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L'orablu

dedicato a tutte le creature innocenti. A chi amo di più: i miei nipotini ei miei amici a 4 zampe

 

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Post N° 38

Post n°38 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da ofelia7700

Notte dell'Epifania

 Natale era passato da poco, nel freddo vento di Gennaio una bimba si stringeva al suo cagnolino in un angolo della strada.

Nei giorni appena trascorsi, aveva guardato nelle finestre delle case dove altri bambini, più fortunati di lei, stavano al calduccio, intorno a tavole imbandite con ogni ben di Dio, circondati da parenti e amici, o vicino ad un albero di Natale illuminato da tante lampadine colorate, a scartare pacchi e pacchetti di doni ricevuti.

Lei non aveva avuto nulla…perché lei non aveva nulla…
Non aveva una famiglia, non aveva una casa, aveva solo Chicco, il suo cagnolino che non la abbandonava mai.

 

Viveva di carità e per scaldarsi cercava riparo negli androni delle case…finchè non la scacciavano a lei e al suo Chicco.

La bambina non aveva nemmeno un nome. Quando era nata qualcuno l’aveva abbandonata vicino a una chiesa. Le suore l’avevano accolta e l’avevano tenuta con loro. La chiamavano Bambina…perché nessuno di loro aveva saputo trovarle un nome. Lei era rimasta con le Suore finchè un giorno aveva incontrato Chicco.

In realtà, era stato Chicco a trovare lei, l’aveva seguita per la strada e non l’aveva più lasciata.
Ma le Suore non volevano un cane nella loro casa e così per non perdere il suo amico, Bambina
era scappata.
Da allora, ed erano passati già due anni, lei viveva per la strada insieme al suo Chicco.
Se andava bene, e qualcuno muoveva il cuore a pietà, le lasciavano qualche spicciolo.
Lei correva in un negozio e comprava pane per lei e Chicco, qualche volta aggiungeva anche una sottile fettina di mortadella o di prosciutto. E in quel caso che banchetto! Com’erano felici lei e Chicco!!
Ma il più delle volte le toccava cercare nei cassonetti dietro a qualche pizzeria o ristorante e contendeva ai gatti qualche misero avanzo.

Quella sera di Gennaio il freddo era pungente, la neve caduta fino a qualche ora prima si era ghiacciata e il vento che soffiava gelido aveva liberato il cielo dalle nubi e ora quel cielo blu s’incurvava grondante di stelle sulla città addormentata.

La bambina si strinse al petto il suo Chicco. Voleva dare e ricevere calore, ma quel giorno era stato triste, nessuno si era fermato a lasciarle anche un solo soldino….tutti sembravano andare di fretta, e correvano verso casa ridenti e felici.

Una lacrima le scese lentamente sulla guancia fredda. Possibile che nessuno pensasse a lei?

Non c’era qualcuno le volesse dare un po’ di cibo, di calore, di affetto?

Sarebbe rimasta sola per sempre?

Lei e il suo Chicco?

Volse lo sguardo verso il cielo sempre più buio, un brivido la scosse forte. Aveva freddo. Aveva fame, aveva paura.

“mamma”! gridò verso quel cielo indifferente. “mamma perché mi hai abbandonato?”.

In quel momento la luna spuntò da dietro ai palazzi bui.

E in quella luce argentata vide qualcosa che volava alta sui tetti delle case e dei palazzi.
La bambina si asciugò le lacrime e si stropicciò gli occhi. Aveva visto bene?
Una vecchina sopra una scopa con un sacco sulle spalle e….si dirigeva proprio verso di lei!

Trattenne il fiato mentre Chicco ringhiava piano.

La vecchietta scese fino a raggiungerla.

“Uffa! che nottata!!” sbuffò facendo però l’occhiolino alla bimba.
”E tu che ci fai qui?” chiese prendendole il mento con una mano e guardandola attentamente in viso. “Uhm…hai pianto…cosa c’è che non va?”

La bambina non riusciva a parlare. Scosse la testa e tirò su con il naso.

La vecchia scosse la testa energicamente. “No, no! Così non va! Stanotte è la “mia” notte. Nessun bambino deve piangere la notte in cui arriva la Befana!”
”La Befana? E chi è?” chiese la bimba.
La vecchietta la guardò indignata. “Come chi è? Sono io, no? Io porto doni ai bambini buoni e carbone a quelli che sono stati cattivi….Ma tu sei stata buona. Io lo so. Adesso dimmi. Cosa desideri che io ti regali?”

La bambina sgranò gli occhi. “Tu puoi davvero farmi dei doni?”

“Sono qui per questo!” affermò la Befana.

“Ma i miei doni…sono molto particolari…” la bambina esitava a parlare, ma la Befana la incoraggiò.
”Dimmi, piccola. In questa notte magica non c’è nulla che io non possa esaudire. Cosa desideri?”

La bambina la guardò con occhi sognanti.
”Vorrei….vorrei una casa per me e per Chicco. Una casa dove ci fossero persone che mi voglino un po’ di bene…”
La Befana annuì senza rispondere. Uno strano luccichio le apparve dietro gli occhiali.
”E poi..vorrei un po’ di cibo…No! Non tanto….solo un poco. Quel tanto che basta a sfamare me e Chicco”.

“Cos’altro vuoi bambina mia?”

La bambina sorrise con aria sognante. “Vorrei che qualcuno mi desse un nome…vorrei sapere come mi chiamo…”

La Befana aprì il suo mantello e si strinse la bambina al petto.
”Piccola mia, il tuo nome è Stella, perché ti ho incontrata in una notte piena di stelle. La tua casa è qui, dentro il mio sacco. Ecco: guarda tu stessa!”

La piccola guardò dentro il sacco e un Ohh di stupore le scappò di bocca.

Nel sacco aveva visto una casetta accogliente, c’era un bel fuoco nel camino che scoppiettava allegramente, un uomo e una donna che si chinavano con affetto verso una bambina e un cagnolino.

E quella bambina era lei! E il cagnolino era Chicco!

E adesso avvertiva il calduccio che proveniva dalle fiamme del caminetto, e sentiva il profumo di una zuppa fatta in casa. E soprattutto sentiva una mano amorevole che le accarezzava i capelli!

Era davvero dentro una casa e Chicco scodinzolava felice davanti a una scodella piena di pappa.

“Stella! Stella stai sognando?” la donna che le aveva carezzato i capelli le sorrideva dolcemente.
”Si…sto sognando…E’ troppo bello per essere vero!”

La donna le sorrise di nuovo.
”Stella, stanotte è la notte dell’Epifania, vai ad appendere la tua calza al caminetto.
Domani mattina troverai i
doni che ti avrà lasciato la Befana!”

“Ma io ho già avuto i miei doni!” esclamò felice la bimba.

Quella era proprio una notte magica.

Lassù sui tetti volava una vecchina su una scopa, e ogni tanto si asciugava gli occhi. Forse il vento glieli aveva fatto lacrimare…o forse aveva incontrato un angelo.

BUONA NOTTE
dell'EPIFANIA

 
 
 
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