Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 26/11/2017

HHo fatto solo il mio dovere

Post n°2432 pubblicato il 26 Novembre 2017 da namy0000
 

...«Non ho fatto niente di straordinario – spiega sul palco della Leopolda – ho fatto solo il mio dovere». Poi, commosso, ha guardato la sua famiglia a due passi. «Viviamo una vita blindata, però, posso assicurarvi, con la piena consapevolezza, di aver fatto la cosa giusta e di esser stato un uomo libero. Mi consente di guardare la mia famiglia negli occhi e dirgli che gli voglio bene. Di non averli messi in pericolo. Anzi, sono certo di averli salvati dal cattivo esempio»..." (Giornalettismo, 25 nov. 2017).

 
 
 

Luogo di aggregazione

Post n°2431 pubblicato il 26 Novembre 2017 da namy0000
 

“…Inaugurato nel 1990 il Centro Asteria a Milano, promuove «l'ascolto del cammino umano nel tempo» e si propone come luogo e spazio dedicato ai giovani. Suo compito è cercare di realizzare percorsi di formazione per una crescita della persona attraverso attività culturali, cinema, musica e sport. E allora ti chiedi di fronte a una organizzazione che dipende dal coraggio, la fantasia e il duro lavoro di poche persone quale forza le spinge a mantenere viva una organizzazione tanto vasta e pesante. La risposta è in una breve presentazione a firma della direzione del Centro: «La nostra identità di persone ci invita a valutare dove risieda la forza dell'esistenza, il suo senso, da dove provengano e soprattutto dove portino le nostre vocazioni». Dalle loro scelte seguiranno conseguenze di bene e di bellezza, in sintonia con la loro dignità di persone generate nella comunione e per l'amore. Poiché niente c'è al mondo di più grande e prezioso. Il fine di tanta dedizione e lavoro è nell'ultima riga del semplice testo che ci viene distribuito all'ingresso ed è sorprendente dove si descrive come obiettivo l'impegno per la cura dei giovani perché nelle decisioni personali e civili sappiano percorrere «i sentieri della bellezza e della felicità assumendo sempre meglio l'arte del vivere». 
La vasta programmazione proposta dal Centro porta i giovani studenti di Milano a trovare un luogo di aggregazione dove, attraverso le attività culturali e sportive, sia possibile una crescita globale della persona…” (
Maria Romana De Gasperi, Avvenire, sabato 25 novembre 2017).

 
 
 

Vince nel mondo

Post n°2430 pubblicato il 26 Novembre 2017 da namy0000
 

2017, Avvenire 25 nov. - Quell'Italia che (in silenzio) vince nel mondo

 

Quanti lettori sanno che, nel commercio mondiale, l'Italia è il secondo Paese più competitivo al mondo dopo la Germania? Temo pochissimi, tranne gli addetti ai lavori. Eppure è la realtà incontrovertibile dei numeri del Trade Performance Index 2016: una classifica internazionale di cui nessuno (nel dibattito pubblico nazionale) parla e scrive, che rappresenta tuttavia a livello globale uno dei migliori "termometri" dello stato di salute del sistema imprenditoriale di un Paese. Questo indice confronta infatti la forza delle aziende di 189 Paesi in 14 settori, misurando i dati più significativi come (tra gli altri) la quota di export mondiale, il saldo commerciale con l'estero, il numero di mercati in cui riescono a penetrare i prodotti di un sistema-Paese. E rivela l'incredibile capacità di intraprendere degli italiani: nei 14 settori considerati, il nostro Paese vanta nel mondo ben due primi posti (nell'abbigliamento e nei prodotti in pelle e cuoio), cinque secondi posti, un terzo posto e un quinto posto per migliore competitività commerciale. Un bottino inferiore, appunto, solo a quello tedesco.
È un risultato che dovrebbe portare aria nuova nelle chiuse stanze del nostro dibattito politico. Imponendo subito una raffica di riflessioni controcorrente. La prima è l'insensatezza di una rappresentazione dell'Italia – sempre più diffusa ahinoi – come "Disneyland della storia" destinata a vivere solo di turismo, cultura e narrazione. Nonostante la perdita di numerose grandi imprese negli ultimi 20 anni, il Pil e l'occupazione del nostro Paese sono ancor oggi (in gran parte) figli della grande capacità manifatturiera degli italiani e di una innovazione di prodotto che probabilmente non ha eguali al mondo. La seconda riflessione riguarda la "flessibilità" del modello d'impresa ideale nei diversi settori: le grandi economie di scala non sono l'unica strada possibile per la competitività, o almeno non in tutti i settori. In ambiti come, tra gli altri, l'abbigliamento, il tessile, la meccanica, l'alimentare si può "vincere" nel mondo anche con dimensioni medie, puntando sulla qualità della produzione e su una presenza produttiva e distributiva chirurgicamente posizionata nei mercati a più alto tasso di crescita. Un'altra riflessione riguarda la percezione dell'italianità nel mondo, che viene ancora associata al "ben fatto", al gusto, alla cura artigianale del prodotto. È come se l'antico spirito delle botteghe rinascimentali fosse ancora, in qualche modo, percepito e riconosciuto.
Per evitare inutili trionfalismi, è giusto rilevare anche il rovescio della medaglia: se tutto ciò non si traduce in una crescita del Pil in linea con Germania e Francia, vuol dire che le imprese vincenti rappresentano "isole" in un mare (che rimane) in tempesta. Costruire ponti tra le isole e scialuppe per chi cerca di raggiungerle, non può essere certo compito di chi intraprende... 
www.francescodelzio.it

 
 
 

Accogliere chi ha subito

Post n°2429 pubblicato il 26 Novembre 2017 da namy0000
 

“…Aprire le loro case, accogliere chi ha subìto gravi danni. Scaldarli, rimboccare le coperte, accendere il focolare, cuocere le castagne sulla fiamma, fare festa con il vino più buono. Pregare insieme. E in certe sere più terse e piene di stelle, iniziare sottovoce a raccontare ai loro ospiti le grandi storie dell’inizio, a ricordare il primo amore, ad ascoltarle come fosse la prima volta. Con lo stesso incanto, con la stessa fiducia, con lo stesso ardore. Nicodemo ritorna finalmente nel seno materno, e rinasce davvero. Altre volte questo miracolo non avviene, ma quei mesi passati come ospiti in case con poche crepe e tanta fraternità, sono sempre dono e ristoro per il cuore, il tozzo di pane e il bicchiere d’acqua per non morire e continuare a camminare nel deserto. Molte persone affaticate e oppresse dall’arrivo della carestia di capitale narrativo, avrebbero potuto iniziare una nuova storia e forse conoscere una resurrezione vera se solo avessero trovato un amico nelle periferie ad aprirli generosamente la porta di casa. E, qualche volta, il "lontano" che ci salva dalla grande carestia è quel fratello sognatore che molti anni prima avevamo cacciato via e venduto ai mercanti verso l’Egitto, ma che non aveva cessato di amarci, ci aveva riconosciuti, e ci aveva donato il pane. …” (Luigino Bruni, Avvenire, sabato 25 novembre 2017).

 
 
 

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