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Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 14/04/2018

Viene da un'infanzia

Post n°2601 pubblicato il 14 Aprile 2018 da namy0000
 

“V., 32 anni, viene da un’infanzia dove non ha conosciuto l’amore. ‹‹Mamma e papà non andavano d’accordo e io avvertivo questa mancanza di affetto fra loro e anche nei miei confronti. Mi mancavano terribilmente carezze e abbracci e la loro presenza accanto a me››. A 14 anni V. cerca l’affetto che le mancava, prima con un fidanzato, poi, a 18 anni, con le chat per incontri, dalle quali diventa dipendente. ‹‹Cercavo di soddisfare in chat, in modo compulsivo, il mio forte bisogno di essere amata. Prima c’era uno scambio virtuale, presentavo solo la parte migliore di me, poi, nei fine settimana, c’era l’incontro dal vivo con le persone che avevo conosciuto. Erano incontri fugaci. Avevo la percezione che in amore il per sempre non potesse esistere››. Alla fine V. si ritrova ancora più sola. ‹‹La molla che ti spinge alle varie forme di dipendenza è la solitudine››, spiega V.. Cerchi di riempirla con la droga, il sesso, il gioco. V. entra in comunità Nuovi Orizzonti, dove oggi è responsabile di 2 aree di servizio: spettacolo e animazione. ‹‹Ho conosciuto Dio attraverso la preghiera e finalmente mi sono sentita amata, in quel momento, per quello che sono. Dopo tanti anni, ho anche recuperato il rapporto con mio padre. Siamo stati insieme in una missione in Brasile. In questo viaggio gli ho consegnato tutta la mia fragilità, le mie lacrime non piante, il bisogno di lui. r lì, per la prima volta, ho ricevuto un abbraccio di figlia. Oggi tra noi c’è una relazione bellissima che ha tirato fuori il meglio››” (FC n. 13 del 1 aprile 2018).

 
 
 

Il grido inascoltato

Post n°2600 pubblicato il 14 Aprile 2018 da namy0000
 

Il grido inascoltato. S.O.S. giovani” di Chiara Amirante, fondatrice e presidente dell’Associazione internazionale Nuovi Orizzonti, costituita nel 1993 a Cittadella Cielo di Frosinone (Editore Orizzonti di luce).

Dice Chiara: ‹‹Questo libro nasce da anni di ascolto del grido di tanti giovani. Un grido di cui abbiamo poca consapevolezza, che sale dai giovani, vittime della droga, delle dipendenze dal sesso, dalle chat e dal gioco, ragazzi che subiscono abusi sessuali, che si prostituiscono, che sprofondano nell’anoressia. A volte questi drammi emergono nelle cronache solo quando ci sono dei morti, ma non ci rendiamo conto di quanti giovani vivono con la morte nel cuore. si può sempre risalire grazie agli incontri e ai percorsi giusti. Aiuta moltissimo la riscoperta delle spiritualità, non dimentichiamo mai che, per noi cristiani, Dio è un padre, che viene concretamente in nostro soccorso››” (FC n. 12 del 1 aprile 2018).

 
 
 

Il primo quadro

Post n°2599 pubblicato il 14 Aprile 2018 da namy0000
 

Il primo quadro si apre nel palazzotto del rozzo don Jaime, nel quale, pur essendo periodo di Quaresima, è stato allestito un fastoso banchetto, al quale sono convenuti numerosi cavalieri. Tra di loro figura anche don Miguel Mañara dei Vincentelo de Leca, giovane dissoluto, ammirato per essere uno spudorato seduttore di donne di ogni classe sociale. Durante la serata, tuttavia, Miguel, con un lungo discorso, ammette di essere sempre più annoiato dal suo stile di vita e di non provare più alcun piacere. Verso la fine del banchetto, inoltre, egli è tratto in disparte da don Fernando, un vecchio cavaliere amico di don Tomaso de Leca e Girolama Anfriano, i defunti genitori di don Miguel. L'uomo, dopo aver espresso il suo disgusto per l'assenza di moralità del giovane e della sua condotta, rivela, tuttavia, di essere anche estremamente dispiaciuto della misera condizione in cui versa il giovane. Decide, dunque, di invitarlo a partecipare con lui alla messa domenicale alla chiesa della Caridad a Siviglia, dove ha intenzione di fargli conoscere la giovane e pura Girolama Carillo de Mendoza. Quando, poi, tutti i convitati lasciano la stanza, si presenta a Miguel uno spirito il quale rivela di essere l'ombra della sua vita passata. Il secondo quadro è ambientato nel giardino della casa dei Carillo de Mendoza, nel quale si trovano Miguel e Girolama Carillo. È passato qualche tempo dal loro primo incontro nella chiesa della Caridad, e i due hanno iniziato a conoscersi. Durante il colloquio con Girolama, don Miguel Mañara rimane colpito dalla purezza e dalla semplicità della ragazza, che le appare diversa da ogni donna che aveva frequentato. Facendosi coraggio, infine, il giovane, ringraziando Girolama per averlo tratto in salvo dall'abisso in cui era sprofondato, le chiede di sposarlo. La domanda viene, dunque, accolta dalla ragazza che fa voto di amarlo per l'eternità. Dopo soli tre mesi di matrimonio, tuttavia, Girolama muore. Nel terzo quadro appare, infatti, la giovane, distesa su di un letto di morte, sul quale don Miguel sta piangendo. Durante questo compianto il gentiluomo viene, inoltre, tormentato dalle visoni degli spiriti della terra. Quando, tuttavia, gli spiriti si allontanano, e Miguel viene confortato dall'apparizione dello spirito del cielo. Nel quarto quadro Mañara si reca alla chiesa della Caridad per aver un colloquio con l'abate. Al termine dell'intenso e profondo dialogo con il religioso, Miguel si ritira, dunque, in convento. Il quinto quadro ha luogo davanti alla chiesa della Caridad, dove numerosi fedeli stanno uscendo, dopo aver ascoltato un sermone pronunciato da Miguel Mañara. Molti religiosi stanno commentando il discorso, del quale viene specialmente lodata la grande capacità di saper smuovere gli animi e toccare il cuore, pur facendo uso di un linguaggio molto semplice. Ad un tratto entra in scena anche Johannes Mendelez, uno storpio, rilasciato dopo quattordici anni di prigione, disprezzato dalla popolazione. L'invalido si avvicina dunque a Miguel, al quale rivela di essere stato, in passato nemico di Dio e di aver avuto una vita difficile. Tuttavia, non appena il mendicante dichiara di identificare Dio con Amore, don Miguel gli ordina di gettare via le stampelle e camminare da sé. Ubbidendo, dunque, il paralitico si libera delle stampelle ed inizia a reggersi in piedi da solo. Subito, la folla presente inizia a gridare al miracolo e ad invocare la benedizione di Mañara. L'ultimo quadro è ambientato nel cortile del convento della Caridad, poco prima dell'alba. Entra in scena don Miguel, ormai anziano. Ad un tratto gli si presenta uno sconosciuto avvolto in un mantello, che, successivamente, rivela di essere lo spirito della terra, venuto per tentarlo un'ultima volta. Tuttavia, l'uomo riesce a desistere e lo spirito svanisce, per lasciare il posto alla visione dello spirito del cielo. Proprio in quel momento Miguel muore e il suo corpo privo di vita verrà trovato la mattina dal frate giardiniere.

 
 
 

Quando echeggiarono

Post n°2598 pubblicato il 14 Aprile 2018 da namy0000
 

“Quando echeggiarono i colpi di kalashnikov, provenienti dalla zona quattro del parco del Virunga, in Congo, il ranger Paulin non perse un secondo. Gli ci vollero sei ore di marcia per raggiungere il luogo degli spari: vi ha trovato il grande gorilla maschio, Senkekwe, ucciso, al centro della radura. Intorno a lui tre femmine e quattro cuccioli, anch’essi senza vita. Paulin conosceva quella famiglia gorilla per gorilla. Vide che fra i corpi mancavano quelli dei due piccoli Beki e Aokuro. Il ranger e i suoi colleghi iniziarono subito le ricerche. I cuccioli potevano essere stati portati via dai bracconieri. Dopo un giorno e una notte di ricerche, Paulin notò un leggero movimento nel folto della foresta: erano i due piccoli, terrorizzati, che si tenevano abbracciati. È iniziata, quella mattina, la storia di Paulin e Beki, per dare al cucciolo e al fratellino una nuova vita. Quattro anni più tardi, lo stesso Paulin ha riaccompagnato i due gorilla nella foresta del Virunga. Da allora li segue da lontano. Ma soprattutto continua, come tutti gli altri ranger del Parco, a combattere, con il sostegno del Wwf, la battaglia contro i bracconieri e i crimini di natura” (FC n. 3-2015).

 
 
 

Non fatevi zittire

Post n°2597 pubblicato il 14 Aprile 2018 da namy0000
 

“I giovani parlano alla Chiesa. Papa Bergoglio: ‹‹Non fatevi zittire!››. Nel loro dibattito, vogliono una Chiesa vicina e in ascolto. Non vogliono “cancellarla” ma chiedono che sia trasparente e capace di ammettere i propri errori. ‹‹È stato interessante vederli lavorare a questo testo››, spiega padre Costa. ‹‹Hanno fatto tutto loro, facendo sintesi mentre scrivevano… Hanno fatto una vera esperienza di sinodalità, cercando di affrontare con dialogo franco e in modo concreto la complessità dei problemi piuttosto che chiudersi in conflitti ideologici, in cui ciascuno vuole fare prevalere ad ogni costo la propria posizione. Sono uniti nell’affrontare le sfide, una tra tutte quella del lavoro, più che nell’uniformità delle risposte. E hanno toccato con mano, oltre ogni retorica, che le differenze sono fonte di ricchezza››. In tutto 20 gruppi in diverse lingue, credenti e non credenti, per un documento diviso in 15 punti, per una Chiesa autentica ‹‹una comunità trasparente, accogliente, onesta, invitante, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva. Una Chiesa credibile è proprio quella che non ha paura di mostrarsi vulnerabile. Presentandosi come formata da persone capaci di sbagli e incomprensioni, riconoscendosi umile e umana, capace di stare sulla strada, nei luoghi dove i giovani vivono, capace di parlare senza tabù di tutto. I giovani cercano soprattutto testimoni autentici›› (FC n. 13 del 1 aprile 2018).

 
 
 

Te la offrono

Post n°2596 pubblicato il 14 Aprile 2018 da namy0000
 

“La droga, ‹‹Prima te la offrono, poi te la compri e, a un certo punto, non sai più chi sei››, dice C. ‹‹Quando hai un genitore che ti piange in faccia, capisci che devi smettere››. ‹‹Non tutti, nella sventura, hanno la fortuna di una famiglia che sa riportare un figlio, diventato un rudere di uomo sepolto nella cocaina, a vita nuova››. ‹‹Sono stato proprio io a chiamare la comunità››. Di solito sono le mamme, con le mani tremanti, a stringerti e supplicarti per i loro figli. Queste dipendenze ti bruciano la volontà e, sebbene il giorno dopo può arrivare la tua disfatta, non hai più la forza e il coraggio di smettere. C. invece ce l’ha fatta” (FC n. 13 del 1 aprile 2018).

 
 
 

Yamané

Post n°2595 pubblicato il 14 Aprile 2018 da namy0000
 

“Yamané Woldemariam Berhe se ne stava in Canada, con la moglie e un bambino piccolissimo. Un giorno andò ad ascoltare una conferenza sulla situazione dell’Etiopia – il suo paese di origine – e sui tanti ragazzi di strada che la popolano. Ne uscì turbato. Di lì a poco, prese una decisione che cambiò per sempre la sua vita: decise di tornare ad Addis Abeba. Era il 1988. Lo fece a modo suo. Andò a vivere in strada per un anno e mezzo. ‹‹Come loro. Volevo capire cosa potesse significare stare in strada, non potersi lavare, provare la fame. Avevo le unghie lunghe e sporche››. Dopo l’esperienza, Yamané ha fondato l’associazione “El Shadai”, che significa “Dio è onnipotente”. ‹‹Ho iniziato con un po’ di fondi privati. Sono riuscito a mandare a scuola i primi 7.000 bambini. a quel punto, anche il governo etiope mi ha dato una mano››. Yamané, cristiano ortodosso, oggi ha 53 anni. In questi 30 anni ha tolto dalla strada 33.000 bambini e ragazzi, di questi, 26.000 hanno preso il diploma o la laurea, e lavorano. Ci sono 2.800 bambini adottati a distanza da famiglie italiane” (FC n. 13 del 1 aprile 2018).

 
 
 

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