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La famiglia dei cavalli

Per mia nonna i cavalli rappresentavano cose o persone i movimento: notizie, avvenimenti, persone che vanno e che vengono, cose e persone che succedono, che accadono.
Positività o negatività è data dal seme: denari e coppe positive, bastoni e spade negativi.

Le mie famiglie dei cavalli sono cominciate quasi quattro anni fa, quando a 25 anni, morta mia nonna, la mia presenza i casa diventò finalmente inutile e io potei andarmene.
Volevo andarmene con il mio uomo.
Andai con una mia collega di lavoro.
Portoghese di Madeira, girovaga, mediamente alcolizzata.
Trovammo una casa in affitto.
Diventò la mia famiglia per un anno: risate, scherzi, sbornie, divertimenti, confessioni, parole ironiche, battute, salti sul letto, notti a parlare furono il nostro pane quotidiano per 300 giorni.
Un giorno, era gennaio, mi si avvicinò e mi disse con la sua parlata un pò strana:

"credo di essere incinta, fai il test con me?"
positivo
"cosa faccio ora? non so se tenerlo..."
"tienilo se no te ne pentirai tutta la vita"

lo tenne.
l'invidia si impossessò di me.
vedevo in lei me stessa.
nei suoi dolori e nelle sue gioie risentivo vivide le mie.
smisi di parlarle e di ridere con lei.
smisi di considerarla la mia famiglia.
me ne allontanai in maniera subdola e cattiva.
in maniera fredda.
proprio quando aveva forse più bisogno di calore.

"Simo, ho deciso di andare via"
"Tranquilla, faccio venire qui qualcun altro"

Ci rivedemmo solo un paio di volte, dopo.
Ora credo abbia cambiato numero.
Non mi interessa.

L'altro che venne fu un mio amico.
Un mio ex moroso. Il mio angelo.
Uno della compagnia del parco.
Ci incontrammo una sera per caso in un locale.
Qualche parola generica.

"Sto cercando casa"
"Io sto cerando un inquilino"

Dopo una settimana vivevamo insieme.

"C'è anche un mio amico che cerca casa, che ne dici?"
"Certo"

Ed ecco la mia nuova famiglia.
Ed ecco di nuovo gli scherzi, le risate, le parole notturne, le sere passate a guardare film insieme, le notti a dormire in tre sul mio letto.
Ed ecco qualcosa in più: ecco il sesso.
Prima con l'uno, poi con l'altro.
Ed ecco le litigate con il mio uomo, sempre e solo ospite nella nostra casa
Ed ecco l'eroina.
Un altro anno e anche loro se ne andarono.
Ci dividemmo con poche parole e molti rancori.
Il mio angelo non l'ho più visto.
Dicono sia partito per la foresta degli elfi, ad acquacheta.
L'altro è il mio pusher.
Ci siamo visti anche oggi.
Ma ormai non ci vediamo più.

Ed arrivò la mia terza famiglia: un padovano e un ragazzino di 20 anni senza casa.
Un pò meno scherzi, un pò meno risate, un pò meno notti a parlare fino all'alba, un pò meno film guardati assieme.
Niente sesso.
Etti di eroina.
Mi bastava bussare ad una porta e mi si apriva il paradiso.
Una mattina tornai a casa doppo aver per caso dormito da mia madre.
Le porte erano spalancate, le cose sottosopra, i cani agitati.
Seppi il pomeriggio che li avevano arrestati entrambi.
Uno, il padovano, fu rilasciato subito ma partì per la comunità.
L'altro è rimasto i carcere fino a gennaio.
Entrambi mi hanno scritto.
Ad entrambi non ho risposto.

"Dalla Simo voglio il cavallo di coppe - grazie - di bastoni - grazie - di spade - grazie"

Poi...
poi sarebbe dovuta iniziare la mia ultima famiglia.
Io e, finalmente, l'uomo che sarebbe dovuto esserlo da subito: lui, il mio lui, quello di cui ho parlato, quello della canzone dei Prozac.
L'eterno ospite.
Il giorno prima mi disse che non se la sentiva più ma venne lo stesso.
La settimana successiva lo cacciai di casa.
Tornò.
E' tornato anche un mese fa.
Abbiamo riparlato di vivere insieme.
L'ho cacciato tre giorni fa.
Ma questa è un'altra storia.
Non è la storia delle mie famiglie.

"Ops, alla Simo chiedo anche il cavallo di denari - grazie. Famiglia dei cavalli"