Creato da Superfragilistic il 30/07/2008

Sonoviva

Un blog di denuncia, osservazione e critica possibilmente costruttiva

 

 

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UN PAESE DA TENERE SOTTO OSSERVAZIONE: LA PROPOSTA PROVOCATORIA DI ROBERTO SAVIANO

 

 

E' quello che, sempre lucidamente e con parole veritiere ed attenta osservazione, si sente di suggerire Roberto Saviano. Il suo ragionamento parte, come sempre, dalla pura osservazione della realtà e dei comportamenti che, specie al sud ma non solo, sono spesso dettati da un assenso, a volte consapevole ed altre  no, ad un modo di vivere tanto radicato che è quello della rassegnazione al diritto negato, alla sopraffazione a propria volta, al lasciar fare, al non dare importanza alle piccole ma continue deroghe alla legalità, alla sensazione, per chi non deroga e vive in onestà e rispetto, di essere un povero fesso. Capita credo ad ognuno di quanti impegnati nel vivere quotidiano, di essere percepiti come persone pesanti, poliziotti che, esagerando, cercano di imporre le regole del buon vivere nel rispetto della legalità. A me capita eccome: quando entro nel mio ex ufficio e trovo tutti che fumano, incuranti di essere in una Pubblica amministrazione, in disprezzo di una legge dello Stato e del pubblico presente, non parlo neanche più: per anni ho cercato di far applicare la legge essendo tacciata di rompere le scatole, essendo accusata di non essere elastica, essendo chiamata stronza. Ma la cosa che più mi disturba non è essere insultata o derisa, anche da chi dovrei rappresentare in quanto delegata, ma che nessuno tra il pubblico che, numeroso, frequenta l'Ufficio, se ne lamenti. Non lo fanno gli utenti privati, non lo fanno autorità come vigili che spesso portano pratiche da esaminare, non lo fa nessuno. Perché, come spesso ho detto, non ci si indigna. E non ci si indigna se qualcuno minaccia il controllore con parole pesanti e promesse di atti violenti: mi è capitato di elevere una multa e di sentirmi dire da colleghi, anche sedicenti di sinistra, di evitare di dare fastidio al tizio in quanto avrei corso un rischio inutile; insomma per la serie 'chi te lo fa fare'. Questa è la morale in questa terra e chi la pensa diversamente è minoritario e la sua vita si fa difficile. In questo terreno naturalmente, salendo di livello, tutto è consentito e tutto è percepito come 'normale'. La 'cazzimma', parola intraducibile, è una categoria di pensiero e di azione alla quale ci si gloria di ispirarsi nelle scelte di vita, fatte non nella considerazione del bene comune ma di un particolare vantaggio personale. 

Al punto in cui siamo la corruzione e la connivenza, come un blob, si sono insinuate in ogni dove, e la democrazia non è già più una realtà da molto tempo, considerato che il voto non è libero ma condizionato dalla malavita alla quale, in larga parte, in alcune regioni del sud, i politici appartengono.

Ed allora si capisce bene il ragionamento di Saviano che, in modo inimitabile e chiaro, spiega il suo punto di vista che di seguito riporto, non essendo in grado di aggiungere né togliere nulla a quello che dice. E chissà che Roberto non venga ascoltato e l'osservatorio non si realizzi. Oggi se ne parla già.

Ma ecco l'articolo tratto dalla Repubblica online di oggi.

 

"LA DISPERAZIONE più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. E questa disperazione avvolge il mio paese da molto tempo". È una riflessione che Corrado Alvaro, scrittore calabrese di San Luca, scrisse alla fine della sua vita. E io non ho paura a dirlo: è necessario che il nostro Paese chieda un aiuto. Lo dico e non temo che mi si punti il dito contro, per un'affermazione del genere. Chi pensa che questa sia un'esagerazione, sappia che l'Italia è un paese sotto assedio. In Calabria su 50 consiglieri regionali 35 sono stati inquisiti o condannati. E tutto accade nella più totale accondiscendenza. Nel silenzio. Quale altro paese lo ammetterebbe?

Quello che in altri Stati sarebbe considerato veleno, in Italia è pasto quotidiano: dai più piccoli Comuni sino alla gestione delle province e delle regioni, non c'è luogo in cui la corruzione non sia ritenuta cosa ovvia. L'ingiustizia ha ormai un sapore che non ci disgusta, non ci schifa, non ci stravolge lo stomaco, né l'orgoglio. Ma come è potuto accadere?
Il solo dubbio che ogni sforzo sia inutile, che esprimere il proprio voto e quindi la propria opinione sia vano, toglie forza agli onesti. Annega, strozza e seppellisce il diritto. Il diritto che fonda le regole del vivere civile, ma anche il diritto che lo trascende: il diritto alla felicità.

Il senso del "è tutto inutile" toglie speranza nel futuro, e ormai sono sempre di più coloro che abbandonano la propria terra per andare a vivere al Nord o in un altro paese. Lontano da questa vergogna.
Io non voglio arrendermi a un'Italia così, a un'Italia che costringe i propri giovani ad andar via per vergogna e mancanza di speranza. Non voglio vivere in un paese che dovrebbe chiedere all'Osce, all'Onu, alla Comunità europea di inviare osservatori nei territori più difficili, durante le fasi ultime della campagna elettorale per garantire la regolarità di tutte le fasi del voto. Ci vorrebbe un controllo che qui non si riesce più a esercitare. 

Ciò che riusciamo a valutare, a occhio nudo, sono i ribaltoni, i voltafaccia, i casi eclatanti in cui per ridare dignità alla cosa pubblica un politico, magari, si dovrebbe fare da parte anche se per legge può rimanere dov'è. Ma non riusciamo a esercitare un controllo che costringa la politica italiana a guardarsi allo specchio veramente, perché lo specchio che usiamo riesce a riflettere solo gli strati più superficiali della realtà. Ci indigniamo per politici come l'imputata Sandra Lonardo Mastella che dall'esilio si ricicla per sostenere, questa volta, non più il Pd ma il candidato a governatore in Campania del Pdl, Stefano Caldoro. Per Fiorella Bilancio, che aveva tappezzato Napoli di manifesti del Pdl ma all'ultimo momento è stata cancellata dalla lista del partito e ha accettato la candidatura nell'Udc. Così sui manifesti c'è il simbolo di un partito ma lei si candida per un altro. 

Ci indigniamo per la vicenda dell'ex consigliere regionale dei Verdi e della Margherita, Roberto Conte, candidatosi nuovamente nonostante una condanna in primo grado a due anni e otto mesi per associazione camorristica e per giunta questa volta nel Pdl. Ci indigniamo perché il sottosegretario all'economia Nicola Cosentino, su cui pende un mandato d'arresto, mantiene la propria posizione senza pensare di lasciare il suo incarico di sottosegretario e di coordinatore regionale del Pdl. 

Ci indigniamo perché è possibile che un senatore possa essere eletto nella circoscrizione Estero con i voti della 'ndrangheta, com'è accaduto a Nicola Di Girolamo, coinvolto anche, secondo l'accusa, nella mega-truffa di Fastweb. Ci indigniamo, infine, perché alla criminalità organizzata è consentito gestire locali di lusso nel cuore della nostra capitale, come il Café de Paris a via Vittorio Veneto.
Ascoltiamo allibiti la commissione parlamentare antimafia che dichiara, riguardo queste ultime elezioni, che ci sono alcuni politici da attenzionare nelle liste del centrosinistra. 

E ad oggi il centrosinistra non ha dato risposte. Si tratta di Ottavio Bruni candidato nel Pd a Vibo Valentia. Sua figlia fu trovata in casa con un latitante di 'ndrangheta. Si tratta di Nicola Adamo candidato Pd nel Cosentino, rinviato a giudizio nell'inchiesta Why not. Di Diego Tommasi candidato Pd anche lui nel Cosentino e coinvolto nell'inchiesta sulle pale eoliche. Luciano Racco candidato Pd nel Reggino, che non è indagato, ma il cui nome spunta fuori nell'ambito delle intercettazioni sui boss Costa di Siderno. Il boss Tommaso Costa ha fornito, per gli inquirenti, il proprio sostegno elettorale a Luciano Racco in occasione delle Europee del 2004 che vedevano Racco candidato nella lista "Socialisti Uniti" della circoscrizione meridionale. Tutte le intercettazioni sono depositate nel processo "Lettera Morta" contro il clan Costa ed in quelle per l'uccisione del giovane commerciante di Siderno Gianluca Congiusta.

A tutto questo non possiamo rimanere indifferenti e ci indigniamo perché facciamo delle valutazioni che vanno oltre il  -  o vengono prima del  -  diritto, valutazioni in merito all'opportunità politica e alla possibilità di votare per professionisti che non cambino bandiera a seconda di chi sta alla maggioranza e all'opposizione. Trasformarsi, riciclarsi, mantenere il proprio posto, l'antica prassi della politica italiana non è semplicemente una aberrazione. È ormai considerata un'abitudine, una specie di vizio, di eventualità che ogni elettore deve suo malgrado mettere in conto sperando di sbagliarsi. Sperando che questa volta non succeda. È un tradimento che quasi si perdona con un'alzata di spalle come quello d'un marito troppo spensierato che scivola nelle lenzuola di un'altra donna.

Ma si possono barattare le proprie attese e i propri sogni per la leggerezza e per il cinismo di qualcun altro?
Oramai si parte dal presupposto che la politica non abbia un percorso, non abbia idee e progetti. Eppure la gente continua ad aspettarsi altro, continua a chiedere altro.

Dov'è finito l'orgoglio della missione politica? La responsabilità di parlare a nome di un elettorato? Dov'è finita la consapevolezza che le parole e le promesse sono responsabilità che ci si assume? E la consapevolezza che un partito, un gruppo politico, senza una linea precisa, non è niente? Eppure proprio questo è diventata, nella maggioranza dei casi, la politica italiana: niente, spillette colorate da appuntarsi al bavero del doppiopetto. Senza più credibilità. Contenitori vuoti da riempire con parole e a volte nemmeno più con quelle. A volte si è divenuti addirittura incapaci si servirsi delle parole.

Quando la politica diviene questo, le mafie hanno già vinto. Poiché nessuno più di loro riesce a dare certezze  -  certezza di un lavoro, di uno stipendio, di una sistemazione. Certezze che si pagano, è ovvio, con l'obbedienza al clan. È terribile, ma si tratta di avere a che fare con chi una risposta la fornisce. Con chi ti paga la mesata, l'avvocato. Non è questo il tempo per moralismi, poco importa se ci si deve sporcare le mani.

Solo quando la politica smetterà di somigliare al potere mafioso  -  meno crudele, certo, ma meno forte e solido  -  solo quando cesserà di essere identificato con favori, scambi, acquisti di voti, baratto di morale, solo allora sarà possibile dare un'alternativa vera e vincente.
Anche nei paesi dominati dalle mafie è possibile essere un'alternativa.
Lo sono già i commercianti che non si piegano, lo sono già quelli che resistono, ogni giorno.

Del resto, quello che più d'ogni altra cosa dobbiamo comprendere è che le mafie sono un problema internazionale e internazionalmente vanno contrastate.
L'Italia non può farcela da sola. Le organizzazioni criminali stanno modificando le strutture politiche dei paesi di mezzo mondo. Negli Usa considerano i cartelli criminali italiani tra le prime cause di inquinamento del libero mercato mondiale. Sapendo che il Messico oramai è divenuto una narcodemocrazia la nostra rischia di essere, se non lo è già diventata una democrazia a capitale camorrista e ndranghetista.

Qui, invece, ancora si crede che la crisi sia esclusivamente un problema legato al lavoro, a un rallentamento della domanda e dell'offerta. Qui ancora non si è compreso davvero che uscire dalla crisi significa cercare alternative all'economia criminale. E non basta la militarizzazione del territorio. Non bastano le confische dei beni. Bisogna arginare la corruzione, le collusioni, gli accordi sottobanco. Bisogna porre un freno alla ricattabilità della politica, e come per un cancro cercare ovunque le sue proliferazioni.

Sarebbe triste che i cittadini, gli elettori italiani, dovessero rivolgersi all'Onu, all'Unione Europea, all'Osce per vedere garantito un diritto che ogni democrazia occidentale deve considerare normale : la pulizia e la regolarità delle elezioni.
Dovrebbe essere normale sapere, in questo Paese, che votare non è inutile, che il voto non si regala per 50 euro, per un corso di formazione o per delle bollette pagate. Che la politica non è solo uno scambio di favori, una strada furba per ottenere qualcosa che senza pagare il potere sarebbe impossibile raggiungere. Che restare in Italia, vivere e partecipare è necessario. Che la felicità non è un sogno da bambini ma un orizzonte di diritto.
©2010 Roberto Saviano/Agenzia Santachiara

 

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Commenti al Post:
francesco.selis
francesco.selis il 23/03/10 alle 12:42 via WEB
"Anche nei paesi dominati dalle mafie è possibile essere un'alternativa.
Lo sono già i commercianti che non si piegano, lo sono già quelli che resistono, ogni giorno."
La fiammella della speranza, nel turbine della corruzione che devasta le coscienze, è tenuta accesa da questi eroi involontari, alla testa dei quali è giusto porre lo stesso Saviano, con un apporto commisurato alle sue doti di intelligenza, coraggio e giovane età. Credo ci siano ancora valide ragioni per resistere a vivere in questo Paese, benché l'esercizio di guardare in faccia alla realtà (ben descritta in questo suo articolo) sia a volte difficile e penoso.
Per quanto riguarda "la pulizia e regolarità delle elezioni" penso sia giusto diffondere l'allarme, anche in considerazione delle mosse disperate a cui c'è il forte rischio ricorra il Caimano spaventato dai sondaggi.

Grazie per questa bella pagina.
Un saluto e un abbraccio.
Franz
 
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