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Abbiamo la responsabilità collettiva

Post n°3042 pubblicato il 26 Maggio 2019 da namy0000
 

2019, FC n. 21 del 26 maggio. DONNE VIOLENTATE.  Intervista al medico chirurgo Denis Mukwege, Premio Nobel per la pace nel 2018.

È conosciuto come l’uomo che ripara le donne. Ha operato, risanato, guarito 50.000 donne. ‹‹Dietro ciascuna di queste donne c’è una vita, una persona, una storia di sofferenza. Perciò non amo molto parlare di numeri››.

Congolese, vive e opera nel luogo, al mondo, con il maggior numero di violenze sessuali: il Congo.

‹‹Questo ospedale non l’ho costruito per curare le vittime di stupro››, dice Mukwege, ‹‹e non potevo immaginare che si sarebbe occupato di questo tipo di patologia. Ma ho dovuto costatare, dopo soli 3 mesi dall’apertura, nel 1999, che avevamo già accolto 45 pazienti, tutte donne che avevano subito violenze. Tutte raccontavano la stessa storia: avevano subito stupro di gruppo e torture di ogni sorta. Violenze tanto estreme che presentavano ferite, lacerazioni, vere e proprie devastazioni dei genitali. In alcuni casi avevano loro sparato, in altri dato fuoco. Non avevo mai visto cose del genere. Ho pensato che non era normale. Era una nuova patologia››. Anche i numeri erano impressionanti. Per anni l’ospedale di Panzi ha accolto una media di 10 donne al giorno, oltre 3.000 all’anno… ‹‹Poi›› , spiega il dottore, ‹‹per un certo tempo la situazione era migliorata: eravamo scesi alla metà. Ma a partire dal 2016, il numero è tornato a crescere. Oggi siamo a 2.000 l’anno, ma con un aspetto nuovo e terribile: Dobbiamo curare anche bambine e bambini. Da qualche anno le donne che vengono da noi hanno figli piccoli, e spesso sono anche loro, e persino i neonati, ad aver subito violenza sessuale. Un nuovo livello di atrocità››.

‹‹Si sa chi sono i responsabili: gruppi armati e soldati dell’esercito governativo. Il problema è che vige un totale stato di impunità che, se finisse, porterebbe a una sensibile diminuzione dei casi››-

Perché nel Sud Kivu? ‹‹Abbiamo cercato di capirlo, attraverso un dossier statistico. Il risultato? Là dove si trovano le miniere di coltan e oro, là si trovano i gruppi armati che si combattono per controllarle: là avvengono gli stupri. Il conflitto che ha luogo in Congo è per il controllo delle sue risorse naturali. Tra queste risorse c’è un metallo, il coltan, da cui si estrae il tantalio, molto ricercato per i nostri smartphone, computer e gli apparecchi elettronici… Il Congo ha le più importanti riserve di coltan, riserve dalle quali i congolesi non hanno alcun beneficio. Sono i paesi vicini che lo esportano pur non producendolo. Il Ruanda è il primo esportatore di questo minerale.

Noi accogliamo anche vittime di violenze che vengono dalla città, o da luoghi dove non ci sono miniere. Il motivo è che di questo problema, qui, non si è mai occupato nessunoQuesta violenza è penetrata nella società. Un’intera generazione ha vissuto sempre nella violenza. È come una metastasi. Se i bambini assistono alla violenza o alle torture sui genitori o  genitori sui figli, che altra cultura possono trasmettere se non quella della violenza? Chi commette violenze pensa che non ci siano più limiti. I criminali continuano a circolare liberamente››.

‹‹Come tutti gli uomini ho avuto paura. Dopo l’ultimo attentato, nel quale ho perso dei collaboratori, ho pensato che eravamo oltre l’accettabile e ho lasciato il Congo. Ma, vede, le donne di questo Paese sono formidabili. La loro determinazione è commovente. Non mi hanno lasciato scelta fra restare a Boston e tornare: quando vedi che una donna che non ha 2 dollari al giorno per vivere decide di vendere i suoi frutti e le verdure per comprarti un biglietto d’aereo… l’umanità che condividi con loro ti interpella, se loro sono in Congo, se hanno bisogno di me, se loro non possono lasciare il Congo, non si può abbandonarle. Loro danno tutto per te, a confronto tu dai ben poco. Sono delle eroine. Quando doni molto e hai troppo, doni niente. Ma quando non hai niente, e dai quel pochissimo che hai, doni moltissimo››. ‹‹Credo che se i consumatori europei, americani, giapponesi, cinesi si mettessero d’accordo nel volere un coltan pulito la guerra terminerebbe in un giorno… Si può dire ai fabbricanti di procurarsi la materia prima in modo che sia evitato il conflitto armato questa è la soluzione. Questo fa finire la guerra. Perché, lo dico con forza, fermare la guerra è possibile. Le maggiori responsabilità le ha il Governo del Congo che dovrebbe regolamentare l’estrazione dei minerali e proteggere i civili, ma c’è anche il ruolo delle multinazionali, dei paesi ricchi e dei consumatori. Questo conflitto non conosce confini. Inizia nell’Est del Congo ma prospera in Occidente. La domanda di elettronica a basso costo per il consumatore rafforza un sistema senza regoleIl punto è che si vuole una materia prima meno costosa e si utilizzano donne e bambini come schiavi. Questa è un’onta per l’umanità››.

‹‹Assistere le vittime significa fornire loro non solo le cure mediche per riparare il corpo, ma anche dare loro l’assistenza medica, il supporto psicologico, l’assistenza legale, la reintegrazione socioeconomica…››. ‹‹Lo stupro non distrugge solo i corpi, ma spezza l’anima e rompe il rapporto con i familiari…››.

‹‹Vorrei che gli italiani e gli europei ricordassero che la violenza sessuale c’è in ogni angolo del mondo. E proviene sempre dalla stessa causa: non trattiamo uomini e donne da pari a pari. Abbiamo la responsabilità collettiva di cambiare questo, in Congo, in Colombia, in Italia e ovunque. Soprattutto  per le generazioni future. Possiamo iniziare questo cambiamento proprio ora, oggi, con piccoli cambiamenti nelle nostre azioni e nei nostri pensieri››

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