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Messaggi del 06/08/2018

E' arrivato da profugo

Post n°2745 pubblicato il 06 Agosto 2018 da namy0000
 

“Amin Ballouz, è libanese ed è arrivato in Germania da profugo. Oggi fa il medico di base a Schwedt, nell’est del paese, e assiste soprattutto le persone più povere. Ma è diventato anche un bersaglio dei neonazisti. Ballouz è medico di base nella campagna tedesca vicino alla cittadina di Schwedt, nella regione dell’Uckermark, dove scorre il fiume Oder, che segna il confine con la Polonia. È nato in Libano, un paese da cui se n’è andato all’età di 16 anni per sfuggire alla guerra civile. Era il più brillante di quattro fratelli. Il padre lo ha portato a Beirut e lo ha fatto salire su una nave da carico con i suoi diplomi e un mazzo di banconote.

Arrivato in Egitto, Ballouz si è procurato dei documenti falsi e un biglietto aereo per la Repubblica Democratica Tedesca. ‹‹Solo quando sono arrivato ho scoperto che esistevano due Germanie. Così è andato in fumo il mio sogno di comprare una Mercedes››.

Dal 2010, l’anno in cui Ballouz ha cominciato a fare il medico da queste parti, varie testate l’hanno dipinto come il salvatore della campagna dimenticata. Ci vorrebbero più medici come lui, hanno scritto i giornali: da circa quindici anni la Germania è alle prese con una crescente carenza di medici di campagna, soprattutto nell’est del paese. La mancanza di medici si deve a diverse cause: ci sono poche università in cui studiare medicina, risultato degli scarsi investimenti nell’istruzione pubblica; c’è una disparità di stipendio tra i medici di base e gli altri medici; e i rimborsi per le visite a domicilio sono insufficienti.

Fare il medico nelle campagne della Germania orientale non è semplice, soprattutto per chi è di origine straniera: una pietra è stata lanciata contro una finestra di casa sua. Su quella pietra era disegnata una svastica.

In un condominio vive la famiglia H. Il padre sta lottando contro la dipendenza dall’alcol. Prima beveva due bottiglie di vodka al giorno. L’uomo è seduto a un tavolo. ‹‹Com’è andata in questi giorni?››. ‹‹Po-che al-lu-ci-na-zio-ni, può far-me-ne u-n’al-tra?››, dice l’uomo. Ogni sillaba è uno scoglio. Il dottore infila una siringa nella coscia magra dell’uomo facendogli coraggio, poi si guarda intorno e saluta la bambina di tre anni seduta sul divano. È così irrigidita che somiglia ai cagnolini di porcellana esposti sul davanzale. ‹‹E se allunga la mano verso la bottiglia mi chiami subito!››, dice Ballouz alla donna quando è sulla porta. In auto mi racconta che quando l’uomo beveva, picchiava la moglie e i figli: ‹‹I servizi sociali i tengono d’occhio››.

In Germania ci sono decine, se non centinaia di cittadine come Schwedt, in cui si mescolano tutti i problemi che hanno segnato la campagna elettorale del 2017: dalle cattive condizioni delle strade all’alta disoccupazione. Amin Ballouz mi fa vedere i camini fumanti della centrale elettrica, che qui dà lavoro a molte persone ma rispetto al 1989 ha la metà dei dipendenti.

Ci sono altre questioni critiche di cui il dottore è testimone diretto: l’invecchiamento della popolazione, la fuga di cervelli, la diffusione della droga. L’integrazione delle centinaia di rifugiati che vivono nei dintorni di Schwedt, inoltre, è difficile. Molti arrivano in questi piccoli centri proprio a causa dello spopolamento. Chiacchierando con i pazienti, Ballouz sente parlare tutti i giorni della sfiducia crescente nei confronti della politica, un sentimento spesso accompagnato dall’odio per gli stranieri. Nella regione di Schwedt il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (Afd) è stato il secondo più votato dopo la Cdu.

Nel 2017 Ballouz ha aiutato un rifugiato siriano che soffriva di depressione a cercare una palestra dove allenarsi. Hanno trovato porte chiuse ovunque. I rifugiati non erano i benvenuti.  Le parole del proprietario di una palestra gli sono rimaste particolarmente impresse: ‹‹Accetto i rifugiati solo se la pensione di mia nonna supera la cifra che danno a loro ogni mese››. In parte Ballouz capisce questa frustrazione, ma perché prendersela con un ragazzo siriano?

E capisce anche le ragioni dei giovani medici che non vogliono lavorare in campagna, o almeno in questa campagna. Neppure per lui è stata una scelta del tutto libera. Dopo il divorzio, nel 2010, il presidente dell’ordine dei medici di Berlino l’ha supplicato di trasferirsi nell’Uckermark. ‹‹Fa proprio per te, che ami la vita all’aria aperta››, mi ha detto. Sono stato così stupido da raccontargli che ero un appassionato di caccia al cinghiale.

A turbarlo è stata una chiacchierata con Andrea Räthel, la responsabile del centro per richiedenti asilo. Räthel gli ha parlato di una giovane coppia siriana che aspetta un bambino. Aveva sollecitato il comune di Bernau perché procurasse alla coppia una casa. C’era disponibile un quadrilocale, ma i due siriani l’avevano rifiutata perché mancava l’ascensore. Dicevano di non voler portare su la spesa per quattro piani.

Storie come questa preoccupano Ballouz. Secondo lui, e secondo Andrea Räthel, certi rifugiati non sono ‹‹in grado di integrarsi››. Capita che un uomo chieda un certificato medico per la moglie perché non vuole che lei frequenti corsi di lingua. Sono casi in cui Ballouz s’imbatte regolarmente, non solo al centro per richiedenti asilo, ma anche nel suo ambulatorio a Schwedt. ‹‹Non credo che, comportandosi così, queste persone possano costruirsi un futuro in Germania, e tantomeno qui››…” (Internazionale n. 1266 del 27 luglio 2018).  

 
 
 

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