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Post n°3502 pubblicato il 11 Gennaio 2021 da namy0000
Tag: acqua, acquedotto, Casa, diritto, fondazione, ingegneria, pozzo, rubinetti, secchi, studio, Viaggio 2021, FC n. 2 del 10 gennaio. Georgie, la stella delle sfilate che disseta il Burkina Faso Non ha dimenticato quando, da bambina, marciava giornate intere per portare l’acqua al villaggio. Ora, ricca e famosa, ha fatto costruire acquedotti e pozzi per la sua gente. Da quando ho viaggiato in Africa per le mie inchieste giornalistiche, il rubinetto dell’acqua delle nostre case è diventato per me il simbolo di un privilegio che sempre mi commuove. Non riesco ad aprirlo senza pensare come per milioni di africani sia soltanto un miraggio. Mi porto nel cuore, con una grande pena, le donne che partono all’alba con un secchio sulla testa e camminano ore e ore per raggiungere un pozzo. Così ogni giorno dell’anno.
Ora sappiamo che faceva parte di queste faticose spedizioni mattutine anche la famosa top model, Miss Burkina Faso nel 2003 e Miss Africa nel 2004, Georgie Badiel. «Da bambina, nel mio villaggio, in Burkina Faso, mi svegliavo alle sei e andavo fino al pozzo, portavo a casa l’acqua e poi ritornavo al pozzo. Tre ore a piedi su e giù. Trovavo ingiusto che non potessi bere quando e quanto volevo. Allora abbracciavo mia nonna e le chiedevo: “Perché l’acqua è così lontana”», ha raccontato ai media, incantati dalla sua storia che sembra una favola moderna. Quella domanda Georgie Badiel ha continuato a portarla con sé, mentre diventava ricca e contesa dai grandi stilisti, da Marc Jacobs a Louis Vitton, e conquistava, di successo in successo, le passerelle, con il suo incedere elegante e regale, proprio delle donne africane.
Cinque anni fa, durante un viaggio in Benin ha constatato che nulla era cambiato: «Le donne che vivono in campagna sono costrette a camminare sei ore per riempire una tanica. A volte dormono sul ciglio della strada, sono aggredite e stuprate, incontrano bestie feroci. L’ingiustizia continua e ho deciso che bisognava fare qualcosa, subito, a cominciare da me».
È stato così che ha creato una fondazione per finanziare le trivellazioni che hanno perforato un ampio territorio del Burkina Faso, scavando pozzi, costruendo acquedotti, portando l’acqua potabile a 300.000 burkinabé. Ha pagato gli studi di ingegneria idraulica a 118 africane e lezioni di igiene a 15.000 bambini, fino a meritarsi il riconoscimento di “principessa dell’acqua”.
«Ma il mio sogno è che non esistano più principesse dell’acqua. Che bere e lavarsi siano un diritto di tutti, in Africa come in America». Il suo motto preferito? «Essere forti in ogni situazione e cercare di mantenere una felicità interiore» |
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