Creato da Little_Lebowsky il 02/12/2011
"Come una banana in un acquario". Poche pagine al giorno

UN LIBRO...UN LIBRO VERO !

 

Lo so, avevo pensato il contrario, ma la storia di Rudi & co. è diventata un libro.

Se volete comprarlo potete spendere l'equivalente di una pizza qui oppure qui.

   Prometto che quando andrò a presentarlo dalla Dandini citerò tutti i miei amici blogger.


 

Cos'è questo Blog.

 

  E' una specie di libro.
Oddio...LIBRO è una parola forte per queste righe.
   In realtà come tutti gli accaniti lettori, mi piacerebbe saper scrivere.
Ci ho provato per divertimento e dato che sono pigro, preferisco mettere in un blog quello che ne è uscito piuttosto che farlo pubblicare.
Se vi piace leggete, prometto che sarà breve.
   Tutto qua.

 

Area personale

 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

FACEBOOK

 
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 20
 

Ultime visite al Blog

 
cassetta2anmicupramarittimaelledi80lab79pa.ro.lebvbtendedolceelfa75Ananke300piandeloadittaturadelpensierociaolauracalma85santorodonatodDIAMANTE.ARCOBALENObal_zac
 

Ultimi commenti

 

Chi può scrivere sul blog

 
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
 
 

 

 
« Lunedì 11 gennaio (1)Lunedì 11 gennaio (3) »

Lunedì 11 gennaio (2)

Post n°4 pubblicato il 05 Dicembre 2011 da Little_Lebowsky

- Come no, signor Forzan.

Dovrei mettere in atto il vocabolario Bancariese-Italiano, ma non me la sento.

E’ un bel sistema per far si che i clienti lascino il tuo ufficio tutti contenti senza avere niente in mano.

Cose del tipo:

- "Questo è veramente il prodotto che fa per lei".
Trad.: Questo prodotto con te non ha niente a che fare e  non me l'hai chiesto, ma questa settimana devo piazzarne almeno centomila euro perciò firma e non fare storie.

    - "Firmi lì nello spazio sotto, leggerà con comodo a casa".
Trad.: Non vorrai mica cercare in quelle righe piccole  piccole la fregatura che ti sto tirando, quindi metti quella benedetta firma e non discutere.

-"Lei è uno dei nostri clienti migliori".
Trad.:Se non fosse per gli interessi da usura che ti faccio pagare, non riuscirei a fare il budget dell'agenzia.

-"Faccia con comodo".
Trad.: Faccia presto.

-"Non le costerà niente".
Trad.: Ti costerà un sacco.

-"L'investimento è a basso rischio"
Trad.: Ci rimetterai anche il capitale.

-"Stia tranquillo".
Trad.: Preoccupati.

-"Me lo ricordo senz'altro".
Trad.: Tra due minuti ho già buttato l'appunto nel cestino.

-"Mi chiami pure quando vuole"
Trad.: Quando ti sento al telefono pianto gli spilli sulla tua fotografia.

-"Non c'è problema".
Trad.: Ci sono dei grossissimi problemi.

-"Ne parlerò col direttore".
Trad.: Col cacchio che glielo dico.

- "La richiamo a breve".
Trad.: Non ti chiamerò più.

   Ma se voglio continuare a guardarmi allo specchio senza sputarmi addosso, non posso usare certi trucchi.   Perciò torno a spiegare a Forzan che io preferisco fargli guadagnare un misero tre per cento con i BOT e che suo cugino tra un mese si addormenterà solo con il Tavor. Che la borsa non è una gallina dalle uova d’oro e che questa filiale è piena di gestori che, se vuole, lo fanno contento a modo suo.

 -   Non scherzi ragioniere. Mia moglie mi dice sempre di fare quello che mi dice lei. Rinnoviamo i BOT e le saluto mio cugino.

 

“Bravo Forzan”, penso io.

    Certo, sapere che prima decide la moglie, poi io, e per ultimo viene  lui, me lo rende ancora  più simpatico.
   Mi sa che gli alzo il tasso del conto corrente. Senza dirlo al capo che già si è incazzato perché non ho messo quindici euro di spese telefoniche a tutti i miei clienti per arrivare al budget di fine mese. (cosa totalmente legale, leggete il vostro contratto di conto corrente se avete un paio d’ore) ma assolutamente bastarda secondo me. Mica gli telefono tutti i giorni io, i miei clienti li lascio in pace.

 

Comunque si sono fatte le undici. Pausa caffè.
   Il momento preferito dai bancari, dopo la lettura movimenti del proprio conto il ventisette di ogni mese.

 

   E infatti mi squilla il telefono con l’interno di Luca visualizzato sul display.

Luca è uno dei miei colleghi-amici. E’ abbastanza giovane e si sta facendo in quattro lavorando e studiando contemporaneamente.

- Caffè ? mi chiede al telefono.

- Come no!  Gli rispondo deciso. – Aspettavo che mi chiamassi.

 

   In realtà a me il caffè non piace e non lo bevo, ma è il modo per respirare un po’ di aria dieci minuti fuori da qui.

Due chiacchiere con Luca, una spremuta e una brioche e già che ci siamo gioco anche il superenalotto. Hai visto mai ?

Alfonso, il barista-tabaccaio mi spiega che secondo lui sto sbagliando tutto.

- Che fai giochi oggi ? non lo sai che la settimana scorsa hanno vinto 86 milioni di euro ? Il montepremi è ripartito da 16 milioni e mezzo. 

- Grazie, ma non è che sedici milioni e rotti mi facciano schifo  - dico io. Anzi mi chiedo com’è che se si vincono 86 milioni la gente gioca e se i milioni sono solo sedici, non fa poi così gola.

A me una cifra così mi sistemerebbe eccome. Per evitare la solita ridda di ipotesi su cosa farebbe ognuno dei presenti con la somma in palio faccio un cenno a Luca e decidiamo di tornare in ufficio.

  Tra l’altro il barista è davvero insopportabile. Ha la sgradevole abitudine di fischiettare a volume molesto continuamente pur essendo stonato, oltre ad una totale incapacità di capire quando è il caso di non coinvolgerti in discussioni che mi interessano meno di un giornale di settore specializzato nella pesca alla carpa.
Reagisce ai mugugni che gli offro in cambio come se lo incoraggiassi e mi svela dei particolari della sua esistenza di cui farei volentieri a meno: in che discoteca è stato, cosa ne pensa del festival di sanremo, quanto gli piace Laura Pausini, la difficoltà che trova nel farsi un indirizzo di posta elettronica, cosa ha fatto ieri sera, cosa farà domani.
Il fatto è che nonostante siamo in centro, non c’è questa vasta scelta di posti dove fare una colazione come si deve e così l’ultima volta che mi ha chiesto come volevo il caffè gli ho risposto “SILENZIOSO”. Ha riso e mi ha appioppato la storia di un suo cugino davvero spassoso che fa sempre un sacco di battute come le mie e che lui non capisce.

Con un’occhiata a Luca decidiamo che il suo tempo è scaduto. 

   Usciamo dal bar che sta cominciando a piovere.  Il salubre clima padano non si smentisce mai.
Mentre butto lo scontrino (regolarmente rilasciato per metà cifra) leggo e rido:

GRAZIE PER LA PREFERENZA – BAR TABACCHERIA SANSCIAIN

 

 

 

 

   Il Bar-Tabaccheria Sansciain è il posto dove andiamo a fare colazione.

Proprio così: Sansciain con la A davanti e con tutte quelle I.
Scritto come si pronuncia.
 Ogni volta che entro mi chiedo come mai nella catena umana, che è partita dal proprietario, al rappresentante di insegne, al fabbricante, nessuno abbia posto l’obiezione che la corretta grafia preveda una U al posto della A, oltre al resto.
Mi domando sempre se uno non lo fa notare per gentilezza, per ignoranza o perché semplicemente non gliene frega assolutamente niente.

   Forse è una cosa voluta per evitare che i clienti chiamino il bar Sunscìn.

In fondo qui nel centro del Veneto per decisione di certe giunte  si studia il dialetto a scuola, ma l’inglese non lo si conosce e orgogliosamente lo si ritiene abbastanza inutile.

 

-  Io caro ragioniere – mi ricorda spesso un cliente – ho costruito la mia fabbrica senza sapere una parola di inglese. Era il 65. Non vorrà mica che mio figlio ne abbia bisogno adesso che la baracca è già impiantata.

   Benedetta lungimiranza degli artigiani. Quando apriranno l’IKEA a due chilometri dalla sua fabbrica di tavoli e sedie, ho paura che dovrà imparare anche lo svedese per tirare avanti.

(ovviamente continua)

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963