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Post n°3244 pubblicato il 17 Febbraio 2020 da namy0000
Tag: comunità, contratto, diritti, divieti, elenco, futuro, istruzione, lettera, poesia, querida amazonia, Regole, segreto, sogni, trasformazione, uso Querida Amazonia, l’amore che sana le ferite Querida Amazonia. È racchiuso in questo inizio sorprendentemente poetico il segreto dell’esortazione apostolica post-sinodale di Francesco. Cara Amazonia. Come fosse la lettera a una persona cara. Solo chi ama sa prendersi cura dell’amato o dell’amata. E sogna per lui, o per lei, un futuro migliore. Così nella sua lettera, invitando la Chiesa a rileggere il documento finale del Sinodo, e a farsene interpellare, Francesco elenca quattro sogni. Che sono progetti. Che sono cammini. Che sono anche indignazione. Perché bisogna indignarsi, come si indignava Mosè, come si indignava Gesù, come Dio si indigna davanti all’ingiustizia. In questi sogni c’è la chiave di un futuro che ci riguarda tutti. Perché tutto è legato. Un futuro che non si può ridurre a un elenco di regole e divieti, alla stregua di un’istruzione per l’uso, di un contratto. Un futuro da scrivere, invece; rimanendo fedeli alla Fede che lo sostiene. Un futuro da costruire camminando insieme. Nel tempo. Senza scorciatoie. Ma con una visione. Un orizzonte. Che Francesco indica ricorrendo anche alla poesia. ‹‹Il mondo soffre per la trasformazione della pala in fucile, dell’aratro in carro armato››, scrive citando Vinicius de Moraes. Ma la Chiesa – aggiunge – può ancora sognare e agire per un mondo dove siano garantiti i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi; dove la loro voce ascoltata e la loro dignità sia promossa. Dove la cultura dell’incontro permetta di coltivare senza sradicare; di promuovere senza invadere; dove l’ecologia si integri con la giustizia e le città non siano il luogo dove chi cerca la liberazione trova invece schiavitù. Di qui l’importanza anche dell’educazione. E in essa la riscoperta di qualcosa che il mondo sta perdendo, ma in Amazonia vive ancora: il senso della comunità e del bene comune. Un futuro dove la Chiesa percorra nuovi cammini non tagliando le ali allo Spirito santo, valorizzando il ruolo dei laici e delle donne senza clericalizzarli, recuperando lo spirito missionario, trovando vie nuove per evangelizzare attraverso l’incontro, il kerygma, la manifestazione di Dio, le comunità di base. In questa prospettiva di cammino, di amore e di futuro, anche alune semplificazioni sui temi della inculturazione e del celibato sacerdotale (inquadrate in una prospettiva più ampia) rimpiccioliscono. E appare ingannevole il tentativo di ridurre tutto a referendum pro o contro. Il tema non è la fretta di qualificare come superstizione o paganesimo alcune espressioni religiose. Piuttosto, il saper riconocere il grano che cresce in mezzo alla zizzania. Il tema non è discutere del celibato come di un dogma (che non è); o delle sue possibili deroghe, che Francesco non muta, dimenticando quelle che già esistono. Il tema è il sacerdozio come servizio a comunità vive alle quali non può essere negata la celebrazione dell’Eucaristia o il sacramento del perdono. Il tema non è la funzionalizzazione, ma la vocazione. Il tema non è stare fermi, ma camminare (FC n. 7 del 16 febbr. 2020). |
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