Messaggi del 05/03/2020
Post n°3262 pubblicato il 05 Marzo 2020 da namy0000
Tag: antibiotico, antipiretici, connessione, didattica, digitale, giga, influenza, innovazione, internet, istituto, lezioni, normalità, problemi, scuola, virus 2020, Avvenire 3 marzo. Dopo l'appello di Vo'. Mille tablet per gli studenti della zona rossa Il Miur ha raccolto la richiesta, rilanciata da Avvenire e ha messo a disposizione i materiali per garantire la didattica online anche nelle zone non connesse Dopo una settimana di didattica a distanza, gli alunni di Vo’ hanno finito i giga e in tanti non riescono più a seguire le lezioni online. Altri non ci sono mai riusciti perché residenti in zone dove la fibra non è ancora arrivata. «Così, noi della zona rossa siamo ancora più reclusi», sbotta Andrea, seconda media. «Mi piacerebbe partecipare, ma abito in una casa isolata», aggiunge Emma, 12 anni. La stessa età di Michelle, che chiede «una connessione migliore, per me e per i miei compagni». Anche la mamma di Nicolò, prima media, sottolinea l’importanza della scuola, in questo momento molto particolare per i più piccoli: «La scuola è di grande conforto per i nostri figli. Rappresenta un aiuto, anche dal punto di vista emotivo. Sarebbe quindi buona cosa che le compagnie telefoniche ci dessero una mano, garantendo collegamenti più veloci ed efficaci». «Servono collegamenti più veloci e stabili»Il preside dell’Istituto comprensivo padovano, epicentro del focolaio di coronavirus, lunedì ha lanciato un appello alle compagnie telefoniche tramite Avvenire: «Ci servono giga aggiuntivi e collegamenti più stabili. Internet è l’unico strumento che abbiamo per tenere i contatti con i nostri studenti costretti a stare chiusi in casa», ha ricordato Alfonso D’Ambrosio. Stante l’impossibilità di entrare in paese, blindato ormai da dieci giorni, agli studenti di Vo’ i dispositivi, una ventina in tutto, saranno consegnati dallo stesso sindaco Giuliano Martini, che andrà a ritirarli ai confini della “zona rossa” e li porterà casa per casa. Per le scuole, come quella di Vo’, che si trovano in difficoltà a garantire le lezioni online per problemi di connessione o per mancanza di attrezzature (computer e tablet), il Miur ha messo a disposizione anche una mail dedicata supportoscuole@istruzione.it. Dirigenti, insegnanti e genitori che riscontrano problemi possono scrivere qui per ricevere supporto. Inoltre, il Miur ha lanciato la campagna dei gemellaggi tra scuole e già oltre cento istituti, di tutta Italia, hanno messo a disposizione esperienze e buone pratiche. Il primo gemellaggio è stato concluso proprio lunedì mattina tra l’istituto comprensivo di Lozzo Atesino, che comprende anche la scuola di Vo’ e l’istituto tecnico “Majorana” di Brindisi, i cui allievi hanno tenuto una lezione online di chimica agli alunni padovani che seguivano in collegamento ciascuno da casa propria. |
Post n°3261 pubblicato il 05 Marzo 2020 da namy0000
2020, Avvenire 4 marzo. Sahel, il caldo confine del Jihad e degli affari Nel sud ovest del Niger l'internazionale del terrorismo mette in fuga le popolazioni per finanziarsi con il traffico di esseri umani, le armi e la droga. Ma la risposta non deve essere solo militare. Nella zona delle tre frontiere tra Mali, Burkina Faso e Niger, nel sud-ovest nigerino, si gioca il futuro non solo del Sahel. L’area brucia da tempo, ora la situazione è incandescente. I terroristi jihadisti che da 7 anni si sono impadroniti delle terre di confine del Mali sconfinano abitualmente in Niger per colpire scuole, chiese e intimidire i musulmani che non vogliono arruolarsi. E da mesi i membri del cosiddetto Stato islamico dell’Africa Occidentale (Iswap), che mira a creare il califfato del Sahel, hanno intensificato gli attacchi in Burkina Faso. Le truppe maliane e burkinabè non hanno saputo fermare le colonne motorizzate delle milizie jihadiste che colpiscono con bombe, rapiscono e uccidono con brutalità crescente e rapidità. Sono i foreign fighters venuti prima in Libia dalla Siria e poi fuggiti nel deserto. Ceceni, azeri, siriani, iracheni, libici unitisi ai miliziani locali. Il Niger dunque da 5 anni è la nuova frontiera europea. Per arginare jihad e immigrazione irregolare, Niamey ha ricevuto aiuti economici e militari. Il quadro di militarizzazione è in crescita. Il Paese ospita i contingenti francesi dell’operazione Barkhane (oltre 5.000 militari), l’aviazione statunitense che qui ha la seconda base d’Africa dalla quale decollano i droni, poi i tedeschi e 290 soldati italiani incaricati ufficialmente di formare le truppe locali. A fine febbraio l’Unione africana, data l’ostilità locale verso Parigi, ha deciso di inviare un contingente di 4.500 militari. Il 20 febbraio scorso i militari nigerini e i francesi hanno diramato un bilancio del contrattacco lanciato nel sud-ovest: 120 miliziani uccisi. Ma il reclutamento dei jihadisti non si indebolirà finché non si iniziano a prendere di petto le cause della povertà in un Paese all’ultimo posto mondiale nell’indice di sviluppo umano, dove il sistema scolastico pubblico è crollato (l’80% dei nigerini è analfabeta), dove le disuguaglianze crescono e la disaffezione verso la politica è enorme. I jihadisti, bruciate le scuole, le sostituiscono con le madrasse, le scuole coraniche, e combattono l’indigenza con la carità islamica. Ma non è un conflitto etnico – come qualcuno pensa – tra pastori peul e agricoltori, i gourmancé. È una vera guerra tra poveri ed è su questo terreno che si batte il terrore e si arginano i flussi di irregolari. Occorre anzitutto un’offensiva europea contro la corruzione e la maledizione delle risorse che affligge anche questo Paese. Dove l’uranio è sfruttato da 60 anni dai francesi senza creare sviluppo locale, il petrolio è estratto dai cinesi, che con i proventi si ripagano ad esempio i ponti costruiti sul Niger e i palazzi di Niamey, mentre i turchi si tengono i danari del duty free del nuovo aeroporto per saldare il debito contratto dal governo nigerino. Nel Niger che vive di sussistenza e agricoltura, anche l’Italia può aprirsi spazi da protagonista grazie alle sue eccellenze private e a un’agenda di politica estera trasparente. Anzitutto con la cooperazione allo sviluppo, con progetti per istruzione e sanità. Poi facendo crescere l’economia circolare in cui siamo maestri riconosciuti, ad esempio riciclando l’onnipresente plastica. Infine può sviluppare le energie alternative, sole e vento, le ricchezze più diffuse. Nel Sahel l’Italia può investire nella pace e nello sviluppo, le nostre armi contro il terrore. |
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il 08/09/2024 alle 08:55
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il 08/09/2024 alle 08:54
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il 13/08/2024 alle 15:52
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il 05/08/2024 alle 10:19
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