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Messaggi del 09/09/2023

Far crescere la fraternità

Post n°3910 pubblicato il 09 Settembre 2023 da namy0000
 

2023, Ermes Ronchi, Avvenire 7 settembre

“Far crescere la fraternità è il tesoro della storia“

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità (….)».

Tutto comincia quando ci sentiamo debitori, dice Paolo; quando ci sentiamo custodi dell’altro, dice il Profeta; debitori senza pretese e custodi attenti: sono i due nomi belli di ogni persona in relazione. E il terzo è offerto dal Vangelo: restauratori di legami, coloro che incessantemente rammendano il tessuto continuamente lacerato delle relazioni. Se tuo fratello commetterà una colpa contro di te, vai e ammoniscilo. Tu fa il primo passo, ricomincia il dialogo, sospinto dal vento di comunione che è Dio, “cemento del cosmo, forza di coesione della materia, collante delle vite” (Turoldo). Quando un io e un tu ricompongono un noi, quando riparano l’alleanza, il legame che si ri-crea è il mattone elementare della casa comune, il sentiero del Regno, la porta di Dio.
Ma che cosa mi autorizza a intervenire nella vita di una persona? Nient’altro che la parola fratello, percepire l’altro come fratello o sorella… non l’impalcarsi a difesa della verità, non il credersi i raddrizzatori dei torti del mondo, ciò che ci autorizza è la custodia direbbe Ezechiele, è l’I care di don Milani: mi stai a cuore e mi prendo cura. Solo chi ci ama sa prendersi cura e ammonirci nel modo giusto, gli altri sanno solo ferire o adulare. Dopo aver così interrogato il tuo cuore, tu va’ e parla, tu fa il primo passo, prova tu a riallacciare la relazione. Lontano dalle apparenze, nel cuore della vita, tutto inizia dal mattoncino elementare della realtà, il rapporto io-tu. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello. Verbo stupendo:
guadagnare un fratello. C’è gente che accumula denaro, gente che guadagna prestigio o potere, e poi c’è gente che guadagna fratelli. Il crescere della fraternità è il tesoro della storia, dobbiamo investire tutto nel capitale relazionale, l’unico investimento che produce vera crescita. E alla fine del percorso di ricomposizione tracciato da Gesù, il Vangelo riporta una frase da capire bene: se non ascolta neppure i testimoni, neppure la comunità, quel fratello sia per te come il pagano e il pubblicano. Lo considererai un escluso, uno scarto, un rifiuto? No. Con lui ti comporterai come Gesù, che siede a mensa con Matteo e i pubblicani di Cafarnao, che discute di figli, di briciole e cagnolini con una donna pagana. Questo percorso mi fa sentir bene dentro la prima espressione del Vangelo di oggi: quando due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro. Parola che scavalca la liturgia: “Non nell’io, non nel tu, lo Spirito risiede nell’io-tu” (M. Buber). Il Signore respira meglio quando è catturato dentro quei nostri abbracci che, qualche volta almeno, ci hanno fatto meravigliosamente perdere il fiato. 

 
 
 

Io lo chiedo

Post n°3909 pubblicato il 09 Settembre 2023 da namy0000
 

2023, Avvenire 8 settembre

#iolochiedo. «Senza consenso è sempre stupro». Amnesty: va cambiato il Codice penale

Parla Tina Marinari, coordinatrice della nuova campagna di Amnesty per prevenire gli abusi attraverso l'educazione dei giovani nelle scuole

«È come un treno, per viaggiare ha bisogno di due binari paralleli: un impianto legislativo adeguato da un lato, una nuova cultura dall’altro. Se davvero vogliamo contrastare la violenza contro le donne questi due aspetti vanno affrontati insieme».

Tina Marinari è la coordinatrice della campagna #Iolochiedo di Amnesty International Italia che punta sulla prevenzione degli abusi nei confronti delle donne, soprattutto attraverso l’educazione dei ragazzi nelle scuole, e parallelamente chiede appunto una modifica del Codice penale affinché sia considerato stupro qualsiasi atto sessuale senza consenso. Attualmente infatti l’articolo 609-bis punisce solo chi «con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali».

E invece non sempre viene esercitata una violenza fisica...

Esatto, ma va ribaltato il piano. Per gli atti sessuali deve esserci sempre un consenso. Esplicito o almeno ben desumibile da un’attiva partecipazione. Se invece una donna dice no o resta paralizzata o mostra di non gradire è evidente che il consenso non c’è. E quindi chi continua in quell’atto sessuale sta compiendo uno stupro che deve essere punito.

Ma in qualche caso il consenso non potrebbe essere equivocato?

In realtà no. Dobbiamo anzitutto sfatare tutti quegli stereotipi tipici di una cultura maschilista sbagliata. Non è vero che “quando una donna dice no è per farsi desiderare e in realtà il suo no significa sì”. Il no è no e il sì è sì. È questa la cultura del consenso che va promossa. Consenso vuol dire essenzialmente rispetto dell’altra persona, dei suoi diritti e prima ancora della sua dignità.

Faccio l’avvocato del diavolo: non si rischia che una ragazza denunci il suo ex solo per vendetta, dicendo che non era consenziente in un rapporto?

Le eccezioni negative possono sempre capitare. Ma anzitutto qualsiasi notizia di reato deve essere vagliata tramite indagini e poi giudicata dalla magistratura. Poi, soprattutto, è davvero difficile che una ragazza si esponga con un’accusa falsa su un tema tanto delicato che poi comporta una dura trafila di verifiche. In ogni caso, la nostra richiesta di modifica del Codice penale si basa su quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul firmata nel 2011 e ratificata 10 anni fa dall’Italia.

Alcuni Paesi hanno già modificato le loro normative in questa direzione, come ad esempio la Spagna con la legge «Solo sí es sí»...

E più recentemente lo hanno deciso la Svizzera a giugno e i Paesi Bassi a luglio. Prima della Convenzione il consenso era previsto in 9 nazioni, ora in 17 su 46 che fanno parte del Consiglio d’Europa. È ora che lo faccia anche l’Italia, per questo insistiamo con la campagna #Iolochiedo, finanziata con le donazioni e le firme del 5x1000 dei cittadini. Andiamo nelle scuole per favorire la crescita di una nuova cultura. E alla politica chiediamo di rendere esplicito il cambiamento modificando il Codice penale.

Gli ultimi casi di cronaca testimoniano proprio come il fattore educativo sia decisivo.

Per i giovani e non solo. Quando si trattano casi di violenza sessuale ancora si discute di come era vestita la sopravvissuta, se si era ubriacata, esponendo la vittima a una gogna anziché mostrarle empatia. Se vogliamo invece prevenire femminicidi, stupri e abusi, dobbiamo partire con un radicale cambiamento culturale, rafforzando la consapevolezza nelle giovani generazioni dell’importanza del rispetto della libertà delle persone, combattendo gli stereotipi di genere e chiarendo il concetto di consenso.

Il governo pensa anche di intervenire per limitare l’accesso dei minori al porno sul web. È utile?

Sì, su internet c’è molta dis-educazione sessuale e incitamenti alla violenza. Anche al di là dei siti più o meno ufficiali di pornografia.

 
 
 

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