Un Principe era stizzito per essersi adoperato sempre e soltanto alla perfezione delle generosità volgari.
Prevedeva strabilianti rivoluzioni dell'amore, e sospettava le sue donne di potere qualcosa di meglio, di questa compiacenza ornata di cielo e di lusso. Voleva vedere la verità, l'ora del desiderio e della soddisfazione essenziali. Fosse, o no, un'aberrazione di pietà, volle.
Possedeva almeno un potere umano abbastanza vasto.
Tutte le donne che lo avevano conosciuto furono assassinate. Che strage nel giardino della bellezza! Sotto la sciabola, lo benedirono. Non ne ordinò di nuove. - Le donne riapparvero.
UCCISE TUTTI COLORO CHE LO SEGUIVANO, dopo la caccia o le libagioni. - TUTTI LO SEGUIVANO. Si divertì a sgozzare gli animali di lusso. Diede fuoco ai palazzi. Si avventava sulla gente e la faceva a pezzi. - La folla, i tetti d'oro, i begli animali continuavano a esistere.
E' mai possibile estasiarsi nella distruzione, ringiovanirsi mediante la crudeltà!
Il popolo non mormorò. Nessuno offrì l'assistenza delle proprie opinioni.
Una sera, galoppava superbo. Un Genio apparve, di bellezza ineffabile, anzi inconfessabile. Dalla sua fisionomia e dal suo portamento emanava la promessa d'un amore molteplice e complesso! di una gioia indicibile, anzi insopportabile!
Ma quel Principe spirò, nel suo palazzo, a un'età normale. Il Principe era il Genio. Il Genio era il Principe. La musica sapiente vien meno al nostro desiderio.
Ho voglia di tornare qui. Il grave è che non so che scrivere. Non so PIU' scrivere. Le mie dita fanno una fatica atroce a digitare la P la R e la O in questa sequenza. PROgetto diventa PORgetto. Inevitabilmente! Analfabetismo di ritorno? Può darsi. Ma come noto, quando il gioco si fa duro... E invece di far tornare lui, torno io. Torno? Si torno. Ma torno domani. Stasera sto bene qui. A sentire quell'idiota di attorucolo di telenovele di categoria z (che puntualmente guardo tutti i giorni, da anni; attentamente) che con sguardo fisso alla telecamera e faccia di circostanza mi dice: "non fare come me, non usare quella merda!" IPOCRITI BASTARDI. Oh che goduria! Ecco cosa intendo. Sento l'urgenza di tornare al mio originale canale di sfogo. Da troppo tempo non scrivo in maiuscolo i miei giuduzi. Mi resta solo sognare. Ma poi sogno i denti che mi cadono. E mio nonno in un mese viene roso da un tumore. E nessuno ha il coraggio di rivelargli la verità. Che infondo è un grosso atto di amore. Verso di lui. Ma non verso di lei. Lei che ne segue ogni movimento con una tenerezza che non sapevo le appartenesse. Lei, la tedesca, la donna che a 80 anni e rotti, mi chiede ancora come si inseriscono le faccette sul messenger. Lei, la tedesca, a cui non hanno detto la verità. A cui non ho neanche accennato la verità. Lei, che la verità la sa. Per questo mi ha dato la "nana". Una bamboletta di ceramica che da bambina mi era vietata e che richiedevo con perseveranza ogni volta che la intravedevo sull'altissimo scaffale verso il quale protendevo [portendevo - corretto in tempo] le manine. "Nana nana nana nana nana nana". Ma ora che la tedesca si sente morire è giusto che l'abbia io. Ma lei non sta per morire. E' lui che sta per farlo. Ma a lei la verità non l'hanno detta. E lei l'ha capita anche meglio degli altri. Io, da parte mia, ho potuto solo percepirla. E anche l'ultimo dio ha visto il suo crepuscolo. La nonna "Strudel" è vecchia. E io ho bisogno di tornare al mio originale canale di sfogo. |
Qualcuno parla di padri. Padri che, anche se in un tempo lontano, facevano poggiare le teste dei figli sulle proprie ginocchia, proteggevano dai coccodrilli, facevano entrare monete dal naso e le facevano uscire dalle orecchie. “E figlia figlia non voglio che tu sia felice ma sempre contro finchè ti lasciano la voce” In questa dedica (appalesatami solo da adolescente), tutte le carezze mancate. Eppure lei mi racconta che – anche se solo a tre anni – ero sinceramente felice che lui se ne fosse andato. Perché allora ingenuamente pensavo che così, finalmente, mia madre potesse essere tutta mia. Non avevo considerato gli altri uomini. Quelli che adesso - finita la sua giovinezza ma non la sua intelligenza - non la vogliono quasi più. Quelli che adesso, con la loro assenza, le hanno consentito di amare un po’ anche me. Quanto non capiscono un cazzo i bambini! Come quelle di me bambina insieme a mio padre. Era mio zio a portarmi a raccogliere i fiori, a mettermi sulla carena della moto per andare a “fare le curve” sulla panoramica, a comprarmi il corriere dei piccoli, ad essere sempre e comunque lì, nonostante mia madre, nonostante mio padre, nonostante lui non sia mio padre. Altri come lui. Come mio padre. E figlia, figlia, Sicuramente mi ha amata molto più di quanto io abbia amato lui. Lo odiai con tutta me stessa e non solo per il dolore che quella scelta imposta mi aveva provocato, ma anche per l'umiliazione che mi era costata quel chiedergli aiiuto. “E figla figlia non voglio che tu sia felice ma sempre contro finchè ti lasciano la voce, vorranno Ho imparato la lezione, babbo. Non sempre le dediche riescono bene come si vorrebbe, vero babbo? |
Post n°154 pubblicato il 07 Novembre 2006 da kodomonoomocha
Beh vedi, A., è una storia lunga la mia... tanto lunga... inizia là sulla neve dove l'ho raccontata (con la gaynor ecc), passa per un coma etilico a 15 anni e un moroso tossico per 7 anni e insieme a lui, coca, trip, ecstasy e qualsiasi cosa sballasse.Lui va in comunità e io a 17 anni mi faccio la prima pera...ma poi, bleah, non mi piace. Mi calmo, mi fermo, 8 anni con solo un pò di coca ogni tanto e tanto tanto alcol ogni giorno. Nel frattempo mi laureo e comincio a lavorare e lavoro bene, sono brava. Mi divido completamente. Brava ragazza di giorno, cattiva ragazza di notte e nei week end. Poi scoppio e trovo l'uomo della mia vita con cui comincio a spacciare 50 grammi di coca alla settimana. Sempre divisa, sempre lavorando bene, sempre vivendo il giorno da brava ragazza. E continuo così per 3 anni fino ad arrivare a 5 grammi al giorno di media solo per sentirmi bene, per continuare a essere la brava ragazza di giorno. Sono gonfia, sono rovinata, mi viene un'emoragia interna, non smetto subito anzi vado a convivere con 2 tossici e passo alla roba. Pian piano lascio la coca, lascio l'alcol e tutti a dirmi "uh simo, si vede proprio che adesso stai bene, sei un'altra". Si sto bene, sono un’altra. Fumo la mia roba e sto bene. Poi i soldi scompaiono e troppi tunisini cominciano a girarmi intorno. Non voglio farmi sgamare, non l’hanno mai fatto. Così un giorno sputo il tutto addosso ai miei, mi distacco dall’uomo della mia vita e comincio ad andare al Sert. E’ passato un anno e mezzo da quel giorno. In mezzo ci sono altri viaggi a ravenna e bologna. In mezzo ci sono tante altre facce extracomunitarie. In mezzo (ma anche prima e dopo) ci sono tanti rigagnoli di fumo, ma anche rave, MD, coca, speed e qualsiasi altra cosa riesca a portarmi via,compresi vari tentativi di suicidio più o meno consapevoli. Poi c’è un primo abbadono del sert e, dopo qualche mese, un ritorno. E poi c’è la mia psichiatra forse, non so. Alcun giorni sono convinta, altri sono come questa mattina. Mi sento falsa, finta costruita. Ma mi sento così anche quando mi faccio… Non so. Forse sono solo una persona qualunque. Forse sono solo una persona che non sa scegliere. Insomma, ho aspettato spesso per fare le analisi… ma non è mai servito!Grazie per la tua storia. |
C'è qualcuno che non sa più che ore sono |
Non so perchè ma oggi ho in mente un ricordo fisso. Io, sola, a Bologna. Si, perchè "noi" ci conosciamo tutti. |
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