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Comitati unitari per l’Articolo 18.

Post n°728 pubblicato il 16 Luglio 2012 da VoceProletaria

Comitati unitari per l’Articolo 18.


Care colleghe, cari colleghi,
siamo ormai alla resa dei conti.  Mai come stavolta le posizioni apertamente reazionarie e vessatorie del governo Monti contro i lavoratori si sono palesate con tanta nettezza.
        E, con altrettanta nettezza, si sono delineati i "complici", tra quelli attivi e quelli appena un po' celati, del governo dei banchieri.

        Intanto fa piacere scorrere il lungo elenco di lotte spontanee (blocchi e scioperi improvvisi) che si sono accese immediatamente in tutt'Italia. Le potete trovare all'indirizzo:
http://www.fiom.cgil.it/eventi/2012/12_03-scioperi/default.htm

        E'  da questi che intendiamo prendere lezione, non certo dai "professori"  oggi al governo.

C'è chi dice si, sempre e comunque.
        Il  Partito Unico oggi in Parlamento (PD, PDL e Terzo Polo), è apertamente schierato a favore del Governo.   Fanno (momentanea) eccezione l'IdV e la Lega Nord, per motivi che non stiamo ora ad analizzare in dettaglio. Ci basti qui dire che le attuali "divergenze"  con i rispettivi ex alleati sono destinate a ricomporsi non appena si aprirà la nuova stagione elettorale, ma al momento il teatrino di Montecitorio funziona così.
        E'  un Parlamento, infatti, in cui domina incontrastato e solitario il dogma liberista: succhiare il sangue (quasi alla lettera...) ai lavoratori dipendenti, precari, pensionati al minimo e a tutti i soggetti più deboli per garantire la "vita"  di pochi vampiri capitalisti.  I primi non hanno voce nelle stanze del Potere; i secondi dispongono di ogni mezzo di coercizione e di formazione del consenso.
        Non saranno questi che modificheranno "in meglio"  l'Articolo 18, tanto meno lo estenderanno ai soggetti ancora privi di questa elementare norma di civiltà.  Piuttosto utilizzeranno i tempi loro consentiti della Legge Delega per tentare di riportare all'ovile la  ribelle Camusso.
        E'  una lotta impari e che non potrà dunque trovare una sponda nell'attuale composizione politica istituzionale d'Italia.  Se poi si pensa che il maggiore responsabile di questa situazione siede sul Colle più alto e si distingue proprio per il suo attivismo antipopolare... C'è poco, anzi nulla da sperare da questi partiti.
        Dei sindacati collaborazionisti CISL e UIL (ed altri loro sodali di destra...) avevamo già detto e viene confermato il vaticinio che subito dopo le recenti elezioni RSU avrebbero firmato ogni cosa venisse loro proposta.  Naturalmente il pacchetto era già pronto e definito, e Bonanni ed Angeletti avevano già le penne in mano, occorreva soltanto aspettare il passaggio elettorale del Pubblico Impiego.
        La scoppola che qui ne hanno ricevuto ha probabilmente indirizzato loro più miti consigli, ed ora vediamo le loro prime parziali “perplessità”  e proposte di modifica dell'ultima ora al testo del Governo.
Il tutto, ovviamente, lo si vorrebbe tradurre in una modifica meramente lessicale, non certo di contenuti ed a supporto della stessa strategia del Partito Unico nel riportare con loro la Camusso...
        La "robusta manutenzione"  è il termine avanzato da Bonanni e subito ripreso da Bersani e, al momento, rappresenta tutto lo sforzo creativo partorito dal quadro dei collaborazionisti politici e sindacali.  Da attendersi comunque futuri sviluppi e, perché no, l'arricchimento del vocabolario italiano di fantasiosi neologismi liberisti...!
 
 
...ma c'è anche chi dice NO!  Qualche volta, almeno...
        Va salutato senz'altro positivamente il NO della Camusso al "Pacco Fornero-Monti". 
        Di questo rifiuto, ovviamente, conosciamo fin troppo bene le origini e le ragioni e non ci illudiamo quindi di una "folgorazione sulla via di Damasco"  della segretaria craxiana della CGIL. Semplicemente si sono coagulati due fattori che impediscono una firma che essa invece desidererebbe apporre.
        I due fattori sono di tipo oggettivo e soggettivo. Da un lato l'oggettività di una certificazione di fine della "concertazione"; dall'altro lato la soggettività di un'organizzazione (la CGIL, appunto) che ha ben presente cosa possa significare una resa sui diritti dei lavoratori con l'abbattimento dell'Articolo 18: la fine della sessa CGIL.    Ma non solo...  La fine di ogni possibilità di controllo di una rabbia che potrebbe  incanalarsi verso le vie più impensate...

        La possibilità di indirizzare e gestire il malcontento crescente e più che tangibile è oggi, infatti, principalmente nelle mani della FIOM.      La CGIL ne viene trascinata e, sempre più, positivamente "contaminata".      Importanti categorie, come la FLC, la Funzione Pubblica, etc... sono sempre più consapevoli di quanto sia necessario riprendere in mano una pratica sindacale quanto meno "normale".
        Tutto ciò ha già prodotto, dunque, un importante "movimento"  nelle acque altrimenti stagnanti del sindacalismo "triplice", e la fase che stiamo attraversando è destinata a movimentarsi molto di più ed ancora più rapidamente.

        Non è possibile sapere quanto questo nuovo corso che pare delinearsi all'orizzonte sia in grado di incidere sulla struttura profonda della CGIL, ovvero quanto sia possibile modificarne in permanenza il suo  approccio ancora intriso di (voglia di) concertazione.

        La cosa di cui siamo tuttavia certi è che la partecipazione attiva e diretta dei lavoratori può modificare questo ed altro.   A buoni intenditori...

Un saluto.              p. Proletaria Vox - Virginio Pilò  26.03.2012


E’ pronto il Pacco Fornero-Monti su licenziamenti e ammortizzatori sociali
Giù le mani dall’articolo 18!

 
        Dopo i primi incontri alla camera tra Fornero e parti sociali è chiaro che con le modifiche dell’art.18 della Legge 300 (Statuto dei Lavoratori) imposte dal governo si manterrebbe solo la tutela del licenziamento per motivi discriminatori, tutela per altro formalmente già garantita dalla Costituzione.
        Mentre questo governo di padroni, con il forte sostegno del Presidente della Repubblica e l’appoggio pressoché unanime dell’arco parlamentare (PD in testa), con il testo che presenterà al voto darà mano libera ai licenziamenti per motivi economici decisi unilateralmente dalle aziende. E’ chiaro che questa motivazione potrà essere usata arbitrariamente e vanifica tutte le altre eventuali applicazioni.
        Per questo motivo la parola d’ordine degli scioperi e delle mobilitazioni di tutto il mondo del lavoro, dipendente o atipico, deve essere:
Nessuna modifica all’articolo 18!
Ogni manutenzione o aggiustamento anche parziale che i sindacati accettassero cancellerebbe di fatto questa tutela che invece andrebbe estesa così com’è a tutto il lavoro subordinato.
 
Infatti con la modifica dell’art. 18 verrai licenziato se:

1) Sciopererai;
2) Sei donna e vuoi fare figli;
3) Ti ammali di una patologia invalidante e hai ridotto le tue capacità lavorative;
4) Passi un periodo di vita difficile e non dai il massimo;
5) Hai acciacchi ad una certa età che riducono le tue prestazioni (e con l’allungamento dell’età lavorativa è ipotesi certa);
6) Sei antipatico  al datore di lavoro o ad un capo che ti mettono a fare lavori meno qualificati e umilianti;
7) Chiedi il rispetto delle norme sulla sicurezza;
8) Rivendichi la dignità di lavoratore;
9) Sei politicamente scomodo;
10) Non ci stai con i superiori;
11) Contesti l’aumento del ritmo di lavoro;
12) Ti iscrivi ad un sindacato combattivo e conflittuale;
13) Appoggi una rivendicazione salariale o di miglioramento delle condizioni di lavoro;
14) Hai parenti stretti con gravi malattie o problemi familiari e hai bisogno di lunghi permessi;
16) Non sei più funzionale alle strategie aziendali;
17) Reagisci male alle offese di un superiore;
18) Dimostri anche allusivamente una mancanza di stima verso il capo e il proprietario;
19) L'azienda per cui hai dato una vita di lavoro non ha più bisogno di te;
20) L'azienda per cui lavori vuole arbitrariamente alleggerirsi il peso del costo del lavoro senza dover dichiarare uno stato di crisi.
 
 
        Ovviamente, con le altre controriforme del governo Monti-Fornero, una volta perso il posto di lavoro, non avrai più ammortizzatori sociali decenti a garantirti uno scivolo o un tamponamento nel periodo di non lavoro ma una specie di assicurazione (privata?); non avrai più un accesso a una pensione dignitosa perché una volta licenziato non raggiungerai mai il cumulo di anni per la pensione ora previsto e quindi (magari dopo 20 anni di lavoro) prenderai se ti dice bene la minima; sarai gettato nella giungla del mercato iperprecarizzato  a competere con milioni di giovani che già non hanno nessuna tutela e continuità di reddito per le norme previste dal Pacchetto Treu e dalla Legge 30 che verranno invece mantenute.
 
        Contrariamente a quanto ci raccontano, il mercato del lavoro in Italia è già uno dei più flessibili nei paesi occidentali, il nostro paese già con l’art.18 è uno degli ultimi per quanto riguarda le tutele contro il licenziamento individuale (peggio di noi solo paesi ultraliberisti come Gran Bretagna, Australia, Canada e USA), già con questo modello i nostri salari sono tra i più bassi e competitivi (per i padroni) in Europa.
 
Il pacco Monti-Fornero non fa che aprire ai licenziamenti di massa sotto il ricatto della crisi e del debito.
 
        Siamo noi, lavoratori flessibili e generazioni precarie, gli unici che andranno veramente in default se continueranno ad essere applicate le controriforme del Governo, le politiche di austerità imposte da UE/BCE/FMI e la cancellazione dei diritti promossa da Confindustria.
        Dal nostro punto di vista, ovvero di chi produce ricchezza ogni giorno redistribuita ormai solo verso profitti e rendite, la necessità è quella di capovolgere l’ordine delle priorità.         Non vogliamo più divisione e contrapposizione tra presunti garantiti e precari, giovani e meno giovani, uomini e donne, nord e sud, lavoro e non lavoro, nativi e migranti.     Rifiutiamo la competizione al ribasso tra tutele differenziate e non siamo disposti ad accettare un livellamento verso il basso del salario come dei diritti.
        Dobbiamo pretendere una redistribuzione generale della ricchezza verso il lavoro attraverso strumenti che non possono essere scambiati con i diritti che tutelano il lavoro subordinato.

 
Contro la crisi, i diritti e le tutele non si toccano, si estendono.
Redistribuire il lavoro che c’è; lavorare meno per lavorare tutti a parità di condizioni.
Per una continuità di reddito a chi non ce l’ha.
Il debito lo paghi chi l’ha provocato e chi ci specula sopra: i padroni e le banche.
 
Non possiamo più aspettare!
Ora una mobilitazione generale permanente e unitaria di tutto il sindacalismo conflittuale contro il Pacco Monti-Fornero!
        Costruiamo comitati unitari in ogni luogo di lavoro e azienda
a difesa integrale dellart. 18!
 

Coordinamento lavoratrici e lavoratori autoconvocat* - contro la crisi

 
 
 
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