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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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"Nulla è più profondo delle apparenze"

Post n°337 pubblicato il 18 Novembre 2009 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

“Aveva imparato che la vita è così complessa da costringerti sempre a viaggiare nelle sfumature, ma che poi dentro questo groviglio di relatività abbiamo bisogno di certezze e la sola certezza che lui poteva immaginare era l’istinto”. Così parla Antonio Ammaturo il commissario di polizia di un paesone a nord di Napoli, Marenza, che sembra un po’ Marano, la città dove vive l’ennesimo giallista napoletano, il collega Antonio Menna, e dove ambienta il suo secondo romanzo “Baciami molto (pagg. 509, euro 15)” per le edizioni libertarie di Massa Carrara “Cicorivolta”, che fanno come la Minimum fax degli esordi di “Nichel”, pochi titoli all’anno su cui scommettere. La studentessa in giurisprudenza Lucia Labruna, ad un tiro di schiocco dalla laurea, è una ragazza che vive di sbieco un’esperienza politica liminare: è consigliere comunale. Dopo una riunione politica di quelle che si fanno in provincia per fare cadere teste e dare forma ad odi rappresi, riceve degli sms anonimi e ritornando a casa viene uccisa senza alcun movente apparente, se non quello passionale. Ammaturo, uomo separato che ha una figlia che si chiama Anna della stessa età della vittima, fa partire le indagini pensando che non si tratta del solito omicidio di camorra e sguinzaglia i suoi segugi, la Baberis e Michelangeli, per secutare i due soli sospettati: l’uomo a frammenti di Lucia, Ennio Montana assessore della giunta comunale, ed il fragile Michele de Filippi, giovane ragazzo che vive la sua esclusione sociale cercando nei pesi e nel computer una comunicazione che non ha nel quotidiano. Ammaturo coordinato dalla PM  Francesca De Feo vuole risolvere subito tutto in 48 ore, anche se resta nella sua idea che “nulla è semplice”. Sullo sfondo appare Marenza, ex Bengodi dei palazzinari, ora New York provinciale con Corso e negozi e senza più identità. Mentre le indagini vanno avanti con colpi di scena, cambi di strategia investigativa ed umanità scandagliate, perché il corso delle cose è sinuoso, affiora il disegno di Menna: quello di costruire un contenitore narrativo che rimandi non solo un’atmosfera noir credibile, ma che rappresenti, anche, il crocevia di vite, vigliaccherie, coraggio che è oggi il nostro reale quotidiano, a volte solo mero regolamento di interessi. Se ci sia riuscito sarà il lettore a dirlo. Noi notiamo solo che la lingua utilizzata tende alla digressione intimistica e che il ritmo narrativo è rallentato ad arte (?) per tenere in lettore in freddo sulla storia giallesca, che appare quasi in trasparenza, per affermare un assunto di fondo da squadernare: il contesto sociale plautino di questo scorcio ultimo di contemporaneità.

Vincenzo Aiello

 
 
 
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