Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 04/07/2019

L'Albero della vita

Post n°3076 pubblicato il 04 Luglio 2019 da namy0000
 

2019, FC n. 26 del 30 giugno. PALERMO. Nel quartiere Zen, noto per spaccio e rapine, i bambini frequentano un doposcuola con dei maestri speciali: appuntati, brigadieri e marescialli… una rivoluzione culturale. Un progetto della Fondazione L’Albero della vita, lanciato in varie periferie del Paese, tra cui questa. ‹‹All’inizio venivamo a insegnare solo in borghese. I bambini, ma anche i genitori, ci conoscevano come semplici volontari e non come pubblici ufficiali. Poi la cosa è venuta fuori, perché ci è capitato di fare alcuni interventi in divisa nel quartiere e i bambini ci hanno riconosciuto. È una bellissima esperienza, perché siamo riusciti a dimostrare che non facciamo solo repressione, ma che tra le nostre missioni c’è quella di diffondere la cultura della giustizia e della legalità››… ‹‹È un progetto modello per tutta l’Arma, tanto più significativo per il contesto in cui si svolge››, aggiunge il maresciallo D’Avanzo. ‹‹Ieri stavo colorando con dei bambini, quando uno di loro mi ha detto che da grande vuole fare il carabiniere… Un’emozione enorme››…

Favorire il potenziale dei bambini e riattivare le risorse delle famiglie. È questo lo scopo del progetto “Varcare la soglia”, già attivo a Milano, Genova, Roma, Catanzaro, Palermo e, da qualche settimana anche a Napoli…

 
 
 

La robotica

2019, Intervista a Barbara Mazzolai, massima esperta della robotica ispirata alla Natura, FC n. 26 del 30 giugno 2019.

Osservare il movimento di uno scarafaggio, la reazione dei fiori alla luce del sole, la velocità di crescita di una pianta rampicante possono dirci molto sul nostro mondo.

Scrutare con occhio scientifico la natura e sviluppare la tecnologia prendendo spunto dagli organismi naturali, significa costruire il nostro futuro. E salvare il Pianeta.

Ad affermarlo è Barbara Mazzolai, 51 anni, biologa, direttrice del Centro di micro-biorobotica dell’Istituto italiano di tecnologia di Pontedera. Esperta di robotica bioispirata o biomimetica, ovvero la robotica che si sviluppa imitando la natura, la Mazzolai ha coordinato il progetto che ha portato alla creazione del Plantoide, il primo robot al mondo ispirato alle radici degli alberi. Ora coordina il progetto Growbot, finanziato dal’Unione europea, per trasformare la natura delle piante rampicanti in tecnologie sostenibili. Anoverata tra le donne geniali della robotica nel mondo, di recente ha pubbicato un libro, La natura geniale. Come e perché le piante cambieranno (e salveranno) il Pianeta (Longanesi)… ‹‹La tecnologia non è affatto nemica, può anzi aiutarci nella comprensione dell’ambiente. La robotica può fare tanto per permetterci di conoscere meglio il mondo. Noi non abbiamo idea della condizione del nostro ambiente, dell’aria, dell’acqua, dei campi che coltiviamo. Sfruttiamo la natura, ma non la conosciamo. La conoscenza quasi ci spaventa, in realtà più conosciamo il nostro mondo più siamo in grado di capirlo. La tecnologia è uno strumento di conoscenza. Di per sé non è negativa, lo diventa nel momento in cui se ne fa un uso smisurato››. ‹‹Pensiamo a settori come quello del salvataggio, per esempio dopo una catastrofe naturale, e in quello dell’assistenza agli anziani e ai disabili in casa. Si tratta di progettare umanoidi che un giorno dovrebbero entrare nelle nostre case per aiutarci. La sfida è creare robot con corpi sempre più simili ai nostri, anche a livello di intelligenza. Un robot ha bisogno di capire prima di agire e questo comporta uno studio enorme che attraversa tanti settori della scienza››. ‹‹La natura va capita e l’osservazione è fondamentale. Noi esseri umani abbiamo perso la capacità di vedere e ascoltare. Ma guardare ci aiuta a comprendere anche chi siamo noi uomini, perché spesso ci dimentichiamo che facciamo parte integrante della natura. La robotica può avere un ruolo fondamentale in tutto questo e ci aiuta a rispettarla. Quando osservi le piante e ti rendi conto di come interagiscono, diventi più consapevole››. ‹‹Le donne sono molto portate per la scienza. Nella biorobotica ce ne sono tantissime, nel mio gruppo sono più del 50%. Quando andiamo nelle scuole, vediamo che tra maschi e femmine non c’è differenza. Successivamente intervengono altri fattori come le famiglie, le convenzioni sociali. C’è da lavorare molto sulla formazione alla leadership, alla quale noi non siamo preparate: mentre un bambino cresce già sapendo in qualche modo che forse diventerà leader, che sarà a capo di qualcosa nella sua professione, per le donne non si tratta di un percorso naturale. Le donne devono essere lasciate libere di pensare e di agire, di seguire le loro inclinazioni››. ‹‹Sono stata molte volte all’estero, ma sempre portando un “cappello” italiano. Sono molto fortunata perché qui sono riuscita a lavorare in ambienti stimolanti per la mia crescita. Mi rendo conto di essere privilegiata perché in Italia abbiamo una quantità enorme di talenti, ma la ricerca non viene vista come un motore della società da valorizzare. È uno dei grandi limiti del nostro Paese: non investire nella ricerca e nella formazione vuol dire non investire nel futuro››. ‹‹Cerco di coltivare degli interessi, amo la pittura e l’arte, ogni tanto suono. Il mio lavoro mi porta a dei sacrifici, ma mi ritengo molto fortunata perché posso conoscere tanta umanità. Ho sete di conoscenza e incontrare persone diverse di tutto il mondo per me è una ricchezza straordinaria››.

 
 
 

Televisione

Post n°3074 pubblicato il 04 Luglio 2019 da namy0000
 

2019, Il Post 3 luglio. EMANUELA MARCHIAFAVA, Blog

ho scoperto che per diventare populisti basta guardare la TV generalista. Così, a caso, basta che la dose sia abbondante. Per l’upgrade al sovranismo consiglio invece i talk show serali. se non sapete spiegarvi come mai la vicina di casa di vostra nonna è diventata grillina e lo zio un po’ sordo che vedete solo a Natale è ormai un convinto leghista. Perché è vero che la vicina e lo zio non stanno sui social, ma le notizie e le bufale nate lì, li raggiungono attraverso la TV, che accendono prima di aprire la porta di casa, la mattina. Ancora per moltissimi italiani è la TV generalista – e non i tweet dei segretari di partito – a fornire loro opinioni preconfezionate e le ricette pronte per affrontare quello che – pensano – stia fuori di casa… Poi si passa a “Omnibus”, “L’aria Che Tira” e “Tagadà”, con la prima infornata di politici e giornalisti a commentare qualsiasi notizia. nel palinsesto pomeridiano, quasi tutto dedicato talvolta alle sue aspirazioni, ma più spesso ai suoi impicci e alle sue tragedie che si dipanano tra “Storie Italiane”, “La Vita In Diretta” (per la conduzione della prossima stagione è in predicato Lorella Cuccarini), “Italia Sì”. E “Pomeriggio Cinque”, il re di tutti i contenitori. l pomeriggio dedicato agli italiani si conclude con la caccia ai montepremi nei quiz pre serali: “Avanti un altro”, “L’Eredità”, “The Wall”, “I soliti ignoti”, “Caduta Libera”, “Reazione a catena”… Arrivati fin qui, la doppia dose di tragedie-degli-italiani-comuni e del racconto dei casi di inefficacia delle istituzioni nazionali e delle amministrazioni locali è già più che sufficiente per garantirsi una reazione populista ma, se volete strafare, allora l’unica è planare sui talk show serali e ritornare ai giornalisti e ai politici, gli stessi dei format della mattina. La rotazione è continua e costante tra i soliti che vengono riproposti anche nella fascia serale, dal dopo tg di “Stasera Italia” e “Otto e Mezzo” (sostituito in estate da “In onda”) al prime time: “Carta Bianca”, “Di Martedì”, “Dritto E Rovescio”, “Non È L’arena”, “Piazza Pulita”, “Porta a Porta”, “Popolo Sovrano”, “Povera Patria”, “Presa Diretta” e “Quarto Grado”. La proporzione e il taglio variano, ma gli ingredienti no. Gli ospiti – quasi sempre giornalisti – sono sempre gli stessi… La prima domanda è chiedersi quando diamine questi professionisti esercitano il lavoro che dichiarano, visto che stanno tutto il santo giorno in collegamento video o negli studi TV. Ma la vera domanda è un’altra: perché praticamente tutta la TV generalista (RAI, Mediaset e La7) ha affidato in blocco il commento della cronaca e l’analisi politica a un pugno di persone, sempre le stesse, su tutti i canali? È mai possibile che questa trentina di individui siano gli unici in grado di commentare ogni santo giorno su tutti i canali televisivi? No, che non lo sono. Quanti studiosi ed esperti, con una professionalità specifica, potrebbero contribuire al dibattito pubblico? Quanto fa bene questa concentrazione alla democrazia? Quale spazio rimane alle idee, alle libere opinioni? Che servizio pubblico è ormai quello della RAI? Stiamo affondando nel populismo informativo, quello che rifiuta ogni argomentazione logica per difendere posizioni a priori, che affida il confronto televisivo ai giornalisti tra di loro, mentre ha abdicato a chiedere il confronto tra i politici…

 
 
 

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