Lo sto aspettando appoggiato al muro quasi a difendermi dal buio della stanza.C’e’ silenzio qui’ dentro, un silenzio irreale che profuma di solitudine e malinconia.Si protrae da cosi’ tanto tempo che sembra diventare palpabile, ha la consistenza di melassa che si appiccica alla pelle per poi gocciolare a terra lasciando graffi invisibili sul corpo.Sento il tintinnare delle chiavi al di fuori dell'uscio, non ho bisogno di verificare perche’ so bene chi sta rientrando,la tensione sale insieme al ritmo del mio respiro... all’idea di quello che mi attende.
Eccolo accendere la luce ed entrare a farmi visita.Ha indossato una camicia bianca e un vestito blu in lino, sta bene, e’ elegante ma resta sempre un clochard in abiti firmati.
Come ogni sera si mette di fronte a me e lo osservo sorridermi e poi, silenzioso confessore quasi invisibile, mi metto ad ascoltare mentre mi racconta di se.E’ sicuro della mia riservatezza, si fida di me, ci conosciamo da anni e cosi’ si concede quella liberta’ di confidenza senza dover chiedere in cambio la promessa del silenzio.
E' un vero maestro nell'arte del silenzio ed io a forza di frequentarlo mi sto impadronendo di questa tecnica. Le ore intere trascorse senza parole ci hanno regalato una complicita' che i lunghi discorsi, sanno solo imitare.
Una danza immobile la nostra, non servono le parole ma solo sguardi, gesti, espressioni…
Chi non lo conosce bene potrebbe pensare che e’ una persona introversa, timida con quell’atteggiamento snob di chi sa di essere meglio di chiunque altro ma io lo frequento abitualmente e so che non e’ cosi’.
Parla di se, delle sue emozioni, dei suoi pensieri attraverso il silenzio…taciturno, riservato e scostante…cosi’ diverso da me…io, istrionico e simpatico, sono in grado di sostenere conversazioni di ore ed ore, di riempire l’aria con una serie di interminabili suoni, di intrattenere con il fiato sospeso chi mi ascolta parlando di futili argomenti, facciate di superficialita’ disarmante dietro cui nascondermi e trincerarmi.
Anche stasera non ha molto da dire, solo brevi risposte alle domande che gli pongo ma bastano le sue lacrime per spiegarmi quello che sente.
Non sa indossare il dolore con la dignità di un re come faccio io...mai una lacrima, un lamento, un tremore delle mani e delle sigarette fumate a lunghe sorsate che lasciano in bocca il sapore amaro della vita ma solo pura e convinta sicurezza.
Io non ho nessun compromesso, nessuna illusione…ho provato a spiegarglielo.
Meglio una sofferenza vistosa, dolore pieno e immediato, che una tristezza centellinata, perché continuare ad andare avanti, conservare la speranza di un sogno.
Ma lui non mi ha ascoltato…continua a ripetermi che ne vale la pena.
Ha dato a questa assenza una forma, una consistenza, l' ha trasformata in un oggetto che ha messo da parte, così piccolo, che spesso riesce a ignorarlo, ma che a volte cresce a dismisura, fino a riempire ogni spazio, a soffocare cose e persone e questa sera e’ una di quelle volte.
Le parole sembrano perse, dimenticate, un ritegno che ha sembianze d' imbarazzo.
Davanti a me vedo quell'abisso che il nostro dialogo ha scavato e non sappiamo come colmare.
Alza gli occhi lentamente, impiega anni per incontrare il mio sguardo, sembra vacillare sull'orlo di un baratro profondissimo, e’ smarrito e vulnerabile come non mai, continua a tacere.
Mi fa pena, ha l’aspetto di un ubriaco la mattina dopo.Vorrei dirglielo ma preferisco tacere e guardarlo andare via.
In fondo sono io che mi faccio pena…sono solo l’immagine di cio’ che gli altri vogliono vedere…sono solo una maschera vuota che recita a memoria il copione della vita senza alcuna passione…sono solo un riflesso nello specchio, la seconda faccia della stessa medaglia…c’e’ a chi piace un lato…chi apprezza l’altro…chi detesta entrambi…chi invece ama entrambi.
Inviato da: emilytorn82
il 21/12/2016 alle 12:02
Inviato da: mestesso69
il 21/07/2016 alle 16:36
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il 21/07/2016 alle 12:05
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il 02/08/2013 alle 10:11
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il 23/10/2010 alle 15:02