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Il Sole di Stagno - Romanzo
C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.
Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri)
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« "Bert e il Mago" | La catena delle colpe » |
"Il male è dentro di noi, insieme al bene"
Post n°1147 pubblicato il 27 Gennaio 2014 da VincenzoAiello68
Edith So la grafia di Auschwitz nella lingua tedesca, l'ho imparata sulla mia pelle, bambina... La sofferenza, oggi, non ha diritto alla prima serata: ma senza memoria non c'è dignità Conoscono oggi i ragazzi la grafia di Auschwitz, anche se studiano il tedesco? Oltre ai tanti "mi piace" cliccati su Internet, conoscono i "mi dispiace" , persi in un abbraccio? |
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