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Accogliere chi ha subito
Post n°2429 pubblicato il 26 Novembre 2017 da namy0000
“…Aprire le loro case, accogliere chi ha subìto gravi danni. Scaldarli, rimboccare le coperte, accendere il focolare, cuocere le castagne sulla fiamma, fare festa con il vino più buono. Pregare insieme. E in certe sere più terse e piene di stelle, iniziare sottovoce a raccontare ai loro ospiti le grandi storie dell’inizio, a ricordare il primo amore, ad ascoltarle come fosse la prima volta. Con lo stesso incanto, con la stessa fiducia, con lo stesso ardore. Nicodemo ritorna finalmente nel seno materno, e rinasce davvero. Altre volte questo miracolo non avviene, ma quei mesi passati come ospiti in case con poche crepe e tanta fraternità, sono sempre dono e ristoro per il cuore, il tozzo di pane e il bicchiere d’acqua per non morire e continuare a camminare nel deserto. Molte persone affaticate e oppresse dall’arrivo della carestia di capitale narrativo, avrebbero potuto iniziare una nuova storia e forse conoscere una resurrezione vera se solo avessero trovato un amico nelle periferie ad aprirli generosamente la porta di casa. E, qualche volta, il "lontano" che ci salva dalla grande carestia è quel fratello sognatore che molti anni prima avevamo cacciato via e venduto ai mercanti verso l’Egitto, ma che non aveva cessato di amarci, ci aveva riconosciuti, e ci aveva donato il pane. …” (, Avvenire, ). |
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