Creato da Superfragilistic il 30/07/2008

Sonoviva

Un blog di denuncia, osservazione e critica possibilmente costruttiva

 

 

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I GIOVANI STUDENTI IN PIAZZA

 

In queste ore si sta svolgendo a Milano la grande manifestazione degli studenti, proclamata in occasione della ricorrenza della Giornata mondiale dello Studente ma concomitante, certo non per una mera casualità, con la protesta indetta da da parte dei Cobas e del Cub. Tutto questo capita in un giorno cruciale i cui il costituendo Governo è alle prese con gli adempimenti relativi alla presentazione del programma ed alla verifica della fiducia nelle due Camere che compongono il nostro Parlamento.

L'anima del corteo, già viziata a mio parere dagli eventi della scorsa manifestazione del 15 Ottobre, sta registrando inquietanti episodi che ci fanno temere nell'escalation di un clima di cui ora l'Italia non ha proprio bisogno. I giovani partecipanti hanno infatti subito dovuto fare i conti con le diverse correnti di pensiero che si sono registrate all'indomani dei fartti di Roma: da una parte una buona fetta attestata su di un netto rifiuto della violenza ed una dichiarazione d'intenti circa la costruzione di proposte concrete alternative alla politica delle grandi multinazionali della finanza; dall'altra tutta una serie di movimenti che giustificavano ed anzi piuttosto stigmatizzavano i comportamenti delle forze dell'ordine, premendo di fatto sull'acceleratore della violenza, vista come atto eroico e necessario. Solo così si può spiegare che questa mattina a Milano i primi scontri siano avvenuti non tra studenti e polizia ma tra studenti e studenti, ovvero tra movimenti in cui questi sono andati a confluire. 

L'evoluzione della manifestazione ha visto poi numerosi atti non proprio pacifici, come il lancio delle uova e quello di fumogeni, gettati ad altezza d'uomo, che hanno prodotto fino ad ora almeno una vittima innocente, l'operatore del Fatto quotidiano, investito da uno di questi razzi. 

Bisogna dire che il corteo si è diviso e gli episodi di cui sopra sono dunque da riferire all'ala estremista del Movimento che si è presentata all'appuntamento fornita di caschi e scudi di plastica e non solo per difesa personale. L'esito della manifestazione è anche in dissenso al Governo tecnico del prof. Monti evocato come la vittoria della finanza sulla politica e quindi indicato come il nemico da combattere insieme a tutti i simboli che rappresenta.

Ed allora capita che, mentre i figli lanciano cose contro l'Unicredit, simbolo della Finanza, i loro genitori ne finanzino i crediti con il loro conto presso quella banca. Questo per dire che ho partecipato a diverse riunioni di movimenti fatti dopo il 15 Ottobre al fine di decidere le nuove strategie della lotta, ma mi sono trovata a dover ascoltare sermoni di veterosessantottini che sulla violenza di quel giorno disegnavano un idele ritratto del nuovo rivoluzionario chiamato ad abbattere il sistema finanziario. Non ritengo che si possa tacere davanti a quasti discorsi ed infatti, in controtendenza, ho fortemente interloquito dopo i loro interventi ricordando che troppo spesso la nostra generazione ha cercato di suggerire ai giovani le stesse strategie - e non quelle della prima ora ma quelle degli anni di piombo - usate dalla nostra generazione che hanno, a mio parere, distrutto gran parte dei benefici introdotti dal nostro movimento nel 68 giustificando la reazione repressiva e favorendo il nascere di una classe di giovani, quelli degli anni 80, tutti volti al loro io ed ai beni quanto più effimeri, la generazione dei paninari per intenderci, di cui molti ex sessantottini hanno finanziato i capricci.

Allora ci dobbiamo chiedere quanto, in questi anni abbiamo spinto sulle loro scelte in un eroico tentativo ti tornare noi a quegli anni e quanto perché i giovani trovassero la propria strada. Demolire con concetti generalizzati ogni cosa non fa bene a chi è in cerca di valori di riferimento e soprattutto volersi mettere alla loro testa, anche solo psicologicamnte, per dirigerne i passi, è un vero atto di violenza generazionale di cui tutti oggi dobbiamo sentirci in colpa.

Credo che qualcuno si debba fare un esame di coscienza se ancora i giovani sono portati a vivere un' altra stagione di violenza e se ritengono di avere una qualche responsabilità si fermino in tempo prima di gettare un'altra generazione nell'odio. L'odio non è produttivo e spesso degenera in manifestazioni che servono per imporre la repressione e la fine delle buone politiche costruttive, quelle che sole potrebbero dare una svolta alla situazione. 

L'altro giorno ho incontrato un giovane i cui genitori sono stati in carcere per aver partecipato ad un omicidio delle BR e lui lì ha trascorso con la madre un certo periodo della sua vita. In altre occasioni, parlando con lui di politica, ho potuto registrare l'assoluta mancanza di informazioni in merito ai fatti  unita ad una volontà di non partecipare alle scelte elettorali non andando a votare. Poi si era presentato alle elezioni comunali e mi aveva chiesto il voto ed io gli avevo detto che non glielo avrei dato in quanto si presentava nello schieramento opposto, e lui mi aveva pregata all'infinito dicendo che potevo dare il voto disgiunto. Poi qualche giorno prima della caduta del Nano lo avevo incontrato e gli avevo partecipato la mia gioia per l'imminente caduta e lui mi aveva di nuovo detto che tanto non sarebbe andato a votare perché sono tutti uguali e che lui votava solo se stesso in quanto solo di sé aveva fiducia.....e che bisognava invece fare la rivoluzione. Allora io gli ho chiesto ( ha oltre 30 anni) ma tu lavori? e concretamente cosa vuoi fare? prendere le armi ed andare alla rivolta? no mi ha detto, ed allora io gli ho risposto che avrebbe fatto meglio ad andarsene piuttosto che fare una vita comoda con la mamma che paga e lui manco a cercarlo un lavoro. Ora l'ho rincontrato ed ironiocamente ha detto: è contenta signora che ora hanno messo al Governo i capi della finanza?

Questo episodio mi ha fatto riflettere sulla poca preparazione e sulla facile influenza che si può avere su un giovane  poco informato e la cui adesione ad un certo stile di vita non ha spesso alcuna logica né consequenzialità rispondendo più a logiche emulative spinte dagli eroicismi traslati dalle figure generatoriali che dalle proprie congruenti deduzioni. La cultura è la chiave di volta di tutto perché solo chi ha cultura ha gli strumenti utili all'analisi degli eventi e delle motivazioni. Molto diversi da lui i giovani indignati che disegnano praticamente le ipotesi di cambiamento di una società che ha smesso di mettere l'uomo ed il lavoratore al centro della scena umana, sostituendolo con l'effimera finanza. Ma non è facile fare discorsi quando poi ognuno di noi teme per il suo gruzzoletto, seppure magro, presso la banca con il quale spesso fa da ammortizzatore sociale ai figli ed in mancanza del quale sarebbe veramente tragico. Ho vissuto e vivo questo conflitto e non vedo molte vie d'uscita perché in caso di fallimento Italia non sarebbero certo i grandi ricchi ed i loro figli a farne le spese ma solo quelli delle famiglie normali che magari con le banche hanno fatto un patto per un mutuo utile ad acquistare una casa ( ma in altri Stati non è così scontato avere una casa di proprietà). Tutto ciò ci fa essere assolutamente contradittori e dovrebbe essere il concettto di proprietà e di beni  minimi necessari quello che dovrebbe ispirarci. Saremmo pronti a rinunciare al superfluo ed a ridistribuire i beni in modo equo?  

 

 
 
 
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