Creato da giglio.alfredo il 31/03/2013
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Messaggi di Luglio 2020

Giorgio De Fall intervista un personaggio di spicco

Post n°446 pubblicato il 28 Luglio 2020 da giglio.alfredo
Foto di giglio.alfredo

IL  NOTO  CRONISTA  GIORGIO  DE FALL  INTERVISTA  UN   PERSONAGGIO DI  SPICCO   CROTONESE

 

Dopo aver fissato l’appuntamento, mi reco, alle otto del mattino, seguito dal mio fedele cameraman, nello studio dell’Onorevole, in via Firenze. Vengo accolto con premura e fatto accomodare su una poltrona nello studio.

Pochi minuti di attesa e subito si presenta il nostro personaggio, come d’accordo. Anche lui si siede su una poltrona di rimpetto, mentre il cameraman rimane in piedi per le riprese. Cominciamo con le domande: l’intervista dovrà avere la durata di un’ora.

- E’ disposto, Onorevole, a rispondere a tutte le domande, anche a quelle più scomode, poiché l’intervista sarà stringente e a tutto campo?

-Certo, risponde l’onorevole Vincenzo,non mi sono mai sottratto ad alcuna domanda.

-Come vede e cosa pensa, Lei, di questa prossima consultazione elettorale?

-La vedo molto difficile per tutti gli schieramenti. Spero solo che si svolga in un clima sereno e non in un clima di odio, in cui vengano infangati gli avversari politici. Non sarebbe corretto, né civile.

-Abbiamo letto, ed è opinione di molti, che Lei, nonostante passi per il “Migliore”politico crotonese, non ha mai fatto niente per questa città.

-Se prendiamo alla lettera le parole,potrebbero aver ragione, poiché io non ho mai fatto il sindaco in questa città.Però sono stato consigliere provinciale e poi regionale e la mia attività,anche se indiretta, è stata sempre indirizzata al bene di Crotone.

-Si dice anche che Lei sia un po’ “il burattinaio della politica locale”.

-Non è affatto vero. Ho appoggiato massicciamente delle formazioni politiche, che grazie a me, hanno vinto le elezioni, presentando una piattaforma programmatica gradita ai cittadini, alla stesura della quale ho partecipato sempre attivamente.

-Perché allora si dice che Lei è, di fatto, il Sindaco “extra moenia” di Crotone?

-Rifiuto categoricamente tutte le definizioni, che i miei avversari mi hanno attribuito negli anni, longa manus, deus ex machina ecc. Ho semplicemente dato, quando mi sono stati richiesti, dei buoni consigli, data la mia grande esperienza politica.

-Abbiamo notato come nella precedente amministrazione, voluta e appoggiata fortemente dalla sua azione politica, si siano portati a termine lavori di cui la città doveva andarne fiera, ma in realtà risultano opere fatte male e costate troppo.

Ci riferiamo alla nuova illuminazione cittadina, ancora carente in molte zone e alla messa a norma dei due depuratori, che presto torneranno ad essere intasati e cominceranno a sversare i liquami in mare, poiché, a quanto si dice, non sono stati smaltiti i fanghi di depurazione.

-Rispondo subito a questa domanda doppia. L’ammodernamento energetico è stato completato tempo addietro, facendo risparmiare al Comune di Crotone un milione di euro ogni anno sulla bolletta ENEL. Se oggi qualche lampada, in qualche zona, presenta dei problemi, saranno risolti a cura della prossima amministrazione, che curerà anche lo smaltimento dei fanghi di depurazione, eseguito, a suo tempo, con grande cura e competenza. I fanghi di depurazione, naturalmente, si accumulano nel tempo e vanno smaltiti periodicamente.

-Lei, Onorevole, sa che Crotone è piena di spazzatura di ogni genere, perché la società AKREA, che gestisce la raccolta dei rifiuti solidi urbani, non ha mezzi adeguati per numero e qualità e che l’impianto di compostaggio, mi riferisco all’impianto di Ponticelli, è inadeguato alla grande mole di lavoro, che è doppia rispetto a quella per cui era stato costruito. Cosa risponde?

-Le rispondo semplicemente che, per questo problema, abbiamo solo due soluzioni; o produciamo meno rifiuti e questo è impossibile, perché il progresso porta benessere ed il benessere porta spazzatura, o costruiamo un nuovo impianto molto più grande, meglio se in una zona non ancora urbanizzata. Per quel che riguarda AKREA, per la quale l’opera del nuovo Presidente, giovane ingegnere molto preparato e oltremodo impegnato, non trova sbocchi concreti, io propongo ancora due soluzioni, previo il tentativo di ripianare il bilancio della società. Primo, la Società dovrà essere, a mio avviso,esternalizzata, anche perché il 47% dei cittadini non paga la spazzatura e crea una voragine nel bilancio del Comune e poi la Società deve trovare l’efficienza,affidando la raccolta rifiuti a mezzi moderni, presi in affitto da ditte specializzate, come fanno egregiamente alcuni comuni del nord. In questo modo,troverebbe soluzione anche il problema delle assunzioni di quei soggetti, che,da tempo, hanno perso il lavoro e forse anche l'avvio della differenziata.

-E cosa mi dice, Onorevole, del fatto che ancora il teatro comunale, rimane incompiuto, mentre, si dice, che siano stati trovati i finanziamenti per completarlo?

-Le dico subito che sono stati trovati tre milioni di euro per il completamento e che i lavori sono stati affidati aduna ditta locale, che ha vinto la gara d’appalto. Mi auguro che detti lavori incomincino presto e finiscano in bellezza.

-Ora tocchiamo due note dolenti che forse le creeranno imbarazzo: la bonifica dell’area Sin e quella del rione Acquabona, che, si dice, non  si concretizzeranno, grazie alla sua opera, ma per merito di altri.L’interlocutore rimane pensieroso per una manciata di secondi, poi, abbozzando un risolino, risponde.

-Per quanto riguarda l’onere della bonifica definitiva dell’area Sin, tutta a carico dell’ENI per un totale di 356 milioni di euro, nessuno se ne potrà attribuire la paternità, come del resto per l’ammodernamento della ferrovia, perché è frutto della sinergia di tutte le forze politiche, che hanno lottato, me compreso, per raggiungere simili risultati. Per la bonifica Acquabona e per il rilancio del parco Pignera, il merito va esclusivamente a mia figlia Flora, consigliera regionale, che è riuscita con tenacia a sbloccare finanziamenti, giacenti nelle casse del governo, sin dal 2012. Il problema sarà quello di spingere l’ENI ad iniziare i lavori al più presto.

-Si, sappiamo che sua figlia Flora è consigliera regionale, molto impegnata, laureata in Scienze Politiche, esperta dei problemi secolari del nostro Meridione, studiosa profonda del rapporto tra Regionalismo e Stato,nella dimensione europea. Possiamo quindi dire che è un valore aggiunto per il comune di Crotone?

-E’ certamente un valore aggiunto e lo possiamo dire ad alta voce.

-Come pensa, Onorevole di abbellire questa Crotone, che sembra del tutto abbandonata, con grandi aree deserte proprio nel centro urbano, da moltissimi anni, che certamente non sono degne di una città, diventata provincia ormai da tanto tempo?

-Queste aree cui lei fa riferimento sono, come sa certamente, soggette al vincolo archeologico. La mia modesta idea sarebbe di perimetrale con delle bordure verdi e asfaltarle all’interno, per evitare che, nei giorni di pioggia, si formino vaste pozzanghere ed utilizzarle,al momento, come parcheggi, in attesa degli scavi a cura della sovrintendenza,che verranno probabilmente eseguiti, quando noi saremo passati a miglior vita.

Aggiungo che si potrebbe recuperare dalla parte di via Mario Nicoletta, abbattendo quei vecchi magazzini fatiscenti, qualche area da destinare alla sezione urbanistica, per avere qualche edificio moderno, affidando gli scavi di pertinenza agli imprenditori edili.

-Onorevole, vogliamo toccare un altro tasto dolente. Ci riferiamo alle condizioni un po’ disastrate delle strade urbane.Come intenderebbe risolvere tale problema?

-Le rispondo in modo sintetico, perché vedo che l’ora è quasi trascorsa. Il manto stradale andrebbe rifatto in tutte le strade cittadine. Andrebbero create nuove strade di raccordo tra le periferie, come Poggio Pudano, Margherita e Gabella Grande, al centro cittadino. Andrebbe realizzata una nuova arteria che colleghi la Costa Tiziana alla statale 106. Per una maggiore rapidità di collegamento tra il mare e l’aeroporto Sant’Anna. Ne trarrebbero giovamento sia l’Helios Hotel che la Casa Rossa. Ci sarebbe da progettare la nuova piazza antistante il mercatino di via Giacomo Manna, che è un’area degradata da secoli. Si dovrebbe creare un parco giochi alberato sulla via Roma, nella zona vicino al mare. Basta avere dei programmi, poi tradurli in progetti approvati e, dulcis in fundo, trovare i finanziamenti. Cose queste che ti impegnano molto e devi avere spiccate capacità. Dovrebbe essere naturale per tutti noi fare queste cose, perché, come asseriva Tommaso d’Aquino, “l’uomo è un animale sociale e politico”. Invece non è così e mi duole  dire che i pseudo politici di oggi non fanno quasi niente e aspettano di risolvere tutti i problemi, pensando probabilmente a quei fondi, molto scarsi in verità, delle royalties,provenienti dall’estrazione del gas metano. Il mio impegno per realizzare queste opere ci sarà, senza alcun dubbio.

-Onorevole, l’ora è piacevolmente trascorsa. La ringraziamo per la sua squisita disponibilità e la salutiamo con un sincero “In bocca al lupo”, intanto che l’operatore spegne la telecamera.

-Grazie a voi. Viva il lupo! E, (con un po’ di furbizia), per le imminenti elezioni: Vinca il “Migliore !!”

 

                                                  Giorgio De Fall

 

 
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LA NOBILE ARTE DELLA POLITICA

Post n°445 pubblicato il 26 Luglio 2020 da giglio.alfredo
Foto di giglio.alfredo

LA  NOBILE  ARTE DELLA POLITICA

 Una storia per adulti

 

Correva il mese di settembre dell’anno 2010, quando il signor Vincenzo, che aveva dedicato la sua vita alla politica,sentendosi chiamare, da più parti, Maestro, venne preso dalla voglia di trasmettere ai giovani la nobile arte della pubblica amministrazione,attraverso la sua esperienza e le sue conoscenze, maturate in oltre 40 anni di attività.

Si diede da fare moltissimo e finì per affittare, a sue spese, una grande sala, al primo piano di un palazzo del centro-città, a Crotone, che arredò con una lavagna, una cattedra e 21 banchi,che riuscì a comprare da un rivenditore di roba usata.

Fece fare un annuncio dalla TV locale,per dire che esisteva una scuola di politica gratuita, per 21 alunni volenterosi, della durata di 4 settimane, e lo stesso annuncio fece pubblicare sul giornalino locale, sempre a spese sue. Affisse infine una targa sulla porta: Scuola di Politica – ore 8,30 – 12,30.

Il giorno prefissato il Maestro, che tutti ormai additavano come l’unica stella fulgente nel firmamento politico crotonese, aprì i battenti della scuola alle ore 8,00 e attese che arrivassero gli alunni.

Tra le 8,30 e le 9,00 arrivarono venti alunni, quasi tutti sui trent’anni tra geometri, ragionieri, periti industriali e qualche laureato in legge o in economia. Alle 9,15 arrivò l’ultimo, un po’ trafelato: un ragazzo universitario, che veniva da Petilia Policastro: il suo autobus aveva fatto ritardo.

Finalmente il Maestro potè iniziare la lezione e cominciò col dire che avrebbe, per prima cosa, spiegato cosa fosse la Politica, della quale si erano interessati uomini illustri, sin dall’antichità. Spiegò che la politica non era altro che l’arte di governare.

Avrebbe quindi cominciato da Aristotele,filosofo greco, vissuto intorno al 350 A.C.

Il Maestro continuò col dire che la politica – secondo Aristotele – è il mezzo più alto per far comprendere all’uomo la sua natura, le sue inclinazioni e quali siano le proprie capacità.La politica, quindi, è una dimensione tipica dell’essere umano e gli appartiene tutta, in maniera totale, e, solo attraverso tale dimensione, l’uomo scopre il valore del bene comune. Tale valore, oltre ad essere prerogativa della politica,è altresì un dovere, che ognuno di noi dovrebbe coltivare, nell’interesse sempre della collettività, proprio perché l’uomo non vive da solo, ma è un animale politico.

La politica trova così il suo ruolo fondamentale : tornare ad occuparsi del bisogno dell’altro, operare, per poter cambiare la realtà in favore del bene comune. Riscoprire tali dimensioni, che ci appartengono in quanto uomini, è rendere la politica “la forma più alta della carità”come affermava Papa Paolo VI, e fare di essa, dunque, prima di tutto, un servizio, una missione, o se vogliamo, un vero apostolato.

Un altro personaggio illustre che si occupò di politica, proseguì il Maestro,fu Fozio il Grande, vissuto nel IX secolo dopo Cristo, uomo di grande cultura,patriarca di Costantinopoli, che lasciò scritto un libricino: “Consigli a un giovane principe”, in cui raccomanda di non lasciarsi prendere dalle belle forme di un corpo femminile, dato che l’essere umano è portato, sin dallanascita, alla corruzione e non fidarsi mai degli adulatori, che sembrano potenziali soccorritori, ma risultano poco affidabili nei momenti difficili.Sii sempre mite con chi sbaglia, affermava il saggio, e mescola sempre l’umanità alla giustizia. Sono vere pillole di saggezza, che ci ha regalato Fozio I° detto il Grande.

Infine possiamo parlare di Niccolò Machiavelli, autore del libro italiano più letto nel mondo, soprattutto dai politici, “Il Principe”, pubblicato nel1532 e scritto in favore di Lorenzo dei Medici, detto il Magnifico.

Intanto possiamo dire,cari ragazzi, che Machiavelli è considerato il primo grande teorico della politica moderna e dello Stato uscito dal medioevo, dalla soggezione al potere religioso e dalla frammentazione feudale. Grazie alla sua elaborazione la politica si avvia ad affermarsi come scienza, con i suoi princìpi, le sue leggi e con il suo statuto disciplinare: questo comporta l’autonomia dalla religione e dalla morale.

Il principe deve agire da “ volpe e da leone”, cioè deve essere astuto e deciso e deve perseguire l’obiettivo che si è prefissato con ogni mezzo, che sia da considerarsi lecito.

Infine, senza annoiarvi oltre con citazioni varie, o citando gli innumerevoli personaggi, che si sono occupati di politica, voglio darvi una definizione della politica del grande Bismarck,primo ministro prussiano, che in un discorso pronunciato al Reichstag il 15marzo 1884, affermò, in netto contrasto con quanto affermava il Machiavelli,che la politica non era una vera scienza, come molti professori pensavano, ma era sempre stata e rimaneva una nobile arte. Riassumendo diciamo che il politico deve interessarsi solo al bene dei cittadini e della città: deve realizzare progetti concreti, utili alla comunità, senza usare, nei confronti degli elettori, il linguaggio incomprensibile del politichese o la sopraffazione verbale. Aveva ragione, aggiunse, lo scrittore Umberto Eco,quando parlava della pericolosa vacuità della politica, riferendosi alla pseudo concretezza di alcuni politici nostrani. Bisogna usare un linguaggio concreto e comprensivo, che dia fiducia e speranza ai cittadini, che dalla politica si attendono grandi cose.

Si erano fatte ormai le ore 12,00 quando il Maestro avvertì un certo brusio tra gli allievi e chiese se avessero qualcosa da dire. Allora si alzò un giovane, che si rese portavoce di tutti.Don Vincenzo, (mentre il Maestro sorrideva sotto i baffi, perché il don non glielo aveva dato ancora nessuno, molti lo chiamavano onorevole, perché era stato consigliere regionale ed altri solo Maestro, oppure solamente Enzo), ilragazzo così lo apostrofò e continuò: eravamo venuti tutti a scuola di politica, per apprendere l’arte di arricchirsi con la politica, ovvero l’arte di chiedere le solite mazzette, come fanno tutti i politici, secondo la regola che “io do una cosa a te e tu dai una mazzetta a me” che è come dire che “una mano lava l’altra e tutte e due lavano la faccia.”

Don Vincenzo gli fece segno di sedere e disse a tutti che, ciò che speravano di fare, era un reato, era corruzione, e, per questo, si poteva finire anche in galera. Precisava che la politica non arricchiva nessuno, ma se, dopo lunga gavetta, si fossero raggiunti incarichi più alti, si poteva condurre una vita agiata. La politica si doveva esercitare con passione, perché doveva essere una vera missione.

Ora, cari ragazzi, potete andare, ci vediamo domani alla stessa ora, per affrontare la lezione importantissima sulla strategia politica, che riguarda non solo il modo per catturare consensi, ma anche il modo di relazionarsi con gli avversari politici, sminuendo in modo civile e intelligente la loro opera e i loro programmi.

Usciti tutti gli allevi, il Maestro chiuse l’aula e tornò a casa, riflettendo su come i giovani moderni intendessero, in modo sbagliato, la politica.

Il giorno seguente l’Onorevole Vincenzo aprì puntuale la scuola e si  mise a leggere un quotidiano. Assorto nella lettura non si avvide che erano ormai le 10,30 e degli alunni non v’era nemmeno l’ombra. Tutti assenti. Aspettò,leggendo fino le 12,30, poi, sconsolato, chiuse l’aula e tornò a casa,pensieroso e triste.

Con un barlume di speranza, il giorno dopo, riaprì la scuola. Leggendo il solito quotidiano, aspettò fino alle 11,00, ma nessuno dei 21 alunni si fece vivo. Era chiaro che non sarebbe venuto più nessuno. Il pensiero dei giovani di oggi era cambiato: non volevano sentire i suggerimenti di gente colta e saggia, ma volevano asservire la politica ai loro bisogni personali, a qualunque costo.

Allora, sconsolato, il signor Vincenzo staccò la targa, che aveva appeso sulla porta e chiuse i battenti della scuola, per sempre. Il Maestro, ormai sessantenne, si rammaricò molto per non aver lasciato, politicamente parlando, nessuno erede, tranne la figlia. Oggi avremmo avuto politici preparati per affrontare i tanti problemi del Comune di Crotone e della Provincia. Invece abbiamo ancora politici dilettanti e improvvisati e l’Onorevole, di cui stiamo parlando,continua a rimanere, suo malgrado, l’unica espressione politica sul malandato palcoscenico crotonese.

I suoi detrattori diranno che non ha dato spazio a nessuno, se non alla propria figlia, che non ha fatto emergere nessuno, perché ha oscurato tutti con la sua grande ombra. In pratica, non ha creato alcuna alternativa a se stesso. Questa, diranno, è stata la grande colpa del signor Enzo, secondo la visione dei suoi avversari più sprovveduti.

 

                                                            Alfredo                  Alfredo  Giglio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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LA QUERCIA E L'OMBRA

Post n°443 pubblicato il 25 Luglio 2020 da giglio.alfredo
Foto di giglio.alfredo

  LA QUERCIA  E  L’OMBRA

    Una favola per bambini

 

Un giorno, un contadino si recò nel bosco a raccogliere ghiande da portare ai suoi maialini. Uscito dal bosco con il sacco pieno sulle spalle, attraversò una radura tutta verde, ricca di lentischi e tamerici, quando dal sacco vecchio e malandato, cadde, senza che lui se ne accorgesse, una ghianda sul terreno.

Era il mese di agosto e faceva molto caldo, quando arrivò, inaspettato un acquazzone estivo, che sommerse nel fango la piccola ghianda. La poverina rimase interrata fino alla primavera successiva. Nel mese di giugno, come se fosse nato in quel momento, si vide un alberello tutto coperto di foglie verdi, che salutò, il Sole, con vera gioia.  L’Astro, in quel momento, era alto nel cielo ed ebbe subito l’impressione che l’alberello volesse crescere in fretta.

Infatti,in poco tempo, crebbe fino a superare in altezza tutti i vari cespugli di lentisco. Svettava ormai sopra ogni altra pianta cresciuta nelle vicinanze.Crebbe sempre più, fino a diventare una solida quercia da sughero, di una varietà molto rara. Era proprio della famiglia “Quercus Suber, varietà SCULCUS”,un genere, oserei dire, quasi unico.

Moltissimi anni sembrarono  passare in fretta e ormai, forte e vigorosa, ospitava nidi di tortore e di passeracei e offriva nutrimento ai cinghiali del vicino bosco, che gradivano le sue ghiande saporite e regalava la sua ombra ristoratrice ai contadini che lavoravano nei dintorni.Però, un giorno, senza che ne avesse colpa, suscitò, all’improvviso, l’ira del Folletto dagli occhi Bruni, che presiedeva ai temporali, cattivo, dispettoso e invidioso di tanto vigore. In quel tempo, la quercia aveva, da poco, superato i cinquant’anni.

Il Folletto, brutto e con gli occhi miopi e Bruni, carico di invidia mista ad una forma di odio, scatenò sulla terra, di pomeriggio, la sua ira tremenda,mandando tuoni e lampi che squarciarono, in modo sinistro, l’aria diventata pesante e tetra. Un lampo colpì, a tradimento, la Quercia ed incendiò tutte le piante vicine: le fiamme altissime avvolsero anche il possente albero, che sembrò ardere come un falò.

Dopo molte ore, arrivò la pioggia che spense quel rogo immane. Al mattino il Folletto, malvagio e dispettoso, si affacciò dal cielo, per godere della sua cattiveria, sicuro di vedere l’albero ridotto in cenere.

Le piante tutto intorno erano veramente ridotte in cenere, ma la Quercia era lì,in tutta la sua possanza: il sughero del suo grande tronco l’aveva protetta e salvata. Erano rimaste bruciacchiate sole le foglie. Il Folletto, dalla rabbia,ebbe un attacco di bile, e mutando gli occhi da Bruni in verdi, corse impazzito, perdendosi tra le nuvole, per sempre.

In breve le radici della grande quercia, che erano molto profonde nel terreno, la nutrirono e tornò quindi, più vigorosa che mai, coperta dal suo fogliame verde e rilucente, per continuare a dare ospitalità agli uccelli, nutrimento agli animali e frescura ai contadini, che sotto la canicola estiva, erano abituati a consumare il loro frugale pasto, al fresco della sua grande ombra.

Anche la FLORA circostante mise radici profonde, per essere più vigorosa che mai e tornò utile ai fiori, che crebbero più colorati e più profumati.

Meditate ragazzi e sappiate che l’odio e l’invidia non portano da nessuna parte; invece l’unione e la concordia costituiscono una forza invincibile.

Un giorno passò da quelle parti un viandante affaticato, che arrancava col suo pesante zaino, sotto un sole cocente. Vide la grande quercia e si sedette,stanco, al fresco della sua ombra, dove si addormentò serenamente. Quando si svegliò, riposato e ritemprato nelle forze, riprese il suo zaino e, prima di ritornare sui suoi passi, alzò gli occhi al Cielo e disse: “Signore, grazie per questo dono che hai fatto alla terra, e, rivolto alla possente Quercia e alla Flora circostante, grazie a voi, vegetazione di Dio, per esistere”. Quindi riprese tranquillo il suo cammino. A buon intenditor, poche parole!

 

                                                                              Alfredo                  Alfredo  Giglio

 

Riflettete amici miei, “Fabula docet”

 

 

 

 

 
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