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Una manovra fer(i)ale.

Post n°533 pubblicato il 15 Novembre 2011 da VoceProletaria

Una manovra fer(i)ale.

di Proletaria Vox,  20.07.2011

           Care colleghe, cari colleghi,
prima di salutarci per il consueto "chiuso per ferie", inviamo l'ultima comunicazione di stagione proponendo alcuni spunti di ragionamento sulla cosiddetta "manovra economica"  di Tremonti.
         Commenti ferali, dunque, prima dei saluti feriali.
         Avremo modo, poi, di riprendere il discorso al rientro dalle vacanze, quando cominceremo a sentire i primi morsi di tale manovra  fer(i)ale sulla nostra viva carne.

Una manovra dettata dal Grande Capitale..
         E'  una manovra di "classe", ovvero una manovra tesa a garantire esclusivamente i profitti ed il dominio del grande capitale.
Colpisce, non a caso ed, anzi, in maniera selettiva, le classi popolari, i salari, le pensioni, i servizi sociali. E, accanto a questi e per effetto di questi, è foriera di ulteriore recessione anziché di "ripresa",  anche in un quadro di stretta osservanza capitalistica.
        I possessori del 90% circa di titoli di Stato (banche, assicurazioni, fondi pensioni, e nemmeno tutti nazionali...) sono i soggetti da "tutelare", gli altri - tutti gli altri... - sono il parco buoi da macellare.
        I censori di tali provvedimenti sono le agenzie di rating statunitensi (ovvero del paese più indebitato al mondo ed oggi a rischio default...!).
        Parte ufficialmente il gioco speculativo al ribasso dei titoli di Stato italiani (e portoghesi, spagnoli, irlandesi, etc...) guidato dai grandi speculatori internazionali (come Soros, già artefice delle varie crisi asiatiche dello scorso decennio) e si innescano meccanismi di crisi del tutto artificiali (affatto corrispondenti all'economia reale), proprio per ridare  fiato ad istituzioni già decotte e fallimentari.
        Ancora una volta si staglia sullo sfondo lo scontro interimperialista euro-dollaro.

        Tutto ciò è, grosso modo, il quadro più immediato e visibile.   Ma il quadro è molto più ricco di dettagli affatto "minori", anzi...

Un regolamento di conti interno al Capitale.
        La crisi del capitale, e la manovra di "aggiustamento"  di converso, produce infatti un ulteriore effetto di scompaginamento inter-capitalistico e anatomico ad ogni sistema nazionale: la progressiva divaricazione tra gli interessi della piccola e media impresa versus la grande impresa ed il capitale finanziario, ovvero tra i nani industriali e l'aristocrazia borghese.
        La divaricazione - immanente per sua natura - è normalmente tenuta sotto controllo e composta in "interesse generale"  solo fino a quando è possibile scaricare i costi della crisi sui settori ancora più subordinati, come i lavoratori salariati, precari, pensionati, immigrati, etc...
        Ma, una volta esaurita la totale "spremitura"  di questi, una volta che la proletarizzazione forzata del (fu) "ceto medio"  si è praticamente conclusa, ed una volta che i margini di composizione risultano troppo ristretti per garantire la sopravvivenza di tutti gli strati intermedi di capitalisti, il regolamento di conti non può che essere un violento scontro di interessi con una profonda ristrutturazione di poteri e gerarchie tra i capitalisti stessi.  Uno scontro che ridisegna poteri e confini ed in cui anche la geografia fisico/politica del paese ne può uscire modificata.
       
Una manovra più "politica" - per ora -   che "economica".
         L'obbedienza formale ai diktat europei non ha di fatto impedito al governo di Bossi e Berlusconi di declinare una manovra che non li schiacciasse immediatamente e definitivamente. Una manovra che, per quanto per noi sia pesante fin da subito , risulta tuttavia ancora "soft"  rispetto a ciò che dovrà avvenire tra qualche mese ancora.  
La manovra complessiva, infatti, ha già raggiunto la cifra iperbolica di 79 Miliardi di Euro!
        La diluzione nell'arco del triennio, con un semplice "assaggio"  iniziale fin da subito e la mazzata vera e propria a partire dall'anno prossimo (e a proseguire su un arco di tempo molto lungo...), è in effetti un capolavoro di "Politica di Stato". 
        Chi occupa le poltrone rosse di Palazzo Chigi è consapevole che la manovra voluta da BCE ed UE è tesa a soddisfare gli appetiti di certi grandi capitalisti a scapito di altri minori, oltre che delle fasce più deboli.
         L'assistenzialismo alle imprese ed alle banche, nella paradossale versione di "socialismo di stato per i ricchi"  che abbiamo conosciuto in questi ultimi due anni di crisi, può ora indirizzarsi ad una platea molto più ridotta di quanto non sia stato possibile finora.
        La Lega Nord sa che già con questa prima manovra avrà difficoltà, ad esempio, a continuare a pagare le multe dei produttori "in eccesso"  di quote latte con i soldi dello Stato (ovvero quelli nostri, di contribuenti) così come è stato fino adesso.   Sa che un certo tipo di aiuti, come è avvenuto per l'alluvione in Veneto dello scorso autunno, sarà necessariamente trattato come i tanti che sconvolgono periodicamente le altre ragioni.    Etc...
        Prender tempo, dunque, premunirsi all'assalto del Grande Capitale, ipotecare astutamente più scenari politici futuri, e ritessere una trama...  Questo il senso della (prima) "manovrina".
 
(Fanta?) scenari a venire.
        Se il governo di Berlusconi, una volta varata la manovra ed ormai sciolto da ogni vincolo politico, dovesse cadere si aprirebbero due possibili opzioni: un ritorno anticipato alle urne in tempi brevi, oppure un più probabile "governo tecnico di transizione"  ed un successivo ritorno (un po'  meno anticipato) alle urne. 
        La bomba ad orologeria appena innescata con la "manovrina"  sarebbe allora nelle mani degli attuali "oppositori" (PD, IdV, Terzo Polo)  che, non a caso, si erano appellati a Tremonti affinché mantenesse inalterato il suo piglio reclamando il massimo del rigore da subito per aver minori costi politici dopo, una volta conquistato il governo.
        La bomba, infatti, rischia di esplodere e far saltare una eventuale coalizione che non dovesse disporre di numeri larghi di maggioranza ed un alto grado di coesione.  Al momento è davvero difficile rintracciare queste qualità in un cartello che, ipoteticamente, dovesse affidare la guida  del governo a Confindustria (Montezemolo il più gettonato) sostenuto da una maggioranza che va da Vendola a Fini, attraverso il PD e IDV.    Anche se questi soggetti si sono affrancati, e da tempo, dalla rappresentanza degli interessi di classe e dei settori popolari, sono comunque ancora notevolmente condizionati dal loro consenso.  Un consenso che non sarebbe affatto facile garantire, impegnati come saranno a gestire le esplosioni di ampie zone di dissenso.  Dissenso che sarà, evidentemente,  da circoscrivere e reprimere.
       
        Un governo che, invece, dovesse essere ri-consegnato all'attuale centrodestra avrebbe certo minori difficoltà a rivendicare la coerenza di scelte già prese, e di sicuro avrebbe meno impedimenti di chiunque altro ad utilizzare strumenti repressivi delle rivolte popolari.  
        L'innesco ed il disinnesco della bomba, dunque, resta ancora nelle mani del centrodestra. Che sia nuovamente al governo o che si trovi all'opposizione.

        Una cosa è certa, quale che sia il governo futuro (provvisorio, di transizione o definitivo che sia...): la repressione delle rivolte popolari che si manifesteranno in piazza. Una repressione che è già oggetto di accordi trasversali ed "unanimi"  tra centrodestra e centrosinistra.

        La manovra "politica", non a caso, si sostanzia in realtà di due documenti solo all'apparenza scollegati tra loro: quello di Tremonti, appena varato, che è formalmente la "manovra economica"; l'Accordo del 28 Giugno siglato da Confindustria e CGIL/CISL/UIL.    E' questo, tradotto su carta, il Patto Sociale che difende e sostiene, in maniera (per ora) unanime, il dogma monetarista europeo.
        La vera "manovra"  che ci troviamo dunque di fronte adesso è nient'altro che il dispiegamento delle forze in campo per lo scontro che già si annuncia.
        E'  la premessa politica alla più brutale applicazione della manovra economica propriamente intesa.
       
Strategie e interessi dei partiti.
        La forza politica cha oggi ha il maggior interesse e convenienza a correre alle urne, ed il più in fretta possibile, è, a nostro avviso, la Lega Nord.
        Per giungere a questo traguardo, tuttavia, deve prima rifarsi il trucco (e una verginità perduta...), in modo da diventare la più importante forza governativa in una coalizione comunque di centrodestra, quindi ancor più determinante di quanto già non sia.  Da qui, ovviamente, lo smarcamento (temporaneo) dalle manovre di Berlusconi.
        Le ultime amministrative hanno visto un forte ridimensionamento nei suoi territori storici di riferimento. L'attuale Lega "di governo"  attrae i suoi elettori molto meno della precedente Lega "di lotta", e si trova di fronte al paradosso di essere una importante forza di governo nella vituperata Roma, e forza sempre più in affanno nel suo Nord.
        Ha dunque la necessità di riconquistare innanzitutto i suoi territori ed il suo elettorato se vuol tornare a proiettarsi su Roma come garante di questi.
        La manovra "economica"  diluita - proprio su pressione della Lega -, con un minor impatto nell'immediato e spostata nel tempo, le consente di riconquistare i consensi perduti, e può iniziare già da ora a stringere o rafforzare alleanze spurie con settori popolari e proletari nello scontro rivolto al grande capitale.  
        Conta sul fatto che ampie fasce di (nuovo) proletariato, di endemico sottoproletariato e settori depauperati  saranno così disponibili ed "arruolabili"  nello scontro dei e tra capitalisti. E a questi, dunque, facilmente si rivolgeranno con la già collaudata strategia etnocentrica.
        Viceversa, altri settori proletari e/o della classica aristocrazia operaia, invece, potrebbero subire ancora una volta il "fascino discreto della borghesia"  tecnocratica (ed europeista) maggiormente rappresentata dal PD, ed essere da questi "arruolati"  in quello stesso scontro.  Fascinazione ovviamente resa possibile dall'assenza di una credibile sinistra di classe e da sindacati più che compiacenti...

         Per quanto riguarda invece i margini di manovra di Berlusconi, ogni giorno più stretti e risicati, sono e saranno sempre più dipendenti dagli umori e dalle convenienze della Lega (rappresentante privilegiata e ormai quasi unica della piccola e media impresa settentrionale) e da un elettorato cattolico sempre più integralista.
        Una volta acceso lo scontro tra i nani industriali ed il grande capitale di Confindustria, e con il benservito già comunicatogli dalla finanza internazionale e dagli USA,  l'unica voce amica che resterebbe a Berlusconi non è altri che il Vaticano di Ratzinger.  Basterà...?

         Prepariamoci, dunque, e prepariamoci bene, senza cadere nelle profferte degli imbonitori politici e sindacali.  Le offerte di "alleanze", solo apparentemente convenienti,  saranno in realtà funzionali ad interessi altrui. La macelleria sociale che si preannuncia ci vede, infatti, come "carne da cannone".
Gli interessi nostri sono interessi di classe ben diversi da quelli delle varie frazioni del Capitale, grande o piccolo che sia!

Appendice (fanta) politica e paradossale.
         Nel 1768 la Repubblica di Genova vendette la Corsica alla Francia (e fu così che l'anno successivo, nel 1769, Napoleone Bonaparte nacque "francese"...).
        Non è detto che la storia non possa ancora ripetersi.  Non ci stupiremmo, ad esempio, se qualche buontempone in camicia verde pensasse di vendere la Sicilia (con soddisfazione meneghina per la separazione dai "mafiosi")  o la Sardegna a qualche stato europeo più abbiente.     Tanto, si potrebbe dire, resta sempre tutto in Europa. ...magari un'Europa sempre più "federale"...
        E poi, non si prospetta forse anche la svendita di intere isole greche per ripianare il debito di quel Paese...? 

Ci auguriamo, tuttavia, che questa nostra comunicazione NON arrivi agli occhi di certi politici. Dubitiamo seriamente del loro senso del paradosso...

A risentirci a Settembre, e a tutti
BUONE VACANZE!
Un saluto.                     Proletaria Vox

 
 
 
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