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Un balzo in avanti.

Post n°729 pubblicato il 16 Luglio 2012 da VoceProletaria

Un balzo in avanti.

        Care colleghe, cari colleghi,
sabato scorso c'è stata la manifestazione a Milano di Occupyamo Piazza Affari.
         E'  stata una manifestazione riuscita, ed è stata la prima manifestazione che, nel gridare l'opposizione alle politiche del governo Monti, ha riunito se non proprio tutte,  molteplici anime della sinistra politica e sindacale. Era, appunto, la sinistra incompatibile coi piani del Capitale che ha dimostrato che in Italia, come in Europa, è possibile costruire un'opposizione sociale e politica al governo dell'aristocrazia finanziaria.

Il lavoro della talpa.
        La riuscita della manifestazione, così come la nascita del movimento No Debito di cui si è già parlato, non sarebbero state cose possibili se non ci fosse stata la spinta iniziale - da oltre due anni - del movimento dei Lavoratori Autoconvocati.   Lavoratori, delegati e attivisti che, in barba alle strette logiche di appartenenza alle varie sigle sindacali, sono usciti dalle "trincee"  imposte loro dalle rispettive dirigenze e burocrazie ed hanno iniziato a collaborare e ad unirsi contro il loro comune nemico: il Capitale. 
        C'era, nei Lavoratori Autoconvocati, fin da subito la consapevolezza che, fosse il caricaturale governo Berlusconi o il tetro governo Monti, era ed è chiaro che la politica parlamentare sarebbe rimasta la stessa: far pagare la crisi ai lavoratori anziché a chi l'ha provocata e ne è la causa perpetua.  

        Contro questa "soluzione"  dei vari governi dei padroni, la capacità di unione delle forze più avanzate e combattive ha sicuramente ottime chance di riuscire ad invertire un corso che, se lasciato a sé stesso, causerebbe altrimenti morti e sofferenza per centinaia di migliaia di persone. 
        Gli Autonvocati, movimento appunto embrionale, hanno dunque inaugurato una stagione che oggi inizia a muovere i suoi primi importanti passi uscendo dalla marginalità ed aprendosi a possibilità di radicamento di massa.    I recenti sviluppi delle "relazioni sindacali", ovvero la cacciata della CGIL dai tavoli che contano con la contestuale certificazione della fine della concertazione, indicano che l'intuizione di due anni fa di quei pochi volenterosi  era giusta e che, a maggior ragione, oggi è ancor più possibile aggregare un fronte di resistenza dei lavoratori capace di incidere realmente.
        La condizione essenziale era e resta la capacità di superamento dei confini di sigla.
         Naturalmente non si tratta di un puro quanto velleitario "ecumenismo".  E'  del tutto scontato e naturale che sigle come CISL, UIL e UGL (giusto per citare le principali) non siano minimamente coinvolgibili in un percorso del genere, essendo esse del tutto "organiche"  ai piani del Capitale.
        E'  altrettanto naturale, scontata ed augurabile l'adesione ed il coinvolgimento dei lavoratori iscritti anche a tali sigle, ci mancherebbe altro...

Per un fronte sindacale di classe.
        Il discorso, per quanto difficile ed ostacolato da mille problemi, è invece ipotizzabile sul lato "sinistro"  del panorama sindacale, oltre che quello politico.
        Con la manifestazione di sabato 31 marzo a Milano si saluta con favore, intanto, la partecipazione contemporanea - stessa data, stessa piazza - del sindacalismo di base di USB e CUB unitamente ai tantissimi lavoratori della FIOM ivi accorsi.    E'  questo, in fondo, il segnale più forte ed importante che quella giornata ci trasmette: la possibilità e la capacità di un balzo in avanti a difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori e contro un ordine sociale antidemocratico e teso unicamente ai profitti di pochi e a discapito dei tanti.
        Un balzo in avanti - ed oltre le vecchie trincee - consapevole che il nemico di classe ha spostato il suo fronte di attacco.

La fase, dopo la concertazione.
        Da qui la necessità di un nuovo agire (in parte, come visto, già praticato ed in evoluzione) così come la necessità di un nuovo pensare.
Impossibile, dunque, continuare a evocare surrettiziamente il fantasma della concertazione.  Per quanto sia indiscutibilmente vero il desiderio di taluni (la Camusso in primis) ad un suo ritorno, questa è stata comunque espunta persino dal lessico della nuova (si fa per dire...) razza padrona.
        La concertazione è stata rigettata, e da destra.   Chi non si ricicla come "complice attivo"  dei "tecnici"  si deve adattare alle nuove condizioni: combattere o perire.
        E'  dunque legittimo ipotizzare un ritorno della CGIL su posizioni quanto meno un po'  più "normali", cioé da soggetto decentemente "contrattuale",  pur  senza essere troppo "conflittuale".

I passi dell'elefante CGIL.
        A dire il vero, proprio gli ultimi avvenimenti e le ultime avvisaglie all'interno della stessa segreteria nazionale CGIL indicano che il processo di ritorno ad una "normalità contrattualistica"   è già in atto. 
La FIOM ha fatto scuola ed ormai, per quanto sia sicuramente la più combattiva, non è più la sola federazione ad avanzare dubbi o perplessità sull'operato "soft"  della Camusso.
        Basta rileggere il report all'indirizzo                                                                    http://blog.libero.it/VoceProletaria/11154203.html o l'ancor più esplicito documento della "FLC che Vogliamo" (all'indirizzo                                                                     http://blog.libero.it/VoceProletaria/11203402.html)  per capire l'inizio del cambiamento di clima.
        Insomma, l'elefante ha iniziato a risollevarsi sulle sue zampe.
        L'annuncio dello Sciopero Generale, con le agitazioni e gli scioperi "minori" che lo precederanno, danno anche il segno di come l'elefante intenda muoversi.   

        Forse è ancora poco, anzi, lo è certamente.    Le "soluzioni"  alla crisi (dei padroni) che NOI stiamo pagando meriterebbero, invero, ben altro tipo di risposte. Lo Sciopero Generale, tanto per iniziare, dovrebbe essere indetto molto prima della fine di Maggio. Per quella data, annunciata dalla Camusso, si rischia una precoce evaporazione.
        Tuttavia, si registra comunque con favore l'intenzione di CGIL di iniziare il suo "movimento"  e sarebbe invece sciocco, oltre che presuntuoso, un atteggiamento meramente critico o, peggio, teso a suggerire comportamenti "aventiniani"  spacciandoli come invece "maggiormente conflittuali".
        C'è chi pensa, magari, che sia possibile "annegare"  la CGIL nelle sue contraddizioni interne e liquidarla per trarne vantaggio dal vuoto che essa lascerebbe (sempre ammesso che ciò sia realmente possibile).
        Più che un ragionamento velleitario è piuttosto un ragionamento suicida, poiché ad oggi non c'è in Italia una forza più organizzata, per quanto essa sia sicuramente impreparata alla necessità.
E'  un ragionamento che paradossalmente, anzichè favorire un'aggregazione ancora più solida ed organizzata, lascerebbe la rappresentanza e la guida dei lavoratori alle incursioni dei più improbabili soggetti politici e sindacali.  ...che non mancano di certo.

         Anziché attendere di vederne scorrere il cadavere sulla sponda del fiume della storia, è  piuttosto utile incalzare la CGIL, magari con una partecipazione di massa e radicale, mettendo in campo tutta l'energia che la manifestazione del 31 marzo e di chi l'ha costruita ha saputo esprimere.  
        La possibilità di interloquire e interagire con i lavoratori iscritti al più grande sindacato italiano è un fattore di crescita, oltre che per gli stessi intelocutori "esterni", per l'intero movimento dei lavoratori.

        Lo Sciopero Generale, dunque, e le agitazioni precedenti saranno un banco di prova per l'intero movimento dei lavoratori e della sua maturità, e non della sola CGIL.
Intorno ad essa, e con animo critico e conflittuale, conviene dunque pensare la nostra azione presente e futura.
        La costruzione di un fronte credibile di sindacalismo di classe passa anche da qui, ed è un passaggio comunque ineludibile. 
Pensare di saltare questo passaggio è folle ed è, soprattutto, tanto tempo perso inutilmente.    
         Attrezzarsi alla fase, questo è oggi l'imperativo!

Un saluto.                             p.  Proletaria Vox - Virginio Pilò   03.04.2012

 
 
 
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