Creato da namy0000 il 04/04/2010

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2023, FC n. 26 del 25 giugno

YUNUS: Cambiamo le banche o ci estingueremo

«Qualcuno deve alzare la voce per dire che il mondo sta andando nella direzione sbagliata», ripete l’economista bengalese Muhammad Yunus, Nobel per la pace nel 2006 per aver creato sviluppo economico attraverso il microcredito, il finanziamento di progetti imprenditoriali e agricoli in tutto il mondo (soprattutto ideati e creati da donne). È stato lui, insieme con l’attivista irachena Nadia Murad, sabato 10 giugno, a leggere in Piazza San Pietro, alla presenza del segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin, la dichiarazione di “impegno alla fratellanza umana” a nome degli oltre trenta premiati con il prestigioso riconoscimento, giunti da tutto il mondo per il primo Meeting internazionale sulla fraternità umana. Abbiamo raggiungo il “banchiere dei poveri” il giorno dopo a Torino, poco prima del suo intervento alla serata conclusiva del festival CinemAmbiente, la più importante manifestazione italiana di cinema ambientale organizzata dal Museo nazionale del cinema di Torino. «Le religioni giocano un ruolo importante nella vita umana», esordisce Yunus. «Tutte dovrebbero lavorare per promuovere la fraternità. Attendiamo con ansia il ruolo guida di papa Francesco in questa direzione».

Qual è il suo rapporto con Francesco?

«Mi ha invitato in Vaticano diverse volte per esporre il mio progetto di microcredito. La Grameen Bank, la banca da me fondata, ormai è presente in tutto il mondo, con 150 milioni di beneficiari, per un totale di 125 milioni di crediti. Avevo conosciuto anche Benedetto XVI, anch’egli molto interessato ai miei progetti. Francesco intende approfondire il mio concetto di “banca sociale”, capace di invertire un sistema finanziario improntato sempre più verso l’alto, che estende le disuguaglianze».

Quali sono secondo lei i motivi di interesse da parte del Pontefice argentino?

«Viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda. Anche a lui ovviamente preme ridurre la povertà del mondo e considera l’attuale capitalismo liberista socialmente ingiusto. Credo che mi inviti in udienza spesso anche per convincere i suoi collaboratori. Ci ha sollecitato a stringere contatti con la Caritas per creare imprese e investimenti all’insegna del microcredito, il finanziamento di piccole realtà agricole e aziendali condotte da persone che le banche tradizionali non hanno mai considerato perché giudicate “non bancabili”, ovvero senza garanzie di rientro. Invece la nostra esperienza dimostra che i crediti non solo rientrano, ma portano sviluppo in tutta l’area in cui agisce la microimpresa».

Può il microcredito contribuire a domare l’inflazione?

«L’aumento dei prezzi è grave soprattutto per chi ha un salario fisso. Ma i beneficiari del microcredito sono imprenditori e dunque sanno come fronteggiarlo, almeno in parte, giocando sui prezzi, razionalizzando i costi, attuando tutte quelle misure che un imprenditore adotta per proteggersi dall’inflazione».

Oggi il quadro è molto cambiato dai tempi in cui è nata la microfinanza? È ancora efficace?

«Oggi più che mai le banche del microcredito possono diventare vere e proprie banche di sviluppo, permettendo alle classi povere di mettersi in gioco e dimostrare la propria capacità imprenditoriale per uscire dalla povertà e continuare a crescere. Ma servono nuove regole. Perché il sistema bancario attuale promuove la concentrazione della ricchezza, aiutando solo quelle infrastrutture che fanno arricchire chi è già ricco».

Da tempo lei parla della costruzione dopo la pandemia di un mondo a tre zeri: zero emissioni, zero concentrazione della ricchezza, zero disoccupazione

«Il quadro economico è drammatico e soprattutto non si preoccupa di quanto soffrono i poveri, incoraggiando a concentrarsi esclusivamente sui grandi profitti. Dopo la pandemia nel mondo sono stati investiti dalle banche centrali 14 trilioni di dollari. Dovrebbero essere usati per costruire un nuovo sistema bancario e concentrarsi sulla transizione ecologica, non per riparare quello vecchio. Altrimenti siamo destinati a estinguerci come i dinosauri».

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