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Per uno sciopero generale unitario del sindacalismo di base.

Post n°531 pubblicato il 10 Novembre 2011 da VoceProletaria

Per uno sciopero generale unitario del sindacalismo di base.

Alle dirigenze locali e nazionali dei sindacati di base 
USB, CUB, COBAS, UNICOBAS, SNATER, SLAICOBAS, USI

Parma, 5 novembre 2011.

   Risulta veramente difficile comprendere le ragioni di due scioperi generali indetti dal sindacalismo di base nel giro di due settimane (17 novembre, 2 dicembre), soprattutto nel momento in cui i lavoratori stanno pagando il prezzo più alto della crisi in atto e, in particolar modo i salariati, dovranno sborsare in termini monetari e di riduzione di welfare (che ricordiamo è semplicemente salario indiretto) una quota di reddito e di “vita” che produrrà veri e propri sconvolgimenti nelle relazioni familiari, sociali e culturali.
   In un momento epocale, dove è palese che il sistema capitalista usa la sua stessa crisi per riorganizzare lo sfruttamento di classe, è triste dover assistere alla frammentazione delle espressioni di lotta che le componenti di base, con l’ambizione di essere le più avanzate del sindacalismo conflittuale, pongono in essere dimostrando la mancanza di lucidità nel comprendere i desideri e i bisogni di chi tutti i giorni lavora, fa sindacato, parla con i lavoratori e con le lavoratrici, produce e si riproduce in un sistema di sfruttamento globale dove la classe padronale unita conduce metodicamente un attacco sistematico alle nostre esistenze ed agli spazi di democrazia, democrazia intesa come espressione delle lotte storiche del movimento dei lavoratori.
   Vedete, è sconfortante già di per se scioperare e non ottenere nulla, anzi in tempi di crisi l’astensione dal lavoro risulta per molti padroni, siano essi ministeriali o privati, una manna dal cielo in quanto il risparmio di stipendi razionalizza, per loro in bene, l’esborso mensile di salario, e diciamolo pure con un disagio spesso impercettibile per l’utenza e la produzione, qualora lo sciopero non raggiunga cifre considerevoli.
   A questo si aggiunga anche la lunga schiera dei precari e dei vari lavoratori atipici che sono espressione della frammentazione della forza lavoro che non possono, per ricatto e per inopportunità, scioperare.
   E noi, dalla base sindacale, cosa e come rispondiamo? Riproducendo in scala le divisioni di conflittualità che il capitale nazionale e internazionale, con Bce e Fmi in testa, auspicano e legittimano.
   Ora occorre uno sforzo di dignità, di modestia e di comprensione che parta dai vertici dei sindacati di base a volte incapaci di superare le rivalità e le distinzioni che si producono nel corso dell’attività politica e sindacale.
   Servono iniezioni di umiltà e di capacità di sintesi politica e di lotta che superino lo sciopero residuale e minoritario proponendo invece, sul modello di altri paesi del mediterraneo, lo sciopero realmente generale che vada a colpire al cuore la produzione capitalistica.
   Lo sciopero, che coinvolga realmente e materialmente la classe e tutti i lavoratori, non deve essere inteso come una protesta di ordine morale, ma deve essere inteso come una parte fondamentale della lotta di classe e deve influire concretamente sul reale processo di produzione capitalistica; insomma lo sciopero deve “danneggiare” i padroni e lo stato borghese.
   Se uno sciopero non racchiude queste intenzioni e queste pratiche risulta inefficace ed innocuo.
   Siamo sull’onda di un cambiamento radicale delle relazioni politiche, sindacali e sociali e spiace dirlo ma questi due scioperi generali recano in sé la scarsa lettura del reale e mettono in seria discussione l’operato di chi veramente dalla base lavora e crede nell’unità della lotta e della classe che sta marcendo, sola, senza rappresentanza politico-sindacale reale, nella giungla del liberismo e dell’impotenza.
   Se si è ancora in tempo fermiamo le rispettive indizioni di sciopero e davvero uniamo le forze affinché Roma sia colorata dalle nostre bandiere per dare un segnale unitario che ci siamo e facciamo sul serio, per iniziare una lotta di lunga durata che sarà dura e che necessita di un sindacato di base unito, forte e coeso nella lotta, benché le analisi possano giustamente divergere nella ricchezza delle vedute.

Piermichele Pollutri, Coordinamento regionale Usb Emilia-Romagna
Laura Bergamini, Coordinamento provinciale Usb, Parma
Enrico Calzolari, docente, iscritto Cobas Scuola Parma
Andrea Zini, assegnista di ricerca, Usb Parma
Francesca Brusca, delegata Coop. Sociali, Usb Parma

 
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