serrate come da camicia di forza, e invano sbatti alle pareti di carta della tua prigione?" "Ma qualche volta volo." "Allora va'... La vedi quella sella? Sì, proprio lì, tra l'indice e il medio: sta' sicura, è un corto passo" Così svanisce, quietamente, la mia ragione. A presto.
Egandina, marzo 2013, redivivo, e pazzo.
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