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PREGHIERA A SAN GIUSEPPE

San Giuseppe

San Giuseppe, mi consacro a te per essere per sempre tuo imitatore, tuo amabile figlio. Prendi possesso di me, fa’ del mio corpo e della mia anima ciò che faresti del tuo corpo e della tua anima, per la gloria di Gesù. Pure lui si è affidato a te così pienamente da lasciarsi portare là dove tu credevi opportuno, da stabilire te per suo padre e obbedirti come il più docile figlio. Sacro Cuore di Gesù, grazie di averci dato Giuseppe per padre e di averci donato tutto ciò che hai e tutto ciò che sei. Fa che ti restituisca amore per amore; te lo chiedo per intercessione e in nome di san Giuseppe. Amen.

 

Eucarestia

O Gesù, che ti fai alimento spirituale per noi nel Sacramento dell'Eucarestia, nutri le nostre anime e fa' che possiamo essere sempre migliori, giorno dopo giorno, nelle vie di Dio. Amen.

 

 
 
 

Ultimi Commenti

giuscip1946
giuscip1946 il 06/03/16 alle 13:24 via WEB
Dal Vangelo secondo Luca """ In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».""" I pubblicani e peccatori sono vicini al Signore Gesù per ascoltare la Sua parola. Il Signore Gesù li rispetta, li ama e cerca di recuperarli senza umiliarli e senza disprezzarli per la loro condizione. Parla a loro tramite la parabola del Figliol prodigo per offrire loro una via ed una speranza di poter recuperare ciò che hanno perso cadendo nel peccato che li ha portati lontano dal Signore Dio, ma lo fa con la delicatezza che appartiene solo a chi ama. Le parabole non sono fatti realmente accaduti, ma sono fatti che possono accadere tenuto conto della mentalità e dell'ambiente in cui si collocano. Le parabole sono oltretutto ciò che il Signore spera che succeda. Scribi e farisei non possono sopportare che il Signore prenda in considerazione quelli che loro considerano inferiori a loro stessi. Con loro, si ripete un po' la storia di Caino. Questo è il frutto dell'opera di satana che fa entrare nell'uomo l'orgoglio, l'invidia e la superbia che lo convincono di essere ciò che non è. A noi è mai capitato? Se la risposta fosse no, sarebbe la prova che ci è capitato ma che non ci siamo accorti. """Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.""" Secondo la "sapienza" degli uomini, questo Padre che divide il patrimonio per darlo ai figli fa bene oppure fa male? La risposta potrebbe essere che ha fatto male perché il figlio va a spendersi la sua parte ed abbandona il Padre. Fino a quando l'importante è la conservazione del patrimonio tutto gira attorno al modo in cui conservarlo, ma quando diventa importante che il figlio comprenda che le vie del mondo portano alla perdizione, la perdita delle ricchezze nulla conta, se serve per salvare un figlio. Questa è sapienza divina e oltretutto la Sua prescienza, cioè la conoscenza di come andranno a finire le cose. Umanamente nessun papà farebbe questo perché la ricchezza non si tocca e oltretutto perché nessuno è capace di vedere nel futuro. Il Signore Dio, che nella parabola indossa la veste di un papà umano, ha invece visto come sarebbe finita questa storia e per questo ha lasciato andare ilo figlio. Il figlio che si è allontanato dal Papà è ognuno di noi e la nostra parte di patrimonio sono le grazie che erano in noi prima di perderle. Il Signore Dio lo ha permesso affinché ci rendessimo conto che lontano da Lui non c'è vita. Purtroppo nella nostra stoltezza crediamo che questa sia la nostra libertà e il nostro diritto di essere liberi per fare come ci piace, senza però renderci conto di quello che abbiamo perso e che ancora stiamo perdendo. "Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre"". Questo giovane che pensava di sapere tutto così come noi abbiamo creduto di sapere tutto, ad un certo punto si accorge del suo sbaglio e cade nella disperazione, ma nella disperazione trova la speranza, anche se può sembrarci assurdo. Il disperato è una persona seduta in un bivio: O prende la via che lo riporta al Padre, il Signore Dio, oppure si lascia sopraffare dalla disperazione e vive l'inferno nell'anima e corpo vivo. Bisogna però vedere quante tenebre sono entrate in lui, le quali soffocano parte o tutta la nostalgia di tornare dal Padre. Ricordiamo i due ladroni sulla croce. In quel tempo, il Signore Gesù ha scelto la parabola del figlio che ritorna al Papà per dare speranza ai peccatori che Lo stanno ascoltando, scribi e farisei compresi, anche se questi ultimi non accetteranno e neanche si accorgeranno che il Signore sta parlando anche per loro. In questo tempo sta raccontando a noi la stessa parabola sperando di trovare un figliol prodigo fra di noi. Se questo figlio non avesse avuto fiducia nella misericordia del padre non sarebbe tornato a Lui. La misericordia salva e fa ritornare figlio chi ha peccato, ma a condizione che vi sia il pentimento. Per questo è scritto che chi crede sarà salvato, cioè sarà salvato chi crede di aver sbagliato, ma è anche scritto che chi non crede di aver sbagliato sarà condannato. Noi crediamo di aver sbagliato? Chi non è santo ha sbagliato, anzi sta sbagliando ancora, ma beati quelli che si renderanno conto del loro errore prima che sia troppo tardi. ""Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.""" Il Padre, che era davanti alla casa ad aspettarlo, gli corre incontro e lo abbraccia, ma non ha bisogno di perdonare il figlio. Chi ama non ha bisogno di perdonare perchè non lascia mai spazio al rancore, alla vendetta ed al rifiuto. L'amore è già perdono ed il perdono è amore e misericordia, ma la misericordia e l'amore non possono operare senza pentimento. Noi dobbiamo preoccuparci del nostro pentimento, la misericordia c'è già, se vogliamo essere come questo figliol prodigo. Ognuno di noi è chiamato ad essere un figliol prodigo, ognuno di noi è chiamato a credere di essere figlio dell'Amore per ritornare figlio dell'Amore che ci sta aspettando e ci è venuto incontro venendo a soffrire nel mondo per noi. Così si realizza in noi la scrittura che dice: Alcuni degli ultimi diventeranno primi ed alcuni dei primi diventeranno ultimi. """"Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».""" Il Signore Dio è il Papà dei papà e vuole recuperare anche l'altro figlio il quale credeva di essere giusto senza esserlo. Con questo gesto da la possibilità anche a lui di scoprire la sua verità. Questo è l'Amore, costruire insieme una famiglia unita nell'amore per un mondo migliore che viva nella vera pace. Grazie Signore Gesù.
 
giuscip1946
giuscip1946 il 03/03/16 alle 12:10 via WEB
Dal vangelo secondo Luca In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? Se il Signore Gesù non avesse sentito che quelle persone, le quali si erano presentate davanti a Lui per riferire della strage avvenuta, stavano credendo di essere meglio di quelle che avevano subito tale sorte, non avrebbe posto questa domanda. Purtroppo il nemico satana è sempre pronto a soffiare nella mente di chi si espone il credere di essere meglio di altri ed alla fine soffia il credere di essere già a posto quando in verità neanche i santi lo sono. Figuriamoci come sarà chi non è santo, ma lo crede? Io vi dico no. Ora se la risposta è no, sorge spontanea questa domanda: Chi c'è dietro questo inganno? Ognuno risponda secondo ciò che sente, ma la verità è che non c'è una terra di nessuno. O con me o contro di me , dice il Signore Gesù. La santità è l'Amore. Il santo ama se stesso perché, anche se santo, continua a cercare la sua salvezza. Chi s'incammina verso la santità non può non portare la salvezza anche ad altri. Nel santo vive, dimora e si manifesta il Signore Dio che guida i suoi passi. Il Signore Dio ama tutti e cerca di recupare quelli che sono lontani tramite i santi. Per questo il santo non può non cercare la salvezza di altre persone. Basta pensare agli Apostoli ed alle loro opere. Il segno della santità nell'uomo è il rispetto e nel rispetto c'è l'umiltà che gli impedisce di credersi migliore di altri, il santo vive nella verità. Chi non è santo è peccatore e il peccatore è sotto il dominio del maligno. Noi in questo percorso a che punto siamo? In quel tempo il Signore Gesù ha parlato al popolo di quel tempo, ora sta parlando a noi e ci sta chiedendo: Qualcuno pensa di essere meglio di altri? Non ce lo sta chiedendo perchè non lo sa, ma perché noi possiamo renderci conto di ciò che vive in noi. //////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////// Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». Il Signore sta dicendo: Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo albero, ma non ne trovo! Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno? Ogni persona che non è santa è questo albero che non da frutti. Il Signore ha pensato di tagliarlo dopo tre anni che non da frutti, non ha pensato questo dopo il primo anno. Il Signore è lento all'ira e ricco di grazia e tenerezza per ogni creatura. Con altre parole, il Signore è paziente con ognuno di noi, ma noi siamo pazienti con il nostro prossimo? Fondamento della pazienza sono l'umiltà e la speranza. Chi non è umile è superbo ed orgoglioso, il superbo non può accettare che altri sbagliano perché, nel suo immaginario, chi sbaglia è inferiore a lui che crede di non sbagliare mai. La via per far aumentare in noi la pazienza è chiederci, prima di perdere la pazienza a causa del credere di essere migliore di altri, qual è la ragione per la quale sono migliore di chi sto giudicando? Sono certo che la risposta non arriverà e se arriverà non sarà convincente e questo frenerà il nostro perdere la pazienza. Se l'umiltà contribuisce a non farci perdere la pazienza, la speranza aiuta a rafforzarla. Per questo il Signore sta dicendo che non ha disposto di tagliare l'albero già nel primo o nel secondo anno ed ha continuato a sperare che venisse il giorno in cui facesse un frutto, ma alla fine del terzo anno, quando ha perso la speranza, ha deciso di farlo tagliare. La stessa cosa fa con noi e con il mondo. Fino a quando spera di poter trovare un giusto nel mondo, continuerà a dar vita al mondo, ma se non troverà nessun giusto chiuderà la storia umana come al tempo di Noè e Sodoma e Gomorra. Infatti Abramo, nella sua preghierà chiese al Signore: Se troverò 500/100/50/5 giusti, salverai il mondo? Si Abramo, lo salverò, disse il Signore, ma alla fine il diluvio venne perchè giusti sulla terra non ve ne erano. La preghiera di altri può salvarci perché il Signore spera e sperando porta ancora pazienza come nel caso di questa lettura e nel caso di Abramo, ma noi dobbiamo credere che la nostra conversione, il nostro portare frutto, che va ben oltre l'essere brave persone, può salvare noi e il mondo intero. Il Signore è lento all'ira e ricco di grazia perchè ci ama. Non togliamoGli la speranza, altrimenti la nostra fine sarà peggiore del nostro inizio. Grazie Signore Gesù.
 
giuscip1946
giuscip1946 il 03/03/16 alle 12:07 via WEB
Dal vangelo secondo Luca In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? Se il Signore Gesù non avesse sentito che quelle persone, le quali si erano presentate davanti a Lui per riferire della strage avvenuta, stavano credendo di essere meglio di quelle che avevano subito tale sorte, non avrebbe posto questa domanda. Purtroppo il nemico satana è sempre pronto a soffiare nella mente di chi si espone il credere di essere meglio di altri ed alla fine soffia il credere di essere già a posto quando in verità neanche i santi lo sono. Figuriamoci come sarà chi non è santo, ma lo crede? Io vi dico no. Ora se la risposta è no, sorge spontanea questa domanda: Chi c'è dietro questo inganno? Ognuno risponda secondo ciò che sente, ma la verità è che non c'è una terra di nessuno. O con me o contro di me , dice il Signore Gesù. La santità è l'Amore. Il santo ama se stesso perché, anche se santo, continua a cercare la sua salvezza. Chi s'incammina verso la santità non può non portare la salvezza anche ad altri. Nel santo vive, dimora e si manifesta il Signore Dio che guida i suoi passi. Il Signore Dio ama tutti e cerca di recupare quelli che sono lontani tramite i santi. Per questo il santo non può non cercare la salvezza di altre persone. Basta pensare agli Apostoli ed alle loro opere. Il segno della santità nell'uomo è il rispetto e nel rispetto c'è l'umiltà che gli impedisce di credersi migliore di altri, il santo vive nella verità. Chi non è santo è peccatore e il peccatore è sotto il dominio del maligno. Noi in questo percorso a che punto siamo? In quel tempo il Signore Gesù ha parlato al popolo di quel tempo, ora sta parlando a noi e ci sta chiedendo: Qualcuno pensa di essere meglio di altri? Non ce lo sta chiedendo perchè non lo sa, ma perché noi possiamo renderci conto di ciò che vive in noi. //////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////// Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». Il Signore sta dicendo: Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo albero, ma non ne trovo! Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno? Ogni persona che non è santa è questo albero che non da frutti. Il Signore ha pensato di tagliarlo dopo tre anni che non da frutti, non ha pensato questo dopo il primo anno. Il Signore è lento all'ira e ricco di grazia e tenerezza per ogni creatura. Con altre parole, il Signore è paziente con ognuno di noi, ma noi siamo pazienti con il nostro prossimo? Fondamento della pazienza sono l'umiltà e la speranza. Chi non è umile è superbo ed orgoglioso, il superbo non può accettare che altri sbagliano perché, nel suo immaginario, chi sbaglia è inferiore a lui che crede di non sbagliare mai. La via per far aumentare in noi la pazienza è chiederci, prima di perdere la pazienza a causa del credere di essere migliore di altri, qual è la ragione per la quale sono migliore di chi sto giudicando? Sono certo che la risposta non arriverà e se arriverà non sarà convincente e questo frenerà il nostro perdere la pazienza. Se l'umiltà contribuisce a non farci perdere la pazienza, la speranza aiuta a rafforzarla. Per questo il Signore sta dicendo che non ha disposto di tagliare l'albero già nel primo o nel secondo anno ed ha continuato a sperare che venisse il giorno in cui facesse un frutto, ma alla fine del terzo anno, quando ha perso la speranza, ha deciso di farlo tagliare. La stessa cosa fa con noi e con il mondo. Fino a quando spera di poter trovare un giusto nel mondo, continuerà a dar vita al mondo, ma se non troverà nessun giusto chiuderà la storia umana come al tempo di Noè e Sodoma e Gomorra. Infatti Abramo, nella sua preghierà chiese al Signore: Se troverò 500/100/50/5 giusti, salverai il mondo? Si Abramo, lo salverò, disse il Signore, ma alla fine il diluvio venne perchè giusti sulla terra non ve ne erano. La preghiera di altri può salvarci perché il Signore spera e sperando porta ancora pazienza come nel caso di questa lettura e nel caso di Abramo, ma noi dobbiamo credere che la nostra conversione, il nostro portare frutto, che va ben oltre l'essere brave persone, può salvare noi e il mondo intero. Il Signore è lento all'ira e ricco di grazia perchè ci ama. Non togliamoGli la speranza, altrimenti la nostra fine sarà peggiore del nostro inizio. Grazie Signore Gesù.
 
francesconapoli_fn
francesconapoli_fn il 28/02/16 alle 16:11 via WEB
Grazie. Ma non guardate al blog, piuttosto al suo contenuto. Che sia di utilità per la vostra vita spirituale. Dio vi benedica.
 
paperinopa_1974
paperinopa_1974 il 27/02/16 alle 19:46 via WEB
complimenti un blog bello sistemato buon fine settimana ciauuu
 
giuscip1946
giuscip1946 il 23/02/16 alle 21:01 via WEB
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra. La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose. Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi! Parola di Dio. San Paolo ci chiama "fratelli" perché la fratellanza non nasce da legame di sangue ma da quello di Spirito ed è per questo che il Signore Gesù ci ha insegnato a pregare dicendo: Padre nostro...... La fratellanza è amore verso chi è come noi e verso quelli che sono diversi da noi. Con quelli come noi condividiamo ciò che il Signore Dio ci dona, quelli diversi da noi cercheremo di portarli a Lui perché sono lontani, sperando sempre di essere noi sulla giusta via. La fratellanza è amore e l'amore, come già detto, non conosce razza colore e religione. Molte volte ci scoraggiamo perché, se abbiamo l'amore come speranza, vediamo che non riusciamo a trasmetterlo a chi è lontano dall'amore e ci chiediamo cosa sia possibile fare con chi non si accorge di vivere nelle tenebre. In questo caso, l'unica speranza è che il nostro esempio diventi un punto di domanda per chi ci rifiuta. Purtroppo per il male che domina chi rifiuta l'amore, il male peggiore è il bene, perché lo distrugge Noi quando ci sentiamo rifiutati dai nostri fratelli abbiamo la certezza di trasmettere loro amore? San Paolo, che ha tutta la certezza che la vita sia dietro la croce, sta piangendo perché constata che coloro i quali sono stati illuminati con la parola e con il suo esempio, ora si comportano da nemici della croce. Questo è l'amore: Piangere per chi è fuori strada dopo aver pianto per i nostri sbagli. I nemici della croce sono quelli che la rifiutano, quelli che non accettano la rinuncia e il sacrificio. S. Paolo, insegnandoci a rinunciare, non vuole insegnarci cose contro la nostra natura e oltretutto cose che non siano verità. La nostra anima desidera solo la comunione con il Signore Dio e null'altro perché è parte dell'Onnipotente. I nostri attaccamenti, che generano inimicizia verso la croce, sono opera dell'ingannatore satana che ragiona in chi non vuol rinunciare agli idoli che ha lui stesso crea nell'uomo. Il maligno vuole questo perché odia l'uomo a causa dell'invidia e vuole portarlo alla perdizione per accontentare l'invidia che lo divora. San Paolo che conosce la verità sta piangendo perché sa la fine che aspettano i nemici della croce che lui considera fratelli. Il Signore Dio è vita e nutre le nostre anime, quando l'uomo si lascia convincere dal serpente che la vita è nel cibo, confonde il vivere con il vegetare e per questo il "dio" di questo uomo diventa il suo ventre che accoglie il cibo. Noi siamo sappiamo distinguere il vivere dal vegetare? Per scoprirlo è molto semplice, purché seguiamo l'esempio di San Paolo che piange per quelli che non vogliono rinunciare a nulla, cioè per i nemici della croce ed in particolare quando piange per quelli che pensano di trovare vita nel cibo. Chi è nemico della croce/rinuncia è nello stesso tempo nemico del sacrificio per salvare se stesso ed altri. Nel sacrificio c'è la speranza, nell'ozio o "dolce" far niente non vi è speranza. Dove non c'è la speranza c'è la disperazione e prima o poi si manifesterà. Nel materiale, basti pensare: Chi lavora si sacrifica ma ha la speranza di guadagnare il necessario per mantenere la vita. Chi non vuol sacrificarsi non lavora, ma non lavorando non ha la speranza di poter mantenere la vita. La stessa cosa vale nello spirituale: Chi è amico della croce sacrifica ma ha la speranza di vivere. Chi è nemico del croce, come rinuncia e sacrifico, è senza speranza di vita. Noi come siamo? Se accetteremo la croce come rinuncia e sacrificio, che sono insite nella nostra natura umanadivina, otterremo il passaporto divino per entrare nel regno dei cieli dove il Signore Gesù ci sta aspettando per trasfigurare il nostro corpo in corpo glorioso, quale il Suo che passa attraversi i muri e mangia pane e pesce. Guai allora a coloro che avranno ridotto in cenere il loro corpo tramite quella che il mondo chiama cremazione. Grazie Signore Gesù.
 
giuscip1946
giuscip1946 il 14/02/16 alle 21:27 via WEB
Dal Vangelo secondo Luca 4 In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato. Parola del Signore Il Signore Gesù, per volontà dello Spirito Santo, viene sospinto nel deserto per essere tentato da satana! Sembra quasi che lo Spirito Santo abbia bisogno di mettere in prova il Signore Gesù, cioè se stesso, per vedere se fosse fedele oppure no. Il serpente satana si presenta spontaneamente perché è tenebra e non vede chi ha difronte. Il Signore Gesù, o lo Spirito Santo, fa questo per dire al mondo che satana prova a far cedere tutti e il più delle volte ci riesce. La prima rivelazione che ci viene fatta, non come parola ma come esempio di vita vissuta, è che il cibo al quale siamo attaccati fino a considerarlo vita, non è importante tanto quanto noi crediamo. Il Signore Gesù rimane in digiuno per quaranta giorni pur avendo ogni potere di trasformare in pane qualsiasi cosa. Con questo gesto ci rivela che non siamo carne e che, anche se morissimo di fame, potremmo essere salvati, mentre potremmo rimanere senza vita anche se avessimo tutta la pastasciutta di questo mondo. Non di solo pane vive l'uomo, il pane non è l'unico nutrimento per l'uomo, per l'uomo il vero nutrimento è l'amore del Signore Dio che lo nutre con la Sua parola. Il pane nutre solo il corpo. Un po' come la benzima nutre la macchina ma non nutre il guidatore che ha bisogno d'altro. La fede consente all'uomo di nutrirsi dell'amore del Signore Dio sia come anima che come corpo. Purtroppo è convinzione di molti che senza cibo non vi è vita neanche per poco tempo. Quanto lontani siamo da questa verità, noi che confidiamo nel cibo e lo pretendiamo ottimo ed abbondante? Se non riusciamo a consumare solo lo stretto necessario, cerchiamo almeno di ridurre un po' la quantita e oltretutto la picevolezza, perché gustare il cibo è un accontentare uno dei desideri della carne che vengono da satana. Infatti satana tenta il Signore Gesù proprio con il cibo, anche se fallisce. Se vogliamo che fallisca anche con noi, occorre mangiare per vivere e non vivere per mangiare. Il Signore Gesù, che è il nostro esempio, ci sta insegnando questo. Dopo questo fallimento, satana offre al Signore tutto il catalogo delle sue disgrazie, cioè le cose del mondo, sperando, ma non troppo, che Questi accettasse, ma pone una condizione: "Se ti prostrerai a me in adorazione, tutto questo sarà tuo! Se il Siognore Gesù fosse stato interessato a qualcosa di quello che satana Gli stava poffrendo, avrebbe accettato. Immaginiamo cosa avrebbe perso, ma non occorre immaginare troppo perché basta vedere cosa è capitato a noi adoratorri delle cose del mondo, anche se la nostra difficoltà consiste nel renderci conto della nostra condizione. In ogni caso vogliamo notare che satana non ha nessun potere su chi non adora lui o le sue esche, ossia le cose del mondo. Lui prende il potere solo su chi lo adora consapevolmente o incosapevolmente. Chi adora lui o le sue esche, sesso, denaro, potere, diventa uno dei suoi, perché gli consente di entrare nell'anima e nel corpo. Chi adora lui o le sue esche, sente ciò che sente lui ed è guidato da lui in ogni opera. L'uomo che adora le cose del mondo, facendo entrare satana nella sua anima e nel suo corpo, diventa cieco come lui. Solo una potenza divina può liberare l'uomo ridotto in queste condizioni, perchè oltretutto ha perso anche il potere sul suo volere. La nostra condizione com'è? E' tale da indurre il Signore Dio a mandare il Suo Figlio a morire sulla croce affinchè ci rendessimo conto di come siamo ed avessimo la speranza di poter recuperare quanto abbiamo perso. Occorre un cammino di ritorno tramite il quale rinunciamo a quanto abbiamo accolto. Il male ed il maligno perderanno il potere su di noi e noi ritorneremo figli del Signore Dio come quel figliol prodigo. Solo in questo ultimo caso, potremo anche noi dire a satana con potenza: Vattene via (vedi Lc 4). La croce è la nostra speranza perché è il segno della nostra rinuncia. Grazie Signore Gesù.
 
francesconapoli_fn
francesconapoli_fn il 14/02/16 alle 16:16 via WEB
Che la terza tentazione si svolse sulla catena dell'Himalaya non sta scritto da nessuna parte nei Vangeli. Può anche darsi che il diavolo lo abbia condotto nello spazio mostrandogli la Terra, oppure questa tentazione è una serie di visioni che il diavolo ha mostrato a Gesù sempre nel deserto. Questo non possiamo saperlo. Comunque grazie del commento. Pace e bene.
 
maxalexmax1
maxalexmax1 il 14/02/16 alle 15:59 via WEB
Sempre più in alto il diavolo conduce Gesù per abbassarlo. Prima nel deserto, poi sul grandioso tempio di Gerusalemme, nel suo punto più in alto. Poi nella catena montuosa dell'Himalaya, al confine fra Cina e Nepal. Monti altissimi in Israele non esistono. Li sulle nevi eterne a 8000 metri dal livello del mare, si svolse la terza tentazione. Ma Gesù non soffriva di vertigini, né dal punto di vista fisiologico , né dal punto di visto psicologico, quando il diavolo gli fece vedere i regni passati, presenti e futuri. E forse gli ,mostrò l'esito contrastato della sua missione, che adesso dopo 2000 vediamo anche noi. Cfr. ebook/kindle. Un fantastico viaggio nei Vangeli. Grazie.
 
giuscip1946
giuscip1946 il 09/02/16 alle 01:09 via WEB
Luca 5,1-11 In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore. Secondo il pensare secondo il mondo, a questo Simone non converrebbe lasciare il suo lavoro, la sua barca, la sua famiglia e quant'altro possedeva, per avere come ricompensa la crocifissione a testa in giù per mano dei nostri antenati romani, ma agli occhi della verità la sua ricompensa non sarebbe potuto essere più grande perché ha ricevuto la grazia più grande. La sua ricompensa infatti fu/è il regno dei cieli. Da questo possiamo scoprire se noi siamo veramente disposti a seguire il Signore Gesù oppure se preferiamo continuare a vivere secondo il mondo. La croce è ricompensa e la speranza per ogni cristiano, perché essa rappresenta la disponibilità a rinunciare a tutto per avere in cambio il regno dei cieli. Solitamente noi siamo buoni commercianti capaci di valutare se una cosa è per noi conveniente oppure no, ma purtroppo fino ad oggi ci siamo sbagliati. Se non ci fossimo sbagliati saremmo santi. Ci siamo sbagliati perché, pur cedendo di sapere quello che stavamo scegliendo, non siamo riusciti a vedere le conseguenze delle nostre scelte. Per non sbagliarci dobbiamo conoscere la verità che poniamo alla base delle nostre scelte. Quasi sempre quando scegliamo siamo convinti di aver scelto giusto, ma solo alla fine scopriamo se la nostra scelta era giusta o sbagliata, ma quando scopriamo di esserci sbagliato non sempre è possibile rimediare, se non c'è la Sua mano. Quando sbagliamo scelta di vita spesso assomigliamo a quel Pinocchio che accettando di seguire il suo amico Lucignolo, che gli promise di portarlo nella città dei balocchi, alla fine si ritrovò in tutt'altro posto e con le orecchie lunghe. Fino ad oggi abbiamo sempre scelto ciò che ci era sembrato facile da realizzare e ci dava la speranza di arrivare alla felicità! Alla fine abbiamo scoperto che la felicità è una cosa di questo mondo, che quando la incontriamo, se la incontriamo, dura poco, ma per seguire questa illusione abbiamo perso la via della vera gioia, che, come la nostra anima, è eterna ed è vera vita. Chi c'era dietro la nostra scelta, il Signore Dio o satana? La risposta è evidente! Ringraziamo il Signore Gesù che nonostante i nostri sbagli ha accettato la croce per rivelarci la verità e per darci la stessa possibilità che ha dato a Simone/Cefa/Pietro. Simon Pietro, che aveva sbagliato quanto noi, ha avuto questa possibilità che lo ha portato nel regno dei cieli passando per la croce, dopo aver riconosciuto di essere un peccatore. "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore". Il Signore Gesù vedendo che quest'uomo era sincero e veritiero, non guardò i suoi peccati ma la verità, la sua verità, nella quale viveva. Lui che è via, vita e verità con questo episodio ci ha indicato la via che porta alla vita e che consiste nel conoscere la nostra vera verità. A Lui, che è verità, sono graditi proprio quelli che riconoscono la loro verità. La stessa cosa è capitata con Maria di Magdala e con il ladrone crocifisso alla Sua destra. Questo è un passaggio obbligato. Fino a quando non scopriremo che in noi vive il nemico, l'ingannatore che ci impedisce di vedere come siamo, continueremo a vivere nell'inganno pensando di essere già apposto ed a Lui graditi, quando in verità non lo siamo perché siamo una spina nel Suo capo ed una spada nel Suo cuore. Fino a quando non scopriremo la nostra verità, ciò che guida i nostri passi, il nostro inganno ci impedisce di obbedire al Signore della vita perché pensiamo di sapere già tutto pur non sapendo nulla. Non saremo mai quel Simon Pietro che, sulla Sua parola, butta la rete come obbedienza per poi seguirlo nel cammino verso la vita. Non saremo mai pescatori nè uomini nè di pesci e la prima persona che non pescheremo sarà noi stessi. Oggi il Signore ci sta chiamando esattamente come in quel tempo ha chiamato Simon Pietro per darci la croce che ci guiderà verso il cielo. Se diremo "Eccomi Signore", sentiremo il profumo della Pace e della Vita; sentiremo la gioia di amare ed essere amati anche se questo comporterà rinuncia e sacrificio, ma nella rinuncia e nel sacrificio c'è sempre la speranza e, la speranza è già il profumo della vita. Per darci questa opportunità il Signore ha accettato la croce per noi perché ci ama e vuole farci pescatori di uomini che Lui ama quanto noi. Gioia per noi, gioia per il mondo e gioia per il cielo. Il Signore è la nostra salvezza. Grazie Signore Gesù
 
 
 

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