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Messaggi del 14/08/2018

Ciro non molla

Post n°2754 pubblicato il 14 Agosto 2018 da namy0000
 

2018, ANSA) - NAPOLI, 13 AGO - Sono bastate tre cassette di pomodori e una foto sui social network per mostrare il volto di chi a Scampia, periferia difficile di Napoli, cerca di affrancarsi dalla criminalità e muovere la solidarietà virtuale del web e quella concreta di un imprenditore. La storia - venuta alla ribalta in questi giorni - è quella di Ciro, un ragazzo di 14 anni che sotto il sole di agosto è stato ritratto da un cugino mentre vendeva pomodori a un angolo di strada. Tutto è cominciato con un post del cugino, appunto, che raccontava la sua storia: "La cosa stupenda di questa foto - ha scritto - è che è questo ragazzino di nome Ciro non molla, non ha mollato tre anni fa alla morte del padre e continuerà a non mollare. Ciro è di Scampia, è mio cugino e credimi, sono fierissimo di te, come lo sarà sicuramente il tuo grande papà che oggi avrebbe festeggiato il suo onomastico. Quindi zio a te che sei lassù ecco Ciro tuo figlio, un piccolo ragazzino ma un grande uomo". Orfano di padre, si è scatenata una gara per aiutarlo.

 
 
 

Il pellegrinaggio

Post n°2753 pubblicato il 14 Agosto 2018 da namy0000
 

“‹‹Il pellegrinaggio è un’esperienza unica, da provare, soprattutto se sei un adolescente››. Parola di Simona Molinari, 35 anni, cantautrice e musicista jazz di raffinata qualità che ha fatto dello swing la sua cifra e il suo successo artistico. La cantante napoletana, ma aquilana di adozione, è nata artisticamente nel coro della parrocchia e in quella comunità, da adolescente, è stata scout, vivendo l’esperienza di un pellegrinaggio a Gerusalemme, poi nel 2000 è andata a Roma per la Giornata mondiale della gioventù, prima di esibirsi a Cracovia nel 2016, nell’ultima Gmg, già artista affermata.

Ricorda con entusiasmo quelle esperienze giovanili: ‹‹Ogni cammino comporta una fatica fisica e mentale. Resti in ascolto del tuo corpo per ore. Io l’ho fatto e ho provato il sacrificio, la stanchezza dei lunghi percorsi, la morsa del caldo. E quando arrivi hai tanto da ascoltare e vedere. L’andare come pellegrini ti aiuta a capire il messaggio di Gesù: sperimenti la cura, il tempo donato, che, poi, significa amore, significa Dio››

Se lei fosse una giovane diretta a Roma per incontrare papa Francesco, cosa vorrebbe chiedergli?

‹‹Perché a volte il linguaggio della Chiesa diventa così poco comprensibile da sembrare lontano dalla vita. Forse è anche per questo che i giovani rischiano di allontanarsi dalla Chiesa. Lo chiederei a lui, che invece sa parlare in modo diretto e usa parole che vanno al cuore››.

Si dice che i giovani credano in Dio, ma siano lontani dalla Chiesa. È così?

‹‹Forse sì. Io, tuttavia, ho vissuto esperienze forti dentro la Chiesa: quello che ho sperimentato di Dio è stato attraverso la Chiesa, la comunità. E continuo a credere nella Chiesa cattolica, nonostante le sue imperfezioni, dovute al fatto che è composta da uomini, capaci di grandi cose ma anche di sbagliare. La Chiesa siamo noi tutti. Chi dice di credere ma non frequenta è come chi dice chi essere allenato senza andare in palestra, o chi dice di amare senza incontrare l’amato. Sento il bisogno di stare in una comunità con cui interrogarmi, confrontarmi, magari anche arrabbiarmi››.

Un’esperienza positiva, quindi, quella in parrocchia…

‹‹Sì. All’Aquila sono cresciuta in una bella comunità, sempre vicina a noi giovani. M’è arrivato tutto il bene del messaggio della Parola, senza moralismi, senza una dottrina fatta solo di precetti e divieti, che sottolinea solo il nostro essere peccatori e mai dei salvati. Devo tutto questo ad animatori e sacerdoti che mi hanno fatto vedere il bello della fede. Persone di luce. I più grandi maestri della mia vita, assieme ai miei genitori. E adesso che sono adulta riconosco come fondamentali i loro insegnamenti, che magari allora non capivo. D’altra parte: ‘Quando l’allievo è pronto, spunta il maestro’, dice un saggio››.

Continua a frequentare una comunità anche adesso che sta a Milano, con una professione così impegnativa?

‹‹Ci provo. Ho risentito forte questa esigenza di comunità tre anni fa, quando sono diventata mamma. E Spero che mia figlia possa vivere, se lo vorrà, quello che ho vissuto io in parrocchia. Lo ritengo un grande regalo che m’hanno fatto i miei genitori, e che adesso, a mia volta, vorrei fare a lei››”. (Intervista a Simona Molinari, FC n. 32 del 12 agosto 2018).

 
 
 

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