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Il Sole di Stagno - Romanzo
C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.
Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri)
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"Che dimensioni ha chi non ne ha?"
Post n°1199 pubblicato il 05 Marzo 2015 da VincenzoAiello68
”Poi liberi affrancati sottratti a collaborazione ancestrale / all’obbiettivo sottile si lasceranno / dimessi migreranno verso altri agglomerati /oppure tentati come in principio al caos / non piú cellule messaggi in DNA cifrati / soltanto idrogeni ossigeni carbonii “. Dopo “Verticali” del 2009 ritorna alla pubblicazione con Einaudi il poeta napoletano meno presenzialista e montaliano, il fisico il sessantenne Bruno Galluccio. A Napoli, oggi 6 marzo 2015 alle 18 presso la Libreria Feltrinelli – piazza dei Martiri – ci sarà la presentazione del suo nuovo libro di poesia “La misura dello zero” nella famigerata collana di poesia dello Struzzo che ha visto solo altri tre napoletani pubblicati: Eduardo, Gabriele Frasca, Erri De Luca. “La misura dello zero” si sviluppa intorno a due motivi principali. Da un lato ci offre una riflessione, per squarci a volte volutamente deformanti, su temi esistenziali connessi alla fatica, all'imponderabilità del vivere quotidiano e al senso di smarrimento di fronte al nostro essere al mondo. Dall'altro, invece, esplora il sentimento di avventura intellettuale e di stupore che accompagnano e fanno da lievito alla ricerca scientifica - soprattutto in campo fisico-matematico -, soffermandosi sull'esperienza specifica di due grandi pensatori, temporalmente molto distanti nella storia della matematica occidentale: Pitagora e Godei. Questi due piani dell'esperienza poetica di Galluccio interagiscono fra loro, arricchendosi e potenziandosi vicendevolmente: il linguaggio della scienza - applicato a contesti all'apparenza lontanissimi - si schiude in uno spettro di metafore ricco e suggestivo. Al contempo, gli interrogativi esistenziali entrano nella sfera della conoscenza scientifica e, pur conservando il loro potere dirompente, si ricompongono in una dimensione rarefatta, quasi incantata. Vincenzo Aiello |
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