Creato da Little_Lebowsky il 02/12/2011
"Come una banana in un acquario". Poche pagine al giorno

UN LIBRO...UN LIBRO VERO !

 

Lo so, avevo pensato il contrario, ma la storia di Rudi & co. è diventata un libro.

Se volete comprarlo potete spendere l'equivalente di una pizza qui oppure qui.

   Prometto che quando andrò a presentarlo dalla Dandini citerò tutti i miei amici blogger.


 

Cos'è questo Blog.

 

  E' una specie di libro.
Oddio...LIBRO è una parola forte per queste righe.
   In realtà come tutti gli accaniti lettori, mi piacerebbe saper scrivere.
Ci ho provato per divertimento e dato che sono pigro, preferisco mettere in un blog quello che ne è uscito piuttosto che farlo pubblicare.
Se vi piace leggete, prometto che sarà breve.
   Tutto qua.

 

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Lunedì 11 gennaio (1)

Post n°3 pubblicato il 02 Dicembre 2011 da Little_Lebowsky

LUNEDI’ 11 GENNAIO

 

 

    Do un calcio alla porta di casa per chiuderla. Saltellando su un piede solo mentre mi allaccio l’altra scarpa, mi avvio verso l’ascensore . Come sempre, mi giro di corsa per tenerla aperta e tornare indietro a prendere le chiavi dello scooter.
Non c’è una mattina che non mi dimentichi qualcosa: i guanti, le chiavi, il cellulare, gli occhiali da sole.  Come minimo rientro in casa una volta, se non due. Freud direbbe che lo faccio inconsciamente perché in realtà non voglio uscire per andare al lavoro.
E il vecchio Sigmund la sapeva lunga. Non andrebbe poi tanto lontano dalla verità.

    La verità è che non e mi alzo dal letto sprizzando gioia per correre in ufficio, ma in qualche modo si deve pur portare a casa uno stipendio, e così dopo aver recuperato il portachiavi richiudo , immaginando fin da adesso il momento in cui rimetterò piede tra le accoglienti mura domestiche tra circa nove ore.

   Aspetto l’ascensore giurando che stasera butto le immondizie, prima che prendano vita e mi si rivoltino contro. Giuro, giuro ! Umido, vetro e carta. Stasera pulizie.

   Vestito di tutto punto per affrontare il viaggio nel freddo della mattina, salgo sul mio  Neos  e parto verso il centro sulla strada che percorro ogni giorno.
 Mi accorgo subito che le scuole hanno riaperto. Per due settimane, durante la vacanze di natale, passando davanti alla scuola vedevo quello spazio silenzioso e privo di traffico, ma oggi, parcheggiate con il piccolo Vitara o con l’imponente Cayenne, con il classico Freelander o il grintoso RAV, ritrovo la categoria in assoluto più pericolosa che si possa incontrare per strada: le mamme con il fuoristrada.
      Tra saluti come se i piccoli partissero per la legione straniera, con in mano zainetti e merendine, a bloccare serenamente e inconsciamente il traffico davanti alla scuola.
Come se nessun altro esistesse al mondo: nè bici, nè motorini, nè utilitarie e neanche i pedoni.
   Solo loro e la loro creatura. (Il SUV, non il bambino).

Scansando il delirio e imprecando  gli auguro un ennesimo aumento della benzina, che comunque immagino non le preoccuperebbe più di tanto e proseguo verso la meta. Rischio un paio di cadute sui lavori in corso da tre anni per il tram inaugurato già tre volte e ancora mai partito, e arrivo vivo e vegeto al parcheggio dell’ufficio dove mollo lo scooter.
    Otto e tredici.

Se in due minuti riesco a togliermi l’attrezzatura anti-freddo e fare le scale per timbrare, stamattina arrivo puntuale.
   Metto il lucchetto alle ruote, butto sotto la sella i guanti e il casco, affronto di corsa le due rampe e in uno scatto degno di un velocista giamaicano  finalmente passo il badge sul lettore alle ore otto, quindici minuti e cinquantotto secondi.
Sono ufficialmente al lavoro.
   Non ho mai capito se conta come ritardo o no, voglio dire: si deve timbrare entro le otto, quattordici e cinquantanove o entro le otto e quindici e rotti ? Boh. Comunque è  lunedì e per ora non mi pongo il problema.

Faccio l’impiegato.    

 

 
                       

   Lavoro in una grande banca del nord-est. Così grande che si è fatta comprare e vendere almeno tre volte negli ultimi due anni. L’ultima volta avevamo ancora i potenziali compratori spagnoli in visita che il Sole 24ore già annunciava ufficialmente che ci compravano gli inglesi.

E’ stata una giornata davvero surreale.

 

  Praticamente si naviga a vista. E i capigruppo e direttori vari, si adeguano di giorno in giorno alle nuove direttive. Oggi si devono vendere assolutamente titoli di stato, domani per forza azioni di quella società, dopodomani si molla tutto per proporre libretti di risparmio alle scuole elementari.
Insomma la mia banca non è differente.

  Faccio il gestore titoli, e come avrete capito il mio lavoro non mi piace per niente.

E non mi piace il mio capo. Un carrierista che nonostante sia direttore di una grossa filiale, non legge un libro dall’esame di maturità e non sa una parola di inglese.
   Facile intuire che non ha raggiunto la sua posizione per meriti propri.
Ricordo la visita di un addetto marketing di Londra e lui che girava per la filiale parlando come Totò e Peppino.

   - Here….money go…(indicando le casse per i prelievi e muovendo le mani come per scacciare delle mosche). Ehm…here money….in. (mostrando gli uffici degli addetti titoli e gesticolando come se arraffasse il piatto di una partita di poker).

   Quando l’inglese parlando ad un suo amico ha detto qualcosa che conteneva “asshole”, il capo mi ha chiesto cosa volesse dire.
   Gli ho tradotto che erano molto, ma molto impressionati dalle nostre capacità.
Lui era felice come una pasqua e ha passato il resto della mattina a telefonare a tutti i suoi amici per raccontarlo.

  

   Comunque è lunedì e il primo cliente mette dentro la testa nel mio cubicolo.
E’ ora di guadagnarci il pane.
Chi sarà ? E’ abbastanza facile indovinare.
   I clienti sono metodici. Basta conoscerli da poco per sapere il giorno, l’ora, il motivo e perfino il vestito con cui si presenteranno.
Ci sono quelli che arrivano trafelati all’ultimo minuto prima di chiudere per la pausa pranzo. Con la spesa sotto braccio e il sacchetto del pane che profuma. Una volta uno è uscito perché doveva rispondere ad una telefonata sul suo cellulare, gli ho preso dal sacchetto una pagnotta e me la sono mangiata tutta. Non ho resistito.
 Quando se n’è andato un mio collega, vicino di scrivania, mi ha fatto notare che avevo la cravatta coperta di briciole.
   Ho paura che il mio furto non sia passato proprio inosservato.

Ci sono quelli che vengono a versare i soldi per l’assegno scoperto sempre all’ultimo minuto.
E ti telefonano per chiedere di aspettarli perché hanno bucato una gomma, il figlio ha la varicella, la nonna è uscita in camicia da notte, il cane ha morso il postino, la lavatrice ha allagato la casa…e la fila dei disastri assume proporzioni bibliche man mano che la cifra da versare aumenta e il tempo a disposizione diminuisce.
   Strano a dirsi, ai clienti ricchi non succedono mai imprevisti.
Mai visto uno che deve venirsi a prendere l’assegno circolare di sessantamila euro per pagare la Mercedes nuova che chiami per dire che oggi non ce la fa proprio e passerà domani.

 

 

    Ci sono i clienti silenziosi. Quelli che invece ti raccontano tutta la loro vita. Ci sono quelli che “guardi che io me ne intendo sa…ho un cugino che va a pesca con una guardia giurata e quella gli racconta tutto delle banche”. Quelli che passano le giornate collegati al sito della borsa come se giocassero al videopoker e perdono migliaia di euro ogni mese.

Ci sono quelli che fanno le cose di nascosto dalle mogli (o dai mariti).
Ho visto un colonnello in pensione grande e grosso svenire davanti al cassiere quando la moglie ha scoperto che prelevava ogni giovedì pomeriggio centocinquanta euro.

 

   Lui diceva che il giovedì sera andava al cineforum. Lei, che si era insospettita per il saldo del conto in caduta libera ha voluto andare a fondo della faccenda e quando sono venuti insieme a vedere cosa succedeva lui non ha retto alla fine della sua commedia.    
BAAAMMMM.
   Vedere un uomo di novanta chili alto un metro e ottantacinque che crolla come un sacco di patate sul pavimento e la moglie che lo insulta mentre è privo di sensi non è cosa da poco.

   I clienti del lunedì mattina invece sono di solito degli ansiosi.
Hanno passato tutto il fine settimana a rimuginare. Probabilmente hanno un paio di notti insonni alle spalle e alle otto, cioè un quarto d’ora prima dell’apertura, ti aspettano al varco mentre tu dai il via alla settimana lavorativa con l’entusiasmo di un condannato ai lavori forzati nella Guyana Francese.


Il cliente di questo lunedì  mattina è il signor Forzan.

Il signor Forzan è l’esempio tipico dei miei clienti.
 Quando sono stato trasferito in questa filiale ero ovviamente l’ultimo arrivato,  e i miei simpatici colleghi si erano già divisi il parco buoi (come affettuosamente si chiamano i clienti in banca).

Quindi erano già assegnati gli avvocati, i notai, i rampolli delle famiglie bene, le mogli e le amanti degli industrialotti veneti. (entrambe le categorie hanno dei soddisfacenti introiti monetari dai suddetti).
    A me sono toccati i pensionati perditempo che passano la mattina in banca perché non hanno altro da fare e le signore di ottant’anni che hanno giusto tremila euro di BOT e un sacco di tempo per farmi vedere le foto della cresima della nipote, ma almeno mi portano i regalini a natale: dei meravigliosi centrini per il comodino, il libro della vita di Sant’Eriberto, l’abbonamento a Famiglia Cristiana…tutte cose indispensabili per il sottoscritto.
Comunque a caval donato…

    Il Forzan si siede e mi chiede perché in televisione fanno sempre pubblicità alle azioni della SuperLuce S.p.A e io non gliele abbia ancora proposte.
Suo cugino le ha prese e il suo promotore gli ha assicurato che triplicheranno già il primo giorno di quotazione.

- Signor Forzan, è lei che mi ha chiesto di non rischiare niente. Gliel’ho pure fatto inserire nel contratto. Si ricorda ? Quelle quarantasette pagine che mi ha firmato fronte e retro in cui si diceva di stare alla larga dai rischi oltre il dieci per cento del capitale investito.

   Forzan non ricorda. Lo sguardo un po’ assente come a tornare indietro nel tempo per recuperare la pagina che gli dev’essere in qualche modo sfuggita.
 Ha poco da sforzarsi.. I contratti in banca sono fatti apposta per non farsi ricordare.

I sistemi adottati sono due: scrittura piccolissima su pochi fogli concentrati, o viceversa contratti ligi alla legge sulla trasparenza e scritti in carattere 12, ma di settanta pagine.

 
    Anche i più zelanti, quelli che leggono Altroconsumo, cominciano a scorrere le prime due pagine, poi si arrendono e firmano sventolando bandiera bianca.

   A me di fare i budget non me ne frega niente. E così, infischiandomene bellamente delle direttive dall’alto, vendo ai clienti quello che va meglio per loro.
Nelle ultime note caratteristiche il direttore mi ha scritto: “ELEMENTO DESTABILIZZANTE”

   Io me le sono fotocopiate e appese sopra lo specchio in bagno. Ogni mattina, leggendo il foglietto mi do una pacca sulla spalla.

Cento, mille uomini così e MI MANDA RAITRE non avrebbe più ragione d’essere.

 

  Di certo, nessuno piazzerebbe più titoli, come da ordini di scuderia, che la settimana dopo valgono zero. E succede, credetemi.

Nessuno trasformerebbe dei tranquilli pensionati in avidi azzannatori di Call&Put che poi li lasciano senza liquidazione e con un conto in farmacia per pagare i calmanti lungo come il loro portafoglio titoli.

  Insomma, non sono l’impiegato che la banca desidera.
Ma in fondo neanche la banca è l’azienda che io credevo.

   Pensavo che il lavoro fosse: presto soldi, raccolgo soldi. Punto.

Invece no. Ci ho messo vent’anni ma ho capito che la cosa è diversa e non è così semplice.

   E poi ho questa brutta abitudine di fare domande.

   All’ultima giornata di aggiornamento sui prestiti personali ho chiesto due volte (perché non ci arrivavo proprio) perché non potessimo finanziare più di cinquemila euro a chi lavora da meno di un anno con un posto fisso, ma se lo stesso si impegna a sottoscrivere  un piano di risparmio di duecento euro al mese, arriviamo a ottomila.
- Scusate – ho continuato testardamente – ma gli diamo più soldi solo se lui ce li ridà indietro.
Ho capito bene ? 

- Il senso non è questo-  mi spiegava il Tutor Family Finance. (un nome motivante per dire quellocheinsegnaafareiprestitipersonaliaipoveracci)
- Li stiamo educando a risparmiare.

   - Si  -faccio io - ma non risparmia mica. Gli diamo tremila euro in più di quanti gliene servano al quattordici per cento e lui ce li ridà un po’ alla volta prendendo lo zero virgola settantacinque.

- Ma lascia stare i numeri qui si parla di altro !

   Si parla di altro.  Insomma a trentanove anni ho capito che i numeri in banca non c'entrano niente. Stiamo facendo opera di educazione.

 

   - Scusi….ragioniere…mi ascolta ?

E’ Forzan. L’ho lasciato parlare per due minuti mentre nella mia testa,  stavo facendomi un film tutto mio. Poverino.

   - Come no, signor Forzan. Mi dica tutto.

(ovviamente continua...)

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Commenti al Post:
ciaolaura
ciaolaura il 07/06/12 alle 15:46 via WEB
Secondo me....lavori proprio nella mia banca!!
 
 
Little_Lebowsky
Little_Lebowsky il 07/06/12 alle 17:42 via WEB
Scrivimi che ne parliamo :-) Comunque io mi sono licenziato tre anni fa :-)
 
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