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"Spesso la gente chiede: "E' meglio praticare venti minuti la mattina, o la sera, oppure fare diverse sedute più brevi?"
Sì, è positivo praticare la meditazione venti minuti, anche se questo non vuol dire che venti minuti sia un limite massimo. Da nessuna parte nelle scritture si parla di venti minuti". “Venti minuti" è una nozione che si è sviluppata in Occidente; potreste chiamarla "Periodo Standard per la Meditazione". A volte la gente teme, se non rimane in postura per venti minuti, di fare qualcosa di sbagliato, come quando si interrompe una cura di antibiotici. Ma il punto fondamentale non è il tempo: il punto è se la pratica vi porta realmente ad un certo stato di presenza.
Se così è, potete rimanere in postura anche solo cinque minuti, per tre minuti, potete sedervi anche solo per un minuto ... per trenta secondi ... perfino cinque secondi ... ma potrebbe non essere sufficiente!
Il punto fondamentale non è nemmeno la postura, in particolare i meditatori pigri che si siedono per venti minuti e si appisolano! Per loro in particolare, venti minuti di meditazione sonnolenta non sono consigliabili: dovrebbero praticare seduti cinque minuti, ma ben svegli ... Credo che siano abbastanza felici di questa notizia!
Il mio maestro Dudjom Rinpoche, diceva sempre che un principiante dovrebbe meditare in brevi sedute. Praticate per tre-cinque minuti, poi fate una breve pausa, di almeno un minuto.
Quando fate una pausa, quello che in realtà fate è lasciar andare la tecnica meditativa. Specialmente se vi siete impegnati molto durante la seduta, nel momento in cui fate una pausa, lasciandovi andare ma mantenendo la vostra presenza, spesso la meditazione si manifesta 'in quel momento'. Ecco perchè la pausa è una parte della meditazione importante quanto la postura. Riprendete la postura per un breve periodo e poi fate una pausa, lucidi e naturalmente rilassati. Poi sedetevi di nuovo.
Così fate numerose sedute brevi: cinque minuti di pratica, più un minuto di pausa, e così via. Se fate così, l'intervallo rinfresca la vostra meditazione, e la meditazione fa della vostra pausa un'espressione naturale della vostra pratica.
Se continuate una tale forma di alternanza di pratica e di rilassamento interconnessi dal filo della vostra lucidità, allora lentamente, lentamente, tra meditazione e post-meditazione ci sarà minor differenza, scomparirà il confine. Come ha detto un grande maestro: "Non ho mai meditato, ma non mi sono mai neanche mai distratto, neppure per un solo secondo".
Un tale praticante non ha bisogno necessariamente di meditare, perchè si trova sempre in tale stato, e non si distrae mai, nemmeno per un solo momento.
Naturalmente, il problema sta nel riuscire a farlo per ventiquattr'ore al giorno, trecentosessantacinque giorni all'anno. Quando fate un ritiro meditativo, per esempio, il fine fondamentale è tagliarvi fuori dagli impegni della vostra esistenza e ritirarvi nell'ambiente naturale e propizio della meditazione. Ritiro significa mettere un limite alle attività superflue: in una tale situazione voi mantenete la meditazione quasi ventiquattr'ore al giorno, anche mentre dormite, mangiate e vi rilassate. Se la vostra pratica è intensiva, profonda e rilassata a quel modo, allora comincia ad avere un effetto di fondamentale importanza sul vostro essere profondo, e sul flusso della vostra mente."
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Quando impari veramente, impari dalla vita; non c’è un insegnante particolare da cui imparare. Tutto ti è di insegnamento: una foglia morta, un uccello in volo, un profumo, una lacrima, il ricco e il povero, coloro che piangono, il sorriso di una donna, l’alterigia di un uomo. Impari da ogni cosa, quindi non hai bisogno di guide spirituali, di filosofi, di guru. La vita stessa ti è maestra, e tu sei in uno stato di costante apprendimento.”
Jiddu Krishnamurti
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