L'uomo senza qualità
Un comune caso di personalità multipla
"La vita di una singola persona forse non è altro che una piccola oscillazione intorno al più probabile valore medio di una serie."
R. Musil, "L'uomo senza qualità"
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Procelle metropolitane
Post n°18 pubblicato il 02 Luglio 2013 da uomosenzaqualita
E' un diluvio di qualche tempo fa, in piena campagna elettorale, verso le dieci di sera. Sull'isola che separa le acque della circonvallazione da quelle della corsia della filovia, ci siamo solo lui e io. Lui è un signore di settant'anni circa, alto e magro e con gli occhietti tesi e attenti. Macchine e schizzi da terra, acqua di stravento, nuove ondate al passaggio di un'ambulanza, in corsia preferenziale. In acqua due anche qualche moto, noi soli a combattere gli elementi, chissà che ci fa il vecchietto adesso qui, con questo tempo ladro ... e sono di nuovo onde e folate, in attesa dei soccorsi. Ma dice che è in ritardo, a volte ne salta pure una, dice. Il vecchio è un vero lupo di mare, ne deve aver fatte di battaglie, tra Lodi e Lotto. E sottocoperta non c'è niente da fare: la panchina d'attesa imbarca acqua da tutte le parti, pure se coperta da un tetto, perché il flutto è possente e da ogni parte ci travolge. Lui si gira, non parla, evita, torna a guardare... Poi la filovia spunta, lontana... oltre lo stretto dell'incrocio. Si sale. E lui mi spiega che prima la Moratti per Milano non ha fatto un gran c... di niente. Non sono strade, sono oceani pronti a svelare la propria natura alla prima pioggia. I vetri ci riparano dagli elementi infuriati e al semaforo si guarda il muro della casa alta, quella con i cartelloni pubblicitari. C'è un tipo che dice di essere stato operaio, che con lui l'Italia invece di così potrebbe forse ... E poi quell'altro che gli sta di fianco, che si raccomanda che lui per il verde venderebbe chiunque ... Il capitano è in piedi, mica si siede lui... Guarda a dritta, dentro l'uragano. Macché, no... guarda proprio quei due nei cartelloni... E tace. Si tiene con forza, guarda fisso, e tace. I due sono là sotto la pioggia, stampati, e ridono. Come ridono... Intanto il mondo è travolto da onde e schizzi violenti. Il capitano distoglie gli occhi e prenota la fermata. E più che li guardo, più che ridono, più che il disastro si consuma, più che mi sento come quelli là... quelli là di cui dicevan che "tre volte il fe' girar con tutte l'acque la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù com'altrui piacque in fin che 'l mar fu sopra noi richiuso"...
Milano, Gennaio 2013 |
© - ULRICH
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