PREFATIO
La parola non è che un arco spezzato
consegnato a un riflesso,
prigioniera di un ritmo imposto.
Il significato è il suo incubo
sedimentato con la forza.
Una parola non è che un viaggio
che nulla abbandona e nulla cancella.
Azione linguistica di Paolo Zignani, sommessa, infittita d'ombre e ispessita di impreviste ospitalità. Qui trovano rifugio narrazioni in versi e in prosa, al timido tepore dello sguardo del viandante mediato, che in se stesso partecipi comprensivamente del moto di frantumazione e ricomposizione del testo. Che colui che passa sappia ascoltare il profugo logos che tutto abbraccia. Che una bussola labirintica ne orienti l'arguto interpretare.
I tag indicano il tipo di composizione: poesie (una per post) o racconti (anche suddivisi in più post), ma non mancano appunti di filosofia e riflessioni sulla letteratura, la musica, la storia. Proprio i tag offrono un salvagente, un orientamento ai rari nantes smarriti nel gurgite dei post. Questo spazio soggiace alla tentazione razionalistica e perciò truffaldina di porgere un indice, un vademecum, un'irradiazione orientata all'audace viatore ermeneutico, cui spetterebbe il destino ben più ardito e soave dello smarrimento nell'infinito.
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Principessa neraArgentea farfalla notturna che il sogno attraversi sino al fiore amaro di psiche, tu che ignota e intima trascorri l'anima a sé estranea, guida nella terra dei riflessi estremi me che fra polvere e macerie come un cieco vago smarrito, e fa' che la danza d'ombra del tuo palpito d'ali io possa decifrare nell'uragano del tempo. La lunga corsa verso il sogno si arresta qui, dove l'ultima oscurità invade il cuore, ombra di memoria, tepore d'assenza. Poi il balzo senz'ali oltre l'orizzonte, nel regno del sogno che infinite intesse lontananze. Rivolta alla tua ultima eco sboccia, fra le pietre d'un chiostro al confine del pensiero, la rosa della superstite follia, che diffonde il silenzio d'una preghiera nel cimitero del mondo. Mi scaldo al tepore della luna, ti chiamo, t'invoco, eternamente lontana principessa nera. Un'onda di memoria inquieta l'intimo abisso che ti protegge, fragranza d'anima in lacerazione. Alberi immensi sovrastano il dolore. L'ansia del vento abbraccia in fuga rami e foglie, la luna nera sta per tramontare. Io sono nel regno della morte, dove senza rumore seguo l'argentea farfalla del sogno. Tu principessa incantata, del lago ghiacciato del cuore sei prigioniera, dove specchi deformanti si susseguono senza fine. Costellazioni spente irradiano echi di disarmonia celeste. Piove nella mente la grigia acqua del lago di morte ove tutto s'acquieta. Nel delirio del tempo, nel futuro senza tempo, le nostre anime s'abbracceranno, ombre fiammeggianti nel silenzio del mondo. |
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