L'uomo senza qualità
Un comune caso di personalità multipla
"La vita di una singola persona forse non è altro che una piccola oscillazione intorno al più probabile valore medio di una serie."
R. Musil, "L'uomo senza qualità"
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Tempus fugit
Post n°24 pubblicato il 01 Ottobre 2013 da uomosenzaqualita
Ormai da anni, nella sua maturità, lui ha del tempo una percezione di volta in volta variabile, irregolare, forse comune a tutti, ma che lui reputa molto sua, quasi mai neutra, indolore; piuttosto dolorosa e magari, il più delle volte, nella migliore delle ipotesi, anestetizzata. Una percezione che non sa (né può) comunicare agli altri, a nessun altro, nemmeno a lei. Ad ogni modo il tempo passa e passa e non può farci assolutamente niente. Ovvietà dell'ovvietà. Ma bisogna dirlo: il tempo passa e non si può farci niente. Né fermarlo, né rassegnarsi. O, almeno, lui non ci riesce. Neppure chiedendo un ingannevole aiuto alle teorie scientifiche o a certe grezze letture da autodidatta e dilettante, che lo pongono a contatto (rozzamente) con i concetti di tempo locale e tempo totale, dilatazione dei tempi ed equazione del tempo, tempo universale e soprattutto tempo relativo, ossia la struttura che lega tempo a spazio, in quell'assoluto spaziotempo di cui Einstein ha potuto scrivere che "il mondo in cui viviamo è un continuo spazio-temporale a quattro dimensioni" (tre coordinate spaziali x, y, z e una coordinata temporale, il valore del tempo t), e Poincaré, di rimando: “nella nuova concezione lo spazio e il tempo non hanno più due entità distinte, come si potrebbe dire, ma due parti di un tutto, e parti più durevolmente, intimamente connesse al punto da non potersi più agevolmente separare.”
Il tempo: questo torturatore, tiranno e scalpello, sghembo pedagogo e pediatra di ragazzi invecchiati come tutti coloro che danno al tempo un potere sovrabbondante, enorme su di sé, e poco, invece, ne danno alle loro vite, in questo mal consigliati da cattive matrigne come l'ansia, la vergogna, la paura e da pessimi tutori come l'orgoglio e lo scontento. Fatto sta che lui ne paventa lo scorrere, pur non tralasciando nulla per imprimerselo bene dentro, a contrasto. Così compulsa spesso e volentieri calendari, lunari, agende e ha confidenza con il loro armamentario di numeri ordinali e cardinali, di prima e poi: dunque, ancora una volta, con i numeri, coi quali un tempo era stato in fiera discordanza. Un tempo, appunto. Non ora. Ora che legge e trascrive naturalmente brani come questi:
"Anche i rintocchi sono tornati: le tre del pomeriggio".
"Sarebbe l'ora del telegiornale".
"Guardare e riguardare l'orologio da polso, per convincersi che il tempo passa insensato. Il tempo non si è ancora mai fermato solo perché un uomo si annoia e sta alla finestra e non sa che cosa stia pensando".
"Anche questa sera. Una forcella cosi arde per ore". I - to be continued
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