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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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"Il mare è come la memoria, confuso e vivo e sempre presente e non finito"

Post n°1078 pubblicato il 22 Ottobre 2012 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

Sarà presentato a Napoli il 25 ottobre  alle ore 18 alla Fnac di Via Luca Giordano alla presenza dell’autore e di Antonella Cilento il romanzo “Non passare per il sangue (pagg. 208, euro 16; e/o)”, il primo vero esordio del 34enne scrittore napoletano Eduardo Savarese, magistrato a Nola, che costituisce un rimaneggiamento de “L’amore assente” che nel 2010 fu segnalato al Premio Calvino. Luca, un sottoufficiale romano, si reca a Vico Equense dalla famiglia di Marcello ucciso dai talebani in Afghanistan dopo essere catturato e sequestrato. Reca con se una valigia e molti segreti. La madre di Marcello, Sofia, non sa di questa visita, nota solo alla nonna Agar, che lo accoglie. Il romanzo è il testa a testa da racconto biblico del commilitone con la nonna di Marcello, una greca di Pachià Ammos, che era giusta in Italia dopo avere conosciuto l’ufficiale medico Maffucci che l’aveva anche curata, e dopo la sposerà. Luca era anche l’amante di Marcello ed il corpo a corpo verbale con la “Yaya” Agar è come un confronto con la materia fragile e porosa della memoria di entrambi. Il romanzo è diviso in due parti: “La valigia”, dove c’è l’inizio delle ostilità sui pregiudizi che ha Agar nei confronti delle scelte omosessuali dei due e “La lettera” dove è Creta a fungere con i suoi bellissimi siti – Faneromeni, Fodele, Kakkos – al redde rationem tra i due. Anche Agar lotta con i suoi sensi di colpa: avrebbe voluto fare il medico ed acquisire il rispetto degli altri: quel senso che poi ha cercato in Antonio Maffucci e nel generare figli per sottrarsi alla morbosità pettegola del tribunale ortodosso della sua isola. Passata al tribunale mondiale del pettegolezzo universale – la Penisola sorrentina - ha cercato di influire, allora, sull’educazione del nipote Marcello, ma ha commesso degli errori imperdonabili e sconosciuti che le verranno rinfacciati per interposta persona. Come l’ultimo, quello più grave: l’odio verso suo marito, per una mano non stretta. Agar scioglierà i suoi errori quando capirà che la fatica del generare non è nulla se non si ama e che l’amore può anche passare al di là dei canonici confini del sangue. Questo il messaggio che ci dà Savarese con la sua lingua lieve e poetica che ricorda con il suo incedere ballerino quei soli calanti di vespri di tarde giornate di autunni ancora estivi.

Vincenzo Aiello

 
 
 
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